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Autore: MeyPotter    16/12/2011    3 recensioni
Daniel e Ryan. Apparentemente due ragazzi così estremamente diversi,ma allo stesso tempo perfetti l'uno dall'altro. (Raiting rosso per eventuali capitoli futuri)
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PRIMA DI INIZIARE LA LETTURA,VI PREGO DI LEGGERE QUESTO BREVE TRAFILETTO!
Ciao a tutti,prima di iniziare volevo mostrarvi i protagonisti di questa Long Fic,purtroppo sono ancora incapace di postare le immagini sulla pagina,quindi,mi scuso per questo inconveniente ma devo darvi il link diretto alle immagini. Come potete notare,per il più grande (che scoprirete dopo) ovvero Daniel,ho deciso di ‘usare’ George Craig,il cantante degli One Night Only,mentre per Ryan,il più piccolo (che scoprirete sempre dopo) ho ‘usato’ un ragazzo che ho trovato mentre vagavo su We heart it. Spero che la FF sia di vostro gradimento,mi raccomando partecipate con le recensioni,vi chiedo solo questo!   (:
Daniel:  
http://weheartit.com/entry/18475505
Ryan: http://weheartit.com/entry/18662830
 

 
                                                                   Can you see me?
Daniel pv.
 
Odio.
Odio dovermi svegliare presto al mattino per andare a scuola.
Odio trovare il bagno sempre occupato.
Odio dover andare in cucina e prepararmi la colazione.
Odio la puzza nauseabonda dopo che mio padre esce dal bagno.
Odio dover stare in questa casa.
 
Questa  è la mia preghiera mattutina,non me la perdo mai.
Inizio da quando mi sveglio a quando chiudo la porta di casa dietro le mie spalle,e ispiro.
L’aria del mattino mi riempie i polmoni.
Fresca,limpida,quasi come se ti volesse spronare a percorrere quel vialetto che ti conduce a quella dannatissima galera.
Odio la scuola più di me stesso.
Non che io non me la cavi,anzi,in questo campo potrei dirmi anche fortunato,ma non ho voglia.
Sono troppo pigro per aprire i libri dopo il riposino pomeridiano e sono troppo pigro per seguire la spiegazione della prof.
E questa mia pigrizia mi ha portato a perdere un anno,e ora,per mia sfortuna,mi ritrovo nella stessa aula dell’anno scorso,con le stesse professoresse ma con diversi compagni.
Non ho mai stretto amicizia con nessuno,a eccezione di qualche secchione che mi aiutasse a copiare i compiti.
Percorro questa stupida stradina ricoperta da fiori troppo rossi e apro il cancelletto.
Attraverso la strada trafficata a causa degli autobus e delle auto che tentano di trovare un parcheggio vicino la scuola ed arrivo sul marciapiede.
Dopo si e no 5 metri salgo il primo scalino,ed ecco che mi ritrovo gli sguardi delle ragazzine accaldate addosso.
Per  i miei 18 anni sono bello da far paura,si.
Non ho vergogna nel dirlo,di cosa mi dovrei vergognare?
Del fatto che le ragazze mi vengano dietro con la bava alla bocca?
Del fatto che devo scegliere con cura il mio abbigliamento per paura di essere criticato?
Del fatto che io debba essere un esempio da seguire per tutti?
Beh..si,forse.
Cammino con indifferenza verso l’atrio principale,non curandomi di tutti gli sguardi puntati addosso.
Salgo velocemente le scale,la campanella dovrebbe suonare a momenti,saluto i collaboratori che ormai conosco da una vita.
“Driiiiin-Driiiiiin” Peggio di una sveglia,con passo decisamente troppo lento mi dirigo in classe,e mi siedo al primo banco.
Dal primo giorno di scuola ho deciso di sedermi lì,magari avrei seguito con più attenzione le lezioni,cosa che non stava funzionando affatto.
Mi affretto a prendere i libri per la prima ora,matematica,che dio l’abolisca.
Osservo divertito tutti i ragazzini che entrano in aula,sono in soggezione quando mi vedono,magari perché sono quello più grande,mi vedono come una specie di bullo,forse.
Ed eccola,alta,naso a punta,occhi terribilmente piccoli e ridotte a fessure,sguardo da volpe.
“Buongiorno” La sua voce è così acuta da perforare i timpani,per fortuna che mi ci sono abituato.
La salutiamo a sua volta come una specie di soldati addomesticati,aprendo il quaderno.
So che correggerà i compiti e so che dovrò beccarmi l’ennesima ramanzina per non averli svolti.
“Signorino HUTTON” E ci mette tutto l’odio più profondo nel pronunciare il mio cognome che,ascoltando le risate degli altri fa anche ridere.
“Si?” Alzo lo sguardo verso quest’ammasso di peli e brufoli che mi ritrovo davanti,sospiro.
“Quando si deciderà a dare una mossa e a studiare?” sempre la stessa storia.
“Mai.” Dico tranquillamente.
Mi squadra con fare minaccioso,sembra davvero sul punto di esplodere ma.. passa avanti,come ogni mattina.
Abbasso la testa sul banco,che inizio giornata di merda.
 
Per  fortuna il pranzo arriva in fretta e mi dirigo in mensa con i miei compagni.
Una volta arrivati e presi i rispettivi vassoi ci sparpagliamo per i diversi tavoli.
Mi siedo con i miei amici dell’anno precedente,quei pochi con cui avevo stretto.
Una massa di ubriachi e drogati,ma non ci facevo molto caso.
Sono riuscito ad uscire dal cerchio della droga e dell’alcool l’anno prima e facevo di tutto per non rientrarci.
Ascolto le battute idiote di qualche cretino dei miei ‘amici’ mentre mangio,mi astengo da tirarli un bel cazzotto in pieno viso.
Finito il pranzo ci rechiamo ognuno nelle rispettive classi per le ultime due ore,merda.
Solo ora mi torna in mente che dopo ho gli allenamenti di nuoto,che noia.
 
Ryan pv.
 
Sistemo la tracolla con i libri,pronto per uscire dall’aula,dandole un ultima occhiata.
A differenza delle altre questa è molto vecchia,il muro sembra cedere come le tapparelle delle finestre.
La cattedra è vecchia come lo è la lavagna.
Da un ultima occhiata anche ai miei compagni..normali.
Ne osservo uno in particolare,al primo banco,il ripetente.
Non mi è sembrato molto simpatico sin dal primo giorno,non abbiamo mai parlato.
Eppure ci vediamo quasi ogni pomeriggio al corso di nuoto.
Sospiro,non avrò mai modo di parlargli.
Forse è meglio così.
Scaccio via tutti questi pensieri al suono della campanella,infilo l’ultimo libro e mi dirigo verso l’uscita.
Scendo in fretta le scale seguito da.. Daniel? Mi sembra si chiami così. Abbiamo giusto il tempo di andare  a casa per studiare,o almeno io ci vado per studiare,che poi dobbiamo ritornare a scuola.
Osservo Daniel percorrere il vialetto che conduce a casa sua,ormai conosco a memoria la strada nonostante io non ci sia mai realmente passato.
Scrollò le spalle e svolto a sinistra,alla strada opposta della scuola.
Abito in un piccolo vialetto con case all’americana,tutte bianche,tutte uguali.
Ultimamente i problemi che sto avendo in famiglia non fanno altro che aumentare la tensione nella mia vita sociale.
Da quando Emma e Alex litigano a causa mia non me ne va mai una giusta.
Per fortuna che trovo sempre il sorriso rassicurante di Caroline a rassicurarmi.
Caroline è mia sorella,o meglio sorellastra.
Sono stato adottato all’età di 4 anni,a causa della morte dei miei genitori in un incidente d’auto.
Non ci hanno messo troppo a trovarmi una famiglia,d’altronde ero un bel bambino,occhi grigi e guanciotte tonde,come ora più o meno.
Gli occhi grigi sono rimasti gli stessi,per quanto riguarda le guanciotte.. beh,diciamo che ultimamente il mio corpo è molto più esile a differenza di prima.
Ad accogliermi in casa è il profumo di cibo e.. Un urlo che proviene dalla cucina.
 
“BASTA! Non ne posso più! SPARISCI!”  la faccia incazzata di Emma fa veramente terrore.
“SPARISCI TU,LA CASA E’ LA MIA!” Emma non se lo fa ripetere due volte,prende le valigie che sono incastrate nel mobile del corridoio da settimane e viene verso la porta d’ingresso. Quando mi vede per poco non sobbalza per lo spavento.
Mi si avvicina lentamente e mi bacia la fronte.
“Tornerò,lo giuro” Mi regala uno dei suoi sorrisi che ultimamente vedo raramente ed esce.
E così se ne è andata anche Emma,la mia madre adottiva.
Poso la tracolla sul divano e osservo Alex seduto sul sofà,con gli occhi persi sul vuoto.
Non dico una parola,potrebbe scoppiare di nuovo.
Mi dirigo solo verso Caroline,e la abbraccio.
E’ più grande di me di pochi anni,lei ne ha 21 e io 17. 
Più che una sorella per me è come una mamma,le dico tutto.
Le parlo dei miei problemi a fare conoscenza con nuove persone,della scuola,del peso che mi portavo ultimamente a causa dei litigi tra Alex e Emma.
Sapeva tutto,insomma.
Però c’era quel segreto,quel segreto che avevo paura di svelare addirittura  a me stesso.
Durante la mia giovine età non ho mai incontrato l’amore.
Forse è troppo presto,forse sono io che sono sbagliato,ma non mi sono mai innamorato di nessuno.
Forse è meglio così.
Mangio in fretta,corro in camera per svolgere i compiti e mi cambio.
Saluto velocemente Alex assorto ancora nei suoi pensieri e Caroline.
Prendo il borsone vicino all’ingresso con i ricambi ed il costume e mi dirigo verso la palestra della scuola.
Nonostante quest’ultima è molto vecchia e potrebbe cadere a pezzi in un battito di ciglia,la palestra è l’unica cosa ancora intatta,tra l’altro ha anche una piscina molto grande.
Mi dirigo verso l’atrio e svolto a sinistra,i miei compagni di corso con cui,ovviamente,non ho stretto amicizia sono già lì. Incluso Daniel.
E’ strano il modo in cui mi guarda senza un accenno di sorriso,o un segnale,non so,per stringere amicizia.
E’ sempre stato così. Nonostante lo vedo molto spesso non mi ha mai parlato.
Forse ha ragione,chi parlerebbe mai con un secchioncello da quattro soldi che se ne sta sempre in disparte e non si fa notare?
Daniel è il ragazzo più popolare della scuola,porca miseria.
Ha sempre gli sguardi puntati addosso,e non capisco come faccia.
Sarà il suo fascino misterioso,sarà la sua aria sempre stanca,sarà il suo menefreghismo,sarà che.. Beh,diciamocelo,è bello da far invidia.
Ma aspetta.. Veramente sto pensando questo?!
Scuoto la testa,ricevendo occhiatacce da quasi tutti i ragazzi presenti.
Mi avranno preso per matto,perfetto.
 
Daniel pv.
 
Quel tizio è strano.
Oltre al fatto che se ne sta sempre in disparte si comporta anche in modo alquanto singolare,mah.
I miei pensieri vengono interrotti dallo spalancare della porta che conduce alla palestra.
Il nostro allenatore,Mark,è un uomo sotto i 40.
Alto,forse troppo,con una corporatura muscolosa.
Ci sorride,mostrano quella dentatura tanto perfetta tanto finta.
Mi limito ad accennare un sorriso.
Entriamo nella palestra,forse l’unico stanzone ancora intatto della nostra scuola.
Brividi.
Dio che freddo.
Ci dirigiamo verso gli spogliatoi,sporchi e puzzolenti.
Sospiro,sempre la stessa storia ormai.
Mi avvicino al mio armadietto ed inizio a spogliarmi.
Ormai siamo abituati a vederci anche nudi.
Sfilo i boxer  e indosso il costume.
Poso i ricambi nell’armadietto e mi avvio verso l’uscita.
..Quel ragazzino mi sorprende ancora di più.
Che motivo ha di spogliarsi nascosto da tutti,dietro il suo armadietto?
Dio,cos’hai da nascondere? Ti mangerei.
Sorrido divertito a questo mio ultimo pensiero,continuando a guardarlo.
Quando si accorge del mio sguardo sul suo corpo diventa paonazzo in viso.
Sposto lo sguardo verso l’alto e me ne esco da quello spogliatoio.
Dio.
 
L’acqua è gelida,peggio della palestra.
Ci beccheremo tutti un influenza,sicuro.
Iniziamo con qualche esercizio di riscaldamento procurandomi occhiatacce da parte di..
“Ryan!” sposto lo sguardo verso l’allenatore che sembra abbastanza incazzato oggi.
“Muovi quelle braccine da femminello!”  Mi volto divertito verso Ryan,così si chiama allora?
E’ tutto rosso in viso,di nuovo,ma peggio di prima.
Ha un corpo esile e magrolino,non credo che riuscirebbe mai a sforzarsi più di tanto.
Trattengo le risate,potrei veramente morire soffocato.
Riprendo il mio esercizio con più precisione.
“Thompson,non ci siamo!” Ancora,lo sguardo omicida rivolto verso il ragazzo.
Dalla sua espressione deduco che stia morendo di vergogna,e ci credo.
Dopotutto è il più ‘piccolo’ del corso,abbiamo tutti un anno in più a lui.
Faccio spallucce e ritorno ai miei esercizi,nuotando a stile libero per tutto la piscina.
“Hutton,dove crede di andare?” Merda.
Mi volto lentamente verso il ragazzo,incurvando l’angolo delle labbra.
“Mi sto riscaldando.” Dico con tutta la calma e indifferenza possibile.
“Vedo,venga qui” Mi avvicino all’insegnante,poggiando i gomiti sul bordo della piscina.
“Oggi farà gli straordinari,deve rimanere un'altra ora” Vedo accendersi una scintilla nei suoi occhi.
“E perché mai?” Sbotto all’improvviso,senza una particolare ragione,solo non mi va di rimanere ancora in questa cella frigorifera.
L’allenatore sposta lo sguardo verso Ryan,merda,ho già capito le sue intenzioni.
“Credo che al signorino Thompson faccia piacere restare qui ad allenarsi ancora un po,vero?”
Mi giro lentamente verso Ryan,giusto per pregustarmi la sua espressione.
Ha gli occhi sgranati,il viso rosso e boccheggia.
Mi scappa una risata,ops.
“V-veramente io..”
“Niente scuse,signorino. Oggi rimani qui,con Hutton che si divertirà un mondo a correggere i tuoi esercizi,vero?”
Mi mordo il labbro inferiore alla sola idea di vederlo sguazzare in piscina sotto il mio comando.
Annuisco compiaciuto,continuando ad osservare l’espressione del ragazzo.
Ryan pv.
 
Ora sono nella merda.
Un ora intera,da solo,con Daniel?
Ma nemmeno per sogno.
E’ un maniaco sadico,glielo si legge dagli occhi,ma non ho altra scelta.
“Perfetto allora,divertitevi” Carca l’ultima parola,sogghignando.
 
Le 2 ore di nuoto passano in fretta,ormai,mi ci sono abituato.
Eppure ho la vaga impressione che l’allenatore ce l’abbia proprio con me.
In più,caso strano,mi sono dovuto subire i sguardi tutt’altro che benevoli da Daniel.
Deglutisco rumorosamente al fischio dell’allenatore,questo vuol dire che per oggi è finita.. Ma non per me.
Mi dirigo in fretta e furia verso lo spogliatoio,cercando di regolare i battiti cardiaci.
Sono una spugna ormai,prima di rientrare in piscina ho bisogno di qualche minuto.
Mi raggiungono anche i miei compagni,ma ovviamente non mi rivolgono la parola.
Mi sento tutti gli sguardi addosso,e anche qualche risata. Dio,che situazione odiosa.
Mi asciugo alla bene e meglio i capelli e un po il corpo,per poi uscire,ma qualcuno mi blocca.
Ormai gli altri se ne sono andati tutti,eccetto..
“Che vuoi?” Dico,alzando lo sguardo,incontrando quegli occhi fin troppo blu.
Cerco di mantenere un tono duro,ma il tremolio nella mia voce mi inganna.
“Fare due chiacchere..” Usa un tono così persuasivo che quasi rimango incantato dal suo modo di fare.
Merda.
Mi spinge piano all’indietro,facendomi sedere su una panchina.
“Mettiamo subito in chiaro una cosa. Io sono il capo,io do gli ordini. Tu devi solo eseguirli. Niente scuse e niente pretese,ok?”  Ho le guance infuocate,e non so nemmeno il perché. E’ solo un ragazzo mi ripeto,ma niente.
Dalla sua espressione sembra anche accorgersene del diverso colorito delle mie guance.
Annuisco debolmente,chissà cosa mi aspetta.
Mi lascia il polso che fin da prima ha tenuto stretto ed esce. 
Quello che succederà proprio non lo so.
 
Se ne sono andati tutti,Daniel ha le chiavi della palestra,e io sono seduto sul bordo della piscina,aspettando un suo.. comando?
Diciamo che ora mi trovo in questa situazione: io sono il cane e lui il padrone,d’altronde,cosa mi aspettavo da uno come lui?
Mi si avvicina fin troppo lentamente,squadrandomi da capo a piedi.
“Entra” mi intima,indicando la piscina.
Sbuffo rumorosamente ed entro,tuffandomi. 
“Cosa devo fare?” gli dico,voglio passare in fretta quest’ora,senza troppi giri di parole.
Voglio andarmene.
Sembra assai divertito,tanto da entrare in acqua e raggiungermi.
Sono sicuro che sono diventato un tutt’uno con il costume rosso.
Mi sento..bollente.
“Stai a vedere.”
Osservo i suoi movimenti fluidi,scivolare sull’acqua. 
Nuota da un vertice all’altro della piscina,in stile libero.
Faccio di tutto per nascondere la mia erezione,troppo evidente per i miei gusti.
Non oso nemmeno immaginare cosa succederebbe se lui lo venisse a sapere.
Dopo un po’ lo imito,facendo esattamente i stessi movimenti,anche se non con la sua stessa bravura.
Sorride beffardo,sembra quasi soddisfatto.
“Dovremmo lavorare,ma alla fine non sei così male,dai..”
Gli lancio un occhiataccia,anche se il mio tentativo non è andato a buon fine poiché lui ha capito tutt’altra cosa.
 
 
Deglutisco a vuoto,sono..  58 secondi che è sott’acqua?  
La piscina è troppo profonda,e ho troppa paura di fare un passo falso.
Mi sento afferrare una gamba,mi dimeno.
E’ sicuramente quell’idiota di Daniel,prevedibile.
“Lasciami!” Urlo,anche se molto probabilmente non mi sente,ma lui è ostinato,potrei quasi affogare.
La paura soccombe,tra l’altro non si può mai sapere come andrà a finire con tipi come lui.
Sudo freddo,intanto sferro un calcio in pieno petto di Daniel.
Aspetta..cosa?
Mi vogliono un paio di secondi per riflettere sul gesto che ho appena fatto,e sento la sua stretta sulla mia gamba farsi sempre più lenta.
Sgrano gli occhi e mi immergo.
‘Non pensare al peggio,non pensare al peggio..’ mi ripeto nella mente.
Nuoto a vuoto,purtroppo non ho ancora sviluppato l’abilità di vedere sott’acqua.
Sto toccando qualcosa di morbido forse.. pelle?
Tiro un sospiro di sollievo,ormai sono a corto di ossigeno e mi tocca salire a galla.
Appena fuori sospiro rumorosamente,inondando di ossigeno i miei polmoni.
Con tutta la poca forza che ho trascino Daniel dall’altro lato della piscina,appoggiandolo alla scaletta.
“D-Daniel..” Gli dico,immobile. Se solo gli fosse successo qualcosa io.. io l’avrei tenuto sulla coscienza per tutta la vita.
“Daniel..” Ripeto. Ora la mia  voce è un misto tra pura paura e freddezza di chi sa che a poco verrà condannato.
Avvicino la mano tremante alla sua guancia,sferrandogli uno di quei schiaffi degni da oscar.
 
Daniel pv.
 
Dio,pivello
Non pensavo che in un corpo così piccolo potesse esserci così tanta forza.
La guancia mi brucia,ma non è questo l’importante.
Socchiudo lievemente un occhio,giusto per godermi l’espressione terrorizzata del ragazzo qui affianco.
E’ talmente accaldato e tremante che sembra essere il protagonista di uno di quei Horror ambientati in un bosco.
Mentre io mi sto divertendo come un pazzo.  
E’ così difficile arrivarci,Ryan? Non hai mai visto una puntata di Baywatch? 
A quest’ora sarei già potuto morire,ma per fortuna il corso di recitazione il secondo e il terzo anno sono serviti a qualcosa.
Sento il suo petto bagnato contro il mio,si è dato una mossa finalmente. 
Ah.. no.
Mi sento afferrare gli avambracci e trascinare su per la scaletta.
Dio che cazzo di male.
Maledico la mia mente contorta per avermi spinto a fare questo scherzo.
Non posso crederci.
Forse è solo la mia immaginazione,forse sono soltanto le goccioline d’acqua che scendono dai capelli di Ryan,oppure sono.. lacrime?
Forse questo scherzo è durato anche troppo.
Sospiro,facendo finta di sputare acqua. 
Apro entrambi gli occhi e quello che mi sarei aspettato di vedere in realtà è tutt’altro.
I suoi occhi in meno di dieci secondi sono diventati rossi e gonfi.
Le lacrime quasi si mimetizzano con il suo corpo bagnato.
Vorrei davvero chiedergli scusa,ma il mio orgoglio non me lo permette.
E’ ancora sotto shock per rendersi conto che io effettivamente sono ancora vivo.
“M’beh? Sono ancora vivo,no?” Dico.
Sgrana gli occhi,e boccheggia.
E’ un misto tra felicità e paura,ancora.
Fa per abbracciarmi ma poi si blocca.
Non so nemmeno io cosa gli passa per la testa a quel pivello.
I suoi occhi sono puntati nei miei,sembra uno sguardo pieno di.. odio.
Scuote la testa,passandosi una mano tra i capelli.
“Sono stato così stupido.”  Dice alzandosi.
Cosa voleva dire con questo?
Un attimo..
Non faccio in tempo ad alzarmi anche io che lui è già entrato nello spogliatoio.
Faccio una corsa verso quest’ultimo sul punto di scivolare più di una volta.
Lo trovo lì,che riempie il suo borsone con tutto il contenuto del suo “armadietto”.
“Potevo morire..” Fingo.
“M-Ma statti zitto.” Vuole fare il serio,ma la sua voce tremante gli gioca una brutta carta.
E’ rosso in viso,ma questa volta per la rabbia.
Chiude l’armadietto e si dirige in fretta e furia verso la porta dello spogliatoio.
Non posso permetterglielo,non posso farlo.
Lo afferro per il braccio e lo stringo a me in un.. abbraccio.
Esatto,Daniel Hutton che abbraccia un ragazzo.
Dove si è mai sentita questa? 
Lo sento dimenarsi e riempirmi di innocui pugni nello stomaco.
Ma non funziona,anzi,lo stringo ancora di più a me,come farebbe un padre col proprio figlio.
Poso la fronte sulla sua capigliatura completamente bagnata,sospiro.
E’ di qualche centimetro più basso di me,è naturale alla sua età.
Parlò di età come se la differenza fosse chissà quanta.
Ma a me cosa importa?
Lo sento sospirare rumorosamente,è ormai rassegnato,ma comunque impassibile.  
“Scusa..” Sento il suo battito cardiaco da qui,e improvvisamente diventa una palla di fuoco.
Il viso perfettamente appoggiato sul mio petto,come le sua mani,ancora strette in due pugni.
Piano piano e molto timidamente le sento distendersi,fino ad arrivare ai fianchi,fin dietro la schiena.
 
Maledetto cuore che sembra uscirmi dal petto.

 
 
   
 
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