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Autore: isfinejustcarryon    20/12/2011    8 recensioni
I nostri beniamini hanno avuto questa idea a parer mio insulsa e allora ho pensato : perchè non farne una storia?
A mia difesa posso dire che è per ingannare il tempo, ma è solamente un arrampicarsi sugli specchi quando so benissimo che la grammatica con me non fa altro che litigare.
Beh buona lettura, sconosciuto\a lettrice\ore 8)
"Qualcosa suggerì alle due ragazze che il telefono veniva passato, perchè si udirono parole disconnesse e qualche protesta prima che una voce ben precisa rispondesse. “Allora?”
Joan strinse le mani a pugni mordendosi le labbra per l'euforia della vittoria pregustando già una bellissima chiacchierata con poca simpatia. Prese un profondo respiro, dandosi un minimo di contegno. “La mia domanda è questa, lo sai che sei un deficiente?”
Genere: Comico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I nostri beniamini hanno avuto questa idea a parer mio insulsa e allora ho pensato : perchè non farne una storia?

A mia difesa posso dire che è per ingannare il tempo, ma è solamente un arrampicarsi sugli specchi quando so benissimo che la grammatica con me non fa altro che litigare.

Beh buona lettura, sconosciuto\a lettrice\ore.    

:)

 

Certo che con questa se le sono proprio inventate tutte!”

Già! Mi sono davvero caduti in basso!”

Una cosa più squallida non esiste. . .”

Direi proprio di no.”

Senti, Nathalie. . .”

Si?”

Com'è che funziona già?”

Nathalie Low si voltò verso l'amica con l'espressione di chi la sa lunga, sospirò e poi con due click del mouse aprì una pagina internet : www.vipcall.com/tokiohotel/en.

Fece saettare il mouse da una parte all'altra dello schermo e poi si voltò a guardare la ragazza che le sedeva accanto. “Non so quanto sia conveniente. . .vuoi davvero spendere dei soldi per quei quattro coglioni? Sono sempre cinque euro alla fine, ma a parer mio sono troppi e poi i soldi mica gli mancano, non serve che glieli dai tu!”

Joan si passò una mano tra i capelli corti neri dandogli l'aria di una che aveva appena ricevuto una potente scarica elettrica. “Come è vero che mi chiamo Joan Frederick. Qualcuno deve ancora essere bonariamente insultato. Premi senza ripensamenti quel tasto del mouse!”

Tirando un ultimo sospiro e alzando un'ultima volta gli occhi al cielo, Nathalie cliccò sulla scritta BOOK NOW.

 

Avevano compilato quello che c'era da compilare e una volta dato il proprio numero, ovvero quello di Joan, attesero la chiamata.

La chiamata che non stava arrivando.

Nathalie incominciò a giocherellare con le punte dei suoi capelli, trovandole un impiego molto più allettante.

D'altro canto la sua compare stava fissando il proprio cellulare con aria minacciosa, sembrava una molla pronta a scattare al primo segnale o, in questo caso, al primo squillo.

Nella camera della ragazza che sembrava essere diventata una sala d'attesa si intrufolò l'odore di pizza calda, segnale che era arrivata l'ora di cena.

Sbuffando la mora si alzò dalla sedia della sua scrivania per trascinarsi in sala. “Certo che oltre a fare ste puttanate, si mettono pure a fare i preziosi facendo aspettare la gente!”

Una risata molto sarcastica si levò dalla bocca di Nathalie. “Vogliamo parlare dei soggetti che aderiscono a queste puttanate? Perchè avrei due o tre cose da dire in merito!”

L'amica alzò una mano verso di lei intimandogli di non aggiungere altro e controllando il cellulare che non dava segni di vita, addentò una fetta di pizza mugugnando parole senza senso di sdegno.

La ragazza dai lunghi capelli scuri ringraziò la madre della 'vittima della telefonia' per la pizza facendo alla compare dei gesti vaghi con la mano in risposta ai suoi borbottii.

 

Quando stava finendo il secondo pezzo di pizza il cellulare di Joan squillò e lei, disinteressata perchè aveva spostato la sua attenzione alla televisione, rispose con la bocca mezza piena. “Pronto?”

Seguirono svariati secondi di silenzio dall'altra parte del telefono, cosa di cui nemmeno si accorse la ragazza. Una voce, poi, ruppe il ghiaccio. “Siamo Gustav e Georg, questa è la vipcall dei Tokio Hotel, puoi farci la domanda che desideri!”

Nathalie fino a pochi secondi prima, credeva che strozzarsi e cadere nel medesimo istante all'indietro con la sedia fosse impossibile, o per lo meno lo avevi visto solo in alcuni film, ma come al solito l'amica riusciva sempre a sorprenderla.

Le andò in aiuto tirandola su e dicendo a sua madre che era tutto a posto, per quanto poco lo potesse sembrare. Le versò un po' di birra nel suo bicchiere e glielo porse. “Ricordati come si deglutisce. .”

Joan le lanciò un'occhiataccia mentre beveva, le porse poi il bicchiere vuoto. “Oh, taci!”

La voce di uno dei due componenti del gruppo arrivò remota al suo orecchio dal momento che il cellulare si trovava ancora per terra. “Dici a me?”

La ragazza lo raccolse ridendo imbarazzata e portandoselo all'orecchio. “Assolutamente no. Un secondo solo. .”

 

A passi svelti, seguita dall'amica, si chiuse in camera prima di mettere il viva voce. “Ok, allora, io devo parlare con Tom Kaulitz.”

Nathalie alzò gli occhi al cielo sedendosi sul letto. “Li hai anche fatti aspettare e tu gli dici che vuoi parlare con quel demente? Ti chiamerò dolcezza d'ora in avanti!”

La ragazza alzò le spalle come a volersi difendere, probabilmente, non capendo che cosa aveva detto di sbagliato. Spostò poi gli occhi sul proprio telefono che prese a parlare con la voce che doveva corrispondere a Georg. “Se vuoi gli riferiamo noi quello che hai da dirgli!”

Per qualche secondo il cervello della ragazza andò completamente in standby nel sentire la voce del bassista, il sorriso sornione che gli si dipinse sulle labbra la diceva lunga su quello che poteva fantasticare in quel momento. Scosse poi la testa battendosi le mani sulle guance e ritornando attenta alla conversazione. “No, non hai capito, io e lui abbiamo un conto in sospeso. Devo parlare con Tom assolutamente!”

L'amica osservava la scena divertita e stando a debita distanza siccome prevedeva di lì a poco delle scintille nel caso gli avessero passato il famoso chitarrista.

La voce divertita di Georg arrivò forte e chiara. “Beh, mi spiace ma ora non è possibile. Puoi però fare una domanda a me o a Gustav!”

Joan sbuffò sonoramente attaccandosi al telefono per fargli sentire meglio il proprio sdegno. “Una domanda. Neanche fossimo alla Caritas! Comunque, va bene, Georg lo sai che hai un culo che sembra scolpito nel marmo?”

La camera e il telefono tacquero improvvisamente, mentre Nathalie guardava l'amica sbattendo le palpebre incredula.

Per tutta risposta Joan le sorrise. “Beh?!?! Tanto mica mi conosce!”

Un suono che non riconobbero immediatamente attirò l'attenzione delle due.

Gustav stava ridendo.

Le ragazze sorriso e ermeticamente si strinsero vicino al telefono fissandolo con quella gioia non detta negli occhi.

Raramente avevano sentito la risata di quella precisa persona in televisione e il fatto che stesse ridendo al telefono con loro le faceva sentire in un qualche modo fortunate.

Joan, con la sua solita grazia, prende il telefono e se lo avvicinò alle labbra con un'espressione divertita. “Ma allora sai ridere anche tu! Penso che lo scriverò sul calendario, si!”

La risata si spense piano piano seguita da un lungo sospiro. “Oh va bene, è un'onore poter essere ricordato sul suo calendario signorina. Si, sono capace di ridere anche io.”

Delle voci in sottofondo si udirono dall'altra parte del telefono e una luce fugace attraverso lo sguardo della mora facendo fare una smorfia poco contenta a Nathalie. “Joan, ricordati di usare le parole giuste. .”

Come se non l'avesse sentita, la molla scattò. “Passatemi immediatamente quel deficiente con le treccine!”

Nathalie si passò una mano sugli occhi lasciandosi cadere a pancia in su sul letto. “Come non detto.”

Te l'ho già detto, non è possibile, la prossima chiamata che farai parlerai direttamente con lui”

Senti un po' tu, bassista dei miei stivali, non mi hai nemmeno risposto alla domanda quindi passami quello col cervello grande quanto una nocciolina immediatamente.”

Qualcosa suggerì alle due ragazze che il telefono veniva passato, perchè si udirono parole disconnesse e qualche protesta prima che una voce ben precisa rispondesse. “Allora?”

Joan strinse le mani a pugni mordendosi le labbra per l'euforia della vittoria pregustando già una bellissima chiacchierata con poca simpatia. Prese un profondo respiro, dandosi un minimo di contegno. “La mia domanda è questa, lo sai che sei un deficiente?”

Nathalie prese un libro da uno scaffale e se lo piazzò davanti alla faccia. “Bene, prepariamoci. .”

Quello che seguì a quella piccola e sincera domanda, non fu per niente piacevole.

Perchè mai sarei un deficiente?”

Mi hai rovinato la vita, sottospecie di scarafaggio”

Oh e sentiamo, come avrei fatto a rovinarti la vita se nemmeno ti conosco?”

Se vuoi ti mando una foto, poi trai tu le tue deduzioni!”

Una foto nuda? Volentieri!” [citazione di LaurieKey]

Ho profondi istinti omicidi nei tuoi confronti.”

Simpatica.”

Idiota.”

Ancora?”

No aspetta, vaffanculo”

Senti bella, a quel paese poi ci vai tu!”

Non credo proprio, a differenza tua ho un cervello e si sa che in quel determinato posto ci vanno solamente i coglioni come te che hanno la massa celebrare di un canarino sotto spirito”

La chiamata venne interrotta, probabilmente era scaduto qualche tempo che dovevano rispettare e sfortunatamente il numero era privato.

Joan si lasciò cadere a pancia in su sul proprio letto a fianco dell'amica con un sorriso sulle labbra. “Ora mi sento meglio!”

Nathalie abbassò il libro dalla faccia e le rivolse un'occhiata storta. “E' proprio vero che sono le piccole cose che ti rendo felice al giorno d'oggi.”

 

 

Tokio Hotel.

 

Non me ne frega niente se dovete cercare in mezzo a un milione di numeri telefonici, voglio quel fottutissimo numero. Abbiamo un conto in sospeso da sistemare.”

Bill scambiò un'occhiata divertita con Georg e Gustav mentre il gemello stava sbraitando addosso a David Jost, che lo aveva appena minacciato di andare a prendere una mazza da baseball se non la piantava immediatamente.

E' la prima volta che vedo mio fratello impegnarsi così tanto per ottenere il numero di una ragazza!”

   
 
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