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Autore: Estiefone    17/12/2011    1 recensioni
Un Thriller/Horror. Ci sono alcuni contenuti violenti. Niente è come sembra, il prologo non dimostra nulla.
Si inseriranno scene terrificanti e le scene violente non mancheranno.
Non ci saranno scene erotiche o scene di sesso violento, e se anche fosse, non saranno descritte nei minimi particolari.
Mi scuso anticipamente per eventuali errori grammaticali.
Accetto di buon grado critiche e complimenti, Ho intenzione di migliorare, quindi potete andarci pesate (ma non troppo, ho un cuore io!! ç.ç Bene... Buona lettura allora!
La storia ha inizio!
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.
 
-E’ pericoloso.-
-Non mi importa.-
-Signora Ray, lei si ostina a non capire che quel ragazzo è estremamente pericoloso.-
-E lei non si ostina a capire che io sono una psicologa, e se non riesco a vedere, almeno per una volta quel ragazzo, non mi sentirò mai realizzata. Comprende Mea Lingua?-
-Non posso permetterglielo. Mi licenzierebbero.-
Odio quando mi propibiscono di fare qualcosa. Non mi resta altro da fare che...
-La prego! Ne vale della mia vita!-
-Se lei morisse, di certo non sarebbe bello, ma di fatto, non sarebbe un dispiacere.-
-Ma lo sà che lei ha un senso dell’umorismo pazzesco?-
-Me lo dicono spesso.- Ribattè Il Sergente Greg O’Malley.
Sbuffai e guardai verso la piccola finestrella della stanza dove un ragazzo  di venti anni, pluriomicida, stava rinchiuso, ammanettato alla sedia, e guardava il muro.
-Le chiedo solo dice minuti. Niente di più.-
-Non credo ne uscirebbe viva.-
-O Santo Dio ma per favore! E’ solo un ragazzo, per lo più ammanettato ad una scrivania.-
-Un ragazzo che ha ucciso diciassette persone dottoressa Ray.-
-Sono abituata a parlare con gente del genere.-
Gli occhi dell’uomo mi fissavano amaramente, indeciso sul da farsi, mi osservava da capo a piedi.
-Le do dieci minuti dottoressa. Poi verrò a prenderla io personalemente, e se si rifiuta, giuro su mio nonno Ferdinand, che la porto via di peso.-
Feci per saltargli addosso e schioccarli un grosso bacio in quelle sue labbra carnose, ma il mio istinto mi trattenne.
-Grazie Sergente.- Mi diressi da sola verso la porta, poggiai la mano sul pomello. Esitai, poi girai ed entrai. Mi sedetti senza degnarlo di uno sguardo. Sapevo che, se anche avesso avuto un contatto visivo con lui, non avrei potuto far altro che rimanerne affascinata. Osservai la certella che mi aveva consegnato il Sergente.
-Qui leggo che ti chiami James. Vent’ anni. Diciasette omicidi. La tua famiglia. Nel giorno del tuo compleanno.- Non pòotei farne a meno, lo guardai. E rimasi di sasso, due occhi celesti mi paralizzarono, mi fecero sentire leggera come una farfalla che esce dal suo bozzolo, per vivere una nuova vita.
-Lei sarebbe?- Una voce suadente. Lo vidi spostarsi con una mano una ciocca di capelli biondi. Li aveva lunghi, molto lunghi, come i vecchi cantanti e chitarristi anni 70. Mi scossi, come per darmi una svegliata.
-Dottoressa Sandra Ray. Molto lieta di conoscerti James.-
-Non mi serve un dottore.- Ribatte freddamente.
-Non sono proprio un dottore. Diciamo che sono qui per capire il motivo del tuo...disagio.-
Mi guardò. Sebrava incapace di provare qualsiasi emozione, come se avesse un cuore di ghiaccio. No, forse il ghiaccio era più caldo.
-Disagio?- Alzò un sopraciglio. Cavolo. Era seducente, sapeva di esserlo e ne approfittava.
-Vorrei capire perchè hai ucciso quelle persone.-
Rise.
-Non ho bisogno di un dottore.- Ripete. Lo guardai, inclinai la testa di lato, e lo guardai per qualche secondo.
-Ti ho già detto che non sono un dottore.-
-Perchè è venuta qui Sandra?- Il fatto che mi avesse chiamato per nome mi colpì, di solito i miei pazienti usavano il mio cognome, o semplicemente mi chiamavano dottoressa. Mi diedi della stupida. Lui non era un mio paziente.
-Per capire perchè hai ucciso quelle persone.-
-No.- Mi sorrise. Si alzò leggermente, e il suo viso si avvicinò improvvisamente al mio. I suoi occhi, così celesti, così belli, così seducenti... Mi allontanai, non lo feci apposta, ma lo fece, e lui sorrise. Era quello che si aspettava. Voleva che lo facessi. Si sedette di nuovo, e si mise comodo. Era più intelligente di quanto dava a vedere, i suoi occhi ne erano la dimostrazione.
-Perchè è qui Sandra. Perchè è davvero qui?-
Perchè volevo vederti. Pensai amaramente. Ed era la verità, fin da quando mi era arrivata voce di quel fatto, ne ero attratta, sentivo il bisogno, sia fisico che mentale, di andare a vedere quel ragazzo. Continuò.-Lo ammetta, lei voleva vedermi. La mia storia la Attrae, non è consapevole del perchè, ma la attrae, fisicamente e mentalmente.-
-Leggi nel pensiero?- Merda! Mi facevo sfuggire sempre troppe cose. Mi capitava spesso.
-No Sandra, ma riesco a capire che cosa provano le persone.-
-Da che cosa?- Si, ne ero attratta, profondamente, sentii il mio stomaco rivoltarsi.
-Dagli occhi.-  Ci guardammo. E sì, può sembrar strano, ma mi sembrò di essere in contatto con quel ragazzo. La porta della stanza si aprì di scatto. Sobbalzai e quel contatto visivo si interruppe. James abbassò lo aguardo e tornò allo stato quasi catatonico di dieci minuti prima.
-I dieci minuti sono conclusi dottoressa Ray.- Il Sergente, mi chiesi se aveva sempre quel tempismo perfetto. Mi alzai, delusa e scoraggiata.
Raggiunsi la porta, mi affiancai al Sergente e guardai per un ultima volta quel ragazzo così bello.
-Addio James.- Lui alzò lo sguardo. Mi sorrise compiaciuto.
-Arrivederci Sandra.-

Nota: Dovete perdonare gli errori di battitura, ma ormai ho davvero pochissimo tempo, mi ritrovo a dover recuperare delle materie e con lo studio sono molto occupata, quindi la scrittura sfortunatamente deve andare al secondo post ç.ç Spero vi sia piaciuto, e appena posso, posto il prossimo capitolo.
  
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