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Autore: elyxyz    19/12/2011    9 recensioni
Un ipotetico compleanno di Kurt. E i regali che riceverà: quelli previsti e quelli inattesi.
Con occhi trasognati, si era immaginato sfilare fra la folla ingelosita per quella rarità di cui era entrato in possesso.
O, in alternativa, si figurava protagonista di una passerella privata che avrebbe offerto al suo ragazzo per sdebitarsi, con
soltanto quello addosso e due gocce di Chanel.
(...) “L’ho capito quando avevi tre anni e mi hai chiesto per il tuo compleanno un paio di scarpe coi tacchi alti.” Gli ricordò il genitore, ripescando un vecchio aneddoto. “Le scarpe allora, il fazzoletto di seta adesso. Ha una sua coerenza, no?”
[Klaine di striscio, Burt e Kurt e il loro affetto.]
SECONDA CLASSIFICATA al Contest “Perché edite è meglio (?)!”, indetto da ro-chan e superkiki92 – EFP Forum.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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l’ho capito quando avevi 3 anni e mi hai chiesto per il tuo compleanno un paio di scarpe coi tacchi

EDIT: SECONDA CLASSIFICATA al Contest “Perché edite è meglio (?)!”, indetto da ro-chan e superkiki92 – EFP Forum.

Questa non è la prima fic che scrivo su Glee, ma è la prima che pubblico, per una serie di congiunzioni astrali di infima rilevanza per voi. Non ho ancora visto la terza serie, se non per un piccolo pezzo della 3x05, perciò non so se esiste già qualcosa come la mia storia, probabilmente sì. E mi scuso se ci sono già altre fanfiction con quest’argomento. Per mancanza di tempo e di pc (sempre in riparazione), ho letto assai poco in questa sezione.

Confesso che sono sempre un po’ titubante quando posto in un fandom nuovo, ma è un brivido che mi piace! ^^
Spero che la
fic possa essere di vostro gradimento. Grazie dei pareri che mi darete.

Note: il seguente scritto contiene riferimenti slash.
Klaine di striscio, Burt e Kurt e il loro affetto.

 


Dedicata a Flà,
per festeggiare il suo compleanno. (Con uno dei pochi pair che condividiamo! XD)

 



 

Di sciarpe e regali perfetti

by elyxyz

 

 

Kurt non stava più nella pelle.
Da quando, quel mattino, Blaine gli aveva consegnato il proprio regalo per il suo compleanno – e il giovane Hummel lo aveva sbattuto contro gli armadietti della scuola, baciandolo con trasporto per ringraziarlo a dovere –, non aveva smesso un solo istante di fantasticare su quando e come avrebbe reso onore a quel magnifico presente.

Con occhi trasognati, si era immaginato sfilare fra la folla ingelosita per quella rarità di cui era entrato in possesso.

O, in alternativa, si figurava protagonista di una passerella privata che avrebbe offerto al suo ragazzo per sdebitarsi, con soltanto quello addosso e due gocce di Chanel.

 

Oh, certo. Aveva sgridato Blaine (con poca convinzione, in verità) per essersi dissanguato a causa di quell’acquisto a dir poco scandalosamente caro, ma un foulard di chiffon di seta, firmato Yves Saint-Laurent, valeva ogni centesimo di quei 400 dollari spesi. E, insomma, lui ci aveva messo gli occhi sopra da almeno sei mesi! E aveva spasimato per tutta la collezione autunno-inverno!

No, non si sarebbe sentito in colpa per qualcosa che aveva desiderato così ardentemente. Piuttosto, sarebbe stato un delitto non averlo!

 

Giocherellando con il nastro di raso della confezione, Kurt passò mentalmente in rassegna l’armadio che lo attendeva a casa, e i possibili abbinamenti che avrebbe creato con questo gioiello leopardato. Ogni macchia così perfetta da fare invidia al cerchio di Giotto.

 

Con un gesto fugace, non riuscendo a resistere, egli allungò per l’ennesima volta il pollice e l’indice dentro la confezione, carezzando con devozione quella delizia delicata e impalpabile – non l’avrebbe mai chiamata stoffa, perché sarebbe stato come bestemmiare, come dire un’eresia!

 

Ricevette in cambio, dal suo regalo, un brivido di eccitata soddisfazione lungo la schiena e un rimprovero dall’insegnante perché era distratto, ma non se ne curò: quello zotico vestiva in modo orribile, non sapeva neppure dove abitasse di casa il buongusto. Cosa mai avrebbe potuto insegnargli?

 

Con aria di sufficienza lasciò che il resto delle ore gli scorresse addosso fino all’ultima campanella, poi fece ritorno a casa, per prepararsi al meglio alla sua favolosa festa di compleanno organizzata per quella sera, con il suo ragazzo e la sua nuova famiglia allargata.

 

C’era solo una cosa che avrebbe potuto guastargli l’umore: il fatto che suo padre non gli avesse ancora fatto gli auguri di buon compleanno.

Da che era nato – o, meglio, da che aveva memoria – il buon vecchio Burt era sempre stato il primo a farglieli. Lo strizzava in un caldo abbraccio e, dopo la morte di sua madre, lo riempiva di baci come avrebbe fatto lei, ma con la barba ruvida che irrimediabilmente irritava la sua pelle delicata. Eppure Kurt non vi avrebbe mai rinunciato. Per niente al mondo.

 

Peccato che, giusto quel mattino, un imprevisto all’officina avesse trascinato il signor Hummel fuori di casa ancor prima che la sveglia di Kurt fosse suonata. Lui aveva trovato solo uno striminzito biglietto di scuse e la faccia contrita di Carole a spiegargli sommariamente i fatti.

 

Quando ebbe varcato la soglia della loro abitazione, si stupì però di trovarsi il genitore di fronte.

“Perché sei già tornato?” si ritrovò a chiedere, meravigliato, appoggiando la borsa a tracolla di pelle e sfilandosi il giaccone.

 

“Perché? Non posso stare con mio figlio?” s’inalberò l’uomo, allontanando dalle labbra la lattina di birra che stava per sorseggiare.

 

“No… è che… è presto. Hai già chiuso l’officina?”

 

“Per una volta i ragazzi si sapranno arrangiare.” Bofonchiò, spegnendo la tv nel bel mezzo di una partita. “Vieni, siediti.” Lo incitò, battendo la mano libera sul cuscino del divano accanto a sé.

 

Kurt si accomodò compostamente, poi si limitò ad attendere.

 

“Mi dispiace… sai, per stamattina.” Burt incespicò un po’ nelle sue scuse. “Era un po’ il nostro rituale.”

 

“Non importa.” Lo rassicurò Kurt, accomodante, fingendo che la cosa non gli fosse importata, che non fosse rimasto ferito da quella mancanza.

 

“Sei troppo grande perché il tuo vecchio ti dia ancora un abbraccio?” si sentì chiedere, un istante dopo, mentre suo padre lo guardava, incerto su come comportarsi.

Si vedeva che non voleva metterlo in imbarazzo, ma Burt si muoveva sempre come un elefante in una cristalleria nelle faccende sentimentali.

Un elefante dal cuore di cristallo.

 

Kurt sorrise allargando le braccia e lasciandosi stritolare nella più attesa delle morse.

Poi le sue guance arrossate per il freddo furono raschiate dalla barba di suo padre ed inevitabilmente il pensiero corse a sua madre, alle dolci, morbide labbra di lei. O, almeno, a lui piaceva immaginare di ricordarle così.

 

“Il mio ragazzo.” Sbuffò l’uomo, separandosi da lui e dandosi contegno, mentre si allungava oltre lo schienale del sofà per afferrare un pacco dentro ad una busta.

 

Kurt avrebbe finto di rimanere sorpreso, ma sapeva cosa avrebbe ricevuto in dono. Aveva fatto in modo di lamentarsi con Carole sulle scorte in via di esaurimento dei suoi prodotti di cura e bellezza per il corpo, ed era certo che la sua matrigna avesse colto l’implicito invito a rimpinguare la sua toeletta.

 

Quando, però, estrasse il pacchetto dalla borsa di cartone, realizzò immediatamente che non poteva trattarsi di flaconcini e boccette, né creme o lozioni.

 

Il nastro di raso che si ritrovò fra le mani gli fece spalancare la bocca, stupefatto.

Ma…”

 

“Oh, avanti! Aprilo! Che aspetti?” lo incoraggiò suo padre. “Non morde, te l’assicuro!” ridacchiò, alludendo alla stampa leopardata che Kurt stava sfiorando con le dita tremanti.

 

“Ma papà! Non dovevi!” lo sgridò Kurt, sentendo le palpebre pizzicare per quel dono inaspettato.

 

Come non dovevo?!” gli fece eco il signor Hummel. “Preferivi forse quel… come si chiamava? Quel fazzoletto di Blueberry?”

 

Burberry, papà.” Lo corresse Kurt, roteando gli occhi, ma sorvolando sull’epiteto denigrante. Fazzoletto, tzé. Anche quella era un’opera d’arte. Non per niente, era la sua seconda scelta fissa nella lista dei desideri.

 

“Sono sei mesi che lasci per casa le tue riviste di moda, sotto al mio naso – ah, per inciso, quelle in officina si sono macchiate d’olio, mi dispiace –, e credo che il cerchio fatto col pennarello rosso sulla foto di questa sciarpetta fosse un messaggio abbastanza chiaro!”

 

“Sì, ma non…”

 

“Non la volevi?”

 

“Sì, papà, ma ti è costata un occhio della testa!”

 

“Bah. Pazienza. Vorrà dire che per Natale riceverai solo le creme indispensabili. Lo prese in giro, sdrammatizzando. “L’unica cosa che non capisco è questa: siamo in pieno inverno e fa un freddo cane. Come fai a preferire uno straccetto di seta” – Kurt rabbrividì, inorridendo per l’appellativo sacrilego che suo padre aveva pronunciato inavvertitamente – “ad una bella sciarpa grossa, magari di lana?” domandò, retorico.

 

Kurt aprì la bocca per spiegare le sue ragioni, ma suo padre lo fermò, prevenendolo, alzando una mano a mezz’aria.
“Lascia stare, tanto non capirei. So che hai una logica tutta tua, e la rispetto. Sei speciale. E va bene così.”

 

“Speciale?” gli fece eco, ingoiando un nodo di commozione.
Kurt sapeva che per suo padre non era stato semplice saperlo diverso, sapere di avere un figlio gay, ma Burt lo amava comunque per ciò che era. E si era rivelato il padre migliore del mondo.

 

“L’ho capito quando avevi tre anni e mi hai chiesto per il tuo compleanno un paio di scarpe coi tacchi alti.” Gli ricordò il genitore, ripescando un vecchio aneddoto. “Le scarpe allora, il fazzoletto di seta adesso. Ha una sua coerenza, no?”

 

Kurt non ci vedeva alcuna coerenza, in realtà, ma si ritrovò ad annuire concorde, mentre abbracciava forte suo padre e lo ringraziava di tutto.

Non gli avrebbe mai detto che quel foulard era un doppione, identico a quello che gli aveva regalato Blaine, solo poche ore prima.

Anche perché, in fondo, non lo era. Nei sentimenti che erano solo di suo padre, nel messaggio che gli aveva trasmesso. Nelle intenzioni intessute fra le fibre di seta…

Nel suo cuore, non lo era.

 

 

 

- Fine -

 

 

 

Disclaimer: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Le sciarpe segnalate esistono realmente, così come il loro prezzo. Sono andata a dare una sbirciata nel catalogo online. ^^

 

Allego il bannerino e ringrazio per il giudizio espresso. *_*

 

 

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Un’ultima cosa: Ho appena postato anche una oneshot nel fandom di Merlin Caro Amore (nel caso vi andasse di darci un’occhiata) e l’aggiornamento della mia long Linette arriverà appena possibile.

 

 

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Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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