Titolo: It’s All Your Fault!
Pairing:
Octavian/Panda Pillow, accenno Octavian/Percy (onesided)
Rating:
Arancione, perché ci sono un po’ di riferimenti ad
atti sessuali,
ma forse li vedo solo io
Warning:
Crackship, slash, spoiler, fic senza capo né coda, ma
imbottita di soffice
cotone bianco, crackship, crackship e… ehm…
l’ho detto crackship?
Note: allora, innanzitutto,
è tutta colpa di Effie
Malcontenta Weasley,
perciò prendetevela con lei. Io una volta ero una brava
fanwriter che scriveva
fic canon e fluffose, raramente angst, e sempre inesorabilmente
innocenti, poi
un giorno (o era una sera) io e la signorina sopracitata avemmo una
discussione
(comunemente nota come “sclero”) ed ecco che lei
impianta nella mia testa un
coniglietto (rigorosamente imbottito di cotone soffice e bianco), che
ha
cominciato a girarmi nel cervello senza fermarsi mai. In secondo luogo,
dato che
è colpa sua, questa cosa
è
dedicata a lei, Effie
Malcontenta Weasley,
che tu sia maledetta per sempre XD. In terzo luogo, NON LEGGETE! No,
seriamente, non leggete questa cosa.
Se c’era una cosa
che Octavian odiava più dei pupazzi
dalla stoffa grinzosa e ruvida, erano i pupazzi dalla stoffa grinzosa e
ruvida
imbottiti di cotone di seconda scelta.
Non li facevano più
quei lisci e morbidi peluche dal
soffice cotone bianco di una volta.
Octavian infilzò il
gufo con tutto lo sdegno che
quell’animale di pezza meritava. Infilò una mano
in quello che doveva essere lo
stomaco dell’uccello, se solo fosse stato costruito con
più cura, e ne
estrasse il cotone giallognolo e ruvido, impastandolo per bene tra le
dita e
poi stracciandolo in tanti batuffoli. Li gettò in aria e
attese che si
depositassero lentamente e volteggiando sull’altare.
Nessuno poteva capire la
sottile e nobile arte della
“Costipazia”, i brividi di piacere che solo un pelo
morbido poteva dare, la
sensazione del tenero e candido cotone che scivolava tra le dita...
Octavian sapeva che gli altri
romani lo prendevano in
giro, stolti ignoranti, il cui intelletto non andava oltre la lunghezza
della
loro spada.
Con gli occhi chiusi, trasse
un profondo respiro
prima di aprirli e guardare verso l’altare.
Tanto per cambiare, non vide
niente. Ovviamente ciò
era da attribuire alla scarsa manifattura del peluche.
Dette uno strillo strangolato
e batté i piedi a
terra, irritato. Nelle orecchie gli risuonavano ancora le risate
soffocate
dell’intero Senato e la voce arrogante di colui che Octavian
aveva battezzato
nella sua mente come P.E.S.T.E., che stava a significare: Percy
è un
Essere Seccante, Tonto ed Ebete. E non Percy È Sinceramente
e Terribilmente
Eccitante. Assolutamente no!
Doveva fare qualcosa. Doveva
evitare che i romani e i
greci si alleassero perché... beh, non lo sapeva bene
perché, ma doveva farlo e
basta, era una questione di principio.
Ma adesso era lo zimbello di
tutto il Campo, più
nessuno dava ascolto alle sue sagge parole, all’accurata
esattezza delle sue
profezie.
«Tutta colpa di quel
Percy!» esclamò, pronunciando la
lettera P come se avesse voluto sputarla.
Si diresse spedito verso
l’armadio segreto dove tutto
il Campo sapeva che Octavian celava i suoi pericolosi e oscuri attrezzi
- come
ogni buon Oracolo che si rispetti -, e per un attimo provò
un senso di pace
quando, aprendo le ante, si ritrovò davanti il suo tesoro
più prezioso: la
collezione completa di peluche My Little Pony.
Ebbe un fremito di eccitazione
alla sola vista. Ma
questo non era il momento di trastullarsi con morbidose delizie. Era ad
altro
che Octavian mirava, un oggetto dalla natura misteriosa e tenebrosa: il
cuscino
a forma di panda.
Il sommo veggente lo raccolse
con riverenza dal fondo
dell’armadio, posandolo con cura sull’altare.
Lo accarezzò con
mani stremanti e deferenti. Con il
dito indice toccò quello che era stato uno squarcio sulla
pancia, ora ricucito
con cura. Ne seguì la forma irregolare con lentezza
lasciando che la sua pelle
ne memorizzasse la trama. Poi abbassò la testa e nascose il
naso nella stoffa
delicata, inalando a pieni polmoni il lieve odore di sudore e terra
umida, di
battaglie e sangue.
Si accorse di avere il fiato
grosso così si
ricompose, alzandosi. Anche il sorriso del panda sembrava farsi beffe
di lui e
con uno scatto, prese il pugnale e lo infilzò con rabbia e
rancore.
Il cotone era soffice e bianco
e Octavian avrebbe
voluto mangiarlo dalla collera. Gettò i batuffoli
sull’altare con tutta
l’intenzione di incendiarli quando... ebbe finalmente la sua
visione: un’Arpia,
dai lunghi capelli rossi e le grosse ali dello stesso colore. Era
accovacciata
su un libro gigante, gli artigli affondati nella carta e gli occhi
allucinati.
Octavian lo riconobbe subito:
era uno dei Libri Sibillini.
La sua risata funesta
rimbombò in tutto il Tempio di
Giove. Finalmente aveva un piano, non sapeva ancora cosa avrebbe
ottenuto, ma
- oh! - l’avrebbe ottenuto.
Gliel’avrebbe fatta
pagare a quella P.E.S.T.E.