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Autore: Aranel_    19/12/2011    1 recensioni
I brutti mali colpiscono tutti indistintamente, anche chi meno li meriterebbe.
Genere: Generale, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kazunari Ninomiya , Satoshi Ohno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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._.Happy Ending._.
 

Cosa ci faceva lui in un ospedale? Dio! Odiava quegli edifici severi e l'odore pungente del disinfettante che vi aleggia all'interno.
Una leggera nausea lo colpì quando si accorse di essere collegato ad una flebo, seguì con lo sguardo il percorso che andava dalla sacca contenente un liquido trasparente al lungo tubicino che terminava nel suo braccio.
Non ricordava molto del perché si trovasse effettivamente li, l'unica cosa che gli tornava alla mente era l'essere svenuto durante gli allenamenti di calcio, nient'altro.
Si tirò lentamente su fino a sedersi sul lettino bianco, la testa girava debolmente mentre la veloce analisi della stanza non ebbe il minimo risultato: vi era un altro letto con ai lati il rispettivo comodino, un armadio e un televisore.
In quella stanza non c'era nessun altro oltre a lui, non aveva idea di cosa dovesse fare ma era anche vero che non avrebbe avuto la forza per fare nulla.

 

Si buttò pesantemente all'indietro ricevendo una nota di disappunto dalla sua testa, in quel momento realizzò che anche il soffitto era bianco. Tutto in quella stanza poteva ricordare un paesaggio innevato, ma non c'era nulla di tanto poetico, anzi era dannatamente triste e desolante.
Delle lamentele risvegliarono Satoshi dal sonno in cui era scivolato, poco dopo dalla porta entrò un'infermiera che spingeva una sedia a rotelle, sulla quale vi era un ragazzo che non dimostrava più di 25 anni. Il giovane agitava le braccia in modo teatrale mentre protestava contro un qualche dottore che non era stato tanto gentile con lui, l'infermiera intanto ascoltava pazientemente finché non si accorse che Ohno si era svegliato e che li stava guardando con aria decisamente stranita

 

- Buon giorno Ohno san, finalmente si è svegliato! Come si sente?
Il tono della donna era così gioviale da stonare con l'ambiente in cui si trovavano
- Bene grazie
- Mi fa piacere! Ah, non si deve preoccupare, ha avuto solo un calo di zuccheri ma per sicurezza la terremo in osservazione fino a domani
l'infermiera spostò lo sguardo sull'altro ragazzo che nel frattempo si era ammutolito
- Kazunari kun sei contento? Per qualche giorno avrai la compagnia di questo bel giovanotto!
Ohno non potè fare a meno di pensare che i due sembravano piuttosto amici dati i toni in cui si era espressa la donna e quindi chissà da quanto quel Kazunari fosse rinchiuso li dentro.
Ci fu un momento di silenzio in cui il ragazzo si spinse vicino al letto dove Satoshi era sdraiato e gli porse la mano

 

- Piacere di conoscerti, io sono Ninomiya Kazunari e sarò felice di stare con te in questi due giorni al grand hotel "vacanza indesiderata"
L'infermiera rise per la battuta che Ohno a malapena sentì, era intento a guardare la mano dell'altro che aspettava la sua, lui aveva sempre preferito il classico e distaccato inchino ad un'occidentale stretta di mano ma da dietro vide la donna invitarlo a stringergliela. Quando la prese poté sentire il calore che emetteva ma la cosa durò poco perché quelle mani presero a toccargli il viso, i capelli e ogni cosa che riuscissero a raggiungere, Satoshi però si accorse che gli occhi di Ninomiya erano immobili, fissi in un punto indefinito della stanza
- Sei ceco?
A quella domanda poté nuovamente sentire l'infermiera ridacchiare come se avesse appena detto qualcosa di buffo, ma forse era solo stata la sua tranquillità nel porre una domanda solitamente difficile a causare l'ilarità della donna.
- Eh già! Ma riesco a vederti lo stesso anche se i colori sono un vago ricordo, però è divertente sai?

 

- Divertente?
- Certo, io non so veramente di che colore sono i tuoi capelli o i tuoi occhi, ma pensandoci essendo tu giapponese al massimo o sono neri o marroni, per cui è più divertente lasciare spazio all'immaginazione, soprattutto se alla fine non si può fare altro, non credi?
-Kazunari kun è davvero un ragazzo d'oro non crede anche lei Ohno san?
L'infermiera sorrideva ancora ma era un sorriso velato, non più come prima.
- Si, immagino abbiate ragione entrambi
Veramente Satoshi stava perdendo il filo del discorso: come poteva un ceco essere felice di non vedere? E perché quel infermiera continuava ad assecondarlo? Quel luogo, quelle persone o forse solo i postumi dello svenimento avuto poco prima lo facevano sentire confuso.
Kazunari parlava davvero tanto, nel giro di due ore ad Ohno sembrava di sapere di lui più di quanto non sapesse di sé stesso, non che ci fosse stato molto di interessante nella sua vita, ma, anche quella dell'altro non era certo stata ricca di avventure emozionanti, anzi si poteva riassumere in tre parole: nascita, infanzia e ospedale, infatti da quanto aveva potuto capire da quelle parole pronunciate ad una velocità esorbitante, fino ai sette anni aveva avuto una vita normale con una madre forse un po' troppo protettiva, un padre che dopo averlo sgridato non riusciva a non rassicurarlo con un sorriso, una sorella di due anni più grande che dopo la scuola lo aspettava a casa per sfidarlo a qualche videogioco, degli amichetti con cui usciva al pomeriggio per andare a giocare nel parco del quartiere e la nonna che portava sempre tanti regali.

 

Il 5 aprile dei suoi sette anni però ricordava di essere stato male e che la mamma lo aveva portato in ospedale. Kazunari si interrompeva spesso per dire che era passato tanto tempo e quindi non ricordava molto ma poi, quando ricominciava a parlare sembrava narrare ogni minuto di quel 5 aprile, di come lui avesse avuto paura di tutti quegli uomini vestiti di bianco che gli facevano fare tanti test, di quel sorriso così strano che sua madre gli rivolse e il dottore che all'interno della sala operatoria gli promise che se fosse stato bravo gli avrebbe regalato delle figurine, da qui il racconto riprende da quando si era svegliato nel lettino dell'ospedale in un reparto chiamato "oncologico" dove c'erano tanti altri bambini fra cui Sho, un bimbo di quarta elementare che era in camera con lui.
Sho era molto intelligente. gli aveva insegnato tanti kanji difficili che nessuno dei suoi amici conosceva e questo lo faceva sentire orgoglioso.
Con un sorriso intenerito Ninomiya raccontò anche di quando si accorse di essere ancora l'unico ad avere ancora i capelli in quel reparto, anche Sho era calvo e quindi anche lui voleva esserlo, per cui quando il dottore entrò lui gli disse tutto entusiasta che voleva essere rasato come gli altri ricevendo solo una risata come risposta. Oppure di quando aveva perso la vista, di come all'inizio si sentiva triste ma Sho si svegliava presto per poter essere li quando Ninomiya si sarebbe alzato per poi accompagnarlo a fare un giro stringendogli forte la manina quando scendevano le scale che tanto, senza poter vedere, gli sembravano pericolose.

 

Gli anni all'interno del reparto di oncologia passavano senza che a lui fosse permesso di uscire per più di un giorno ma, infondo, con un po' di spirito d'intraprendenza era riuscito ad ambientarsi bene, certo gli mancava la sua casa ma riusciva comunque a vedere i suoi genitori e sua sorella tutti i giorni e questo gli bastava per essere felice. Senza tralasciare che ovunque lui andasse al suo fianco c'era sempre Sho.
Ohno ascoltò tutto senza parlare, pensando rassicurato che se Ninomiya non era più in quel reparto poteva solo voler dire che era in fase di guarigione.
La notte negli ospedali è tutt'altro che tranquilla, Satoshi poté contare almeno 5 volte in cui qualche medico entrò nella stanza a controllare. Il tempo non passava e le lancette dell'orologio sembravano sfidare la legge di gravità ogni volta che si muovevano e il sonno non si decideva a prendere il sopravvento, Kazunari nel letto accanto era girato verso di lui , aveva davvero un bel viso e, almeno lui, sembrava dormire tranquillo.

 

Il breve periodo in ospedale finalmente ebbe termine ma prima di andarsene promise a Ninomiya che sarebbe tornato a trovarlo spesso, era stato con quel ragazzo si e no due giorni ma si sentiva come se avesse seguito la storia della sua vita come fosse la trama di un film e ora non gli restava che attendere il lieto fine, chissà, magari, fuori da li, avrebbero potuto diventare buoni amici, per quanto il ragazzo parlasse molto infondo era simpatico.
Come promesso, quasi ogni giorno dopo il lavoro andava in ospedale dove ad attenderlo trovava sempre un sorridente Nino, Satoshi non era una persona che si prendeva tante confidenze ma l'altro lo aveva pregato più volte di non trattarlo come se fosse il vecchietto che si incontra ogni tanto alla fermata dell'autobus con cui si è obbligati a scambiare qualche frase di cortesia per non essere scambiati per maleducati e poi, come sottolineava ogni santa volta anche Sho lo chiamava così.
Ohno era una persona piuttosto introversa ma stare con Kazunari gli sembrava quasi una cosa naturale, era piacevole portarlo fuori su quella carrozzina che scricchiolava ogni tanto. Nino non poteva vedere ma si entusiasmava per qualsiasi cosa, ricordava ciò che aveva visto da bambino, cose che quando si cresce si perde l'abitudine di guardare dandole per scontate, ma infondo lui non aveva fatto in tempo a scoprire nuove cose e quindi si teneva strette quelle che la memoria gli consentiva.

 

Aveva quasi la sensazione che Kazunari riuscisse a colmare quella parte di lui che era sempre stata vuota, quella parte timida ed eccessivamente timorosa che gli impediva di esprimersi liberamente, con lui non c'era bisogno di essere formali o di dare spiegazioni, Nino capiva al volo. Sapeva che quando Satoshi cominciava a fare fatica a pronunciare la prima parola della frase voleva dire che era nervoso o che quando batteva debolmente la mano su qualcosa voleva delle conferme.
Erano già passati tre mesi dal loro incontro e Ohno cominciava a chiedergli quando sarebbe uscito. Ormai glielo chiedeva ogni volta che si vedevano finché Nino entusiasta gli comunicò che entro due settimane sarebbe stato libero.
Kazunari era strano, qualche volta difficile da comprendere, in quei mesi Satoshi lo aveva capito più che bene ma sapeva che non era un bugiardo, però questa volta c'era qualcosa che non andava. Negli ultimi tempi vedeva sul suo viso i segni della stanchezza, ma pensandoci anche lui li avrebbe avuti dopo tutto quel tempo chiuso in un ospedale.

 

La prima settimana passò velocemente ma fu la prima volta che Ohno non andò a trovare Nino per più di 3 giorni, non perché si fosse stufato ma era stata una richiesta dell'altro, infatti gli aveva detto che doveva fare tante cose per prepararsi ad essere dimesso e non voleva che andasse fino a li solo per aspettarlo in camera e, complice il lavoro sempre più impegnativo, Satoshi si arrese all'idea di attendere a casa. Nonostante questo però si erano scambiati dei messaggi in cui, nell'ultimo Nino chiedeva di andarlo a prendere quel sabato per accompagnarlo a casa.
Ohno si preparò in fretta e prima di uscire di casa per dirigersi in ospedale gli cadde l'occhio sul calendario
Sabato 5 aprile
L'ironia della sorte.
Come aveva fatto innumerevoli volte in quel periodo entrò nell'edificio con la grossa croce rossa esposta all'esterno. L'odore del disinfettante lo colpì ma non gli dava più tanto fastidio.

 

Era felice, finalmente avrebbero potuto uscire come amici normali, senza che i dottori li sgridassero perché l'orario delle visite era finito o perché stavano troppo fuori.
Spinse la maniglia della porta che separava il corridoio dalla camera di Kazunari e fece un passo entrando, ma lui non c'era. Il letto era in ordine e il comodino libero. Gli occhi indugiarono sulla figura che sedeva a lato: una donna piangeva, un pianto che voleva essere composto in tutta la sua disperazione.
Ohno rimase immobile. Il sangue scorreva nelle vene come a voler straripare, la testa pesante e gli arti intorpiditi. Non era Nino che quella donna piangeva, non poteva essere lui perché oggi doveva portarlo a casa. Non poteva essere. Eppure per quanto la sua mente cercasse di credere a quelle parole tutto il resto di lui si era già arreso
- Ohno san?
La donna fra le lacrime alzò lo sguardo
- S...si
La signora si alzò a fatica e con entrambe le mani né afferrò una di Satoshi, ancorandosi a lui con tutte le forze che aveva come per paura di andare a fondo
- Grazie, grazie per essere stato con mio figlio...fino all'ultimo.
Il volto della donna si piegò in un sorriso, le rughe che le contornavano le labbra e gli occhi si tirarono leggermente. In quel momento Ohno poté riconoscere quel sorriso strano che Nino da bambino non era riuscito a comprendere.
Un sorriso straziato. Il sorriso di una madre che viene a conoscenza della condanna a morte della creatura che ha portato in grembo e a cui ha donato la vita.

 

La donna tornò a sedersi singhiozzando
- Lui mi parlava spesso di te "Satoshi ieri mi ha portato al parco", "Satoshi mi ha regalato un ciondolo", "Satoshi verrà anche oggi"
Le parole sfociarono in un pianto esasperato mentre rantolava qualche parola sconnessa
- Perché il mio bambino... poteva prendere me... perché il mio bambino... c'ero io... no no... poteva prendere me... Kazu... il mio Kazunari no... il mio bambino... no... doveva prendere me...
Le mani tremanti della madre erano strette al petto mentre grattavano convulsamente la maglia all'altezza del cuore, forse nel tentativo di fermarlo per chetare quel dolore che sembrava divorarla.
Ohno rimase immobile davanti a quella scena. Nino non c'era più. Dovette ripeterselo più volte per riuscire a crederci mentre fissava quel letto vuoto con aria persa.

 

- Ohno san
L'infermiera entrò nella stanza a testa bassa
- Kazunari kun mi aveva chiesto di consegnarle questa busta
Satoshi la aprì velocemente prestando la dovuta cura per non romperla

 

"Lo so, ti devo qualche spiegazione.
 

Via Konseki 13, fila 7 n^5"
 

Senza salutare Ohno prese a correre, non aveva la certezza che avrebbe trovato qualcosa ma le gambe che prima lo reggevano a fatica adesso non volevano più fermarsi.
Nella sua mente tutti i pensieri si sovrapponevano nell'inutile speranza inconscia di trovare Nino li, con il suo solito sorrisino ad attenderlo.
La via indicatagli si aprì davanti ai suoi occhi fermando il flusso dei suoi pensieri. Quella via corrispondeva al cimitero della città.
I suo passi tornarono ad essere incerti mentre entrava contando lentamente le file arrivando così alla settima notando con un'improvvisa sensazione di inquietudine che quella fila era riservata ai bambini. In pochi passi raggiunse il loculo numero 5, sulla lastra bianca di marmo c'era la foto di un bambino sorridente che faceva con le dita il segno della vittoria.
Satoshi si sentì trapassare da una fitta dolorosa alla vista del nome scalfito in caratteri eleganti sulla lapide
Sakurai Sho
25-01-1983 - 9-12-1995

 

Effettivamente Nino gliene parlava in continuazione ma non gli aveva mai accennato a dove fosse e non l'aveva mai neanche incrociato nella sua camera. Avrebbe potuto arrivarci e sprecare qualche parla almeno per cercare di capire come si sentiva Kazunari. Avrebbe decisamente dovuto.
Fra i fiori posti sulla bara c'era una lettera che portava il suo nome. Dando un ultimo sguardo alla foto prese a leggere ad alta voce quasi volesse condividere con Sho le ultime parole di Nino

 

"Ciao Toshi, era tanto che non venivo a trovare Sho, sai?
Non è stato semplice arrivare fin qui da solo ma ci tenevo davvero tanto a fartelo conoscere.
Spero tu non sia arrabbiato, purtroppo non ero più in oncologia perché dopo la morte di Sho non riuscivo più a sopportare di stare li,
era troppo doloroso vedere continuamente i letti lasciati vuoti da persone a cui mi ero affezionato, almeno nel reparto in cui ti ho conosciuto avevo la certezza che le persone che salutavo andassero incontro ad una vita normale fuori dall'ospedale.
Poi prima che incontrassi te ho smesso di fare la chemio dato che i dottori avevano detto che ormai non c'era più nulla da fare, quindi è per questo che avevo i capelli.
Non voglio che tu pensi che abbia smesso di lottare per la mia vita,
non so spiegare in che modo ho preso questa decisione ma vorrei che tu la accettassi come l'ho accettata io.
Ormai sono entrato nella fase terminale ma ho preferito tenerti all'oscuro di tutto,
non volevo farti soffrire.
Sho diceva sempre che gli amici sono una cosa preziosa, come Goku che girava per l'universo alla ricerca delle sfere per far tornare in vita un suo compagno e non gli importava se questo comportava rischiare la sua vita, quindi non bisogna mai farli sentire tristi, anche se a pensarci adesso fa quasi sorridere.
So che quest'ultimo periodo sarà doloroso* ma non ho paura,
entro due settimane sarà tutto finito e penso mi vada bene così,
non ho rimpianti e sono stato felice, inoltre sono sicuro che Sho mi sta spettando, adesso sono più grande io e potrò insegnare a lui tutto ciò che ho imparato in questi anni.
Certo è un po' difficile da dire con sicurezza ma ci voglio credere.
Non ti sentire in colpa per non essermi stato vicino e ti prego di perdonare l'atto di egoismo che ho fatto tenendoti lontano pur sapendo che la tua coscienza non lo accetterà facilmente.
Ti ringrazio per tutto, hai reso questo periodo davvero divertente e speciale.

PS: attento a come ti comporti perché
da così in alto potrò vedere tutto ciò che fai!!

Nino."

 


Satoshi represse le lacrime che cercavano di scivolare via alzando nuovamente lo sguardo dalla calligrafia incerta e un po' storta di Nino verso la bara e poi al cielo
- Sho kun abbiamo avuto davvero fortuna ad incontrare uno come lui, né? ...Mi raccomando abbine cura anche per me.
In quel 5 aprile soleggiato si era consumato un addio che però non portava con se disperazione ma solo la tristezza di chi saluta un caro amico che parte. In fondo non c'è scritto da nessuna parte che un'amicizia a distanza sia finita.
Fine
* Con doloroso non intende solo il dolore emotivo ma principalmente il dolore da cancro, Nino è entrato nella quarta delle 4 fasi dello sviluppo del dolore (che poi corrisponde all'ultimo periodo di vita), in questa fase il tumore coinvolge il sistema nervoso che provoca dei dolori allucinanti in tutto il corpo, purtroppo l'unico modo per alleviare queste pene è quello di somministrare la morfina o altri farmaci piuttosto pesanti ma le alte dosi possono finire per uccidere (come è successo in questo caso per cui lui sapeva già che non sarebbe andato tanto avanti), questa è una spiegazione generica e non sono sicura sia completamente corretta, in particolar modo la parte dei farmaci, ma era per far capire cosa voleva dire Nino a sommi capi^^”
***


 

Parto col dire che con questa fanfiction spero di non aver leso la sensibilità di nessuno, l'ho scritta tempo fa quando mi ero trovata a dover studiare i tumori per una ricerca scolastica e adesso che ho conosciuto una persona che ha un parente malato posso vedere, attraverso lei quanto effettivamente difficile sia vivere questa situazione.

Ad ogni modo spero vi sia piaciuta^^

a presto,

Irish.



 

  
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