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Autore: moll    16/12/2011    1 recensioni
L'amore non arriva mai quando lo cerchi. Arriva sempre in ritardo, a volte gioca d'anticipo. L'amore rende cechi, ti priva di tutti i sensi, non sai dove andrai a sbattere o se attraverserai la strada senza pericoli. L'amore rende deboli, e io lo sono solo con te. Ora spezzami il cuore se vuoi, sò che lo farai, ma non dirmi che non provi lo stesso con me. Tu mi ami, talmene tanto che niente potrà mai portari via da me, e se questo non fosse vero, non staresti stringendo la mia mano così forte da non lasciarmi andare.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quinta stagione
Capitoli:
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 Il capitolo arriva in ritardo, mi dispiace ma questa settimana è stato un gran casino in quella grande prigione che chiamano scuola. Sto già scrivendo il continuo, sarà presto pronto. Spero sia di vostro gradimento!


"Chuck? Chuck sei qui?". Mi svegliai di soprassalto dopo aver sentito un rumore forte, non capii bene cosa fosse stato a provocarlo. Mi accorsi della luce fioca della mattina, e sentii il braccio di Chuck stringermi la vita. Mi tranquillizzai subito, poi mi diede un bacio sulla fronte e mi voltai verso di lui.
"Scusa è che ho sentito un rumore e..." non feci in tempo a finire la frase che mi interruppe con un bacio, quasi casto, che si fece sempre più carico di passione, mi strinse più forte e io feci lo stesso. Fummo interrotti da un cellulare che suonava. Era il suo. Vidi il suo viso farsi più cupo mentre leggeva.
"Gossip girl dice che il principe azzurro è tornato in città". Colsi la paura, nascosta dall'ironia della sua voce, farsi spazio dentro di lui.
"Chuck, sono qui. Qui rimarrò, ho scelto te e sempre lo farò." gli presi il viso fra le mani e mi assicurai che ogni briciolo di dispiacere o di qualsiasi altro pensiero negativo fosse andato via.
"Ora, se permetti, andrei a farmi una doccia". Così dicendo mi alzai. "Vuole farmi compagnia signor Bass?" continuai guardando i suoi occhi accessi dal desiderio.
"Con piacere Waldorf". Non fece in tempo ad alzarsi che gli arrivò un altro messaggio. Lily. Fece un'espressione sofferente.
"Per quanto mi piacerebbe rimanere qui a ..." mi squadrò per bene, poi riprese "dilettarmi in qualcosa di molto piacevole, devo andare. Ho una riunione per le Industrie Bass tra un'ora, me ne ero dimenticato". Feci un sguardo accigliato e si alzò anche lui.
"Ti aspetto all'Empire per pranzo" mi diede un bacio e, dopo essersi rivestito velocemente se ne andò. Rimasi in piedi per circa dieci minuti in mezzo alla sala con il sorriso sulle labbra, era tutto perfetto. O quasi. Lo sarebbe comunque stato. Mi avviai verso il bagno e mi abbandonai ad un lungo bagno caldo.
"Signorina Blair!" chiamò Dorota mentre bussava alla mia porta, le dissi di entrare.
"Signorina Blair, c'è il signor Louis che l'aspetta" era nervosa, e lo divenai anch'io. Dovevo parlargli, glielo dovevo. Ma perchè si era presentato qui?
"Digli di aspettare, sarò da lui tra pochi minuti". Dorota scomparve oltre la soglia e io dovetti rinunciare alle lunghe ore che avrei voluto ancora passare in quella vasca piena di schiuma. Mi asciugai velocemente e, messa velocemente la vestaglia nera di Chanel e fatto un respiro profondo, andai al piano di sotto.
Louis era in piedi davanti a me, lo sguardo triste e severo allo stesso tempo, il cappotto sulle mani. Non voleva dilungarsi.
"Louis..mi dispiace, mi sono comportata male con te e vorre..."
"Blair, io ti ho accettata, ti ho perdonata, sono andato contro la mia famiglia per te! E tu? Cosa hai fatto per me? Non hai neanche avuto il coraggio di lasciarmi come si deve". Cosa dovevo dirgli? Era vero, lo avevo trattato come se non contasse nulla, come se lui non avesse sentimenti. L'avevo tradito, l'avevo messo sempre dopo di Chuck.
"Tu mi hai perdonato tutto, ti prego, perdonami adesso, per l'ultima volta." ripresi fiato, mi resi conto del danno che gli avevo procurato "Io ti ho amato, Louis, e ti voglio ancora bene, ma se ti avessi sposato, se sarei andata fino in findo con te, sarebbe stata una farsa. Mi dispiace di essermene accorta troppo tardi". Si avvicinò a me, prese il mio viso bagnato dalle lacrime e mi guardò negli occhi.
"Se fosse stato mio figlio, cosa avresti fatto?" disse queste ultime parole quasi con tono di sfida.
"Avrei fatto lo stesso."
Il suo viso si congelò, lasciò il mio e fece qualche passo indietro.
"Tu avresti lasciato che nostro figlio venisse cresciuto da uno come lui?" stava urlando, sussultai. "Io ti avrei sposato Blair, saremmo stati felici, avremmo avuto una famiglia, avremmo avuto tutto Blair. Perchè non capisci che sono io la persona con cui devi stare?"
"Smettila. Quale famiglia Louis!? Dimmelo! Che senso avrebbe avuto sposarti? Non posso vivere la mia vita con qualcuno che purtroppo non amo. Io so che saresti l'uomo perfetto al mio fianco, so che faresti di tutto per me, ma, non posso amarti, non ci riesco. Fin da piccola ho creduto che se fosse andata come dici tu ora sarebbe stata la perfezione...ma l'amore è completamento pazzo, oltre ad essere cieco. Io mi sono innamorata della persona più sbagliata che esista! Mi sono innamorata di un uomo che mi ha venduto per un hotel, che è andato a letto con l'unica persona che sapeva mi avrebbe uccisa dentro, che ha detto di amarmi dopo essere fuggito per due anni. Mi sono innamorata del perfetto stronzo, ma io sono felice con lui, perchè nonostante questo, è l'unica persona che amo veramente, e so che lui mi ama più di quanto possa fare qualcun'altro.C'è qualcosa di speciale, sicuramente perverso, in tutto questo, ma che ci fa andare avanti in qualche modo."
"Ti prego Blair, dammi un'altra possibilità, ti sto supplicando, io ti amo, e voglio sposarti" mi disse questo mettendosi in ginocchio di fronte a me tenendomi ben strette le mani. Odiavo me stessa per come mi ero comportata a volte con lui, ma stavo facendo la cosa giusta. Avevo creduto davvero di poter amare qualcun'altro, ma mi sbagliavo. 
"Louis...ti prego, non farmi questo". Si alzò di scatto e andò via, così, senza dire un'altra parola. Feci un sospiro, Dorota, che aveva sentito tutta la conversazione si avvicinò.
"Signorina Blair, temo che non si arrenderà facilmente".
"Portami il cappotto, ho bisogno di fare due passi".
Andammo in quel posto, nel mio posto. Iniziai a dar da mangiare alle piccole paperelle che nuotavano spensierate nel laghetto, non riuscivo a smettere di pensare alla conversazione avuta con Louis. Non lo avevo mai visto così arrabbiato, cosa avrebbe potuto fare? Cercai di riportare la concentrazione sulle piccole molliche che stavano cadendo dalla busta.
 
Chuck's POV
La riunione era finita. Pace. Salutai Lily con un leggero bacio sulla guancia e andai nel mio studio. Dovevo finire alcune pratiche e sarei potuto andare via, finalmente! Quel giorno mi sentivo strano, più del solito. Blair aveva scelto me, ci amavamo, forse più di quanto non avessimo mai fatto. Mi resi conto che era tutto vero, che non era un sogno. Il mio sguardo si perse tra le righe d'inchiostro delle carte di fronte a me. Cosa c'era allora che non andava? Notai come il cielo si fosse rabbuiato, di come le nuvole avevano coperto lo splendido sole mattutino. Il mio bicchiere di scotch era ancora pieno, dopo pochi secondi non lo fu più. Firmai l'ultimo documento e mi abbandonai alla comoda poltrona in pelle. Voltai le spalle alla grande scrivania in legno massello e guardai fuori. Sentivo come se qualcosa stesse per accadere, all'improvviso sentii come se il pavimento non esistesse più, una stretta al cuore e in un attimo il freddo del marmo. Ero per terra, immobile. Chiusi gli occhi.
 Nate's POV
"Ti aspetto all'Empire" chiusi il telefono, avrei visto Serena tra pochi minuti. Ormai era sera inoltrata, l'Upper East Side era calmo e sereno come non lo era da troppo tempo. Notai le poche macchine viaggiare sulla mia corsia e quella opposta, andare in limo non era mai stato più veloce. Tutto sembrava scorrere lento quella sera, perfino lo Spectator non aveva avuto scoop interessanti durante il giorno. Controllai gossip girl, niente. C'erano due avvistamenti, Louis e Chuck uscire entrambi da casa di Blair. Niente di più. Dovevo incontrare anche Chuck e Blair quella sera all'Empire, una piccola riunione tra amici, uniti come non lo eravamo da tempo. Arrivai all'hotel e salii al piano di Chuck. Appena entrai non sentii neanche un rumore. Era come se non ci fosse nessuno, diedi un'occhiata in camera e in cucina, nessuno. Arrivai in sala e vidi Blair addormentata sul divano, mi avvicinai e la svegliai dolcemente.
"Mmm Chuck..era ora!" mugugnò aprendo lentamente gli occhi.
"Non sono Chuck Blair, credevo fosse qui con te". Lei si mise seduta compostamente sul divano, ancora assonnata ma con un espressione severa e allo stesso tempo preoccupata in volto.
"Dovevamo incontrarci per pranzo qui ma lui non c'era, ho aspettato e credo di essermi addormentata...che ore sono?" si strizzò gli occhi.
"Le sette Blair". La vidi sbarrare gli occhi dalla sorpresa e farsi ancora più preoccupata, si alzò in piedi e compose molto probabilmente il suo numero.
"Non risponde" concluse dopo un minuto buono.
Sentimmo il rumore dell'ascensore aprirsi e corremmo incontro a Serena allarmati.
"Blair, Nate cosa sta succedendo, che avete?!" spiazzata, non la baciai neanche.
"Chuck è scomparso. Doveva incontrarsi a pranzo con Blair ma non si è presentato, non risponde al telefono e neanche gossip girl ha sue notizie" sintetizzai. Serena parve allammarsi molto. "Dobbiamo trovarlo, sono sicura che non è niente". Mentì. Sapevamo tutti che se Chuck Bass spariva, spariva.
Prendemmo la mia limousine e notammo che non c'era quella di Chuck parcheggiata. Blair chiamò Arthur, come mai avesse il numero del suo autista non lo sapevo e non volevo saperlo.
"Arthur, sono Blair Waldorf. Dov'è Chuck?" chiese Blair in tono disperato.
"Mi spiace non poterla aiutare signorina Waldorf, ma il signor Chuck non ha più utilizzato la sua macchina dopo stamattina". Chiuse il telefono e iniziò a preoccuparsi seriamente. Lo cercammo al Victrola, al Soho, al Palace, arrivammo perfino a chiedere a Dan se lo avesse visto. Passata la mezzanotte, non c'era ancora traccia di nessun Bass. Blair piangeva sulla spalla di Serena, e io avevo esaurito le idee. Il suo cellulare continuava a squillare, ma nessuno che rispondesse. Decidemmo di tornare a casa, Serena chiese a Blair se voleva che rimanesse insieme a lei ma Blair le fece no con la testa.
"Ho bisogno di stare da sola, andrò all'Empire sperando che Chuck torni" aveva detto.
Si fermò a un isolato dall'hotel, aveva bisogno d'aria.

Chuck's POV
Sapevo di stare camminando. Sapevo di essere a New York, sulla strada dell'Empire. Sapevo di essere vivo.
I movimenti mi erano difficili a causa del dolore che provavo alle gambe ad ogni passo, gli occhi continuavano a vagare, non riuscivo a mettere a fuoco un obbiettivo definito. Il sangue che usciva dalle ferite ancora fresche sul fianco e dal labbro superiore spaccato mi davano un senso di nausea fortissimo in quel momento. Capii che dovevo chiamare qualcuno se volevo tornare a casa, ma non avevo neanche il cellulare. Non potevo fermare nessuno, in quelle condizioni non mi avrebbero neanche guardato in faccia per capire chi fossi. D'un tratto vidi qualcuno, non capivo chi fosse, cercai di focalizzare bene l'immagine, era una ragazza, l'ultimo sforzo e riconobbi Blair. Non avevo la forza di urlare il suo nome, nè di accellerare il passo per raggiungerla. Sperai che sentisse almeno il tonfo che avveo fatto cadendo stremato sul marciapiede. Le mie speranze furono accolta. Vidi il suo volto, dapprima sconcertato e sdegnoso, poi la paura, infine vidi le sue lacrime. Mi aveva riconosciuto.
"Chuck, Chuck che ti è successo". Mi venne incontro, mi aiutò a sedermi contro il muro di un locale chiuso.
"Blair..." biascicai.
"Ti porto via da qui". Si allontanò un attimo per chiamare un taxi e fortunatamente uno si fermò quasi subito.
"E' ferito, mi aiuti a portarlo in auto". L'autista mi diede uno sguardo dal finestrino e, capito chi fossi, si affrettò ad aiutarla.
"Ora non fare lo schizzinoso, so che saresti capace di esserlo anche in queste condizioni". Mi abbracciò, cercò di essere ironica, ma colsi il tremolio della sua voce. Arrivati in hotel chiamò subito il mio medico personale e mi aiutò a coricarmi sul divano, non aveva le forze di arrivare in camera. Il medico arrivò quasi subito, Blair non si staccò neanche un attimo da me.
"Ci sono gravi contusioni lungo il fianco destro, per il resto sono solo ferite superficiali che guariranno in una settimana, massimo due. Le darò qualche antidolorifico per il dolore, ma devrò venire ogni giorno per medicarla  signor Bass". La vidi calmarsi, almeno un pò, notai il sollievo nei suoi occhi. Il medico andò via quasi subito, non c'era stato bisogno di andare in ospedale, mi medicò le ferite e mi disse che sarebbe tornato l'indomani.
"Che ti è successo Chuck". Blair si sedette sul tappeto di fronte al divano, mi teneva forte la mano e con l'altra accarezzava il mio viso.
"Non lo so...ero nel mio ufficio, stavo finendo le ultime pratiche poi sarei venuto da te...non ricordo più niente". Sfiorò le mie labbra con la punta del dito.
"Oggi è venuto Louis da me". Improvvisamente mi irrigidii, ma cercai di non farglielo notare. "Mi ha chiesto scusa, mi ha detto che il mio posto è con lui, non con te" sospirò. "Mi ha detto che avrei dovuto sposarlo, avredi dovuto dargli un'altr occasione".
"Perchè mi dici questo Blair?"
"Perchè ho paura Chuck." Cercai di sollevarmi un pò, per avvicinarmi più a lei. Cosa voleva dire? Il mio cuore si fermò.
"Oggi, quando non ti sei presentato a pranzo, all'inizio credevo che la riunione si fosse dilungata più del solito. Quando ho capito che non saresti venuto affatto, devo ammettere che ho creduto che ci avessi ripensato". Mi alzai di scatto, ignorai la fita acuta di dolore che provai nel farlo.
"Come puoi solo pensarlo Blair! Io non sono niente senza di te. Io non sono Chuck Bass senza Blair Waldorf". Vidi i suoi occhi gonfi, l'espressione di chi aveva appena visto la morte.
"Ti prego perdonami Chuck. Io ti amo, ma..." le lacrime cominciarono a scendere, la sua voce si fece a spezzoni, a malapena riuscì a parlare. "Devo andare, sarà meglio per te, ti prego, fidati di me per l'ultima volta". Tolsi la mia mano dalla sua, mi ristesi sul divano e guardai il soffitto. Non potevo lottare, stavolta era sua la scelta. Cosa avrei potuto mai dire per farle capire che lei doveva stare con me, che era quello il suo posto, non con lui? Guardai in alto per evitare che le lacrime rigassero il mio volto. Dovetti ricorrere a tutte le mie forze per guardarla un'ultima volta.
"E' ora che tu vada". Deglutii rumorosamente e mi voltai dall'altra parte, la sentii alzarsi, il rumore dei tacchi che copriva il suo pianto sommesso. La porta dell'ascensore che si chiuse dietro le sue spalle. Per l'ultima volta.
Blair's POV
Your heart is the only place that I call home,
I cannot be returned.

Le porte dell'ascensore si chiusero, guardai un ultima volta Chuck, steso sul divano col viso rivolto da tutt'altra parte. Presi il cellulare dalla borsa.
What a thing to do...
What a thing to choose.

"Puoi farla finita. Sarò a casa tra poco, hai vinto".
But know, in some way i am with you.
Up against the wall on a Wednesday afternoon.

"Si dice che il fiume scorra liberamente nell'Upper East Side, e si sà, bisogna affogare prima di riuscire a respirare con facilità. XoXo, Gossip Girl"
  
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