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Autore: VeronicaL    18/12/2011    2 recensioni
"Ormai era quasi arrivato, l’ansia cominciò a crescere con estrema velocità e l’agitazione era così forte che a stento riusciva a trattenersi, erano i primi sintomi dell’astinenza, ma ormai mancava poco e avrebbe finalmente placato corpo e mente".
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno





Axel scese velocemente le scale marmoree, piene di screziature e profondi solchi, dell’annoso appartamento, le cui pareti presentavano – da ormai parecchio tempo – delle chiazze giallastre e, in alcuni punti delle mura, persino delle macchie nerognole, segno visibile della presenza di muffa, la quale si stava lentamente espandendo ovunque.
Erano ormai quattro anni che Axel alloggiava in questa abitazione, regalo ricevuto da suo padre, James Carson, un ricco avvocato molto conosciuto nella zona, il quale divorziò dalla moglie perché colto in flagrante tradimento con la donna di servizio; certo, suo padre avrebbe potuto fargli un dono di gran lunga più comodo, poiché poteva permettersi di molto meglio, ma non aveva di certo intenzione di spendere più di quel che aveva già speso per un figlio che, tra le mani, non stringeva nemmeno uno straccio laurea, possedeva solo un’inutile diploma da ragioniere ed un mediocre lavoro da cassiere nel negozio d’abbigliamento a circa cinque chilometri dalla fermata dell’autobus poco lontana da casa sua.
Axel afferrò con forza la maniglia della porta d’entrata ed uscì bruscamente, lasciandola sbattere alle sue spalle.
Si avviò con passo lesto lungo il marciapiede, i jeans azzurri e sbiaditi, che indossava da ormai due giorni di seguito, strusciavano abbondantemente per terra, consumandone il bordo; era una giornata soleggiata ma, ciononostante, indossava una felpa, di un colore verde acceso, comprata un anno prima durante il periodo di saldi, che creava uno spiacevole contrasto con gli stinti jeans, i capelli ribelli, che non tagliava da parecchi mesi, erano nascosti sotto un berretto nero che, lasciava fuoriuscire parecchie ciocche brune, che gli coprivano noiosamente gli occhi cangianti, incorniciati da due pesanti occhiaie a causa delle notti insonnie.
Stringeva tra le mani, leggermente sudate, quasi un terzo dello stipendio guadagnato quello stesso mese.
Durante il tragitto osservava furtivamente i passanti. Aveva quasi paura che qualcuno di loro potesse aggredirlo all’improvviso, una paura del tutto inutile; passò davanti ad un bar, la cui insegna era leggermente inclinata verso il lato destro, e si ricordò che quella mattina non aveva ancora fatto colazione, ma in quel momento c’era qualcosa che necessitava maggiore urgenza e non poteva di certo perdere tempo con una sciocchezza del genere; la colazione poteva aspettare, smise di indugiare e proseguì.
Fece un centinaio di metri e si ritrovò davanti ad un semaforo, il quale emanava una luce rossa, il che significava che si sarebbe dovuto fermare.
«Ah! Ci mancava solo questo» disse con un tono di voce quasi impercettibile e, dentro di sé, si stava rimproverando per essersi fermato l’attimo precedente, forse, se non l’avesse fatto, sarebbe riuscito ad evitare il semaforo.
Attese nervosamente, continuando a stringere esageratamente il denaro all’interno della tasca, che la luce diventasse verde e, finalmente, ripartì.
Ormai era quasi arrivato, l’ansia cominciò a crescere con estrema velocità e l’agitazione era così forte che a stento riusciva a trattenersi, erano i primi sintomi dell’astinenza, ma ormai mancava poco e avrebbe finalmente placato corpo e mente.
Giunse infine al luogo d’incontro, dietro il bidone della spazzatura in uno stretto vicolo che separava una vecchia bottega artigianale da una panetteria, dalla quale si percepiva l’odore del pane freso.
«Sss!» sibilò debolmente Axel… nessuna risposta.
Ripeté per due o tre volte lo stesso sibilo, alzando leggermente il tono, era chiaro che stava cominciando ad innervosirsi.
Stette per qualche secondo in silenzio, finché, non sentì un movimento proveniente dal retro del bidone, attese immobile dinnanzi a questo, a quel punto apparve un uomo.
«Axel Carson?» chiese costui con fare sospettoso, Axel annuì.
Non ci fu più alcuno scambio di battute tra i due, ma solo di denaro e “merce”.
L’uomo, il quale non si era nemmeno presentato, diede una leggera spallata al ragazzo e scomparve dietro l’angolo senza lasciare alcuna traccia della sua presenza.
Axel rimase per ancora pochi attimi in quel luogo sudicio, si guardò intorno clandestinamente e si riavviò, con la stessa velocità con cui era giunto, verso casa.
Salì due scalini alla volta, così facendo sarebbe arrivato più in fretta; una volta all’interno dell’appartamento, estrasse gli acquisti dalla felpa, ne nascose una gran parte all’interno di un antico vaso, a fantasia gotica, riposto nello scaffale più alto della libreria in sala, che gli regalò sua madre due anni e mezzo prima per il suo ventiduesimo compleanno, mentre l’altra porzione era pronta per l’uso.
Axel desiderava godersi quel momento al meglio, si ritirò dunque nella camera da letto e chiuse a chiave, anche se non conviveva con coinquilini che avrebbero potuto incomodarlo, preferiva comunque recludersi, si sentiva più sicuro.
Accese lo stereo e, in quell’istante, venne liberata violentemente una canzone rock, una delle preferite di Axel; a quel punto si diresse verso il comodino, del quale non si riesce a definire di quale legno sia composto, trascinò verso di sé la maniglia in ottone, per dischiudere il primo dei due cassetti e prese da questo una sottile cannuccia monocolore, estrasse la polvere nivea dal contenitore in plastica e la posò ordinatamente sulla superfice liscia del comodino, osservò per qualche istante la consistenza della polvere e, senza troppe esitazione, inalò il tutto con il tubicino; compiuto il gesto, si stese rilassato sul letto, la cui coperta presentava qualche foro e qua e là qualche macchia, aspettando l’effetto tanto desiderato.
Passarono una decina di minuti ed Axel precipitò in un mondo di acuto piacere ed estrema eccitazione, solo così si sentiva bene.
Erano quasi tre anni che andava avanti a questo modo, era cominciato tutto per gioco ad una festa insieme ad alcuni amici poi, sempre per scherzo, aveva riazzardato un’altra volta e successivamente, ancora una volta, finché la dipendenza non lo aveva incatenato, trascinandolo lentamente nel baratro; Axel era disposto persino a perdere la sua dignità, per una piccola dose. 

  
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