15/12/2011
8 recensioni-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Usagi-san si trovava nel suo studio, ed era impegnato a scrivere uno dei suoi libri boy’s love. La scrittura procedeva spedita grazie alla “collaborazione” offertagli dal coinquilino la sera prima.
Fu nel momento in cui stava descrivendo una scena particolarmente spinta che s’interruppe di colpo, rileggendo la frase che aveva appena scritto:
“…E stringendosi all’amato, il ragazzo dagli occhi color smeraldo ne pronunciava continuamente il nome, tra un gemito e l’altro «Ah…A-Aki…Akihiko…san…ahh…»”.
Ora che ci pensava, Misaki non lo aveva mai chiamato per nome, nemmeno quando si fondevano a letto. Che questa cosa avesse un significato particolare per il ragazzo?
Usagi-san scosse la testa pensando quanto fosse stupido quel pensiero fugace, e tornò a concentrarsi sul manoscritto. Ma quel quesito non lo lasciò in pace, poiché si ripresentò qualche ora più avanti.
Misaki quel giorno tornò a casa nel pomeriggio, e scusandosi per non esser tornato prima posò la borsa sul divano e si mise subito ai fornelli, ma Usagi-san, che era in soggiorno, lo prese di peso e se lo mise sulle gambe dopo essersi seduto nuovamente sul divano
«Usagi-san, che diavolo fai?! Sto cucinando!» sbottò il bruno infastidito e al contempo imbarazzato, ma l’altro gli prese il mento tra l’indice ed il pollice e avvicinando i loro visi disse «Vorrei che pronunciassi il mio nome»
«Eh?» esclamò Misaki non comprendendo l’assurda idea celata dietro quella strana richiesta, ma lo scrittore si spiegò meglio «Da quando ti conosco, non hai mai pronunciato il mio vero nome». Misaki lo fissò con evidente stupore, ma poi abbassando lo sguardo disse «E-ecco…il tuo vero nome? Vedi, è perché io…insomma, è perché Usagi-san è Usagi-san!».
Ora era l’uomo che non comprendeva cosa volesse dire l’altro, che arrossendo visibilmente e distogliendo lo sguardo tentò di spiegarsi «So che non è giusto non chiamarti per nome, ma ormai ti ricordo come “Usagi-san”. Se di punto in bianco dovessi chiamarti con un altro nome, pur essendo il tuo vero nome, mi sembrerebbe di parlare con un’altra persona. Tu sei “Usagi-san”! Ecco…Usami Akihiko è il famoso scrittore di libri, ed è sorridente e cordiale con tutti…ma io so che il vero Usagi-san è l’Usagi-san con cui vivo tutti i giorni, quello di perenne cattivo umore quando si sveglia la mattina e si diverte ad usare poveri innocenti in libri vietati ai minori…e poi mi piacciono i conigli, per cui ti associo subito a qualcosa che…» ma con le gote più rosse che mai s’interruppe bruscamente, a causa dell’immenso imbarazzo che gli avrebbe causato terminare quella frase.
D’altra parte, Usagi-san lo fissava con sincero stupore, e sorridendo di cuore gli alzò il viso con le due dita per poi domandargli «”Che mi piace”? Mi stai forse facendo un’indiretta dichiarazione d’amore?».
Misaki arrossì ulteriormente a causa di quell’insinuazione, e cercando di mostrarsi arrabbiato gridò «Non girare la frittata come ti pare e piace! Stavo per dire che…ecco…i conigli sono teneri! Carinissimi!»
«Ah, davvero?» domandò ancora lo scrittore, divertito da quel goffo tentativo di mascherare le cose come stavano, e avvicinando ulteriormente i loro visi domandò «Allora mi trovi “carino” come i conigli?» Misaki non riuscì a ribattere, chiedendosi come si potesse definire “semplicemente carino” un Adone come lui
“Usagi-san fa il modesto proprio quando non lo dovrebbe essere” concluse il bruno il suo pensiero, quando si ritrovò improvvisamente con una mano dell’uomo su una guancia, il braccio dell’altra attorno alla vita e le labbra di questi sulle proprie.
Provò fin da subito a liberarsi da quel bacio, ma Usagi-san non era minimamente intenzionato ad interromperlo e per questo lo strinse ulteriormente a sé.
Interruppe il bacio solo quando si accorse che l’altro era rimasto senz’aria.
Allora lo lasciò in pace e iniziò a scombinargli i capelli ammirando l’espressione un po’ corrucciata dell’amato, che con il viso ancora rosso teneva lo sguardo rivolto altrove per non farsi catturare nuovamente dai suoi occhi.
Mentre lo osservava, Usagi-san comprese bene quanto fosse bello il soprannome datogli da Takahiro ed ora usato da Misaki, il soprannome con cui lo chiamata il suo Misaki…
Fu Misaki stesso ad interrompere quel momento grazie ad un imbarazzantissimo e fortissimo gorgoglio proveniente dal suo stomaco
«De…devo preparare il pranzo!» gridò alzandosi velocemente e per poi correre nuovamente dietro al bancone che divideva il soggiorno dalla cucina.
Anche Usagi-san si alzò dal divano, dopo qualche minuto passato ad osservare l’amato, e circondandogli la vita da dietro gli baciò un orecchio e vi sussurrò
«Ho capito, ti piace molto “Usagi-san”. D’ora in avanti, ogni qualvolta mi chiamerai “Usagi-san”, le mie orecchie sentiranno la parola “Amore”»
«Scordatelo, stupido Usagi!» sbottò il più giovane voltandosi di scatto, allontanando poi l’uomo dai fornelli perché con lui intorno gli veniva difficile cucinare.
THE END