Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: ChiaraLuna21    20/12/2011    3 recensioni
Ecco la continuazione di "Vendetta personale"!
Mica potevo lasciare Ben così per troppo tempo?! xD
Koch non è ancora sto preso, e Ben è ancora in ospedale.
E' passato un po' di tempo, ma nessuno sembra volersi arrendere...
Spero di non deludere nessuno, ma soprattutto che vi piaccia!! =D
A Presto!
Chiara ^-^
Genere: Azione, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Non c'è due senza tre!'
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“Non merita di vivere!”

 

But touch my tears with your lips
(Ma tocca le mie lacrime con le tue labbra)
Touch my world with your fingertips

Tocca il mio mondo con la punta delle tue dita)
And we can have forever

(E noi potremo avere per sempre)
And we can love forever

(E noi potremo amare per sempre)
Forever is our today!

(L’eternità è il nostro presente!)
 

 
 
Ben mise le ultime cose nella sua sacca.
Era passata una settimana da quando aveva ricominciato a camminare, e, visto che aveva fatto progressi enormi in pochissimo tempo, il dottor Graf aveva deciso di dimetterlo.
Così il ragazzo si stava preparando per lasciare finalmente quell’ospedale.
Prese la borsa con le sue cose, firmò il modulo e uscì dalla porta, respirando a pieni polmoni l’aria di quella mattina.
Sentì qualcuno bussare il clacson, alzò lo sguardo e vide l’auto di Semir.
Vi si avvicinò e aprì lo sportello anteriore, si sedette.
«Semir! Tom! Non dovevate venirmi a prendere!» disse, un po’ divertito.
Il primo fece spallucce. «Infatti non dovevamo,…» poi partì.
Tom era seduto sul sedile posteriore. «… ma tu saresti venuto subito al comando! Invece noi ti porteremo a casa…»
«A casa?! Ma, dico, stai scherzando?! Mi sono già riposato abbastanza! Voglio venire al comando! Sono stufo di stare in panchina!»
Semir iniziò ad elencare tipo un milione e cinquecentodue motivi per i quali Ben non poteva già ricominciare a lavorare, più per distrarlo fino all’arrivo all’abitazione che per convincerlo realmente.
In quel momento suonò il cellulare di Tom.
«Kranich!» rispose.
«Ehi, Tom! Sono Susanne! Abbiamo rintracciato la macchina di Koch!»
«Come?! Dici davvero?!»
«Sì! Si trova in IngerStraße76! Mi risulta sia un cantiere abbandonato… potrebbe essere una trappola! State attenti! Io vi mando i rinforzi!»
«Grazie Susanne!» e chiuse la conversazione.«Abbiamo Koch!»
«Cosa?!» disse Semir incredulo.
Ben iniziò a frugare nel cruscotto. «Ehi, ce l’hai una pistola di scorta?» chiese.
«Cosa?!?!» chiese di nuovo, più meravigliato di prima. «Non ci pensare nemmeno! Tu non vieni!»
«E, dimmi, cosa dovrei fare? Stare in macchina ad aspettare che mi arrivi un proiettile addosso? Scusa, ma non ci sto!»
Semir ci pensò un attimo. Non avevano il tempo di portarlo a casa! E di certo non poteva pretendere che stesse con le mani in mano davanti a Koch.
Sospirò. «Dietro il giubbotto catarifrangente, vicino ad un altro paio di manette… è già carica!»
Ben sorrise. «Grazie Semir! Prometto che la riavrai! E riavrei anche questi bei braccialetti!»
«Se-se! Pensiamo alle cose serie! Dove dobbiamo andare?»
 
I tre scesero dalla macchina e si trovarono davanti un enorme edificio semi-intero.
Tirarono fuori le pistole ed entrarono.
Il piano terra era vuoto. Semir alzò la testa e vide che ce n’erano almeno altri dieci da controllare.
«Dividiamoci! Ben, occupati dei primi tre piani, Tom del quarto, del quinto e del sesto. Io penso a quelli fino al nono! Ci incontriamo al decimo appena finito!»
Gli altri due annuirono e si divisero.
Il settimo, l’ottavo ed il nono erano vuoti, ovviamente. Semir sentiva la rabbia crescergli sempre di più: quel pazzo si era preso gioco di loro, aveva quasi ucciso Ben, lo aveva paralizzato…
Non poteva passarla liscia…
Iniziò a salire le scale verso l’ultimo piano.
Non era giusto che ci fossero innocenti che morivano ogni giorno, e bastardi come lui che, invece, continuavano a vivere.
Era a metà rampa…
Meritava almeno un assaggio della medicina che aveva dato agli altri… che aveva dato a Ben!
Mancavano pochi gradini…
Voleva fargli patire la paura che si prova a sentire il fiato della morte sul collo…
Il decimo piano era solo un’enorme pavimento. Non c’erano soffitti, né stanze, né pareti.
Solo un infinita distesa di cemento sotto i piedi…
Koch era seduto su una poltrona in mezzo al niente.
«Semir! Sono davvero felice che tu sia riuscito a trovarmi…»
«Che vuoi che ti dica, Derek!? Te lo avevo promesso…» gli rispose, tenendolo sotto tiro.
«Bene, allora sono contento che tu sia riuscito a mantenere questa promessa!» L’uomo si alzò. «E ora? Cosa hai intenzione di fare, ora? Arrestarmi?»
Semir tacque.
Koch sorrise. «No… tu  non vuoi arrestarmi! Sarebbe troppo poco! Tu vuoi uccidermi, vero? Beh… allora fallo!» allargò le braccia. «Fallo! Io sono qui!»
Gli sarebbe bastato premere il grilletto… sarebbe bastato fare quella leggera pressione…
Strinse i denti. Sarebbe finito tutto…
«Semir, fermo! Non farlo!» sentì Tom urlare dietro di lui, coprendogli le spalle. «Semir, non farlo! Non fare il suo gioco! Non dargliela vinta!»
«È quello che si merita!»
«Ma non è quello che meriti tu! Ne faresti un martire… un povero uomo ucciso dalla polizia tedesca…»
Semir teneva il dito tremante poggiato sul grilletto. «Non voglio ripetere l’ errore che feci otto anni fa…»
«Non fu un errore! Salvare una vita non è mai un errore!»
«Ma quante vita può salvare toglierne una? Quante persone potrebbe uccidere?»
Tom tacque.
«Quante?» urlò ancora Semir.
Scosse la testa. «Non… non lo so! Ma una cosa è certa: con lui moriresti anche tu! Dovresti andare avanti ogni giorno sapendo di avere un uomo sulla coscienza! Perché non fa differenza se è la vita di un innocente o di un colpevole… è sempre una vita!»
Semir alzò leggermente il dito dal grilletto. Tom aveva ragione… aveva perfettamente ragione…
«Non sopravvivresti al peso della colpa, Semir! Io lo so!»
L’altro abbassò l’arma. Chinò il capo, mentre Koch lo guardava meravigliato.
In quel momento arrivò Ben, con la pistola davanti. «Ehi, vi ho sentito urlare! Mi sono perso il divertimento?»
Semir scosse la testa. «No… sei arrivato giusto in tempo per ammanettarlo…»
«Davvero? Ho questo onore? Che bello…» abbassò l’arma e prese le manette.
Tom si avvicinò, continuando a tenerlo sottotiro, mentre Ben gli si accostava e il terzo si voltava per andarsene.
«Allora sei ancora un codardo, vero Semir? Ancora non hai il coraggio di far morire un criminale…»
L’ispettore non ce la fece. Si girò di scatto e  gli si scaraventò addosso, facendolo cadere.
Lo spinse fino al bordo del pavimento e gli lasciò penzolare la testa nel vuoto, premendogli una mano sul collo.
«Fermo, Semir!» urlarono Tom e Ben insieme, puntando di nuovo entrambi le pistole contro Koch.
Ma l’altro non li sentiva quasi. «E così sarei un codardo, vero? Non sono io che mi sono nascosto dietro a chiamate anonime e rapimenti! Non sono io che ho attaccato chi ti stava intorno per renderti più vulnerabile! Mi fai schifo! Basterebbe che io premessi proprio qui dove tengo la mano… solo un po’, e tu spariresti dalla faccia della terra…» Semir si fermò un attimo, respirando forte. «Ma non meriti neanche  le forze che impiegherei per farti fuori!»e dicendo questo lo fece girare e lo ammanettò. «Scusa, Ben! Ma dovevo farlo io!»
Gli altri due fecero un sospiro di sollievo e posarono le pistole. «Figurati! Però guido io!»
 

Ciao a Tutti!
E anche Koch è andato! Il prossimo sarà l’ultimo capitolo. Lo pubblicherò il prima possibile.
Intanto, grazie ancora a tutti quelli che mi stanno seguendo, in particolare a sophie97, 1rebeccam e Spencer Tita per le loro recensioni.
A presto!!
Ciao!
Chiara ^-^ 

   
 
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