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Autore: Levineisabitch_    18/12/2011    3 recensioni
Bienvienue (?)
Questa storia è ispirata all'album American Idiot dei Green Day.
Quindi DECLAMO CHE I PERSONAGGI NON SONO DI MIA PROPRIETA'.
Yo.
Dopo di questo, spero vi piaccia, anche se scrivo peggio di quanto scriverebbe un cane (?)
THERE'S NOTHING WRONG WITH ME, THIS IS HOW I'M SUPPOSED TO BE.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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DESCLAIMER: I personaggi della storia non mi appartengono. Sono di proprietà di Billie Joe Armstrong, Mike Dirnt e Trè Cool.

NOTE AUTRICE: Spero vi piaccia, diciamo che me la cavo, ma nulla di più.
Questa storia è basata sull'album American Idiot dei Green Day ergo non ne sono l'autrice culturale.
Io l'ho solo messa per esteso.
Buona lettura.

CAPITOLO UNO: JESUS OF SUBURBIA
Le feste, le sere passate a sbattersi ogni giorno una diversa.
Il giorno dopo non ti ricordavi nemmeno chi era quella tipa della notte prima.
Forse perché era tinta di blu, forse perché era buio, forse perché per te erano solo un paio di tette.
Organizzavi feste a casa tua, tua mamma si ubricava e tu o te ne fregavi o la trascinavi via.
Tutti si affidavano a te. Non perché ti volessero bene, che ti salta in mente?
Perché tu avevi le canne, il fumo, perché tu eri quello dalle mille ragazze.
Eri il Gesù della Periferia.
La vita faceva schifo, vero? Nulla andava bene.
Ti riempivi di tatuaggi per far vedere che eri tu quello forte in città.
Chiamala città, quello sputo in cui vivevi.
L’unico tuo rifugio era un posto sotto un ponte, o magari davanti al 7-11 dove tutti erano come te: gente senza un futuro né una speranza.
Ma che ci potevi fare? Nulla andava come volevi.
Ti truccavi, peggio di un panda, ti acconciavi, peggio di un porcospino.
Ti facevi schifo da solo, ma quella era la tua fottuta vita e nulla poteva andare come volevi, nulla.
Ti ricordi di quando avevi scritto su tutte le pareti di quel bagno? E camera tua?
Disperazione dilagante.
E la prima volta che ti eri tagliato? Avevi lasciato l’impronta del tuo palmo dipinta su un muro.
Eri un cattivo ragazzo, le persone quando ti vedevano per strada si allontanavano.
Eri povero. Tua madre lavorava tutto il santo giorno ma tu eri povero.
Sempre gli stessi vestiti, cibi scarso, rubare nei negozi.
Cosa potevi farci se la tua vita era così? Nulla.
Ricordi ancora quando tua madre ti aveva chiesto cosa non andava in te. E tu, così bastardamente, avevi risposto con un ‘la tua faccia’.
Ah, sì. Non scordiamoci di quando tua madre ti aveva detto ‘Sarò una perdente, ma questo fa di te il figlio di una perdente’. Come scordare, eh?
Nemmeno una bottiglia di vodka sarebbe bastata.
Eri un perdente.
Non ci potevi fare nulla, assolutamente nulla.
I pomeriggi a farti di canne, sigarette, quello che trovavi, anche quelli sono dei ricordi vividi.
Il tuo visino da angelo, che però ti metteva inquietudine. Quegli occhioni verdi che scomparivano sotto il trucco nero.
Camminavi a mento alto per non sembrare quello che eri: un rifiuto umano.
Ammettilo, però. Non sei mai valso nulla, mai.
Pensavi ‘sono ritardato o sono solo felice?’ mentre scopavi allegramente.
Per poi svegliarti il giorno dopo, mezzo nudo nel tuo letto, e pensare di essere solo il figlio della collera e dell’amore tra i tuoi genitori.
Non c’era niente di sbagliato in te, alla fine, quello era quello che avevi supposto di essere.
Altrimenti non poteva andare d’altronde.
Non ti preoccupavi di niente e invitavi gli altri a fare lo stesso.
Siamo fatti di merda, dicevi.
Nati e allevati da ipocriti, proprio come te.
Come riciclare un cuore senza salvarlo? Lo avevi imparato a tue spese.
Nessuno ti ascoltava e nemmeno tu riuscivi a ricordare le parole che avevi pronunciato.
Vuoto totale, la tua stupida giustificazione.
E poi, fu un attimo. Quell’attimo in cui tua madre spense la sigaretta nel tuo piatto e tu glielo tirasti addosso, ghignando come solo il Diavolo sa fare.
Ma tu non sei un Diavolo, tu sei l’antipodo, tu sei Gesù, Gesù di periferia.
Ed ecco che decidesti di scappare per trovare ciò in cui credi.
Ti sei lasciato dietro un uragano di fottute bugie, dette da chiunque ti dicesse che contavi qualcosa.
Ma non contavi nulla. E lo sapevi, vero?
Avevi perso la tua fede, che forse alla fine non era neanche esistita mai.
Corresti veloce verso la luce del masochismo, pensando a tutto quello che ti lasciavi dietro.
Era importante? No.
Non puoi provare vergogna per quello che sei e non puoi accettare le loro banali scuse perché questo è quello che hai supposto di essere.
Non sapevi da che parte andare, considerandoti vittima del dolore, figlio dell’amore.
Racconti di un’altra vita spezzata e di una casa in fiamme, quella che avevi lasciato d'impeto.
Tornerai? Giurasti di no.


NOTE DI FINE CAPITOLO.
Non volevo essere blasfema, se lo sono stata mi scuso.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, per migliorarmi.
Eventuali inesattezze riguardanti trama o fatti di American Idiot possono essermi riferiti anche tramite messaggio personale.
Grazie di essere arrivati fin qui :D
   
 
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