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Autore: LuluXI    19/12/2011    4 recensioni
La luce è bianca, ma racchiude in se molti colori: ad ogni Saint, un colore. La narrazione spazia dai "Missing Moment" a degli avvenimenti specifici della serie Classica.
Un viaggio sulla tavolozza di un pittore, dipingendo i Cavalieri, con diversi colori.
[Possibili OOC; Non ci saranno Milo e Camus, perchè a loro, con la stessa tematica, è già dedicata una mia Serie]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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«´¯`·.¸¸.°¤THE PURE DARKNESS (NERO) «´¯`·.¸¸.°¤

 
 
 

Il Santuario si apre davanti ai nostri occhi: alle spalle abbiamo solo il buio. E’ così strano tornare qui, talmente reale che sembra impossibile. E’ da quando tutto è finito con la mia caduta in quella voragine che non vedo questo posto eppure non mi sembra cambiato; in un certo senso è ancora casa mia.
E, in un certo senso non lo è più: non è più casa mia, non è più casa loro.
Se fosse casa nostra, non arriveremmo di notte, come ladri.
Ma in fondo come potrebbero agire i guerrieri del regno dei morti, se non tra le ombre?
Non potrebbero agire in nessun altro modo: loro sono le ombre che oscurano la luce della giustizia, e nell’ombra si muovono.
E noi, ora, ci muoviamo con loro, come loro, nell’oscurità.
 
Fino a poco tempo fa potevo vantarmi di un titolo che brillava come l’oro, che brillava come la mia armatura. Poi, anche lei, ha deciso che non ero degno di indossarla, e mi ha abbandonato, come hanno sempre fatto tutti.
Mi ha lasciato nudo, come un bambino, inerme davanti al nemico.
Privato di ogni onore, sono stato sconfitto da un semplice Bronze Saint.
E privo di ogni onore torno quest’oggi qui, sul campo di battaglia: in fondo, non ho nulla da perdere, io che sono già morto nel disonore.
Cos’ho da perdere a combattere con indosso una surplice identica all’armatura del Cancro in tutto e per tutto, ad eccezione del colore? Nulla.
Qualcuno, tra le nere armate di Hades, si è divertito ad affermare che, per la prima volta, indosso un’armatura che rispecchia la mia anima. Ma loro non sanno nulla di me: si limitano a guardare solo una faccia di questa medaglia.
Come, del resto, han sempre fatto tutti. Come ha fatto la mia armatura, che non è riuscita a leggere nel profondo del mio cuore.
 
Abbiamo dodici ore, non un minuto di più, eppure stiamo ancora qui, immobili, a pochi passi dal Santuario.
Forse perché nelle nostre case non c’è nessuno pronto ad ostacolarci, forse perché i nostri compagni sono pochi: o forse, solo perché prima di avanzare, vogliamo tutti assaporare ancora un po’ di vita.
In fondo, chi non ha paura di morire? Sono pochi gli uomini che possono dirsi pronti a morire per un ideale e anche se noi Saint siamo tra quelli, siamo comunque umani. E, in quanto umani, per una frazione di secondo, anche noi serbiamo in cuore la paura.
Ognuno di noi è immerso nei suoi pensieri.
C’è il gelido Camus, appoggiato ad una colonna: appare impassibile, ma anche lui prova delle emozioni. E lo sa, per questo resta lì, immobile, con lo sguardo perso nel vuoto: sta cercando la forza di mentire ai suoi ex compagni, al suo migliore amico, che lo attende nell’ottavo tempio.
 
Poco più in là Shura e Saga, uno accanto all’altro, entrambi che fissano il cielo. Shura, l’uomo scelto dalla dea per portare Excalibur nel braccio, colui che uccise Aiolos di Sagitter credendolo un nemico. Il tutto per ordine di Arles. Arles, che poi è lui, Saga, il fu Saint dei Gemelli. Me lo ricordo ancora, seduto su quel trono, a dare ordini in nome di una dea che aveva mandato ad uccidere.
Ricordo bene quante mansioni ho eseguito per lui, quante volte mi sono sporcato le mani nelle missioni più infime, anche se sapevo che non lo facevo per volere di Atena. Quante persone ho ucciso, con le mie mani? Se ci fossero ancora le teste, sulle pareti della mia casa, potrei mettermi a contarle: ma ormai, i miei trofei si sono dissolti nel nulla.
Sono stato insultato e disprezzato per averlo seguito, anche se sapevo dell’inganno, ma non mi importa: io resto dell’idea che solo la forza permetta alla giustizia di trionfare. La forza è la vera giustizia, perché senza forza regnerebbe il caos: ne è una prova il fatto che i Saint della dea non sono persone qualsiasi ma i combattenti più forti del mondo.
Semplicemente, gli altri non lo capiscono.
 
C’è Aphrodite, alla mia destra: sta giocando con una delle sue rose nere, in attesa. Lui, contemplatore e ricercatore della bellezza, ha sempre giocato con le sue rose letali. Un tempo usava quelle rosse, come il sangue: ora sta giocando con una rosa nera, perché tutto intorno a noi è nero.
E poi c’è lui, Shion, il defunto Grande Sacerdote: sta davanti a tutti, con lo sguardo rivolto verso le dodici case. Ad un suo segnale, attaccheremo.
E’ strano seguirlo, ora. Da bambino ritenevo normale dover seguire lui: poi, scelsi di seguire Saga e lui cadde nel dimenticatoio.
Penso che anche lui stia riflettendo su ciò che sta per fare: arrivare come traditore, che chiede la testa di Atena.
 
Ci ricopriremo di infamia, tutti. Saga e Aphrodite sanno cosa vuol dire essere additati come traditori e, forse, questo peso graverà meno sulla loro coscienza; non posso dire lo stesso per gli altri.
Quanto a me, non ho niente da perdere: per tutti io sono già un traditore.
Quando Hades ci ha offerto nuova vita, in cambio della testa di Atena, si aspettava che io fossi il primo ad accettare: invece il primo, con grande stupore di tutti, è stato Shion.
Poi, quando abbiamo capito perché lo faceva, tutti abbiamo acconsentito a prendere parte a questa spedizione.
Hades non si fida, e lo sappiamo bene: tra le ombre ha nascosto le sue spie, ma non scopriranno tanto facilmente l’inganno.
Perché noi siamo disposti a tutto, pur di avvisare Atena, anche ad uccidere i nostri compagni, se necessario; anche a macchiarci di disonore ed infamia.
Non ho esitato nemmeno un istante, alla richiesta di Shion: nessun Saint che si possa ritenere tale, avrebbe potuto.
 
Eppure, fa uno strano effetto, questa surplice, nera e viola. Mi ricorda la mia armatura, che mi ha abbandonato.
Mi sono pentito della mia condotta, allora, ma era troppo tardi. Avevo agito seguendo un ideale che, forse, non era totalmente conforme al volere della mia dea. Agivo a fin di bene, ma non è bastato.
Non rimpiango la scelta che ho fatto, perché tutt’ora la ritengo giusta, ma se è un altro il volere della mia dea, allora d’ora in poi agirò in modo diverso.
Perché è stato terribile vedere che persino la mia compagna più fidata, la mia armatura, aveva deciso di abbandonarmi. Nemmeno lei si era accorta che agivo per il bene degli uomini, per portare giustizia.
In fondo avevo ragione no? Non è stato forse un Saint più forte di me ad uccidermi? Si, è così, per quanto mi scocci ammetterlo, quel Bronze era più forte di me e, guarda caso, era nel giusto.
Chi potrebbe dunque definire sbagliata la mia visione delle cose?
 
Nessuno, è questa la verità. Ma è una verità scomoda, per questo è molto più facile additarmi come traditore.
Ma in fondo, che importanza ha? La vita è un soffio, un istante, e poi più nulla, se comparato alla morte, la Nera Signora che tutti accoglie tra le sue braccia. Nessuno, se non gli dei, possono sfuggirle.
Ed io avevo lei, come mia fedele compagna: ero la sua falce sia di giorno che di notte, tra le ombre, mie fide compagne. Death Mask, maschera di morte, il nome di cui mi vantavo: nome che sarà mio di nuovo, per altre dodici ore.
Danzerò ancora una macabra danza di morte, con indosso un’armatura che a detta di molti, rappresenta la mia anima.
Perché io, Death Mask, la Maschera della morte, porto con me l’oscurità dell’eterno torpore: ma la mia anima brilla, dorata, come le armature dei giusti cavalieri di Atena.
Ma nessuno la vedrà, nessuno scorgerà la faccia nascosta dalla nera maschera.
 
Ormai è giunto il momento di andare: non possiamo indugiare oltre.
Ci saremo io e Aphrodite, in prima fila, i primi ad attaccare. Forse, i primi a morire, di nuovo. Dobbiamo prendere parte a questa recita, e sappiamo le nostre battute meglio di tutti gli altri, noi, additati come traditori da così tanto tempo.
In nome di Atena mentiremo, ancora una volta e avanzeremo circondati dall’oscurità, nostra compagna per una notte: compagna che stiamo sfruttando, tradendola per la luce della giustizia.
 
Sono stato ricordato come traditore e forse sarà così anche negli anni a venire. O forse, dopo ciò che accadrà stasera, le cose cambieranno.
Sinceramente, non mi importa. Nessuno ha mai compreso la mia natura e non mi è mai importato di farla capire: se così fosse stato, non sarei stato la maschera di Morte che sono tutt’ora.
Perciò, che io sia chiamato traditore o redentore è un dettaglio di scarsa rilevanza.
Sarò ricordato con un aggettivo, forse dispregiativo, ma mi ricorderanno per la mia forza.
 
Mu è già lì: ci aspettava, aspettava le nere ombre di Hades e ora troverà noi.
Non rivolgerò una preghiera ad un dio per cui fingo di combattere no, non servirebbe.
Nemmeno ad Atena chiedo la salvezza, perché non è ciò che voglio.
Alla dea glaucopide chiedo solo  di ricordare e di far ricordare, e so che sarà così come io chiedo.
Da qui alla fine dei tempi tutti si ricorderanno di me, Death Mask del Cancro, l’oscurità più pura, che combatteva per la luce.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE (SI, SCUSATE, DISTURBO ANCORA DUE SECONDI):
 
Quale colore migliore per Death Mask del cancro? No, non c’era un colore migliore. Il nero è il suo colore(anche se propriamente il nero è assenza di colore), colore associato alla morte. Era da tempo che volevo scrivere “Remember Me”, da tempo volevo dedicare un piccolo spazio a Death Mask di ritorno dall’Ade. Forse qui è OOC, non lo so (l’avviso comunque c’è)… Il fatto è che lui è quello bastardo, spietato, quello che ha fatto si che tutti, almeno una volta, ci domandassimo “Ma come ha fatto a prendere l’armatura?”.
Agiva a fin di bene, in una maniera un po’ anomala, questa la mia idea, che spero sia trasparita dalla Fic. In fondo lui è un Saint di Atena, che anche alla fine combatte per lei: non sono solo Camus, Shura, Shion e Saga che arrivano al Santuario per mettere in guardia Atena: ci sono anche Death ed Aphrodite, anche se muoiono subito.
Recitano la loro parte, meglio degli altri, perché per tutti sono sempre stati solo traditori. Eppure non è così, e noi li ritroviamo anche davanti al muro del pianto, a combattere per Atena. Si riscatta alla fine, Death, ma si riscatta. Qui forse si pente un po’ troppo… ripeto, forse è OOC, ma volevo troppo dedicargli una fic così, non ho saputo resistere *_*.
Questa è la prima della Raccolta, anche se vi rimando a due storie che ne fanno parte ma non sono riportate qui, perché facenti parte di una Serie riguardante Milo e Camus (Anch’essa con il titolo “Colours for Saints”).
Sono “Dolore Rosso” e “ORO (Estate)”.
Se volete fare un salto di là…
PS: C’è un tastino blu là in alto… fatemi sapere che ne pensate (accetto anche i pomodori)

   
 
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