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Autore: White Hebi    15/12/2011    1 recensioni
Un uomo che ormai di umano ha ben poco, un ragazzo dalle molteplici vite, nove compagni su cui contare, dieci lame affilate e fatali. Una salda amiciza condita da combattimenti, demoni, vendetta e ovviamente da una buona dose di humor! Tutto questo su "La Decima Lama", non cambiate canale!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel grande regno dove la guerra è eterna
I tanti guerrieri uno stolto governa
Igrandi guerrieri uno stolto imprigiona
Un solo guerriero tra tutti ragiona
Un modo per batter lo stolto cercava
La via della spada ben presto trovava
Quel solo guerriero –ahimè senza ragione
Ben presto da solo imparò una lezione
La vita è una sola, e non va sprecata
Tra guerre e battaglie di vita passata
Poi le Dieci Lame saran radunate
E le mie sofferenze verranno placate…
Dal diario di Tetsu Ryuga, “La Decima Lama”, passo 103
Periferia di Tokyo, Epoca Sengoku, 15 Giugno 1209 ore 23:56.
Notte buia e senza luna. Pochissime stelle si trovavano in cielo...Ma non c'era nessuna nuvola a coprire il satellite terrestre. Cos'era quindi quello strano avvenimento? Come faceva la Luna a essere totalmente scomparsa? Volete una risposta? Abbiate pazienza. Ancora 4 minuti e ve la darò. Intanto...Spostiamo lo sguardo su...Mmh...Si. Osservate. Tutti dormono sonni tranquilli, a Tokyo. Tutti, meno tre persone. Una di esse stava correndo a perdifiato, terrorizzata, trasportandone una seconda. La sua paura era così grande che era tangibile, la si avvertiva ad ogni affanno e respiro pesante. Sono una donna e un bambino, avrà avuto al massimo 1 o 2 anni. La ragazza era incredibilmente giovane, sarà stata ventenne a dir tanto. Capelli biondi e corti, che arrivavano alle spalle, portati con un caschetto. Una bandana nera con decorazioni biancastre faceva da contrasto con il colore dorato dei suoi capelli, e un paio di  occhiali a fondo di bottiglia venivano ripetutamente ritirati sopra il naso dalle delicate e affusolate dita della ragazza. Fisico snello e formoso, generoso ma non troppo e con la carne nei punti giusti. Vestita in modo sobrio con abiti che non coprivano troppo il suo corpo nell'afosa notte estiva. Attenzione però, notiamo un particolare: questi vestiti erano strappati e consumati, persino tagliati sulla spalla destra che palesava una vistosa ferita, la quale arriva dalla scapola fino al gomito, lasciando scorrere un fiotto di sangue che gocciola a terra. Classici sandali di legno ai piedi che producono un secco rumore sopra i ciottoli della periferia. Infine, il suo volto aveva tratti delicati e dolci, con occhi grandi e azzurri, labbra carnose e morbide e un'aria terrorizzata. Il bimbo era, come già detto, giovanissimo, ma ben sveglio. Purtroppo non si rendeva neppure conto della gravissima situazione e guardava la ragazza con fare divertito, pasticciando con le sue manine sulla sua veste. L'altra persona era un'uomo sulla trentina, con i capelli bruni raccolti in una lunghissima coda di cavallo che gli arriva alle caviglie. Indossava un abito tipicamente giapponese, sembrava un kimono ma in versione maschile e con diverse aperture nel vestito, adatto al combattimento. I tratti del suo viso erano tesi, arcigni e  affilati, ed il naso aquilino lo faceva assomigliare decisamente ad un rapace. Indossava anch'egli sandali in legno, ma i suoi passi erano decisamente più pesanti di quelli della ragazza, dovuto anche al fatto che l'uomo era molto più alto e di corporatura più robusta. Infine, dulcis in fundo, ultimo ma non meno importante particolare...L'uomo possedeva una spada. Più precisamente una katana, affilata da ambo i lati, lunga almeno un metro e mezzo compreso il manico, e sprovvista di guardia. Quest'arma riluceva...Anche senza i raggi della Luna. Sembrava brillare di luce propria. Strano. Dov'eravamo rimasti? Oh, si. L'inseguimento. Ormai erano diversi minuti che la ragazza continuava a scappare dall'uomo...Ma era chiaro come il Sole che non aveva alcuna possibilità. Ogni metro che percorreva l'uomo si faceva sempre più vicino...Ed in un attimo le fu addosso, saltandole sulla schiena con un doppio calcio. Il colpo la fece capitombolare a terra, stramazzando al suolo, mentre l'uomo si rialzava, pulendosi il vestito dalla polvere.
- Non farmi penare troppo...Manca poco, troietta! 
Le parole furono secche, pronunciate da una voce profonda e forte. I suoi occhi da castani passarono ad un color rosso sangue, scrutando insistentemente la ragazza.
- A mezzanotte, il giorno in cui si verificherà l'eclissi lunare, se riuscirò a bere il sangue di una vergine...Finalmente potrò avere QUEL potere! Diventerò un essere immortale! 
Ora erano chiare due cose...Sia il perchè quella sera la Luna non ci fosse e sia il perchè l'uomo la inseguisse. Sempre se poteva definirsi umano...
15 Giugno ore 23:59
L'uomo si destò improvvisamente da quella sorta di trance in cui continuava a fissare la ragazza. Capì che mancava poco tempo, quindi sollevò la katana sopra la sua testa. 
Per ottenere quel potere, però non basta un sorso di sangue. Dovrei berne così tanto da farti morire dissanguata...Sarebbe una morte lenta e dolorosa. Perciò ho deciso di farti un favore e ucciderti ora. Sarò veloce e indolore, lo prometto. 
L'uomo sorrise malignamente, protendendosi all'indietro per caricare il fendente che avrebbe mozzato la testa alla donna in un istante. La ragazza non versò però una sola lacrima...Almeno fino a che non guardò il bimbo.
-Asaga...Mi dispiace...Non potrò mantenere la promessa fatta a mamma... 
A quanto pareva la ragazza e il bimbo non erano madre e figlio bensì fratello e sorella. Anche perchè sarebbe stato strano per una madre essere vergine. La ragazza intinse due dita nel sangue che usciva dalla sua spalla per poi sfregarle sulla coperta che avvolgeva il bambino, scrivendo il suo nome: "Asaga Tatsumi".
-Lascia perdere le tue promesse, donna. Qui finirà tutto, per te. Mentre, per me...Inizierà una nuova vita. 
Il bimbo non era per nulla spaventato, in quel momento. Rideva e guardava la ragazza, continuando imperterrito a stropicciare la sua veste. La donna, in quel momento, chiuse gli occhi, poi gli diede un bacio sulla fronte. Infine lo lasciò andare...Sorridendo.
-Basta con queste smancerie...è quasi passata la mezzanotte! 
Il colpo arrivò inevitabile. La lama stroncò in un attimo quella giovane vita che aveva ancora moltissimi anni davanti, rendendo vano tutto ciò che aveva fatto fino a quel momento. Il suo capo cadde poco vicino a lei, mentre il bimbo continuava a fissare la ragazza ormai decapitata. L'uomo non perse tempo e lasciò cadere a terra la spada, che con un secco "tlang" che risuonò in tutta la silenziosa periferia, rimbalzò dopo l'urto col terreno. E così, mentre "l'essere"(poichè ormai uomo non era più) iniziava a fare a brandelli la carne della donna usando unicamente i denti e le unghia, bevendone il sangue a fiotti, la lama colpì il bimbo. Un'altro schizzo di sangue macchiò l'uomo che però era troppo impegnato nell'orrendo pasto per accorgersi del fatto che la katana aveva appena sfregiato l'occhio sinistro del bambino. Un pianto disperato iniziò a echeggiare in tutta Tokyo, ed il bimbo scoppiò in lacrime. Ora penserete che sia per il fatto di aver appena perso un occhio...Ma in verità piangeva perchè il corpo della donna era ormai scomparso, persino le ossa non erano rimaste, dopo il furioso banchetto dell'uomo. Quindi l'essere si alzò da terra, con un sorriso soddisfatto stampato in faccia. La Luna lentamente tornava timidamente a fare capolino nella notte, e l'uomo la guardò intensamente. Pochi attimi dopo scoppiò in un'orrenda risata che lentamente deformò la sua voce, facendola diventare ultraterrena, pareva quasi che due o più voci stessero ridendo nello stesso preciso istante, ma erano voci...Non umane. Voci troppo profonde e dal tono troppo grave per esserlo. Quelle voci risuonavano con forza per tutta Tokyo, mentre diverse luci si accendevano. L'intera città si era svegliata nello stesso istante...Ma non servì a nulla. Come non servirono a nulla le katane, e così come non servirono a nulla i forconi, le mazze, le asce, gli scudi, le armature e neppure le centinaia di uomini che abitavano la grande città. Nulla servì.
Palazzo del Re, Tokyo, Epoca Sengoku, 16 Giugno 1209 ore 10:26
Dove prima si trovava l'essere, ora c'erano solo diverse chiazze di sangue schizzate con violenza sul terreno, parti di corpi umani orribilmente mutilate lasciate dovunque: per strada, nelle abitazioni, perfino sui tetti delle case. Questo macabro spettacolo continuava per metri e metri, per tutta la città, fino al palazzo. Li, il paesaggio cambiava, rimanendo comunque qualcosa di orrendo. Armature vuote ma ricoperte di sangue anche all'interno si trovavano sparse per l'intero palazzo, alcune piantate nei muri da frecce o lance o spade, altre stese a terra con vistosissimi buchi, altre dagli elmi spappolati. Nella sala del trono, tronfio, si trovava l'uomo. Esso sedeva sul seggio del Re, ridendo come un pazzo e rivoltando all'indietro la testa, mentre teneva tra le mani...Il volto del Re. No, non il capo intero. Semplicemente la pelle della faccia. Gli occhi non c'erano, ma solo i capelli e la barba. Pareva un'orrenda maschera di pelle. L'uomo risollevò la testa per guardare la maschera con soddisfazione.
- Che ne dice ora, Sua Maestà? Sono degno di essere il suo successore? Bwahahahahahah...BWAHAHAHAHAHAHAHAH!!! 
Ma l'uomo aveva dimenticato qualcosa. Tra tutti quei cadaveri, nascosto, a occhi spalancati dal terrore, tremante come una foglia, si trovava...Un ragazzino. Avrà avuto 8 o 9 anni, e tra le mani, tenendogli la bocca chiusa senza troppa violenza, teneva...Un bambino sfregiato. Il ragazzino, con espressione terrorizzata, guardò la coperta malandata del bimbo, sorridendo in un modo quasi maniacale.
-Eheheh...E così ti chiami Asaga Tatsumi... Sei un bimbo fortunato, Asaga. Eheheh...
Villaggio Shishi no Take (Foresta del leone), Epoca Sengoku, 28 Gennaio 1224
Un ragazzo camminava solitario nella notte. Qualche lucciola gli svolazzava accanto, rivelando il suo aspetto per pochi, fugaci attimi. Corporatura robusta e muscolosa, altezza fuori dal normale, vestito aperto in più punti e...Una cicatrice sull'occhio sinistro. Questo ragazzo, armato unicamente di una katana giapponese, si stava dirigendo verso il palazzo del Re a Tokyo, camminando tranquillamente per le silenziose strade della città. Quando fu davanti alla porta, prima di tutto bussò. Nessuna risposta. Pochi attimi dopo, la porta in massiccio legno rinforzato in ferro si staccò con violenza estrema dai cardini per poi schiantarsi sull'altro muro. Per tutto il palazzo risuonò una specie di allarme, mentre diverse guardie accorrevano. Il ragazzo non si degnò nemmeno di estrarre la katana, sfoderando invece un minuscolo coltellino da un fodero legato alla gamba
-Mi dispiace...Ma non porto armi più piccole di questa. 
Pochi istanti dopo, le guardie erano tutte a terra, agonizzanti, e il ragazzo aveva solo il coltellino sporco di sangue. Non un granello di polvere di era posato sulla sua veste. Rinfoderò con estrema calma il coltellino dopo averlo pulito sulla veste di una delle guardie, e si diresse verso la sala del Re. Anche qui, prima di entrare bussò. E anche qui, non ricevé nessuna risposta.
-So che sei qui. Fatti vedere.
Stavolta non si degnò nemmeno di sfondare la porta poichè era una porta scorrevole giapponese, di quelle fatte di tessuto. Ci passò semplicemente attraverso. Sul trono, coperto da una veste di seta pura, adornata da diversi gioielli e persino con pezzi d'oro, si trovava...Quell'essere. L'essere che aveva dato inizio a quella tirannia, a quella dittatura. L'essere che aveva distrutto la vita non solo al ragazzo ma anche a tutta Tokyo. Il ragazzo strinse le mani a tal punto da far penetrare le unghie nella carne, macchiandosi del suo stesso sangue. Indi afferrò con violenza l'impugnatura della sua lama, fissandolo negli occhi. Lui non parlò. Si alzò dal trono, semplicemente. No, aspetta...Non era più li.
-Dimmi una cosa...  Era dietro di lui! Si, era alle sue spalle, con la lama della katana ben piantata nel suo torace, all'altezza del cuore.
-...Perchè ti muovi a rallentatore?  L'essere si mise a ridere, piegando all'indietro la testa. Non si accorse nemmeno di due particolari importanti: Dalla ferita non usciva sangue e il ragazzo stava sorridendo.
-Tranquillo, d'ora in poi andrò...Avanti veloce.  La figura, semplicemente, si dissolse. Non era lui! Era solo una semplice illusione! Il ragazzo vero, invece, era seduto sul trono, in totale tranquillità.
-C-come...?!  L'essere rimase improvvisamente sorpreso di come la situazione era degenerata, come aveva fatto a non accorgersi che non era più davanti a lui? Era impossibile! Quello era un semplice umano, mentre lui era...Era...!
- Non porti domande. Non hai abbastanza tempo per trovare una risposta ad esse. 
D'un tratto il ragazzo era di nuovo scomparso. Si sentì un rumore di carne lacerata, e la persona riapparve alle spalle dell'essere, inginocchiato e con la katana mezza sfoderata.
-C-Cosa...Come...Come puoi farlo?! Sei solo un debole umano! Non è possibile! NON è POSSIBILE! 
Il mostro gridava con tutta la sua forza, mentre le membra umane che lo rivestivano si strappavano improvvisamente, e un'ombra scura si impossessava del suo corpo trasformandolo in qualcosa di nero come la pece, lasciando solo due puntini rossi sul volto a testimoniare la presenza degli occhi. Il corpo si ingigantì, le unghie diventarono artigli e i denti zanne, il volto si allungava diventando un muso e l'uomo si ricopriva di peluria spessissima. Trasformato in una bestia, l'essere si voltò e balzò contro il ragazzo, protendendo un braccio artigliato verso di lui.
-Troppo tardi. 
Il ragazzo, semplicemente, rinfoderò la lama. Un'altro rumore di carne lacerata, stavolta però immensamente più grande e forte...E l'essere fu diviso in decine e decine di pezzi. Ogni parte del corpo pareva un blocco di cemento, poichè si divideva dall'essere e cadeva con un tonfo sordo sul terreno, lasciando dei solchi della sua stessa forma. Rimase solo la testa, orribilmente trasformata, a testimoniare la sua presenza, poichè dopo aver toccato il terreno, i pezzi del suo corpo si trasformavano in cenere.
-Quando uno di voi diventa cenere è un brutto segno, sai? 
Il ragazzo fissò negli occhi l'essere, con profondo disgusto. Poi sfoderò per l'ultima volta la katana. La testa del mostro iniziò a tremare visibilmente.
-N-no...T-t-ti scongiuro! Farò tutto quello che vuoi! Cosa vuoi? Soldi? Donne? Potere? Posso darti tutto! TUTTO! 
A quelle parole, il ragazzo si fece scuro in volto. La lama si abbassò nuovamente verso terra.
-...Davvero puoi darmi tutto? 
A quelle parole la testa dalle forme bestiali sorrise, maligna.
-Certo! Sono il Re dopo tutto! Potrai avere qualunque cosa tu voglia!
-Allora ho una richiesta.
-Dimmi pure...
-Dammi... 
La katana si rialzò, protendendosi all'indietro insieme alle braccia del ragazzo. Il capo tornò a tremare.
-Ehi no aspetta! Ho detto che ti darò tutto!
-...LA MIA FAMIGLIA! 
La katana si abbassò con violenza estrema. Vi basti sapere che la potenza del colpo fu tale da generare una pressione che scardinò il trono (che si trovava a diversi metri di distanza) dal terreno e conficcarlo nella parete. La testa dell'essere venne letteralmente ridotta a brandelli sanguinolenti che ben presto diventarono polvere. Il ragazzo, ancora scuro in volto, rinfoderò la katana. Poi, lentamente, si incamminò verso il trono fissato nella parete. Con uno strattone lo strappò dal muro e lo piantò nuovamente a terra. Poi afferrò una cordicella che si trovava proprio vicino al trono, e la tirò. Un suono di campanelli fu velocemente seguito da una guardia, che terrorizzata si fiondò nella stanza, inginocchiandosi in scivolata e tenendo gli occhi fissi sul terreno.
-M-mi dica, Sua Maestà...
-Vai in piazza. 
Incredula, la guardia alzò lo sguardo. Vide il ragazzo seduto sul trono, e un cumulo di polvere li vicino.
-C-cosa?
-Vai in piazza, e dillo a tutti.
-D-devo dire cosa...?
-Jiango è morto. 
A quelle parole la guardia ebbe un sussulto, facendo ricadere la testa a terra. Iniziò a tremare...Poi la alzò. Era felice, come non mai. Si alzò in fretta, correndo a perdifiato verso la piazza, urlandolo ai quattro venti.
-IL RE DELLE BESTIE è MORTO! SIAMO LIBERI! LIBERI!!!
Quando la guardia passava per una zona, un boato di esulti di levava da quella, e ben presto tutta Tokyo urlava e piangeva in preda alla gioia. Il ragazzo uscì dal palazzo con tranquillità, dopo aver ripulito la sua katana. Trovò una sorpresa ad attenderlo. Vi chiedete quale?
-LUNGA VITA AL NUOVO RE! 
-LUNGA VITA!!!
Tutta Tokyo era radunata davanti al palazzo, ad esultare per il loro eroe. Una stupenda ragazza uscì dall'immensa folla correndo verso l'uomo, liberandosi dei sandali di legno che la intralciavano soltanto, per poi buttarsi fra le sue braccia e regalargli un appassionato bacio. Il ragazzo per un po' rimase di stucco davanti a quella scena, poi rivoltò il capo all'indietro, ridendo in un modo demenziale. Un sorriso assolutamente tra i più stupidi mai fatti si stampò, soddisfattissimo, sul suo volto, mentre sussultava per le risate e gli occhi guardavano al cielo.
-Seeeee! Ma chi sonoooooo! Sono il Re di Tokyo cazzo! 
Improvvisamente la ragazza lo guardò. La sua voce cambiò all'improvviso, chiamandolo.
-Asaga-san...Sveglia.
-...Eh? 
In quel momento, tutta la folla che lo incitava a nuovo re cambiò la sua voce in una unica, chiamandolo di nuovo per nome.
-Asaga-san...SVEGLIA!
Un cazzotto a ceppo di potenza semplicemente devastante si piantò sulla testa del ragazzo che fu costretto ad alzarsi dal letto tenendosi la testa con entrambe le mani. Quindi...Era solo un sogno!
-Vaffanculo Tomoya! Stavo facendo un sogno bellissimo! Avevo ammazzato Jiango ed ero Re di Tokyo e una strafica spaziale mi aveva appena baciato! Cazzo tu sai sempre rovinare i miei sogni migliori! Vaffanculo!
Una lacrimuccia si palesò sull'occhio destro del ragazzo mentre inveiva verso l'uomo che lo aveva appena svegliato. avrà avuto si e no 24-25 anni, ma lo guardava con serietà. Sia il volto che le braccia erano coperte di diverse cicatrici, alcune piccole alcune enormi, alcune larghe altre lunghe, ma tutte degne di nota. I tratti del suo viso erano dolci ma comunque seri, che incutevano un certo timore.
-Devi smetterla di fare quei cazzo di sogni Asaga! Sono solo seghe mentali! Come se non te ne facessi già abbastanza mentre sei sveglio ora te le fai pure nei sogni! 
Nonostante l'aria seria anche l'uomo sapeva come offendere nel profondo il ragazzo, che arrossì violentemente e poi saltò addosso all'uomo cercando di dargli un pugno, ma a lui bastò muoversi di pochi centimetri a sinistra, facendo capitombolare inevitabilmente il ragazzo per terra, poggiandogli poi un piede armato di un sandalo DI FERRO sulla testa.
-Credi davvero di essere abbastanza forte da battere Jiango? 
Tomoya afferrò Asaga per il bavero dopo aver tolto il sandalo dalla sua testa, per poi portarlo davanti al suo volto e mostrargli una gigantesca cicatrice che percorreva la sua nuca, passava per il cranio, attraversandolo nella parte alta e finiva sulla sua fronte, appena sopra al naso.
-Questa ferita mi ha quasi aperto la testa, e indovina chi me l'ha fatta? Uno scagnozzo di Jiango. E non era nemmeno il più forte. Quello non è umano, Asaga. Ha ucciso tutti gli abitanti della vecchia Tokyo in una notte. Sai quanto ci vuole ad ammazzare milioni di persone?! Guerre che durano anni e anni ne uccidono migliaia, ma lui ne ha fatti fuori milioni in poche ore! Non è umano! Ha una forza mostruosa! Riesce a piegare l'acciaio con le mani, la sua pelle è più resistente della più dura corazza di tutto il Giappone, la sua lama taglia come il demonio! Le sue zanne spaccano colonne di marmo! E tu credi davvero di poterlo uccidere?! Hai solo sedici anni! Ti ci vorranno come minimo ottocento anni per arrivare al suo livello!
Durante tutto il discorso, il ragazzo aveva abbassato lo sguardo, rattristato dalla constatazione dell'uomo. Quest'ultimo sospirò, per poi lasciarlo andare, sedendosi sul letto e ritrovando la calma.
-Senti, non lo dico perchè sei una pippa a combattere e tutto il resto, è che sei davvero giovane. Non puoi andare ad ammazzarti contro qualcuno del genere. Hai un'intera vita davanti. Sei stato fortunato, lo sai? Quando ti raccolsi, la notte dell'eclissi, in tutta Tokyo erano rimaste tre persone. Tu, io e Jiango. Siamo stati gli unici superstiti. Se poi non avessi avuto la forza di scappare fino a questo Villaggio di avrebbe trovati e uccisi entro il pomeriggio di quello stesso giorno. Gli abitanti di questo villaggio sono stati fin troppo gentili a ospitarci. Ormai abbiamo debiti con tutti e non ci chiedono di ripagarli. Abbiamo avuto davvero fortuna a capitare in un villaggio pieno di persone così gentili. 
A quelle parole Asaga sbottò, rialzandosi.
-E quindi intendi lasciare che rimanga li, tronfio, nel suo palazzo a spadroneggiare su Nuova Tokyo? Ma ti rendi vagamente conto del fatto che ha devastato l'intera città e ora tratta le persone che la abitano come schiavi?! Ogni settimana dieci ragazze entrano nel suo palazzo e non ne escono mai più! Ormai sono rimasti solo uomini a Tokyo, e per avere altre donne quel bastardo va negli altri villaggi, uccide gli uomini, i vecchi e i bambini e prende le donne, le stupra, le uccide e le mangia! Non capisci che se andrà avanti così arriverà anche qui?! Vuoi davvero che ammazzi tutte le persone di questo villaggio?! Non posso permetter-!
Non riuscì a finire la frase che la mano di Tomoya si schiantò sulla sua bocca, afferrandolo e sbattendolo contro il muro.
-Certo che me ne rendo conto, idiota! è per questo che ho tutte queste cicatrici, è per questo che mi rompo le ossa continuamente, è per questo che a volte non torno al villaggio la sera! Sto di guardia al confine, e se passano le truppe di Jiango sono pronto a difendere questo villaggio! Ma anche i suoi scagnozzi sono mostri! Ha corrotto altri esseri umani trasformandoli in bestie orrende! Alcuni hanno più braccia, altri denti e artigli orribili, sono tutti deformati, hanno la pelle di un colore innaturale, ho visto persino donne partorire questi abomini, che uscivano dai loro stomaci sventrandoli! Già prima di nascere sono mostri! Non capisci che mi ammazzo per questo villaggio?! è anche per questo che ti sto insegnando a usare quella maledetta spada! Io non vivrò in eterno, qualcuno dovrà pur prendere il mio posto! Questa cosa è più grande di noi, eppure non ti ho ancora visto avere paura di quell'essere. Sappiamo entrambi che questo villaggio è in pericolo. Però...Non voglio che tu muoia inutilmente ora. Non ti chiedo di rinunciare alla tua vendetta. Ti chiedo solo di aspettare ancora. Prima dovrai imparare a usare al meglio quella katana. 
Detto questo, indicò una lunga, lunghissima arma posata sul muro, lunga come minimo 190 centimetri manico compreso, a doppio filo, più spessa del normale e visibilmente pesante. Doveva essere davvero difficile da maneggiare.
-Quando avrai imparato a usarla non ti fermerò. Potrai fare ciò che vorrai. Però, intanto, voglio che tu viva la tua vita. Ti allenerai, ma cercherai anche di sistemarti. Non voglio che tu passi la tua intera esistenza all'insegna della vendetta. Ricordati che la vita è una sola, e va vissuta. Hai capito?
Per tutto quel tempo, Tomoya aveva parlato senza ricordarsi di avere la mano sulla bocca e sul naso di Asaga, che lentamente da rosa era passato a verde, poi a blu e infine a viola, mentre gli occhi strabuzzavano.
-Mfghh!
-Eh?
Tomoya lasciò andare Asaga che per qualche istante rimase a terra tossendo e riprese il suo colorito normale, poi si alzò lentamente e gli saltò addosso.
-Stocazzo!
-Ah però questo riesci a dirlo eh! 
I due ragazzi continuarono ad accapigliarsi come cane e gatto per diversi minuti, svegliando tutto il villaggio ancora assopito.
-Chi diavolo è a quest'ora del mattino?!
-Sono Asaga e Tomoya, come al solito...
-Disgraziati, qui c'è gente che dorme! 
Il casino che stavano facendo quelle due persone era tale che anche tutti gli animali del villaggio iniziarono chi a stridere, chi a latrare, chi a muggire, disturbati dal rumore, e anche gli abitanti del villaggio continuavano a gridare contro i due ragazzi. Credo che andò avanti così ancora per una mezz'ora buona...Poi i due si fermarono, pieni di lividi e graffi, uno con un occhio nero e l'altro con un labbro spaccato. Si fissarono per diversi minuti durante i quali le grida di uomini e animali si quietarono. Poi, improvvisamente, si misero a ridere. Una risata sincera, pura e cristallina. Lentamente, dopo una confusione generale del villaggio, dapprima solo i bambini e poi anche gli adulti...Imitarono Asaga e Tomoya, scoppiando in un'allegra risata. Persino gli animali sembravano sorridere ed essere felici, in quella situazione. Come già detto, in un villaggio piccolo pieno di brave persone che conoscevano i due ragazzi era impossibile non svegliarsi così. La giornata era iniziata ancor prima del canto del gallo.
Villaggio Shishi no Take, Epoca Sengoku, 28 Gennaio 1224, ore 13:43
-Centonovantotto...Ugh! 
Siamo poco fuori dal villaggio, nel boschetto di Bambù che da il suo nome alla zona.
-Centonovantanove...Agh!
Tomoya è come sempre di guardia, seduto tranquillamente, aspettando di intravedere all'orizzonte il nemico, con la fedele spada Monohoshizao appoggiata vicino. Ma...Perchè, se è seduto a gambe incrociate, continua a muoversi dall'alto verso il basso e viceversa?
-Duecento! 
Tomoya cadde improvvisamente a terra su un lato, mentre, grondante sudore, Asaga si alzava. Ecco perchè! Asaga stava facendo flessioni con Tomoya seduto sulla sua schiena!
-Finiiiiitooooooo! Lunch time! 
Asaga, improvvisamente felice, si tuffò letteralmente sul suo bentou, il pranzo al sacco giapponese, che però venne prontamente sfilato da sotto di lui e finì per dare una facciata di proporzioni epiche sul duro terreno. Si rialzò quasi subito dolorante, tenendosi una mano sul naso che lasciava già cadere qualche goccia di sangue. Vide poi Tomoya iniziare ad aprire il SUO bentou.
-ERESIAAAAAAAAAAAAAAAAAAA! IL MIO BENTOOOOOOOOOOOOU! 
Il ragazzo si fiondò velocemente su Tomoya che però si limitò a portare la mano che impugnava la spada davanti a se, menando un fendente a vuoto. Da quel semplice fendente venne sprigionata un'energia tale che il vento iniziò a soffiare verso Asaga, che tentò per qualche attimo di opporsi a quella forza invisibile correndo come un pazzo a testa bassa mentre il fortissimo vento gli scompigliava i capelli e gli sbatteva in faccia foglie e rami secchi, ma finì per cedere e volò all'indietro per diversi metri. Quando la folata di vento si concluse, Tomoya stava già banchettando con il bentou e Asaga era piantato in terra per la testa.
-Smetti di fare lo struzzo e vieni a reclamare il tuo pasto, Asaga.
Il ragazzo tentò per qualche istante di staccarsi da terra facendo leva sulle bracca, poi diede uno strattone improvviso e uscì dal terreno partendo in aria, lasciando una scia di polvere dietro di se e producendo un rumore simile a quello degli odierni razzi, quindi atterrò tranquillamente a gambe incrociate accanto a Tomoya, sfilandogli il bentou dalle mani e rovesciandoselo per intero in bocca, strafogandosi come un maiale. Quando rialzò la testa, aveva le guance così gonfie di cibo che sembrava uno scoiattolo che fa scorta di cibo.
-E smetti anche di fare il deficiente, criceto delle mie palle!
Un diretto colpì in pieno il giovane spaccandogli qualche dente probabilmente, e facendolo ricadere a terra con il naso sanguinante, i capelli scompigliati, un piede in preda a un tic nervoso e un'aria da completo imbecille.
-C-che ho fatto di male adesso?
-Lascia perdere, ora che hai finito devi fare altri esercizi. Mancano le altre 200 flessioni con un masso sulla schiena, i 20 chilometri di corsa con i pesi sulle spalle e l'addestramento con la katana. E dobbiamo finire entro le otto di stasera!
Il giovane strabuzzò gli occhi a tali parole, occhi enormi che rimasero così grandi anche dopo essere tornati nelle orbite, mentre dal naso colava ancora un po' di sangue.
-Ma tu sei pazzo! Tutto ma non quello! Faccio 400 flessioni! E 40 chilometri di corsa! Ma non l'addestramento con la katana! Tipregotipregotipregotiprego! L'ultima volta mi hai rotto almeno otto costole, le braccia e le gambe e poco non ci è mancato che mi spaccassi anche l'osso del collo! Non essere bastardo dai!
Tomoya scosse debolmente la testa chiudendo gli occhi, con le braccia incrociate.
-Niente storie, inizia a fare le flessioni.
E così, senza un'altra parola, menò un secondo fendente con la  katana e lo stesso vento di prima sollevò un masso di almeno 200 chili (!) e lo posizionò sulla schiena del ragazzo che immediatamente si schiantò a terra.
-Oooof!
-Non fare la femminuccia! Non volevi venire con me la prossima volta che passano per di qua le truppe di Nuova Tokyo? Visto che hanno periodi prefissati so per certo che passeranno tra una settimana, e poi dovremo aspettarne altre sette prima che passino di nuovo! Vedi di impegnarti perchè hai solo 7 giorni per apprendere almeno le basi del combattimento con la katana! O vuoi rimanere qui a fare la muffa mentre io mi prendo tutta la gloria? 
In quell'istante uno sbuffo di fumo uscì dalle narici di Asaga, che, con uno sguardo arcigno, iniziò a fare le flessioni con quel gigantesco masso sulla schiena, fissando il vuoto davanti a se.
-Nossignore!
Villaggio Shishi no Take, Epoca Sengoku, 28 Gennaio 1224, ore 15:37
-Quattrocento! UUUUUUUFF! 
Il ragazzo si alzò sbuffando come una locomotiva, lasciandosi rotolare accanto il masso.
-So na bbestia ahò! Quattrocento flessioni in meno di due ore! Ma chi sonooooooooooo!
Purtroppo l'esultanza di Asaga sarebbe durata poco, perchè il masso aveva avuto la simpatica idea di rotolare precisamente sul suo piede scalzo. Si sentì un "track" risuonare per il boschetto, ed il ragazzo che tratteneva il respiro con una faccia addoloratissimo. Lentamente, partendo dal suo collo, la faccia andò cambiando colore da rosa a rosso scurissimo, per poi lasciar aprire la bocca al ragazzo che, incredibilmente, alzò un dito davanti a se e, calmissimo, pronunciò una semplice frase.
-Pertanto, invetto.
Bene. Ora che avete capito (invetto viene da inveire, non so nemmeno se sia grammaticalmente corretto), Asaga potè tranquillamente lasciar esplodere tutto quello che teneva dentro in un potentissimo urlo.
-DOOOOOOOOOLOOOOOOOOOREEEEEEEEE!!! &£/$&"/$(")($&!"%£&"!!! 
Dalla sua bocca uscirono parole che sarebbero state incomprensibili anche per un demone, mentre continuava a inveire contro il cielo. Tomoya afferrò il fodero della spada per poi batterlo con estrema violenza sulla testa di Asaga, facendogli spuntare un grosso bernoccolo pulsante.
-Smetti di bestemmiare in lingue sconosciute, ora devi correre. 
Il ragazzo si afferrò la testa con entrambe le mani, mentre una lacrimuccia cadeva dal suo occhio.
-Ma sei pazzo?! Mi sono rotto un piede! Come li faccio 20 chilometri di corsa con i pesi sulle spalle?!
-Ma tu non devi fare 20 chilometri di corsa con i pesi sulle spalle.
In quel momento Asaga chinò leggermente il capo lateralmente, mentre un punto interrogativo gli si palesava sul capo.
-Ah no?
-No. tu devi fare 40 chilometri di corsa con i pesi sulle spalle.
-EEEEEEH?!
-Devo ripeterti cosa ti ho detto prima? Inizia a correre, disgraziato!
-No, neanche morto! Faccio lo sciopero degli allenamenti!
Asaga fu irremovibile come il dente del giudizio dalla mascella di un caimano, e si sedè a terra a gambe e braccia incrociate, distogliendo lo sguardo da Tomoya e sbuffando. L'uomo sospirò, abbassando il capo, per poi scuotere la testa e sussurrare qualcosa.
-Allora mi ci costringi... 
Sorrise malignamente, per poi tirare fuori dalla tasca un piccolo ritratto di una ragazza nuda.
-Ehi Asaga! Non ti ricorda nulla questo ritratto? 
Lo sventolò per un po' davanti al ragazzo, che appena lo vide spalancò gli occhi pieno di sorpresa e si alzò immediatamente, rosso in volto.
-Bastardo! Ridammelo! Non ficcare il naso negli affari non tuoi! 
Il giovane iniziò a inseguire Tomoya che, sorridente, iniziò a correre come un matto. Per la fretta Asaga si era persino dimenticato di togliersi i pesi dalle spalle...
Villaggio Shishi no Take, Epoca Sengoku, 28 Gennaio 1224, ore 18:56
-40.000 metri spaccati! 
Tomoya esultò quando, ritrovandosi nello stesso punto di prima, dopo aver percorso 40 chilometri correndo, frenò improvvisamente usando il tacco dei sandali, lasciandosi alle spalle un gran polverone mentre Asaga lo superava di corsa tentando anch'egli di frenare, ma schiantandosi senza pietà su un grosso masso che fungeva da muro li vicino. Quando, dolorante, si rialzò, tentò di dire qualcosa, appoggiandosi alle ginocchia ed alzando un dito.
-I...T...A...M...Z...o... Bluaaaargh! 
Si girò di scatto verso il masso su cui si era schiantato per poi liberarsi del tutto, fare 40 chilometri di corsa con i pesi sulle spalle dopo mangiato non fa assolutamente bene, anzi ti scombussola del tutto lo stomaco. Tomoya, dapprima schifato dalla reazione, sorrise poi, buttando a terra il ritratto.
-Se lo rivuoi è tutto tuo...E, guarda. Più o meno devono essere le sette di sera! Esulta, abbiamo ancora un'intera ora per allenarci con la katana! 
A quelle parole Asaga, che si era chinato per riprendere il ritratto, si immobilizzò all'improvviso, rialzandosi, pallido come un cadavere, fissando Tomoya con quegli occhi fuori dalle orbite.
-NUOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! Dio ti prego uccidimi! Fulminami ora! Crocifiggimi, fammi quel cazzo che ti pare! Ma non voglio fare un'altro fottuto allenamento con te! Ti ho già detto che mi spezzeresti tutte le ossa del cor-! 
Il ragazzo non riuscì a finire la frase poichè una spada dentro a un fodero gli fu lanciata in piena faccia con violenza assurda. Per qualche istante Asaga iniziò lentamente a rivoltare la testa all'indietro, poi lo slow motion terminò e tutto il suo corpo si schiantò di nuovo sul masso, rimanendoci appiccicato per cinque secondi buoni, per poi strisciare per terra, come se si fosse appiattito. Quando si rialzò, dolorante, stava già per urlare contro a Tomoya, ma lo vide estrarre la katana e puntargliela addosso, con un sorriso di sfida in faccia.
-Fatti sotto, pulcino.
-Ohoh, non me lo faccio ripetere, vecchiaccio. 
Non ci fu in effetti bisogno di altre parole. Il ragazzo afferrò la lama rinfoderata e la sfoderò con violenza, per poi scattare verso l'uomo. Pochi istanti e le lame si scontrarono, producendo una pressione tale da scatenare una folata di vento che scompigliò i capelli di entrambi e appiattì leggermente l'erba intorno a loro per una decina di metri.
Villaggio Shishi no Take, Epoca Sengoku, 28 Gennaio 1224, ore 20:49
sono passate quasi due ore da quando abbiamo abbandonato i due ragazzi. Cos'avranno fatto nel frattempo? Lo scontro sarà durato qualche istante, giusto il tempo di scambiarsi un paio di colpi? O era durato un'ora intera?
-Huff...Huff... 
A quanto pareva avevano appena terminato. Asaga impugnava una katana spezzata, con la lama piantata nel terreno vicino a lui e il fodero spaccato. Aveva il fiatone, era ricoperto di ferite e probabilmente si era rotto un braccio o una gamba.
-Stai...Imparando. 
Tomoya impugnava ancora la Monohoshizao che non aveva neppure una scalfittura, e lui aveva appena qualche taglietto qua e la e le mani insanguinate, ma a parte questo era fresco come una rosa. Improvvisamente Asaga cadde a terra, rivoltando gli occhi, cadendo a peso morto con un soffice tonfo. Pochi istanti dopo il ragazzo russava profondamente, e Tomoya rinfoderava la spada, per poi strappare con i denti un pezzo del suo abito per avvolgerlo sul braccio rotto di Asaga. Si sedè a terra a gambe e braccia incrociate, osservando il tramonto che si rifletteva nei suoi occhi. Sorrise, guardando il ragazzo addormentato. Poi tornò a guardare il tramonto e si fece più serio.
-Jiango...Non so se ce la faremo...Non so se riusciremo anche solo a sfiorarti. Sarà una battaglia dura...Ma ti assicuro che, anche se dovessi campare mille anni...Non la vincerai.
Villaggio Shishi no Take, Epoca Sengoku, 29 Gennaio - 04 Febbraio 1224, ore 04:12
Due figure si muovono velocemente nell'ombra, compiendo balzi ampi e rapidi. Non una persona è sveglia, tranne loro. Si sentono passi pesanti e a cadenza regolare, passi di guerrieri equipaggiati di tutto punto. Al confine della foresta di Bambù, dei guerrieri sospetti, quasi antropomorfi, stavano marciando verso il Villaggio. Avevano un sorriso malvagio stampato in volto, con denti affilati e canini allungati che sporgevano dalla bocca chiusa, coperti di peluria su tutto il corpo e con un muso allungato al posto della faccia, occhi ferini e dorati. Le due figure, improvvisamente, si piantano sul terreno davanti al gruppetto, composto si e no da venti guerrieri. Un nutrito gruppo di combattenti scelti.
-Sei teso? Emozionato? 
-C-c-c-cosa t-t-te l-lo fa pensare?
-Il fatto che le tue gambe fanno Giacomo Giacomo.
-Aaaah! Possono fare anche Giovanni Giovanni e Aldo Aldo, ma non importa! Sono prontissimo!
Asaga si diede due cazzotti sulle ginocchia che, se prima tremavano vistosamente, ora erano immobili. Poi se le massaggiò mentre una lacrimuccia di dolore si palesava sul suo occhio.
-Cazzo che male...
Tomoya sospirò e scosse la testa, per poi sfoderare la sua fedele lama e puntarla davanti a se, afferrandola con due mani.
-Guerrieri di Lord Jiango! Benvenuti a Shishi no Take, il piccolo villaggio al confine con Nuova Tokyo! 
Uno degli esseri si avvicinò a Tomoya, puntandogli una grossa scimitarra di acciaio addosso, con fare arcigno.
-Tomoya Araragi?
-Esattamente. Con chi ho il piacere di parlare?
-Sono Ryuuji Rinus, comandante del gruppo di avanscoperta dell'esercito di Lord Jiango.
-Quale onore! E come mai questa volta siete...Così tanti? Solitamente per l'avanscoperta viene mandato un gruppo di massimo quattro o cinque di voi...Esseri? Non so come definirvi, ma umani non lo siete di sicuro... 
il comandante sembrò offeso dal commento di Tomoya, e brandì la scimitarra con più violenza, stringendo i denti con forza.
-Non provocarmi, umano! Non te lo consiglio! Io sono il Comandante del gruppo di avanscoperta del grande Lord Jiango! Sono stato trasformato da lui in persona! Mi ha regalato un centesimo dei suoi poteri! Sono immensamente forte ora! Nessun umano può pensare anche solo di sfior-! 
La frase fu interrotta dalla katana di Tomoya che lasciò un piccolo taglio sulla guancia sinistra dell'essere mentre l'uomo, noncurante, si scaccolava.
-Scusa mi sono distratto, dicevi? 
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Il braccio libero dell'essere si alzò per poi muoversi in avanti, dando il segnale. I diciannove esseri si lanciarono sui due umani, e mentre Tomoya urlava ordini a Asaga, questo già aveva estratto una katana e un pugnale da lancio che venne scagliato con violenza e precisione estreme sulla fronte di uno dei tanti mostri, non conficcandosi in essa ma trapassandola da parte a parte, mentre l'essere cadeva, abbattuto, e gli altri continuavano a corrergli addosso.
-Vedo che ti stai già dando da fare! Bene, gli altri sei sono tuoi! A me lascia il comandante e quelli rimanenti! 
Tomoya sorrise e guardò verso il ragazzo mentre si difendeva da un fendente del Comandante portando la katana davanti a se, facendo incrociare le lame.
-Eeeeeeh?! Cioè io mi sono fatto un mazzo tanto così e tu mi rifili un terzo del gruppo e ti tieni pure il Boss? Sei un bastardo Tomoya! 
Mentre sferrava un pugno rovesciato sul mento di uno degli esseri che si trovava alle sue spalle e menava un fendente sulla scimitarra di uno di fronte a lui, incrinandola, Asaga continuava a lamentarsi con Tomoya che, dal canto suo, aveva già abbattuto quattro di quei mostri, difendendosi contemporaneamente dagli altri nove. In quel momento non c'era tempo per discutere, se volevano riportare la pellaccia a casa quella sera dovevano darci dentro!
-All'attacco, uomini! 
Il Comandante, sicuro di se, si lanciò su Tomoya con furia, menando un fendente con una potenza tale da far indietreggiare di qualche metro l'uomo, che si ritrovò spalla a spalla con Asaga.
-Come sta andando?
-Sono sempre a uno maledizione! Che cazzo mangiano a colazione questi cosi?!
-Ha, pivello! Io ne ho già ammazzati quattro!
-Quattro?! Sei tu il mostro qui Tomoya!
-Smettila, così mi fai arrossire! 
Purtroppo la battaglia non era ancora terminata, anzi. I mostri non avevano la minima intenzione di cedere, per quanti ne cadessero quelli restanti avanzavano senza timore di essere uccisi...Era coraggio, o erano semplicemente stupidi?
-No...
Tomoya si fece serio all'improvviso, fissando qualcosa dietro al gruppetto, distante circa quindi o venti metri. Era una persona che, a causa del Sole appena spuntato non permetteva di intravedere i tratti de suo viso, ma due luccicanti occhi bianchi erano l'unica cosa che si riconoscesse di essa insieme ai denti, che sporgevano in un'inquietante sorriso.
-Hanno paura!
-Eh?
-C'è qualcosa che li terrorizza a tal punto da non fargli importare se vengono ammazzati! Qualcosa di peggiore della morte...
-Cazzo smettila con questi sofismi e inizia a impegnarti! Qui ci ammazzano se ci fermiamo!
Asaga afferrò il polso di uno degli esseri, che stava impugnando una lama, per poi scattare alle sue spalle e caricare un colpo con cui piantò la scimitarra nella sua schiena, per poi iniziare a farlo roteare e lanciarlo in aria addosso ai suoi compagni. Uno di essi non ebbe nessuna esitazione quando lo tranciò a metà continuando a correre, incontrando però lo spiacevole ostacolo della katana del ragazzo che si conficcò senza tanti complimenti nella sua fronte, per poi sollevarla e aprirgli in due la testa. Un sorriso compiaciuto fece capolino sulle sue labbra.
-Sono a tre! Tomoya datti da fare o ti supererò!
Tomoya venne improvvisamente scosso da un pugno di Asaga, portato dall'alto in basso sulla sua testa. Si riprese dalla botta vedendo il ragazzo affrontare i guerrieri senza esitazione, tre alla volte, e alcuni anche alle spalle. Aveva estratto una seconda katana, ed ora combatteva dando il tutto per tutto mentre si difendeva dai mostri, proteggendo anche lo scombussolato maestro. Questi strinse i denti in un sorriso forzato e si rialzò dopo la caduta per la botta subita.
-Arrivo! 
Forse Tomoya aveva fatto qualche errore di calcolo, perchè in quel momento, mentre era impegnato a difendersi dagli altri guerrieri, notò che uno dei mostri che credeva morto (gli aveva distrutto un terzo del cuore, era incredibile quanto fossero resistenti) aveva appena compiuto un balzo, e stava per affondare la scimitarra...nel collo di Asaga. Tomoya sferrò un calcio in piena faccia al comandante con il sandalo di ferro per poi usare quella mossa come punto d'appoggio per effettuare un balzo più che alto lungo e rapido. Un lampo d'acciaio ed era tutto finito, cinque dei mostri erano a terra, tramutati in cenere.
-C...Che...? 
Asaga, tremante, si chiedeva ancora cosa fosse successo e perchè il suo maestro si trovasse sopra di lui, ansante. In un primo momento la sua sciocca mente pensò a un tentativo di stupro, poi qualcosa gocciolò sulla sua faccia. Era...Sangue. Tomoya aveva una vistosa ferita sulla spalla destra, totalmente lacerata, e il braccio era poco distante, a terra, tranciato letteralmente in due per il lungo.
-Tomoya! 
Il ragazzo urlò in preda alla disperazione, come era potuto succedere?! L'uomo però non mantenne quella faccia seria e, anzi, sorrise. Poi un fiotto di sangue uscì dalla sua bocca, schizzando pochi centimetri vicino alla faccia di Asaga, sul terreno.
-Kh...! 
Il suo corpo cadde come corpo morto cade, pallidissimo in volto, con un sorriso soddisfatto stampato in faccia.
-TOMOYA!!!
Asaga si sollevò da terra per poi afferrare per le spalle il suo maestro, scuotendolo con vigore, cercando di farlo riprendere. Poggiò due dita sul suo collo...
...
Nessun battito. Forse aveva colpito un'arteria, perchè l'uomo ancora sanguinava vistosamente. Stava per morire dissanguato.
-Oh, che peccato. Prometteva così bene...E invece persino il mio piccolo gruppetto è riuscito a ucciderlo. Devo ammettere che le perdite sono state non indifferenti, avete ucciso circa metà dei miei uomini. Incredibile per due soli essere umani... Ma ora è finita. 
Il comandante dell’'avanguardia si avvicinò lentamente ai due, camminando con passi lenti e pesantissimi. I suoi dieci uomini rimasti rimasero indietro, continuando a guardarsi nervosamente alle spalle. Il comandante li chiamò con uno schiocco di dita, poi indicò la figura che li attendeva, silenziosa. L'unica cosa che si muoveva dell'essere era il mantello, sospinto dal leggero venticello della foresta. Vento che lentamente aumentava di potenza.
-Riferite...che è morto. 
Sia il comandante che i guerrieri mostrarono i denti in un'abominevole sorriso, con zanne lunghe e affilate. Ma non ebbero il tempo di voltarsi per andare a riferire che, d'improvviso, una potente folata di vento li fece balzare di qualche metro indietro, cadendo rovinosamente a terra. La figura sembrò sorridere, anch'essa con denti ferini, per poi scomparire improvvisamente.

-TACI!!!

Un urlo potentissimo risuonò in tutta la foresta, e il comandante si voltò. In piedi, con una lunghissima spada in mano, c'era Asaga. La veste e i rossi capelli erano scossi continuamente da un potentissimo vento che insieme ad essi muoveva con estrema violenza il Bambù. La spada era stretta con tale forza da far sanguinare la mano che la impugnava. Il ragazzo alzò la testa guardando il comandante. I suoi occhi diventarono occhi felini che lo fissarono in maniera così insistente da far fare un passo indietro sia al comandante che ai guerrieri.
-Lui non è morto! Lui è vivo! Quello che sta per morire sei tu, bestia! 
Il ragazzo alzò la katana, ora avvolta da un turbinio di vento estremamente potente. Il bambù nel raggio di cinque metri venne o sradicato da terra o tagliato di netto, mentre migliaia di piccolissimi tagli si palesavano sull'intero corpo di tutti i guerrieri. Il capitano spalancò gli occhi per poi dare le spalle al ragazzo, tentando la fuga.
-Ritirata, uomini! RITIRATA! 
Il suo cammino venne sbarrato da una specie di muro d'aria che lo schiantò a terra, a pochi passi da Asaga. Tese il braccio che impugnava l'arma al limite, ed uno scricchiolìo annunciò che stava caricando con così tanta potenza il colpo da incrinarsi la scapola.
-Tu non vai da nessuna parte.
Villaggio Shishi no Take, Epoca Sengoku, 29 Gennaio - 04 Febbraio 1224, ore 16:51
-Svegliati! 
Uno schiaffo portentoso, seguito da un'altro, un'altro e un'altro ancora destarono Asaga. Si alzò d'improvviso dal letto, trovandosi in casa sua e di Tomoya. Dapprima ne fu felice e pensò che si fosse trattato di un suo solito sogno. Tirò un sospiro di sollievo e sorrise...Almeno fino a che non vide che non era Tomoya ad averlo svegliato, bensì il vecchio capo del villaggio. Lo guardò e poi lo afferrò per le spalle, scuotendolo e facendogli domande a raffica.
-Cos'è successo? Perchè sei stato tu a svegliarmi? Dov'è Tomoya? Non eravamo nella foresta? Dov'è Tomoya?!
L'ennesima sberla colpì in piena faccia Asaga, mentre il capo si liberava dalla sua stretta e si sedeva sul bordo del letto, passandosi le mani nei capelli e poi appoggiandole a palmo aperto sul volto. Indicò con un cenno l'altro letto, e, preso da un terribile sospetto, Asaga spostò lentamente gli occhi sbarrati nella direzione indicata.
-Cos...
Sul letto, addormentato, si trovava Tomoya. Aveva una grossa benda sulla spalla, rossa di sangue. Le coperte lo coprivano ma si notava che nel punto in cui sarebbe dovuto esserci il braccio...Non c'era nulla.
-Vi hanno trovati i bambini ai confini della foresta, in gravi condizioni, svenuti e circondati da cumuli di cenere. Tu tenevi in mano una spada e non te la siamo riusciti a staccare di mano in nessun modo. Ora che ti sei svegliato però l'hai lasciata, a quanto vedo. Cosa diavolo è successo te lo devo chiedere io. 
Il capo del villaggio lo fissò insistentemente, come se cercasse di leggergli nel pensiero. Seguirono lunghi minuti di silenzio, indi Asaga si decise a parlare.
-...Jiango. 
Solo quella parola, unicamente quel sospiro, e il capo sobbalzò vistosamente, iniziando a sudare freddo e diventando pallidissimo.
-Ci ha mandato addosso un gruppo di...Esseri come lui. Non sono umani...Sono davvero forti. Abbiamo cercato di resistere, di difendere il villaggio...E poi Tomoya mi è saltato addosso subendo il colpo che sarebbe spettato a me. è caduto a terra, e...e...Non ricordo nient'altro. Solo un lampo di luce, e poi...buio. Kaput.

Continua...

  
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