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Autore: tartufo    21/12/2011    1 recensioni
Dopo mille anni eccolo di nuovo, risvegliarsi da quel sonno profondo, che lo teneva imprigionato alle viscere della terra, di nuovo libero, forse per sempre o forse sarebbe stato imprigionato per altri mille anni, ancora non lo sapeva, ma l’avrebbe scoperto molto presto.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Quella mattina un timido sole si era affacciato sulla cittadina di Lima, tutti dormivano ancora, ignari che quel giorno la loro vita sarebbe potuta scivolare via, essere annientata, cancellata con il semplice gesto di una mano, la sua mano, la mano della morte.
Invisibile al mondo, invisibile agli occhi di chiunque, aveva un compito difficile, giudicare, giudicare quel mondo che ormai, era su l’orlo dell’auto distruzione.
Dopo mille anni eccolo di nuovo, risvegliarsi da quel sonno profondo, che lo teneva imprigionato alle viscere della terra, di nuovo libero, forse per sempre o forse sarebbe stato imprigionato per altri mille anni, ancora non lo sapeva, ma l’avrebbe scoperto molto presto.
Si era risvegliato e non aveva potuto fare a meno di notare come quel luogo era cambiato dall’ultima volta che lo aveva visto, era stato privato di tutto lo splendore che un tempo lo caratterizzava, ricordava prati pieni di fiori, e alberi maestosi che protendevano i loro rami verso l’infinito, verso l’azzurro cielo e verso quei caldi raggi che donavano loro la vita.
Ora era circondato da un agglomerato di case, case colorate e allegre, che non facevano che amplificare la sensazione di violenza, di perdita.
Se avesse dovuto decidere in quel momento, avrebbe spazzato via tutto, sarebbe stato libero, qualcun altro sarebbe venuto al suo posto, quando il mondo sarebbe stato nuovamente maturo, e nuovamente sottoposto a giudizio, ma il suo compito era giudicare, e avrebbe giudicato.
Anche se era passato molto tempo, tutti sapevano che prima o poi lui sarebbe arrivato, c’era chi lo temeva, chi aspettava il suo arrivo, e chi faceva finta che non esisteva, ma sapeva.
Aveva un solo nome e tanti nomi, un solo volto e tanti volti.
Rimase fermo, immobile, ad assaporare ogni prezioso istante che quella libertà aveva da offrirgli, finché la cittadina con i suoi suoni non lo riportò alla realtà, inizio ad incamminarsi verso il luogo dove si sarebbe svolta la sua valutazione.
 
“Appena le fatine entrano, le prendiamo e le riempiamo di botte, che te ne pare come piano, semplice ed efficace” domandò Azimio al suo amico.
“No, non mi pare il caso, ci cacceremo nei guai” rispose David nel modo più naturale possibile.
“Da quando sei diventato così codardo? Andiamo ci facciamo due risate…”.
Da quando era diventato codardo? Forse da quando lo aveva baciato, da quando gli aveva rivelato di essere gay, e adesso aveva paura, paura che lui andasse a dirlo a tutti quanti, ne avrebbe avuto tutto il diritto, quante volte lo aveva spintonato, umiliato, mortificato, solo perché Kurt aveva avuto il coraggio di rivelarsi, cosa che lui, non sarebbe mai riuscito a fare, non era diventato codardo, lo era sempre stato da quanto ricordava.
“Ok..” gli uscì quell’unico suono dalle labbra, e appena pronunciò quella parola, sapeva già di essersene pentito.
 
“Artie!!!” si girò prontamente sentendosi chiamare.
“Brittany, che succede?” chiese il ragazzo leggermente preoccupato dall’euforia della ragazza.
“Sai l’anno scorso, quando ho chiesto a Babbo Natale di farti camminare? Beh, non ha funzionato proprio come speravo, ieri ho visto il dvd di Aladino, e ho trovato un modo per far si che il mio desiderio venga esaudito!!! Basterà trovare la lampada con il genio!!! Avrei dovuto pensarci prima non credi?”.
Lui la guardò, un misto da dolce ed esasperazione.
“Brittany tesoro, noi non stiamo più insieme, quindi non ti devi preoccupare in questo modo per me, va bene?” chiese speranzoso.
“Ma non è questo il punto, o no? Io ti voglio bene e voglio che tu sia felice…” lo guardò con quei suoi dolci occhi, e poi andò via saltellando felice.
“Ehi storpio, che diavolo pensi di fare?” si ritrovò Santana a pochi centimetri dal suo naso, le incuteva molto timore quando scatenava tutta la sua ira, soprattutto se era rivolta verso di lui.
“Io… niente, è Brittany, lei persiste nell’idea di farmi camminare, autonomamente”.
“Ancora? Se non fosse che la farei soffrire, ti spezzerei quelle braccine insulse” gli lanciò un occhiata gelida, e lo abbandonò cosi, in mezzo al corridoio, in balia del terrore.
 
Kurt e Blaine parcheggiarono l’auto a pochi metri dall’entrata della scuola, un brivido gli corse l’ungo la schiena.
“Che ti prende?” domandò Blaine, vedendo il volto di Kurt sbiancare più di quanto fosse umanamente possibile.
“Niente, un brivido, ho un brutto presentimento…”.
Blaine si avvicino a lui con lentezza, sfiorò il suo naso con quello del fidanzato e poi sfiorò le sue labbra con un dolce bacio, finchè non si trovò praticamente incatenato al suo viso, le mani di Kurt che accarezzavano i suoi ricci privi di quel gel che il ragazzo odiava tanto, si allontanò un attimo e vide che Kurt aveva ripreso un po’ di colore.
“Meglio?” chiese.
“… Decisamente” disse arrossendo ancora di più.
Scesero dalla macchina e si diressero verso l’entrata, mano nella mano, incuranti di quello che avrebbero potuto dire gli altri studenti, appena varcarono la soglia vennero separati e trascinati in un aula vuota.
Era stato tutto talmente veloce che in un primo momento non avevano capito cosa stesse succedendo, poi si trovarono davanti Azimio e David e non ci fu poi molto da pensare.
Kurt vide Azimio, colpire Blaine in pieno stomaco, provò a lanciarsi contro di lui, ma David lo teneva stretto per un polso, lo vide sollevare un pugno, pronto per colpirlo, ormai era stanco di subire, l’avrebbe pestato, ma questa volta non si sarebbe nascosto come un coniglio impaurito. Lo guardò dritto negli occhi, in attesa di quel pugno, ma non arrivò, David era fermo, aveva allentato la presa sul suo braccio, sembrava confuso, prese coraggio e lo spinse via, senza che quest’ultimo reagisse in alcun modo, poi si diresse verso la porta, sperando che qualcuno fosse nel corridoio.
“Professor Schuester!!!”.
“Kurt, che…” non finì di pronunciare la frase che venne trascinato all’interno dell’aula.
Quando vide la scena, si riscosse dalla sorpresa iniziale e andò subito a bloccare Azimio, che ancora stava infierendo su Blaine, lo prese per un orecchio e lo accompagnò direttamente dal preside.
Kurt si inginocchio su Blaine che un po’ stordito gli sorrise per non farlo preoccupare.
“Forse la prossima volta dobbiamo dare retta alle tue sensazioni, che ne pensi?” disse.
“Si… ti accompagno in infermeria” lo aiuto ad alzarsi e lo accompagnò fuori da quell’aula, il solo che era rimasto era David, aveva guardato quell’ultima scena con invidia, gli sarebbe piaciuto essere al posto di Blaine in quel momento.
 
Quando Azimio venne condotto dal preside, sapeva di essere in un mare di guai, tutta colpa di David, che per qualche motivo si era lascito sfuggire la fatina Hummel, ma di sicuro non l’avrebbe trascinato con lui, erano amici, avrebbero parlato e risolto la cosa, come avevano sempre fatto, David gli era sembrato strano ultimamente, e forse non aveva prestato troppa attenzione a quello che stava accadendo. Quando il preside lo ricevette, neanche nelle sue più rosee fantasie si sarebbe aspettato di essere lasciato andare senza una punizione, il preside era proprio un allocco, teneva più alla squadra di football che a quello che accadeva realmente tra le mura della scuola.
 
Quello che aveva visto, non era proprio il massimo dello splendore, ragazzi che massacravano i propri compagni, ragazze che tiranneggiavano diversamente abili, professori che chiudevano gli occhi di fronte ai soprusi in favore delle donazioni scolastiche, però aveva visto anche qualcosa di buono, negli occhi sognanti di quella ragazza bionda, e anche in quel bullo, forse non ne era consapevole, ma c’era qualcosa di buono anche in lui, seppur nascosto molto in profondità, e quel ragazzo che si era ribellato per proteggere il suo fidanzato, gli dava molto da pensare, aveva quasi completamente preso la sua decisione, ma dare un’altra occhiata, se non si sbagliava, non avrebbe cambiato il risultato, e non voleva dare un esito negativo solo per quel poco che aveva potuto osservare.
 
 
 
  
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