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Autore: jeandeanw    15/12/2011    0 recensioni
Una storia ambientata in parte in Italia e in parte in America.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Kem? - chiamai mio fratello. Quel bambinone troppo cresciuto aveva la brutta abitudine di ficcarsi sempre nei guai. Eravamo in un bosco a fare un picnik di famiglia. Solo io e lui. 
Ad un certo punto Kem aveva detto che doveva andare a vedere una cosa ed era praticamente corso via. Non era ancora tornato, così decisi di andare a cercarlo.
Lo chiamai ancora e ancora, ma non udii nessuna risposta.
Sentii un fruscio dietro di me, mi girai di scatto e vidi un grosso animale che mi passava davanti. Cos'era? Sembrava un grosso uccello, troppo grosso! Decisi di seguirlo, tanto avrei solo perso tempo a cercare in quel bosco così grande mio fratello. Aveva un cellulare, mi avrebbe chiamato più tardi. Corsi a perdifiato, perchè l'uccello, quella cosa, era molto veloce. Arrivai ad uno spiazzo circondato da alberi, ma in mezzo c'era l'erba.
Non era un uccello. Non era affatto un uccello.
- Oh mio Dio – sussurrai, e mi mossi lentamente, per evitare che quella cosa mi vedesse e si mangiasse anche me. Guardavo avanti, ma camminavo all'indietro, finchè non sentì un respiro affannoso sulla nuca. Mi girai e dietro di me c'era mio fratello che mi guardava stranamente.
- Hai visto quella cosa – affermò. Dai suoi occhi si poteva capire che sapeva qualcosa che non mi voleva dire. Non mi convinceva.
- Si che l'ho vista! Ma che cos'era? - quasi gridai, ancora in preda al panico. 
Kem guardò in alto e ad un certo punto mi guardò spaventato.
- Corri, Maggie!
Non feci in tempo a replicare che mi prese per mano e iniziò a correre. Sapevo che se mi fossi girata avrei visto ancora quella cosa, e sarei inciampata su un sasso, o nell'erba, ma provavo un impulso sempre più forte. Dovevo guardare, dovevo prendere più informazioni possibili su quell'animale, quella strana creatura. Forse mi sarebbe servito più avanti.
Mi girai. 
Vidi i suoi occhi rossi. Non era esattamente un animale. Era... un uomo con le ali nere. Si, ne sono sicura, un uomo con le ali nere. Dalla sua bocca non uscivano parole, ma solo ruggiti spaventosi. Mi venne da gridare, ma inciampai su un sasso e caddi. E tutto divenne nero.

 

-Maggie? Mi senti?
Una voce mi chiamò dalle profondità della mia mente. Non avevo voglia di rispondere a quella voce per me troppo fastidiosa, eppure emisi un suono, un piccolo gridolino che mi fece ridere interiormente per la sua assurdità, che però fece sapere al mondo che stavo bene. Non ricordavo cos'era successo, nè dov'ero. La curiosità prese il sopravvento e riuscii ad aprire un po' gli occhi. Vidi mio fratello intento a guidare non so dove che mi sorrise.
- Dov... dove stiamo andddado... andando? - chiesi. Accidenti, non riuscivo a parlare molto bene. 
- America – rispose calmo Kem. America? Perchè stiamo andando in America? Pensai.
- Okay, Kem, bravo fratellino, grazie
- Maggie sei inciampata su un sasso prima nel bosco. Ti ricordi nulla? - chiese mio fratello con l'aria di uno psicologo.
- La... la creatura... - dissi, e poi mi addormentai di nuovo, conscia che stavo andando nel posto che più desideravo visitare al mondo.
Io, Margherita, stavo andando in America.

 

Mi svegliai ancora in macchina, un po' delusa di non essere ancora arrivata all'aereoporto. Fissai il paesaggio fuori dal finestrino e vidi un cartello autostradale con scritto: Little Rock, 20 miles.
Eravamo in America?
Cercai di osservare ogni minuscola cosa dell'autostrada. Ero felicissima, in uno status ameno e allegro. Poi mi ricordai di Kem, e del perchè mi avesse portato in America.
- Stiamo andando in Arkansas? - chiesi, del tutto consapevole che quell'affermazione era corretta.
- Siamo già in Arkansas – osservò mio fratello con un sorrisetto malizioso.
- Senti, Kem, non capisco perchè tu mi abbia portata in un altro stato... voglio dire... - non riuscivo a spiccicare parola, non mi veniva in mente nessuna ragione plausibile. Oh, ma certo! Forse era un regalo! No, non era possibile, dovevo ancora finire la scuola e... La scuola! Accidenti, l'indomani la professoressa di Greco mi avrebbe interrogata...
- Ti spiegherò tutto più tardi. Adesso stiamo andando da dei miei amici che mi aiuteranno a spiegarti tutto. Perchè non ti riposi ancora un po'? - disse sorridendo. Un sorriso falso.

 

Per tutto il resto del tragitto avevo fatto finta di dormire, per fare un piacere a Kem. Di tanto in tanto sbirciavo dal finestrino e quel poco che riuscivo a vedere, in quella notte limpida, era bellissimo. Eravamo arrivati. Scendemmo dalla macchina e ci ritrovammo difronte ad un motel, uno di quegli squallidi motel americani che si vedono nei film. Sembrava davvero di essere in un film. Entrammo, le pareti all'interno del motel erano tappezzate di rosso. In mezzo alla stanza c'era un divano verde e un tavolino. Di fianco c'era alla reception un tipo rozzo, di mezza età. 
- Benvenuti, desiderate una stanza? - ci chiese sbadigliando. Quell'uomo sapeva certamente come attirare i clienti migliori.
- Dobbiamo vedere degli amici. Sono nella stanza 27. Può dirgli che Kem e Margherita sono qui? Grazie.
Ci sedemmo sul divano verde e aspettamo che il tizio facesse la telefonata. Dopo qualche minuto di conversazione ci fece segno che potevamo andare e ci indicò il tragitto per arrivare alla stanza. Appena arrivati, Kem bussò alla porta, e ci aprì un ragazzo alto, con i capelli un po' lunghi, mori, e una faccina deliziosa.
- Sam! Ciao, tutto bene? Ti presento mia sorella, Margherita – esclamò felice mio fratello. 
Io sorrisi e mettendo insieme tutte le mie consocenze dell'inglese spiccicai:
- Meglio se mi chiami Maggie, mi piace di più.
Lui sorrise e ci fece entrare. Seduto sul letto c'era un altro ragazzo, più grande di Sam, almeno così credevo. Aveva gli occhi verdi e i capelli biondo cenere. Era davvero un bel ragazzo.
- Piacere di conoscerti Marguerrita, io sono Dean – disse, e notò la mia risatina difronte alla sua pronuncia del mio nome. Gli dissi che poteva chiamarmi Maggie e lui sorrise di rimando. 
- Scusa tesoro, devo parlare un attimo con loro due.
Mi lasciarono da sola, e io mi sedetti sul letto dove prima era sdraiato Dean a guardare la tv. Sembrava tutto così irreale. Insomma, io in America, questi due ragazzi amici di Kem, come mai Kem aveva amici in America? Un sacco di domande mi attorpigliavano la mente, e non conoscevo la risposta di neanche una domanda. Ad un certo punto Kem mi chiamò e prestai attenazione a quello che mi dicevano i suoi amici, poichè non sapevo l'inglese alla perfezione e avevo paura di capire male.
- Maggie, tu hai visto un Bhuta. È un demone malese che si nutre di umani. Ha le ali nere e gli occhi rossi. Nonostante sia una creatura mezza umana e mezzo uccello è molto intelligente, e non vuole che le sue attività vengano seguite dagli umani. Ora ti starà cercando. Per ucciderti – disse Sam.
- Se prima non lo uccidiamo noi – mì sorrise Dean.
Ero stupefatta. Mi stavano prendendo in giro?
- Voi mi state dicendo che un demone mi sta cercando per uccidermi? È una cosa impossibile!
- Sbagliato. È altamente probabile, sorellina - affermò Kem. 
Chiusi gli occhi e trattenni per qualche secondo il respiro. 
Non c'era da preoccuparsi, o almeno così credevo. 

  
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