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Autore: niki_    21/12/2011    2 recensioni
Non era un triangolo, nel modo più assoluto: quella figura era troppo dura per i tre. Il loro rapporto è qualcosa di delicato, senza spigoli o angoli.
Ecco perché le era venuto in mente il cerchio. Sora, Kairi e Riku sono rappresentati da tre punti equidistanti in una circonferenza e si muovono lungo di essa tutti nello stesso senso, in modo da non incontrarsi mai. Nessuno, finora, aveva interrotto questo equilibrio perfetto e quello che teme è che nessuno lo faccia, lasciando i tre a rincorrersi senza mai raggiungersi.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kairi, Naminè, Riku, Sora
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Cambio di senso
Davvero poche volte amo così tanto una mia storia. Cambio di senso è una di queste, più di 24 ore molto movimentate e molto più di Hollow Bastion. Queste due non reggono il confronto, davvero.
Trovo che sia molto raro che riesca a scrivere la storia esattamente con la stessa spontaneità con cui l'ho pensata e Cambio di senso, nonostante sia la fanfiction più impegnativa che abbia mai scritto, l'ha mantenuta anche dopo gli innumerevoli controlli e correzioni.
Non voglio annoiarvi perciò ve la lascio leggere e spero che l'apprezzerete tanto quanto io l'amo.

Disclaimer -
questa fanfiction è stata scritta senza scopo di lucro; Kingdom Hearts e i suoi personaggi sono di proprietà di Tetsuya Nomura.

Se KH mi appartenesse avrei sviluppato tutta la saga per una sola e benedettissima piattaforma di gioco.

Cambio di senso


Naminè li guarda con attenzione: i tre ragazzi, seduti al piccolo tavolinetto circolare, chiacchierano allegramente fra loro.
"Dieci su Sora e Kairi", la voce di Roxas la riporta al loro tavolo, alla destra di quello di Sora, Kairi e Riku. La mensa della scuola è così rumorosa che nessuno si è accorto del quasi grido del biondino.
"Nah", Ventus scuote la testa sorridendo al gemello "Dieci su Riku e Kairi" e sventola la banconota davanti agli occhi degli amici prima di appoggiarla a centro tavola, sopra quella dell'altro.
"Tu, Vanitas?", Naminè guarda il moro che sbadiglia apparentemente annoiato dal discorso. All'improvviso sembra ravvivarsi e, afferrato il cucchiaio, raccoglie un po' di poltiglia giallognola (che a detta della cuoca è purè) e fa per lanciarla verso l'altro tavolo.
"Venti che becco Kairi all'attaccatura della sua extension", sentenzia con un sorrisetto malvagio assaporando già le urla disperate della rossa.
Ventus rotea gli occhi esasperato. "Ok, d'accordo, Vanitas non scommette. Tu, Naminè, che dici?", si volta verso la ragazza imitato dal gemello. Anche il moro, pur non dandolo a vedere, la guarda di sottecchi aspettando il suo verdetto.
Naminè è la migliore, per quanto riguarda le scommesse: le ha sempre vinte tutte, di ogni genere, dallo scommetti-coppia (gettonatissimo per la durata dei fidanzamenti di Demyx) alle partite di campionato.
La biondina torna ad osservare l'altro tavolo senza problemi: Sora, Kairi e Riku siedono davanti alla vetrata che dà sul cortiletto interno della scuola. Lì, infatti, cresce un ciliegio e tutti sanno che è il soggetto preferito dei disegni della ragazza, così la gente pensa che, invece di fissare i tre, Naminè stia studiando i rami in fiore dell'albero. 

"Non saprei", appoggia la testa sulla mano, pensosa.
Il rapporto Sora-Kairi-Riku è qualcosa di molto complesso. Un triangolo secondo Roxas, un triangolo equilatero secondo Ventus, ma tanto finisce in un'orgia, fidatevi era, invece, il pensiero di Vanitas.
Per Naminè sbagliavano tutti.
Non era un triangolo, nel modo più assoluto: quella figura era troppo dura per i tre. Il loro rapporto è qualcosa di delicato, senza spigoli o angoli.
Ecco perché le era venuto in mente il cerchio. Sora, Kairi e Riku sono rappresentati da tre punti equidistanti in una circonferenza e si muovono lungo di essa tutti nello stesso senso, in modo da non incontrarsi mai. Nessuno, finora, aveva interrotto questo equilibrio perfetto e quello che teme è che nessuno lo faccia, lasciando i tre a rincorrersi senza mai raggiungersi.
"Perché Sora e Kairi? Cosa te lo fa pensare?", si rivolge a Roxas. Per fare una buona puntata bisogna conoscere bene su cosa si sta scommettendo.
"Perché sono sicuro che Sora ancora è cotto di lei. Lo conosco, il mio pollo!".

La crociata nella vita di Sora era sempre stata superare Riku anche se sapeva che era un sogno quasi impossibile. Superare Riku è qualcosa di impensabile e inimmaginabile, ma lui non si vuole arrendere così: più l'impresa è difficile, più grande sarà la gloria se riuscirai a portarla a temine.
La crociata di Sora era diventata ancor più complicata quando l'amicizia che provava verso Kairi era diventata qualcosa di più. All'inizio pensava che quello strano calore che provava al suo sorriso fosse solo dovuto alla febbre, ma dopo la prova termometro negativa, aveva iniziato a ragionare su ipotesi diverse. Tutte tranne una: la cotta. Non voleva ammettere qualcosa che lo avrebbe impegnato su due fronti differenti facendogli perdere lucidità in entrambi, ma alla fine, spinto molto da Roxas - suo migliore amico e consulente - aveva accettato il classico cliché del ragazzo innamorato della propria migliore amica.
Cliché che era diventato ancor più classico e scontato quando il biondino aveva scoperto che la suddetta ragazza dai capelli rossi era cotta a puntino per l'altro migliore amico del castano: il freddo e altresì bello Riku.
Ovviamente Sora ignorava (volutamente o davvero aveva gli occhi foderati di prosciutto a non notare il lago di bava che si formava sotto ai piedi di Kairi ogni volta che fissava l'albino) i sentimenti di lei verso l'altro, così come lei non conosceva i suoi e Riku quelli della ragazza.
Il castano aveva accettato questa nuova croce: conquistare colei che lo disegnava solo come un amico, il suo confidente più fidato e sincero. Superare Riku, in confronto, gli sembrava quasi una passeggiata in riva al mare, ma era certo che sarebbe riuscito a farla cadere ai suoi piedi e con un grosso sorriso ottimista riusciva a calmare in parte i dubbi di Roxas sull'esito dell'impresa.
Eppure passavano i mesi, uno dopo quell'altro in un lento sgocciolare, senza portare niente di concreto, ma in un pomeriggio piovoso la porta della camera di Roxas fu spalancata da un Sora fuori di sé, completamente zuppo per l'acqua piovana e dal viso sconvolto e umido. Pioggia, pensò all'inizio il biondino, ma si corresse dopo aver ascoltato la confessione che Kairi aveva fatto a Sora riguardo ai suoi sentimenti verso l'albino.
Lacrime, erano lacrime.

"Ancora?", ripete Naminè con lentezza "No, non direi: Sora ha pensato che non avrà mai possibilità con Kairi. Si è messo il cuore in pace...".
Ventus, convinto di avere la vittoria in pugno, piazza l'indice davanti al naso del gemello pronunciando un "AH!" così rumoroso che metà mensa si gira a guardarlo.
La ragazza ride piano mentre Vanitas si sganascia e dà una grossa pacca sulla spalla al ragazzo. "Con questa siamo a trecentosettantasei figure di merda in tre anni di scuola, Ven!".
"Ancora le conti?".
"Ehi, Ven, perché pensi che scommettere su Kairi e Riku sia la cosa migliore?", Naminè interrompe il loro allegro litigio appena gli altri commensali, attirati dal grido di Ventus, tornano a concentrarsi sul loro piatto.
"Eh?", l'interpellato si volta di scatto.
"Puppa".
"Vanitas, per favore", lo rimbecca la bionda.
"Grazie", Ven fulmina con gli occhi il moro che è tornato freddo e distaccato come prima "Per lo stesso motivo di Ro': Kairi ancora è cotta, ne sono sicuro!"

Kairi aveva scoperto di essere innamorata di Riku al compleanno di Sora.
Il ragazzo aveva organizzato una festa in spiaggia, dato che il tre di luglio non si può fare nient'altro che andare a rinfrescarsi fra le onde cristalline del mare se non si vuole morire per l'afa insopportabile.
Ventus, Vanitas, Sora e Roxas erano già in acqua a giocare e Naminè e Riku li stavano raggiungendo entrando gradualmente. Un piano che dovettero accantonare rapidamente visto che i quattro ragazzi erano saltati loro addosso per farli cadere, riuscendoci.
Kairi si era messa a ridere guardandoli con tenerezza quasi materna ed era rimasta in bikini seduta sulla sabbia bianca e calda.
Sora l'aveva fissata a lungo e un sorriso gli era apparso sul volto, si era avvicinato a Riku che stava affogando Vanitas e gli aveva sussurrato all'orecchio qualcosa. Anche l'albino aveva sorriso con un'ombra maligna sul volto pallido come la luna ed era uscito lentamente dall'acqua.
Le si avvicinava con lentezza dandole tutto il tempo di studiare il suo corpo scultoreo attraversato dalle goccioline salate che sparivano nel costume. Con un gesto deciso, si portò indietro i capelli argentati della frangia in modo da incatenare i suoi occhi verde acqua con quelli blu della rossa.
Lei sentì chiaramente la temperatura corporea schizzare alle stelle quando le si fermò davanti. "Non fai il bagno?", le aveva chiesto.
"D-dopo, magari", aveva balbettato mentre diventava rossa come i suoi capelli.
"Tu lo fai ora", e si era chinato su di lei.
Inspiegabilmente Kairi aveva chiuso gli occhi, aspettando un bacio dall'albino, e ci era rimasta abbastanza male quando non si posò niente sulle sue labbra, ma anzi, venne sollevata di peso da Riku che se l'appoggiò sulla spalla quasi fosse un tappeto arrotolato.
"Ehi, Riku, mettimi giù!", iniziò a protestare rabbrividendo al contatto con la sua pelle fredda e bagnata.
"Tranquilla, ti metto giù subito", ridacchiò lui e la buttò in mare fra le risate degli altri.
E quando Kairi riemerse dalle onde, infreddolita e ansante, si ritrovò davanti il fisico perfetto di Riku, degno di un Apollo, e capì che nessuno avrebbe potuto offrirle di meglio.
E lei voleva il meglio.

Naminè storce il naso. Anche Kairi aveva avuto il ben servito da Riku, non che gliel'avesse detto in faccia, ma la sua proverbiale freddezza l'aveva ghiacciata e ora erano solo amici, come la rossa affermava con veemenza.

Freddo.
Per i ragazzi che non lo conoscevano bene, Riku era un pezzo di ghiaccio, impossibile da sciogliere nè da scalfire in alcun modo.
Estremamente figo.
Per le ragazze che non lo conoscevano bene, Riku era un gran bel pezzo di "gnocco" assolutamente sprecato.
Le apparenze ingannano ed abbagliano, ci fanno fermare alla superficie invogliandoci a non scendere in profondità e toccare con mano la vera essenza delle persone.
L'albino ringraziava il cielo per aver avuto i suoi amici che lo avevano capito e compreso più di ogni altro: Aqua e Terra (suoi compagni di banco dalle elementari), Vanitas e Sora. Sicuramente quest'ultimo era il suo migliore amico: Aqua e Terra, anche se affezionatissimo a loro, negli ultimi tempi non facevano altro che pronunciare smielate frasi d'amore rivolte all'altro che lo facevano sentire come il terzo incomodo; Vanitas è simile a lui e per questo si capiscono al volo, ma i silenzi fra loro, benché apprezzati da entrambi, gli facevano provare uno strano senso di vuoto, di incompletezza.
Sora aveva colmato quel vuoto con la sua solarità e i suoi sorrisi ottimisti gli facevano ben sperare anche nei momenti peggiori: era il suo talismano contro la sua stessa freddezza, così radicata da rischiare di intaccare la sua interiorità .
Riku, ormai, aveva iniziato a vedere il suo talismano persino più di sua madre: ogni scusa era buona per andare da Sora per rivedere il suo sorriso che, pur conoscendolo a menadito, gli appariva bello e rassicurante come la prima volta.
L'affetto dell'albino verso il castano diventava sempre più profondo, radicato e possessivo. Le occhiate delle ragazze verso il suo migliore amico gli davano un leggero fastidio, come se quegli sguardi potessero attirare Sora lontano da lui. E senza di lui chi avrebbe sciolto il ghiaccio che rischiava di gelare anche il suo cuore? Non poteva certamente correre questo rischio.
Così Sora e Riku erano diventati inseparabili, quasi come due gemelli siamesi, seguiti come un'ombra dalla rossa. Proprio per questo Roxas, Vanitas, Naminè e Ventus avevano cambiato tavolo alla mensa, con la scusa che il loro solito tavolo da otto era occupato, e si erano seduti in uno da quattro lasciando i tre alle loro occhiate, ai loro pensieri, alle loro preoccupazioni.
Triangolo o cerchio, poco importa: qui ci si giocano le amicizie.

Naminè continua a guardarli ridere e scherzare. Quel cerchio non verrà rotto mai? Continueranno all'infinito a rincorrersi? Sa bene che niente dura per sempre: l'equilibrio verrà rotto, lo sa, ma quando? Quanti giorni, settimane, mesi ci vorranno?
Eppure la svolta sembrava esserci stata: all'improvviso i tre, continuando a camminare lungo la circonferenza, avevano cambiato senso. Tutti e tre contemporaneamente.

Qualche settimana dopo la confessione di Kairi a Sora, la rossa aveva iniziato seriamente a pensare al sentimento che provava per Riku. Insomma, l'albino era davvero la perfezione?
Esteriormente, sì, ma lei non voleva fermarsi alle apparenze come tutte le altre ochette. Voleva scendere in profondità e conoscere il vero Riku per capire se tutti i lati del suo carattere le sarebbero piaciuti o li avrebbe potuti sopportare in nome dell'amore smisurato che provava per lui.
Perciò aveva iniziato a porgli domande su domande, un vero e proprio terzo grado. E Riku si era richiuso su se stesso come un'istrice e non c'era stato verso di farlo aprire alla sua "futura fidanzata", come diceva spesso la rossa a Naminè.
Era stato un duro colpo per lei: il ragazzo che amava non si fidava abbastanza da aprirsi e mostrargli quale persona meravigliosa non fosse solo esternamente ma anche interiormente. Ciò l'aveva resa intrattabile per un paio di giorni e aveva scaricato un po' di rabbia anche sul povero Sora che in quella storia non c'entrava niente.
La sua dose di colpe, a pensarci meglio, ce l'aveva: sai (perché dato che sono amici da circa una vita e mezzo
devi capire al volo cosa la turba) che lei sta male per Riku perché non riesce a passare al livello successivo e tu le piazzi un "Che strano, a me Riku racconta tutto..."? Kairi aveva ammesso che urlargli in quel modo, forse, non era stata una buona idea, ma il castano poteva anche vantarsi con qualcun'altro del livello stellare di intesa fra lui e l'albino! Insomma, che razza di migliore amico era? Non sapeva quanto ci stava male per lui?

Le stesse cose si domandava Sora. La sua cotta verso la ragazza, che diceva di conoscerlo meglio delle sue tasche, era stata intuita da tutti - ma proprio tutti - tranne che dalla diretta interessata. Perciò passava ore, chiuso in se stesso, per cercare di capire dove diamine avesse sbagliato e trovava più semplice risolvere complicate equazioni di secondo grado che comprendere la mente contorta di Kairi, di cui, malauguratamente, si era infatuato.

Il mutismo di Sora aveva ferito, involontariamente, anche Riku. Anche lui era compreso nel "tutti" qualche riga più in su e dire che ci era rimasto male è un eufemismo, ma aveva stretto i denti e tirato avanti, com'è giusto che sia: si chiude una porta, si apre un portone, no?
Per un paio di giorni, pur di non stare troppo vicino a Sora per non smascherarsi completamente, aveva chiesto asilio politico ai due piccioncini; Terra e Aqua erano stati felicissimi di riavvicinarsi al loro amico, ma ben presto si erano ravvicinati loro e non metaforicamente: ogni secondo in cui le bocche dei due erano incollate, Riku aveva un filmato di lui che baciava il suo talismano, il suo migliore amico, il
suo Sora. E ciò non era proprio l'ideale.
Spesso mentre i due non lo osservavano, l'albino guardava Kairi e Sora, rimasti soli al loro tavolo, a parlare come se non fosse successo niente e si chiedeva cos'avesse quella ragazzina dai capelli rossi più di lui.

Anche Sora si interrogava sul fascino di Kairi: perché era cotto di lei? Perché quand'era con lei si sentiva ardere come se Axel, il piromane, gli stesse bruciacchiando i pantaloni?
Nelle ultime settimane, però, il suo "ardere", non lo intendeva più come "ardere d'amore per la sua bella", così come Roxas lo prendeva in giro, ma si era trasformato in una specie di fastidio: aveva iniziato a non ascoltare più gli assillanti monologhi della rossa sulla bellezza del suo migliore amico, unico loro argomento di discussione. Come se non lo conoscesse abbastanza, anzi, lei era quella che lo conosceva meno: era lui il suo migliore amico.
E soprattutto, perché diamine ultimamente non riusciva a staccare gli occhi dall'albino?

Kairi ammetteva di avere tanti difetti, ma proprio tanti, ma non era miope, né ipermetrope, né astigmatica. Ci vedeva
benissimo. Vedeva benissimo che Sora non l'ascoltava, ma lanciava occhiate malinconiche alla schiena di Riku, cinque tavoli più in là, lasciandola blaterare a ruota libera.
L'indifferenza di Sora la trafiggeva come un pugnale infuocato e ghiacciato allo stesso tempo, facendola sentire triste ed indesiderata.
Si apprezzano le cose solo quando le si perdono, mai questa frase le era sembrata così vera.
 
Lei è una ragazza. Queste quattro parole, così ovvie, crollarono sulla testa di Riku pesanti come un macigno. La sua mente le assorbì, lentamente, per imprimergli meglio il messaggio: mai mettersi contro la natura, nè contro l'istinto di riproduzione.
Ci mise un po' a digerirle e ad assimilare con loro il significato: Sora è tabù.
Solo pensarlo lo faceva star male. Sora, tabù. Come potevano stare insieme in una frase senza negazione?
Ma soprattutto, perché contro natura? Cosa c'è di male in un amore sincero? Il sesso di una persona prescinde? Perché due uomini o due donne non si possono amare in libertà, senza paura di venire guardati male o discriminati? Quante sono le coppie etero prive di sentimento a questo mondo che tuttavia convivono per comodità, per evitare sguardi indagatori? Tante, tantissime.
Sono tutti guidati dalla paura, tutti, etero o no. Paura di sbagliare, di non essere accettati, di non essere capiti, di rimanere soli.
Forse - neanche tanto "forse" - Sora aveva paura e perciò si era abbandonato al sentimento con Kairi perché non contrastato, anzi, incitato da quello stupido di Roxas. Il biondino ci avrebbe rimesso la testa se il
suo talismano e la rossa si fossero messi insieme, questo è poco ma sicuro.
Nessuno lo aveva mai battuto in qualcosa e quella stramaledetta ragazzina non sarebbe certo stata la prima!
Attualmente, però, il punteggio era 1 a 0 per Kairi, inconsapevole partecipante a quella "gara" per Sora, e l'albino doveva assolutamente rimontare. Quindi decise di studiare il suo nemico per carpirne i segreti e utilizzarli per passare alla rimonta.
Il giorno stesso tornò al tavolo di Sora e Kairi, senza neanche chiedere il permesso per sedersi insieme a loro, borbottando un "Quei due mi fanno venire il diabete".
"Bentornato. Sapevo che non avresti resistito a lungo", gli rispose Sora con il suo solito, luminosissimo sorriso.
Kairi, invece, non disse niente. Gli rivolse solo un sorriso, dolcissimo e perfetto, che incantò Riku per un paio di secondi.

Ora che Riku era tornato, tutto sembrava tornare alla normalità.
Sora, però, dovette presto rimangiarsi quel pensiero fin troppo ottimistico persino per lui. Era ovvio che qualcosa fra loro era cambiato in quelle due, lunghissime e interminabili, settimane, ma ciò che gli dispiaceva di più era sentire che l'amicizia con l'albino si era un pochino incrinata. Poco, è vero, ma per il castano era enorme, quasi un abisso profondissimo che andava assolutamente colmato.
In un noioso tardo pomeriggio primaverile, Sora stava guardando fuori dalla finestra osservando il cielo tingersi lentamente di rosso. Storse il naso pensando a come tutto gli ricordasse Kairi, ma questa volta non provava piacere, né gli venivano in mente i classici filmini mentali con lui e la ragazza protagonisti di una romantica love-story, ma bensì l'irritante elenco dei pregi fisici di Riku. Che seccatura.
Gli balenò nella mente un'idea e, senza perdere tanto tempo a rifletterci sopra, prese uno zaino infilandoci dentro tutto ciò che poteva essere utile per la nottata per poi scappare fuori di casa non dando il tempo ai suoi genitori di opporsi alla decisione improvvisa.
Il castano vagabondò un po' senza meta per le vie della città finché il sole non sparì definitivamente nell'oceano e solo a quel punto bussò alla porta della casa dell'albino.
"Riiiiku, c'è la pulce", fu accolto così da Axel che si dileguò rapidamente continuando a parlare al telefono con una certa 'Roxy'.
"So'? Che ci fai qui?", Riku, rosso in viso e con un po' di fiatone, apparve qualche secondo dopo a metà delle scale. Sora osservò il cavallo dei pantaloni dell'albino notando che la zip non era completamente alzata, ma penzolava a metà, come se fosse incerta se nascondere o no cosa il padrone avesse fatto in bagno. Non che ci fosse molto da nascondere, in effetti: le prove erano schiaccianti.
"Riku, ti stavi masturbando?", spalancò gli occhioni blu con un'espressione fra il disgustato e l'incredulo.
"E allora? Sai, Sora, è nomale per un
uomo".
"Ora capisco perché i tuoi muscoli sono
cooosì sviluppati", chiuse la porta d'ingresso e iniziò a salire le scale "E pensare che Ventus dice in giro che prendi gli steroidi...", rise alla sua faccia attonita "Invece ti ammazzi di seghe in bagno!".
"Lasciamo perdere i miei muscoli, perché sei qui?".
Sora gli mostrò lo zaino. "Hai litigato con tua madre?", continuò l'albino.
"Più o meno. Posso?".
"Ho scelta?".
Quella sera Sora e Riku si riavvicinarono, riparando quell'incrinatura che c'era stata, ma quando il castano - reduce da un incubo in cui Kairi gli portava via l'albino - si svegliò di soprassalto, trovò estremamente bello che il suo migliore amico per consolarlo disse "Dormi pure tranquillo. Sono qui e nessuno mi porterà via".

Mentre Sora dormiva beato al suo fianco, appiccicato a lui come un bambino al suo orsacchiotto preferito, Riku trovò strano non provare il turbine di emozioni che fino a qualche giorno prima lo avrebbero travolto come un fiume in piena se fosse stato nella stessa posizione. Si aspettava che si sarebbe smascherato da solo, che il suo corpo lo tradisse e che il sospetto rigonfiamento nei boxer avrebbe allarmato Sora che sarebbe fuggito a gambe levate. Invece niente di tutto ciò: poteva benissimo accarezzare la chioma dura e ispida di gel del castano senza provare niente di anormale per due normali amici.
Qualcosa di anormale, invece, accadde all'una e quarantasette di notte: il cellulare di Sora - l'ebete doveva averlo lasciato acceso - vibrò e l'albino si precipitò a vedere il messaggino che rischiava di svegliare il castano. Si meravigliò di se stesso quando, notando che il mittente era Kairi, lo aprì e lo lesse:
Alle 16.45 alla gelateria. Ho un'importante notizia da darti. Bacio.
Importante notizia? Le guance di Riku si colorarono violentemente quando immaginò che lei e Sora sarebbero potuti convolare a fidanzamento quello stesso pomeriggio, ma ciò che maggiormente lo meravigliò fu avvertire che la gelosia non era per il suo migliore amico, ma per lei, per Kairi.

Kairi aspettava seduta a un tavolinetto della gelateria nella piazza principale della cittadina tamburellando un piede per scandire il tempo. Si era vestita meglio che aveva potuto: un vestitino azzurro, per risaltare i capelli raccolti con un nastro bianco, e ballerine candide. Non capiva perché si fosse preparata così accuratamente per quella normale uscita con il suo migliore amico che, molto probabilmente, si sarebbe messo la prima cosa che gli fosse capitata sotto tiro. Sospirò sconsolata ricordando che era stata una vocina, dentro di lei, sepolta dentro il petto, a suggerirle quell'abbigliamento.
Fece un altro sospiro pensando a dove diamine poteva essere finito Sora. I suoi dieci minuti di ritardo se li era già presi e stava entrando in pieno nel quarto d'ora. Che gli fosse successo qualcosa? Il cuore le balzò nel petto al pensiero, ma lo scacciò agitando la mano come se fosse un insetto molesto. Era in ritardo, come al solito. Aveva o perso l'autobus, o dimenticato il cellulare, o scordato il portafogio o tutte e tre insieme.
Sbuffò seccata, ma le labbra contratte si distesero nel più bel sorriso del suo repertorio vedendo il castano arrivare a tutta velocità verso di lei. "Kairi, scusa!", si lanciò sulla sedia riuscendo a centrarla per pochi centimetri. "Avevo dimenticato il portafoglio".
"Chissà perché la cosa non mi stupisce", scosse la testa.
"Mi faccio perdonare: ti offro il frappè".
Kairi rialzò gli occhi verso quelli di Sora che le stava offrendo anche un sorriso così meraviglioso da sembrare irreale. "Davvero?".
"Certo", annuì e senza dirle altro andò verso il bancone a prendere l'ordinazione.
"Allora, la grande notizia?", il castano poggiò, qualche minuto dopo, sul tavolo le due dolcissime bibite.
Kairi prese un sorso e incatenò i suoi occhi a quelli di Sora per fargli capire che gli stava per dire era la pura verità. "Roxas...", e attese per vedere la sua reazione.
"Senza giri di parole, per favore", si era sporto verso di lei, impaziente.
"Hai ragione: beh, Roxas esce con Axel oggi".
"Non mi pare niente di strano: sono amici".
"Non in quel senso", Kairi distolse lo sguardo puntandolo sulla cannuccia che faceva roteare nel bicchiere.
"Ah", rimase un attimo interdetto, ma poi i suoi occhi si accesero improvvisamente, come se avesse avuto un'illuminazione.
"Ti è venuto in mente qualcosa?", lo guardò succhiare avidamente la sua bevanda.
"Dici che pedinarli è reato?", fece finta di pensarci su.
La ragazza si alzò ridendo e prese la mano di Sora e con l'altra il suo bicchiere di carta e si misero a correre per le strade della città alla ricerca dei due.
"Dimmi, Sora, è vero che domani fai la corsa campestre?", gli chiese, per cambiare argomento, in un momento di pausa mentre il sole lentamente declinava fra i palazzi.
Lui annuì e la ragazza si portò le mani al collo e sganciò il ciondolo a forma di stella che portava sempre. "Tieni questo: è il mio portafortuna. Vedi di riportarmelo, però!", lo ammonì consegnandolo.
"Non preoccuparti, lo farò. E se vincerò qualcosa, te la dedicherò", le sorrise radioso.
Kairi non sapeva se tutto il calore che provò in quel momento fosse dovuto alla corsa o a quel meraviglioso sorriso.

Quando crollò a terra, senza più fiato dopo tre chilometri di corsa, Sora non riusciva a capire cosa diamine stesse succedendo. Sentiva solo le robuste braccia di Riku tirarlo su e sorreggerlo verso lo spiazzo erboso. "Ehi, So', mi senti? Sei arrivato terzo", gli continuava a ripetere e il castano lo abbracciò stringendolo forte e affondando il viso nel suo petto.
"Riku, ce l'ho fatta!", di colpo la stanchezza lo abbandonò e si mise a saltellare qua e là.
La sua gioia fu oscurata da un semplice fatto: quando fu premiato davanti a tutta la scuola, Sora pensò prima a Riku e poi a Kairi.

Incredibile pensare a come si sia capovolta la situazione, come abbiano cambiato senso senza incontrarsi neanche in quel delicato momento di transizione
, Naminè li guarda e poi passa a Vanitas che scuote la testa davanti ai battibecchi fra i due gemelli su chi dei due intascherà i soldi.
"So che hai una teoria, Vanitas", dice la bionda placidamente.
Ventus e Roxas si fermano e si voltano verso il moro che sorride sprezzante sventolando una banconota da venti. "Tutte le vostre puntate favoriscono sempre Kairi. Insomma, male che vada ci guadagna sempre qualcosa, perciò...", appoggia i soldi a centrotavola, sopra quelli degli altri "Venti su Riku e Sora".
"Due ragazzi?", Roxas spalanca la bocca ancora di più.
"Non fare il moralista, biondino, tutti sanno che ti fai Axel nei bagni, ogni benedettissima ricreazione", replica sorridendo beatamente. "Oh, tutti tranne te, Ven?"
"ROXAS!", si indigna il gemello scattando in piedi.
"Lasciamo i battibecchi familiari fuori da questo tavolo, per favore", Naminè si preme indice e medio di entrambe le mani sulle tempie facendosi un piccolo massaggio circolare.
"A casa facciamo i conti", minaccia Ventus a denti stretti.
La ragazza sospira e guarda di nuovo i tre. Sora sta fissando le labbra carnose di Riku, impegnate in un monologo sull'importanza del compito in classe che ha alla prossima ora. Kairi prende la parola e continua con lo stesso argomento incentrandolo sul tema che ha consegnato la mattina stessa, ignara che i suoi due ascoltatori la stanno momentaneamente ignorando.
Sora e Riku si fissano, per un lunghissimo secondo, con uno strano, languido, bagliore negli occhi per poi tornare ad ascoltare la rossa.
Naminè si volta verso Vanitas, tira fuori una banconota da dieci e sorride appoggiandola sopra quella del moro. "Se vinciamo, facciamo a metà, ok?".
Ventus e Roxas accorrono a guardare i tre per capire cosa si sono persi finché Riku, spazientito da quelle occhiate alla sua schiena, si volta verso i gemelli e intima loro di guardare nel loro piatto.
"Trecentosettantasette, Ven, trecentosettantasette".
E scoppiano a ridere, Vanitas e Naminè, quest'ultima più forte del solito, più tranquilla ora che l'equilibrio è stato spezzato, la circonferenza rotta.
Ha fatto una buona puntata, di questo ne è sicura.


Note dell'autrice:
Ma buonasera!  *tutti fuggono*
Dopo un breve periodo di pausa forzato sono tornata e non mi schioderò tanto facilmente da qui *risata malvagia*
Ma passiamo alla storia.
Spero che vi sia piaciuta e che abbiate apprezzato il mio tentativo di fare qualcosa di serio. Non so quanto ci sia riuscita effettivamente. A voi la sentenza.
Come al solito, ringrazio i santi che sono arrivati fino a qui e chi recensirà questa One-Shot. Un abbraccio fortissimo va a chi ha messo le mie storie fra le preferite, le seguite, le ricordate e ai pazzi che mi hanno collocata fra i loro autori preferiti. Grazie di cuore.
Sperando di non essere scesa nel patetico, vi saluto. Au revoir!
Niki_
  
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