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Autore: F l a n    19/12/2011    6 recensioni
[KLAINE Blaine/Female!Kurt (Kate) - Genderswap scritta per l'AUverse]
"La prima volta che Blaine e Kate si erano incontrati era stato al Lima Bean, sotto le feste di Natale.
Kate aveva attirato la sua attenzione dal momento in cui si era seduta a quel tavolo, forse per i suoi lunghi capelli castani o magari per i suoi splendidi occhi azzurri e quell’aria da brava ragazza. Blaine non lo sapeva, ma se non fosse stato per la sua totale timidezza ed incapacità di approccio nei confronti dell’altro sesso avrebbe sicuramente provato ad attaccare bottone."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
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Titolo: "Under The Snow"
Beta: [info]naripolpetta (<3)
Pairing: Blaine/fem!Kurt
Rating: PG
Warning: AU, Genderbender,
Wordcount: 2091 (fdp)
Prompt: Scritta per il prompt "Genderbender" dell'auvvento.
Note:
Il nome femminile di Kurt è "Kate", banalmente. Mi rendo conto che questa cosa di rendere etero un pair gay potrebbe non piacere a tutti :/ quindi se non ve gusta, don't read.
La fic è un po'  a tema Natalizio, molto semplice, spero vi piaccia :)


La prima volta che Blaine e Kate si erano incontrati era stato al Lima Bean, sotto le feste di Natale.
Kate sedeva da sola ad un tavolo e sembrava impegnata a sfogliare una rivista di moda mentre Blaine era al tavolo di fianco al suo, con un caffè bollente tra le dita con alle spalle una giornata di lavoro così stressante da avergli fatto perdere la voglia di vivere.
Kate aveva attirato la sua attenzione dal momento in cui si era seduta a quel tavolo, forse per i suoi lunghi capelli castani o magari per i suoi splendidi occhi azzurri e quell’aria da brava ragazza. Blaine non lo sapeva, ma se non fosse stato per la sua totale timidezza ed incapacità di approccio nei confronti dell’altro sesso avrebbe sicuramente provato ad attaccare bottone.
Tuttavia, Kate si alzò dal tavolo non appena finì il suo cappuccino e Blaine rimase a fissarla come un idiota senza dire una parola mentre si dirigeva fuori dalla caffetteria.
Si strinse nelle spalle e scrollò la testa. Era un perfetto stupido ed adesso capiva perché suo padre gli diceva sempre che sarebbe rimasto uno scapolo a vita – come poteva dargli torto?

Per Blaine, andare al Lima Bean era diventata un’abitudine. Lo faceva sempre dopo il lavoro ed aveva il suo caro tavolo in fondo alla sala nell’angolo destro che aveva letteralmente il cartellino con il suo nome sopra – anche se non in senso strettamente figurativo. Era un appuntamento, un impegno, un momento intimo in cui poteva dimenticare tutte le sue frustrazioni e provare a rilassarsi concentrandosi unicamente su se stesso.
Era soltanto il giorno prima quello in cui incontrò quella ragazza nel bar e non si aspettava certamente di vederla tornare di nuovo. Ma quando le porte del Lima Bean si aprirono e vide entrare una ragazza con un cappotto grigio ed una sciarpa intorno al collo poté subito riconoscerla; era lei, era la ragazza del giorno prima.
Si sedette allo stesso identico tavolo, vuoto per pura coincidenza ed aveva una tracolla marrone appesa alla spalla che poggiò sulla sedia di fianco alla propria; la aprì e ne estrasse una rivista, un’altra rivista di moda.
Blaine sorseggiò il suo cappuccino e la guardò con curiosità ma cercando di non farsi beccare. Non sarebbe stato né carino, né educato.
La ragazza tirò fuori un iPhone di ultima generazione e cominciò a messaggiare con qualcuno; Blaine sospirò, rassegnato, intuendo che poteva essere il suo ragazzo magari e che forse era già occupata.
E per la seconda volta in due giorni, la sconosciuta si alzò dal tavolo non appena finì la propria bevanda, lasciandolo lì, totalmente incantato ed incuriosito dalla sua presenza.

Blaine immaginò che fosse un’ abitudine, ormai, anche per quella ragazza arrivare al Lima Bean ogni giorno a quella precisa ora e proprio per quello cercava di essere lì puntuale come un orologio svizzero. Ed infatti, l’orario non lo tradì. Era il terzo giorno di fila che la giovane donna entrava nella caffetteria con la sua tracolla in spalla ed un portamento particolarmente elegante e femmineo. Sentì la voce di una delle bariste salutarla con un: “ehi! Vuoi il solito, Kate?”
Blaine sorrise tra sé e sé. Almeno adesso sapeva il suo nome.
Sfortunatamente, guardandosi intorno, Blaine notò che tutti i tavoli erano pieni, anche quello dove Kate era solita sedersi.
La ragazza meditò un po’ da lontano e Blaine abbassò lo sguardo di colpo per non farsi beccare mentre la fissava senza riserve. Sarebbe stato parecchio imbarazzante.
Tenne la testa china sul proprio cellulare, mentre cercava nervosamente un numero a caso nella rubrica. Non voleva davvero telefonare, ovviamente, era solo una specie di diversivo.
“È libero?” chiese una voce dolce, fine, risvegliandolo e riportandolo alla realtà. Blaine alzò immediatamente gli occhi dallo schermo e vide Kate, quella Kate – se davvero era il suo nome – chiedergli se si poteva sedere indicando la sedia libera al proprio tavolo.
“Oh- ovviamente!” esclamò, entusiasta ed imbarazzato. Non se lo aspettava.
“Grazie!” disse, appoggiando il bicchiere sul tavolo e togliendosi il cappotto, rivelando davanti ai suoi occhi un corpo grazioso e degli abiti evidentemente particolari.
“L’ho vista altre volte qui al Lima Bean,” cominciò la ragazza, sorprendendo Blaine, che probabilmente la stava ancora fissando con un’espressione idiota dipinta sul viso, “ci viene per abitudine?” chiese, con calma.
“Beh sì,” rispose Blaine, con un certo imbarazzo, “ci vengo da anni dopo il lavoro, è la mia caffetteria preferita.”
La ragazza sorrise, sorseggiando poi il suo caffè.
“Capisco… A proposito, mi chiamo Kate,” esordì la ragazza, allungando una mano verso Blaine, che l’afferrò immediatamente con una certa emozione.
“Blaine, Blaine Anderson,” rispose, con un sorriso gentile.
“Piacere di conoscerla. Spero non le dispiaccia se… ho cominciato a fare conversazione, a volte non mi rendo conto di quanto posso essere petulante,” mormorò, imbarazzata e con le guance lievemente imporporate di rosso. Era semplicemente adorabile.
“Mannò, e ti prego, dammi del tu. Mi fa piacere, non ho mai compagnia mentre sono qua… finisco sempre per cercare le ultime notizie da internet sul mio cellulare.”
Kate sorrise, amabilmente, senza rispondere davvero alla sua affermazione.
“E quindi tu studi moda?”
“Sì,” Kate aveva un sorriso a dir poco adorabile.
“Vorresti fare la stilista?”
“Beh quello sarebbe il mio sogno… sì.”
“Allora perché studi a Lima? Non è New York la meta migliore?”
“Oh, no. Io sono qui per rivedere i miei genitori e mio fratello in occasione delle feste di Natale, ma non mi fermerò molto, dopo devo tornare a New York,” disse, semplicemente, finendo il suo cappuccino.
La loro conversazione venne interrotta dal suono del cellulare di Kate.
“Mi dispiace Blaine, devo andare. Però mi ha fatto molto piacere conoscerti, spero che ci potremo rivedere domani!” esclamò, contenta, allungando una mano e stringendo quella di Blaine.
“Certo, io sono sempre qua a quest’ora,” rispose, con un leggero senso d’imbarazzo. Kate era così carina e disponibile. Non sembrava nemmeno vera.
“Allora a domani!” esclamò, prima di scomparire oltre la porta della caffetteria.
Sul volto di Blaine il sorriso non scomparve per almeno altri dieci minuti.


Blaine il giorno dopo tornò al Lima Bean. Stessa ora, stesso tavolo e persino stesso tipo di caffè. Aveva cercato di vestirsi bene e sistemarsi ed era persino ripassato dal bagno dell’ufficio in cui lavorava per controllare che fosse tutto a posto. Blaine sapeva benissimo che quello non era un appuntamento, ma non gli importava. Non voleva adescare Kate – ok, forse solo un pochino, - e non voleva assolutamente tentare di stravolgere la vita della povera ragazza, ma non poteva negare di esserne attratto e di sentirsi irrimediabilmente emozionato all’idea della sua presenza.
Non si stupì quando, pochi minuti dopo la propria entrata nella caffetteria, le porte si aprirono una seconda volta e Kate fece capolino nel locale. Guardò immediatamente verso di lui sistemandosi bene la tracolla sulla spalla e salutando con un cenno col capo. Aveva i capelli legati e come sempre era tremendamente carina.
“Ciao Blaine!” esclamò, sedendosi dopo aver ordinato la sua bibita, poggiò con grazia la tracolla a terra e si sistemò la gonna prima di sedersi.
“Ciao! Sono felice di vederti di nuovo,” sorrise Blaine, abbassando il cellulare e riponendolo sul tavolo.
“Già. Te lo avevo promesso!” rispose, solare.
Blaine arrossì appena sulle guance ma sperò che Kate non se ne accorgesse.
La ragazza si rigirò il bicchiere tra le mani, toccandolo solo con la punta delle dita.
“Allora! Che lavoro fai, Blaine?” chiese, cominciando a sorseggiare piano il suo cappuccino.
“In verità non il lavoro che vorrei fare… lavoro in ufficio, ma il mio grande sogno sarebbe stato quello di insegnare musica, solo che per adesso faccio l’assistente a qualche sporadica lezione quando ne hanno bisogno…” rispose Blaine, sorridendo timido, “sai, mio padre per fortuna è piuttosto importante e per adesso lavoro per lui, ma spero di togliermi ben presto da questa situazione,” concluse, semplicemente.
“Musica? Davvero?! A me piace cantare, sai?”
Sul volto di Blaine apparve un altro sorriso e si chiese se quella ragazza potesse essere ancor più perfetta di così.
“Oh! Sono sicuro che hai una voce incantevole.”
Kate arrossì sulle guance, stringendosi nelle spalle.
“Non lo so… però quando ero al Liceo facevo parte di un Glee Club!”
“Anch’io!” ribadì Blaine, sorpreso.
“Già e… sembra che abbiamo molte cose in comune…” disse la ragazza, con un po’ di esitazione e con visibile imbarazzo. L’altro annuì, felice.
“Così sembra.”
Ci fu qualche minuto di silenzio dopo quell’affermazione, un buco che nessuno dei due sapeva come coprire ma non fecero altro che guardarsi con emozione negli occhi. Blaine sentì un brivido percorrerlo da capo a piedi perché era sicuro di non aver mai visto uno sguardo più puro di quello.
“Emh senti…” Kate cominciò a parlare, spezzando il silenzio e torturando un povero tovagliolo di carta, “io… non rimarrò a Lima per molto, appena finiscono le vacanze natalizie dovrò andarmene a New York di nuovo ma…” la ragazza interruppe il discorso e scosse la mano, “niente, niente, fai finta che non abbia parlato! Sto vaneggiando, scusa.”
“No no! Nel senso… io voglio…” Blaine si fermò, arrossendo in modo quasi imbarazzante e poi non ebbe tempo di dire niente perché Kate dopo un cenno veloce con la mano, scappò.
Blaine rimase a fissare il bicchiere vuoto davanti a sé e la rivista che Kate aveva dimenticato sul tavolo. Era corsa via troppo velocemente e Blaine sapeva che non avrebbe potuto recuperarla, così, con un po’ di tristezza nel petto, prese il giornale tra le dita e lo infilò nella propria borsa. Sapeva che Kate sarebbe tornata, se lo sentiva. In fondo si era solo imbarazzata ed era scappata per quello, non era colpa sua.
Anzi, in parte era colpa sua perché se avesse avuto un po’ più di coraggio avrebbe potuto chiederle di uscire invece di spingere lei a farlo, ma del resto Blaine non era sicuro di piacergli così, a pelle. Quando mai si può essere sicuri di piacere ad una persona?
Blaine si morse il labbro inferiore ed uscì dal Lima Bean.


Il giorno seguente, Blaine entrò nella caffetteria un po’ in anticipo e con la rivista della ragazza nella borsa. Sperava vivamente che tornasse al Lima Bean, sarebbe stato un modo di dirsi addio troppo brutale per una storia o un’amicizia nemmeno cominciata.
In effetti, Blaine sapeva di pensare un po’ troppo a Kate, ma non se ne faceva un particolare problema; poche donne erano riuscite a colpirlo prima d’ora e non sapeva per quale preciso motivo, ma Kate aveva qualcosa di speciale. Forse nel suo portamento, o nel suo sguardo. Qualunque cosa fosse, lui non poteva permettersi di pensarci.
Blaine pose lo sguardo verso il suo solito tavolo e con sua grande sorpresa era già occupato. Da Kate.
Con passo veloce si diresse verso di lei e con un gran sorriso sulle labbra, sembrava piuttosto imbarazzata.
“Ciao!” cominciò Blaine, scostando la sedia e sedendosi ancor prima di fare la sua ordinazione, “temevo di non rivederti e per di più ho la tua rivista! L’hai lasciata qui ieri.”
“Sì… ecco, scusami. Non dovevo fuggire così, è che non sono brava con… l’altro sesso, ed avevo paura di esser stata troppo eccessiva o invadente. Quando mi imbarazzo non so bene come reagire e quindi… fuggo.”
Blaine rise, era una risata leggera.
“Sei carina, lo sai?”
Kate s’impettì ed arrossì di colpo emettendo un leggero versetto.
“Dico davvero. Sei carina ed anche se non sono bravo con le donne mi piacerebbe chiederti di uscire,” disse, cercando di apparire un po’ più sicuro di sé, “ci conosciamo da poco tempo, lo so, anzi, praticamente non ci conosciamo, ma sarebbe davvero piacevole se tu accettassi.”
La ragazza allungò una mano prendendo la sua, di colpo.
“Sì! Sì, certo che accetto!” rispose, entusiasta e con calore.
Blaine non poté far altro che sorridere e rilassarsi, non si aspettava una risposta così calorosa da una sconosciuta, ma tra loro era scattato qualcosa d’immediato, una sintonia fulminea ed inaspettata. Di certo Blaine non aveva mai pensato di trovare una ragazza con cui uscire proprio nel posto più banale e normale del mondo.
“Adesso vado a prendere la mia ordinazione… e ti prendo un muffin, okay? Voglio offrirti qualcosa!” esclamò, contento, sparendo immediatamente dalla sua vista.
Kate sorrise e riprese tra le mani la propria rivista di moda. Le sue dita tremavano, ed era certa di non aver mai provato qualcosa del genere in vita sua.
Quando Blaine tornò con il proprio cappuccino e due muffin, la ragazza sorrise e scribacchiò su un pezzetto di carta il suo numero di cellulare che l’altro appuntò immediatamente.
Lo avrebbe custodito con cura nella propria memoria del cellulare.

*

E quasi come se fosse uno di quei film romantici che davano alla tv per Natale, Blaine si ritrovò a passeggiare per le vie della città mano nella mano con Kate. La neve ricadeva morbida e leggera su di loro ed imbiancava già quello che sembrava essere un dolce natale per entrambi.




   
 
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