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Autore: Halina    15/12/2011    4 recensioni
Irial rivela a Niall la sua natura, ma si tratta di qualcosa che lui non è ancora in grado di accettare. Ciò che è acaduto prima che Niall si unisse alla Corte dell' Estate.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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My king

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Era costretto in ginocchio, due segugi che lo tenevano per le braccia, altri tre che vigilavano alle sue spalle, Gabriel tra loro. C’erano volute tutte le loro forze per riportarlo indietro ma ora era lì, inginocchiato sul pavimento di ossidiana del bruig, il viso tumefatto iniziava a gonfiarsi ma i suoi occhi mantenevano un freddo contegno. La camicia che indossava era lacerata in più punti e mostrava scorci di petto, la manica destra era stata completamente strappata via, rivelando il braccio ricoperto di sangue.

Irial stava ritto davanti a lui e, nonostante le circostanze, dovette sforzarsi di reprimere l’improvviso impulso di desiderio che gli aveva invaso il basso ventre.

“Gancanagh, amico mio, stavi pensando di andartene senza salutare?” chiese maliziosamente, inclinando leggermente il capo di lato.

“Sarei molto lontano da qui se non tu non avessi sguinzagliato la tua muta di cani” rispose impassibile Niall, sostenendo lo sguardo dell’altro.

I segugi ringhiarono il loro disappunto e Gabriel mosse un passo avanti, afferrandogli con violenza la testa e tirandogliela all’indietro esponendo la gola.

Di nuovo Irial, vedendo la giugulare pulsare veloce, provò un fremito di desiderio: “Avevo bisogno di parlarti ma, a quanto pare, hai avuto bisogno di un po’ di persuasione per tornare a sentire che cosa ho da dirti.”

“Ora sono qui, e non mi sembra di essere nelle condizioni di non starti a sentire, dimmi quello che devi e facciamola finita.” disse Niall senza che nessuna emozione trapelasse dalla sua voce.

“Sarebbe ora che tu imparassi il rispetto!” ringhiò Gabriel accentuando la presa ferra alla sua testa.

“Sai una cosa, Gancanagh?” esalò piano Irial con un sorriso lascivo “Gabe ha ragione: dimostra il  rispetto che hai per il tuo Re.”

Per qualche istante nella grande sala regnò il silenzio più assoluto, poi Niall si inumidì le labbra spaccate e inarcò un sopracciglio: “Non ho nessuna intenzione di riconoscere come re un essere meschino, spregevole e crudele quale tu sei.”

“Meschino, spregevole e crudele?” chiese Irial, apparentemente divertito “Non mi sembra che tu pensassi questo di me… stanotte” mormorò.

“Non mi sembra che tu fossi esattamente nella posizione di mio re… stanotte.”

La fredda risposta di Niall aveva portato i segugi a scambiarsi sguardi sottecchi. Irial deglutì.

“Permettete che ricordi al Gancanagh chi ha potere su di lui, mio Re?” chiese pacatamente Gabriel.

Irial esitò. Gabriel sapeva raggiungere livelli di brutalità al limite dell’incredibile, ma lasciare Niall impunito era impensabile. Annuì seccamente e sul viso del segugio comparve un tetro ghigno. Sfoderò un artiglio e lo posò sulla gola esposta di Niall, indugiò lì qualche istante per poi risalire lentamente verso il viso. Colpì all’improvviso, l’artiglio incise la pelle sottile della guancia e un getto di sangue schizzò tutto attorno. Irial non aveva distolto gli occhi da quelli dell’amico inginocchiato, in cui era passato un lampo di dolorosa incredulità.

“Io sono il re. Sempre. Finché decido di esserlo. Lasciateci.”

L’ultimo ordine era rivolto ai segugi che, riluttanti, lasciarono andare Niall per ritirarsi, solo Gabriel si fermò sulla porta.

“Vai, Gabe, Gancanagh non può ferirmi.” disse Irial senza guardarlo. Almeno non fisicamente.

Appena le sue creature ebbero lasciato la stanza, Irial si sedette sui talloni portandosi al livello degli occhi di Niall e sospirò: “Temo rimarrà il segno…” allungò una mano per sfiorare il volto ferito ma Niall scostò bruscamente il capo.

Irial ritirò la mano con aria triste: “Devi capire che le cose sono cambiate, sono re Irial qui.”

Niall continuò a non rispondere, limitandosi a guardarlo con aria indecifrabile.

“Ascoltami” disse Irial “E’ un anno ormai che penso a ciò che sto per dirti e un mese che aspetto l’occasione giusta per farlo. C’è un motivo se ti ho portato al bruig, ti ho rivelato la mia natura e introdotto alla mia corte, Gancanagh. L’ho fatto per il tuo coraggio, la tua forza, la tua perseveranza… e per il tuo essere in grado di tenermi testa. Prendi il mio posto. Diventa re, ti sto offrendo la mia corte e il mio potere.”

Irial aveva parlato velocemente, senza prendere respiri nel mezzo, come se avesse avuto paura di incespicare o fretta nel liberarsi del peso di quella sua proposta.

Finalmente, il viso di Niall rivelò le emozioni che per tante ore aveva tenuto celate ma fu rabbia, non stupore, a deformare i bei lineamenti: “Non puoi star parlando sul serio!”

“Sono serissimo, Gancanagh, sei la persona giusta a succedermi.”

“Come puoi anche solo pensare che potrei accettare dopo aver visto… quella che tu chiami Corte non è altro che un postribolo di violenza e depravazione, non voglio averci niente a che fare.”

“Ah… Gancanagh… apparentemente ti sfugge quanto tu stesso viva di violenza e depravazione” ribattè Irial con un sorrisetto.

Niall iniziò a tremare convulsamente e strinse i pugni lungo i fianchi: “Non osare paragonarmi a ciò che fate voi qui, ho commesso i miei sbagli e ho pagato…”

“Non è corretto, l’unica cosa per cui hai pagato è stata la tua mancanza di rispetto a me…”

“Allora chiedimi il prezzo che vuoi, pagherò e me ne andrò il più possibile lontano da te e da qui.”

“E’ questa la tua ultima risposta alla mia offerta?”

“Sì.”

Irial abbassò lo sguardo e si passò una mano sul viso: “Mi dispiace, Niall, un giorno capirai che siamo ciò che siamo e imparerai ad accettare la natura del Buio, tu ne sei parte.”

“No, Iri. Tu mi hai usato, e ingannato. Quando questa mattina mi hai detto chi eri e mi hai spiegato ciò che io sono ci ho odiati, tutti e due, per ciò che siamo e abbiamo fatto. Io non sono come te, questo non è il mio posto.”

Irial sentì quelle parole pacate e tristi penetrargli il cuore come una pugnalata. Avrebbe portato con sé una cicatrice non meno dolorosa di quella di Niall, solo meno evidente.

Si alzò e tornò ad essere il re del Buio, lasciando Iri, il suo dolore e la sua delusione sul pavimento.

“In tal caso…” mormorò, e senza che nessun ordine fosse udito le porte di spalancarono e i segugi rientrarono al seguito di Gabriel e accompagnati da un gran numero di creature.

“E’ tempo che la Corte si sfami.” disse Irial, e solo allora Niall si accorse che in mezzo agli esseri fatati c’erano le mortali. Una decina di ragazze deliranti in preda a pianti e convulsioni venivano trascinate avanti senza pietà da alcuni Ly Erg.

“No!” esclamò Niall, gli occhi spalancati dall’orrore “Non loro!”

“No? Gancanagh?” sibilò Irial “Tu hai potuto soddisfare le tue voglie su di loro e ora le vorresti negare alla mia corte?”

“Hanno sofferto abbastanza!” ribattè Niall.

“Ah, lo so bene” rispose beffardo il re “L’unico che non sembrava rendersene conto eri tu.”

Niall serrò i pugni e la mascella, Irial sorrise: “Se non vuoi che sfamino la corte forse sei disposto ad offrirti tu al loro posto…”

Avrebbe detto di no, nessuno sano di mente avrebbe accettato una proposta simile.

“Va bene.”

Irial non fu abbastanza veloce a dissimulare il suo stupore mentre dalla sua corte si alzava un unanime, eccitato grido di trionfo.

Cercò gli occhi di Niall e vi vide una fredda determinazione, voltò le spalle all’amico ancora inginocchiato e frugò in una tasca alla ricerca del tabacco, allontanandosi dal centro della stanza verso la pedana rialzata contro il muro.

“L’avete sentito…” mormorò solo, e immediatamente le sue creature si avventarono su Niall.

Irial raggiunse il muro e vi appoggiò la schiena, costringendosi a guardare. Rimase lì, immobile, per parecchie ore, le emozioni delle sue creature lo raggiungevano ad ondate continue ma lui le respingeva in preda al ribrezzo, concentrato unicamente su ciò che Niall stava provando.

Dolore, sofferenza, umiliazione, odio, impotenza.

C’era il dolore delle percosse, degli sfregi, dei morsi.

C’erano la sofferenza e l’umiliazione degli stupri.

C’era l’odio verso tutto ciò che lo circondava.

C’era l’impotenza di non potersi difendere.

Ma c’era di più. C’era la ferrea determinazione di rimanere in vita.

In Irial, invece, si stava facendo strada qualcosa di molto simile all’amore.

Amore per quel corpo tumefatto, per quei lineamenti irriconoscibili, per quelle carni violate, per quell’animo fiero e combattivo.

Dovette lottare ogni singolo istante per impedirsi di intervenire, di bloccare quell’orgia di violenza, continuò a ripetersi che era necessario, che Niall lo aveva scelto consapevolmente, che qualcosa di simile accadeva ogni giorno all’interno della Corte e questa volta non era diversa.

Soffriva con Niall, ogni volta che un artiglio lo feriva, un calcio lo colpiva, un corpo estraneo lo penetrava, Irial soffriva con lui. Era quasi stordito dal dolore quando si accorse che le sue creature si erano fermate. Snebbiò la mente e mise a fuoco il centro della stanza.

Niall giaceva, nudo e lacero, supino sul pavimento, in un lago di sangue, immobile. Davanti al suo corpo inerte si ergeva Bananach.

Corpo e mente di Irial reagirono immediatamente a quella vista e il re si affrettò a scendere dalla pedana e avvicinarsi. Lui e la donna-corvo si trovarono a fronteggiarsi ai due estremi della pozza di sangue di Niall.

“Mi permetti di averlo, mio re?” chiese Bananch, ironia e furia che permeavano le sue parole.

“No” rispose secco “Basta così, la corte è sazia. Se è vivo è libero di andarsene. Ha pagato.”

La donna tese la testa in avanti facendo schioccare il becco: “E’ vivo, Irial, lo sai bene quanto me. Voglio la sua morte.”

“Non l’avrai.” fu la secca risposta del re.

“La corte si ciba di violenza, lussuria, sangue e morte. Tutti si sono saziati tranne me…” insistette.

“Non avrai la sua vita, Bananach. E’ la mia ultima risposta.”

La donna-corvo stridette e si allontanò seguita da alcuni Ly erg, le altre creature si disposero a circolo attorno al loro re.

“Gancanagh?” chiamò lui, e dovette contenere il sollievo quando vide Niall sollevarsi su un gomito.

“Hai sentito ciò che ho detto a Bananch. Considero il tuo prezzo pagato. Sei libero di andartene.”

E in qualche modo Niall si alzò. Lo fece lentamente, e con un evidente sforzò, ma riuscì a mettersi in piedi e fissare gli occhi in quelli di Irial.

Il re sentì una morsa stringergli il cuore perché, perfino in quel momento, Niall non lo stava odiando. Stiamo sbagliando, stiamo facendo l’errore più grosso della nostra vita. Pensò.      

Nonostante questo, Niall gli voltò le spalle e si avviò zoppicando verso le porte del bruig, le creature si ritrassero al suo passaggio, guardandolo con nuovo rispetto.

Così Niall se ne andò, lasciandosi alle spalle una scia di sangue.

Irial attese che il rimbombo dei portoni che si chiudevano svanisse, poi si rivolse alla sua corte: “Oggi avete agito su mio ordine. Se qualcuno di voi penserà soltanto di avvicinarsi a lui nuovamente, quello che patirà gli farà rimpiangere di non essere stato al suo posto oggi. Fate circolare la voce. Gabe!”

Gli spiriti del Buio si dileguarono e Irial rimase solo con Gabriel.

“Non pensavo che sarebbe sopravvissuto” disse il segugio “il ragazzo ha del fegato, e una buona stoffa.”

“Già…” rispose Irial “Seguilo, non lasciare che si accorga della tua presenza ma stagli vicino fino a che non ti sei assicurato che sia al sicuro.”

Gabriel sgranò gli occhi mentre il tatuaggio sul suo braccio si riempiva di ordini, aprì la bocca per dire qualcosa ma Irial lo interruppe con un gesto: “Non chiedermi perché lo faccio, un giorno lo capirai.”

“Credo di averlo già capito fin troppo bene…” borbottò Gabriel andandosene.

Irial sospirò e si diresse ai suoi appartamenti. Improvvisamente, si sentiva esausto e completamente svuotato. Si lasciò cadere ancora vestito sul letto sfatto e chiuse gli occhi respirando profondamente.

Il loro odore, quello di Niall e il suo, impregnava ancora le lenzuola.

Presto sarebbe scivolato nel sonno ma sapeva quali immagini sarebbero tornate nei suoi sogni.

Le labbra morbide che avevano accolto i suoi avidi baci e il viso disteso nel riso alle sue battute maliziose, il corpo forte che si era perso in lui e il loro duplice piacere, le braccia che lo avevano stretto, il petto su cui aveva dormito… tutto sarebbe presto svanito e il ricordo del corpo nudo nel suo letto sarebbe stato sostituito dal corpo nudo sul pavimento, in una pozza di sangue. Le labbra sarebbero diventate rotte e tumefatte, il viso deformato dal dolore e squarciato da una cicatrice, il corpo violato, le braccia tolte dalle loro naturali articolazioni, il petto lacero.
Gli occhi non più languidi di desiderio ma freddi e schifati.

Respirò un’ultima volta la fragranza intossicante dell’unione dei loro corpi e sospirò.

“Non c’era odio in te Gancanagh, tornerai, e io ti aspetterò, mio re.”   



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