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Autore: yanling    19/12/2011    0 recensioni
In una di quelle fredde giornate di inizio dicembre, su una di quelle larghe strade trafficate di New York, dove la pioggia aveva lasciato evidenti segni sull’asfalto sbiadito, si incamminava a passo veloce, seguito da un vecchio terrier tibetano che a tempo regolare sbatteva leggermente la coda da destra a sinistra, Jasper Coleman, studente di fisica nucleare alla Columbia University.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Nulla si crea dal nulla. Con una magia, un incantesimo, una maledizione.                                
 Ogni cosa,  umana o no, possiede inizio e conclusione. Origine e Morte. Principio e Fine.”
 
In una di quelle fredde giornate di inizio dicembre, su una di quelle larghe strade trafficate di New York, dove la pioggia aveva lasciato evidenti segni sull’asfalto sbiadito, si incamminava a passo veloce, seguito da un vecchio terrier tibetano che a tempo regolare sbatteva leggermente la coda da destra a sinistra, Jasper Coleman, studente di fisica nucleare alla Columbia University.
I capelli biondi ricoprivano un lato della fronte corrugata, nascondendo parzialmente l’occhio sinistro, rendendo così lo sguardo, duro e scocciato, lievemente più sopportabile, sebbene restasse sempre intimidatorio e spaventoso agli occhi del pubblico.
Intorno a lui, le luci multicolori degli infiniti negozi continuavano a illuminare la città, facendola apparire, se osservata dalle piccole finestrelle di un aereo, una di quelle palle luminose funzionanti a pila, che i venditori ambulanti cercavano, fino allo sfinimento, di rifilare ai viandanti.
Attraversò la strada arrivando davanti ad un grande palazzo di vetro. Trentaquattro piani e un numero infinito di finestre. Al suo avvicinarsi le porte automatiche si aprirono lasciando fuoriuscire un'alata d'aria calda, e i passanti, fermandosi di scatto, ispirarono fortemente quel vento, cercando senza successo di bloccare quel vento accogliente dentro i loro cappotti.
-“Signore, mi scusi, il cane non può entrare”-  disse un’agente avvicinandosi ed indicando con l’indice destro il terrier.
Jasper osservò l’uomo rimando in silenzio.
-“Signore le ripeto che il cane non può entrare”- ripeté scandendo le parole. 
-“Signor Coleman, è qui. Venga. James, lo lasci passare. Con il cane”- 
Una donna, di mezza età, nascosta dalla torre di cartelle che portava, si avvicinò con andamento lento ed incerto, ai due uomini. 
L’agente, James, annuì continuando a fissare l’espressione annoiata e indifferente di Jasper. 
-“Signor Coleman, suo fratello non è ancora ritornato. Se vuole seguirmi la porto nel suo ufficio, dovrebbe ritornare a momenti.”- disse la donna inclinando il viso verso destra. 
-“Aspetti.”- Coleman estrasse le mani dalle tasche. E mentre il vecchio terrier aveva già cominciato ad avviarsi verso l’ascensore, con lentezza sfilò dall’alta torre, che la segretaria teneva in mano, una parte delle cartelle. 
-“Grazie Signore. È sempre troppo gentile.”- disse sorridendo l’anziana donna.
 
Davanti alla porta, due uomini armati bloccavano l’entrata. Immobili e senza una minima espressività sul viso. 
-“Dai su, fammi passare. Sono Emily Cooper, la segretaria del Signor Coleman. Mi vedete tutte le mattine. Devo mostrarvi anche la tessera?”- chiese sbuffando.
I due poliziotti, senza dire nulla, si spostarono leggermente ai lati, lasciando lo spazio sufficiente per entrare.
Il terrier corse immediatamente dentro, raggiungendo il divano grigio alla sinistra della porta.
-“Abbiamo fatto spostare la scrivania perché Coleman dice che avere l’intero panorama davanti porta fortuna”- disse Emily indicando il vetro davanti, dove l’intera parte orientale di New York appariva in scala ridotta. –“Abbiamo fatto ridipingere anche le pareti di un colore più chiaro per farlo sembrare più arioso e pulito. Devo dire che il lavoro è venuto bene”-
Jasper annuì, continuando a guardarsi intorno con aria curiosa.
-“Vuole qualcosa da bere?”-
Vedendo il giovane scuotere lievemente la testa, sorridendogli dolcemente, usci dalla stanza. –“Se hai bisogno chiamami al 02”-
Coleman avanzò verso la vetrata, attratto dalla visuale quasi surreale della città. Il terrier balzando dal divano abbaiò, richiamando la sua attenzione.
-“Cosa c’è Barth? Non puoi avere fame, hai mangiato mezz’ora fa!”- prendendo il cane in braccio, si sedette per terra in attesa dell'arrivo dell'onorevole Coleman.
  
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