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Autore: Gwen Chan    22/12/2011    4 recensioni
Se nel meta-teatro, i personaggi sono consapevoli di stare recitando, in una meta-fanfiction sapranno di essere dentro un racconto.
Sorta di spin-off (ma neanche tanto) della serie Die Nation Und Der Philosoph, dove è inutile cercare un senso: tanto la Ragione è andata in vacanza. Almeno per Prussia sarà un diversivo alla noia (anche se West non sarà contento.)
[Die Nation und Der Philosoph- natalizia, o forse no?]
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a: Nemeryal, _Ayame, chaska, red queen, Fairness, noriko, Rota, Lacieintheskywithdiamonds, perché mi andava. E anche a tutti quelli che mi seguono.

VACANZE (di Natale?) ANCHE PER LA RAGIONE

Il luogo è una stanza spoglia, modestamente arredata e colma di gente, per lo più signori in crisi di noia, che dopo secoli passati in quello che potremmo chiamare "Paradiso", ma alcuni di loro si offenderebbero, accorrono a frotte a ogni novità.
Seduta al centro della sala, su una modesta seggiola, quasi si trovasse al banco degli imputati, siede una donna che non è più possibile definire giovane; rughe appena accennate disegnano un reticolo attorno agli occhi intelligenti e alle labbra carnose. Del resto dopo secoli di faccende, di corse a rotta di collo da una parte all'altra del globo, sarebbe insolito non mostrare nessun segno della vecchiaia.
Tiene le mani in grembo, composta ed educata come ci si aspetta da lei; se viene interpellata, risponde in maniera concisa, un pochino forbita, con solide argomentazioni alle sue tesi.
È sempre estremamente indaffarata; persino ora non dovrebbe starsene lì a perdere tempo, ci sono così tanti luoghi in cui è richiesta la sua presenza e purtroppo non possiede il dono dell'obliquità. Tanto tempo prima ha provato a domandarlo all'Eterno, ma non è mai stata nelle Sue grazie. Del resto la sua presenza contrasta quella divina. Così da millenni si affanna di qua e di là, accorrendo a continue invocazioni, ogni tanto crolla per la stanchezza, si concede un sonnellino e il mondo precipita nel caos.
Questa donna è la Ragione.
E molti di coloro che sono passati a curiosare si annoverano nell'esclusivo club dei suoi fan. Da una parte i razionalisti le sussurrano incitamenti, dall'altra quei due idealisti di Fichte e Schelling sono troppo impegnati a insultarsi per preoccuparsi di lei. E se Hegel, il suo più acceso sostenitore, iniziasse a sventolare striscioni, perderebbe il suo contegno da filosofo tutto d'un pezzo, non credete?
Non che manchino i detrattori: Hume e Locke ripetono da secoli che la Ragione serve a poco per conoscere il mondo. È l'esperienza la chiave di tutto! Schopenhauer le ha dato il colpo di grazia, facendola cadere dal rango di regina a quello di umile sguattera della Volontà.
Seduto poco lontano, con un'espressione stizzita dipinta sul volto, un uomo si dondola sulla sedia, giocherella col cellulare- oggetto talaltro sconosciuto alla maggior parte dei presenti- scruta l'ambiente circostante attraverso gli occhi carminio.
Proprio ora che stava aggiornando il blog!
Analizza la situazione: a meno di non aver preso un granchio, qui sono tutti morti. Ha già visto molte facce nelle vecchie enciclopedie. Probabilmente l'ennesima fanwriter in crisi si è messa a scrivere sulla sua Magnifica Dipartita (argomento molto gettonato), sebbene lui sia vivissimo, ed eccolo qua. Tanto vale godersi il diversivo, conclude. E incrocia i piedi sul tavolo. Almeno la sola forza del pensiero -miracoli dell'Aldilà- gli permette di modellare ed evocare un bel boccale di birra schiumosa. Eppure anche questa soddisfazione gli viene bruscamente sottratta. Mentre se lo sta portando alle labbra, una voce severa gli intima di non azzardarsi. Si volta in direzione del suono.
"O Immanuel, anche tu qua?" esclama, sorpreso di reincontrare il suo filosofo eccentrico di fiducia. Ci sarà da divertirsi!
"Se non fosse che sono l'organizzatore... mi faresti il favore di far scomparire quella birra?" Accidenti, si era dimenticato dell'odio di quel prussiano degenere per la magnifica bevanda che luccica invitante davanti alle sue pupille.
"Eddai, Immanuel, mi sto annoiando! Ho bisogno di qualche svago! E perché mai mi trovo qua?" si lamenta.
"Perché mi servi! E ora silenzio. Per favore, si comincia!" taglia corto il filosofo.
Si china sotto quello che, solo ora Gilbert se ne accorge, somiglia alla postazione del giudice. Pochi secondi dopo riemerge e sbatte sul tavolo un libro così spesso, così voluminoso da farti passare la voglia di leggerlo col suo solo aspetto. Diecimila pagine a caratteri piccoli, in linguaggio ermetico stretto, le tre Critiche (nomen omen) rivedute, ampliate e moltiplicate per dieci. Insomma, il frutto di tre secoli di ricerche e studi, l'unica via per distrarsi in questo Aldilà.
Ora gli manca soltanto la famigerata introduzione, l’incubo di generazioni di studenti: il processo alla Ragione.
La suddetta alza gli occhi al cielo. "Di nuovo? Sei a corto d’idee? Sono molto impegnata, Immanuel, è proprio necessario?" Lo subissa di domande continue, pur estremamente educate. Si agita sulla sedia al pari di uno studente impreparato il giorno dell'interrogazione, tentando di non pensare a che cosa potrebbe succedere sulla Terra durante la sua assenza.
"Come già spiegato, ho trovato nuove prove per contestare il tuo potere!"
"Credevo fossi dalla mia parte. O la frase abbi il coraggio di serviti della Ragione non è tua? Era tanto gratificante... che peccato!"
Il filosofo-giudice picchietta sul tomo per far tacere le risatine sommesse tutt'attorno, nonché per avvertire Prussia di non osare approfittare della sua distrazione per scolarsi la sua birra. È conscio di ripetere una scena già recitata sul palcoscenico della vita, che da tempo ha ormai abbandonato, ma all'epoca non aveva ancora conosciuto Gilbert. È lui il fulcro di tutta questa messinscena. Spera che l'albino non sappia leggere nel pensiero, altrimenti non esisterebbe imperativo categorico in grado di trattenerlo.
L'Io di Fichte e le lodi sperticate da parte di Hegel non hanno contribuito di certo a limare l'egocentrismo del prussiano.
"Prima dovresti spiegarmi una cosa, quindi deciderò se continuare a considerarti il motore del mondo" continua, rivolto a una Ragione troppo paziente per inalberarsi; ha passato tantissimi giorni con lui, seduta al suo fianco, e lo conosce abbastanza da non lamentarsi. È solo curiosa di scoprire che cosa frulli in quella testa pazzesca.
L'unico che si annoia mortalmente, che vorrebbe sgranchirsi le gambe, bersi la sua birra - occhiataccia di Immanuel- e conversare con uno di questi signori, è Gilbert. Si passa una mano fra i capelli d'argento e pensa a una maniera per vendicarsi; nulla di eclatante o pericoloso, solo qualcosa perché Immanuel non si azzardi una seconda volta a coinvolgerlo nelle sue elucubrazioni mentali. Un attimo prima digitava alla tastiera del suo awesosissimo computer, un attimo dopo eccolo a girarsi i pollici. Aveva pure promesso a West che avrebbe riordinato la sua camera, ormai così colma di cianfrusaglie da essere inagibile. Non sarà contento il rigido fratellino, ora che lo cerca per casa. E Germania arrabbiato non è un bello spettacolo. Per non parlare dell’albero di Natale che deve essere ancora addobbato e di tutti i doni da acquistare, perché una persona tanto awesome non può certo regalare qualcosa di banale. Non sarebbe alla sua altezza.
"E quale altra prova avresti trovato?"
Nel frattempo la Ragione ha proseguito il suo dialogo con Kant. Le loro armi sono le parole, precise e taglienti.
"Lui!". Il filosofo indica Gilbert. La nazione, entusiasta di essere di nuovo al centro dell'attenzione, balza in piedi.
"La mia presenza è troppo magnifica per essere ignorata."
"Certo. Dicevo....lui è un uomo, ma è anche una nazione! Una persona non può essere una Nazione. È contro ogni ragione! Ragione, attendo le tue spiegazioni!"
Un guizzo di delusione investe il prussiano. Immanuel avrebbe potuto chiedere delucidazioni a lui in persona; però forse non sarebbe stato in grado di calmare i suoi dubbi. Nemmeno lui ha ben capito perché loro non siano uomini normali.
La Ragione si liscia il vestito sulle gambe. "Semplice, tutto questo non esiste!" annuncia.
Un brusio si diffonde per la sala. Prussia si strozza con la birra che finalmente è riuscito a ingollare. Kant alza appena un sopracciglio. "Prego?"
"Già, non esiste!"
Questo sibilo in sottofondo è Cartesio, andato in iper ventilazione. Poverino, ogni volta che qualcuno mette in discussione la realtà del tutto, entra nel panico. Cogito ergo sum ripete sottovoce per calmarsi.
"Hai passato del tempo con Berkeley, ultimamente?"
"Per niente. Tutti voi sarete stati molto reali, ma ora siete morti e sepolti. Prussia non esiste - sguardi omicidi da parte dei tre Idealisti- dicevo Prussia di fatto è stato cancellato. Quello che chiami Gilbert è solo il frutto della fantasiosa mente di un fumettista."
Ora i dubbi d'identità hanno investito anche Prussia. Ma come si permette di dire che lui, il Magnifico Lui, non esiste! Non si sente fremere le viscere al solo stargli vicino? Non avverte la sua Magnifica presenza? Roba da matti! Questa la racconterà a West, dopo essere fuggito alla sua furia, ovvio.
Risparmiamo al lettore le dispute, a volte poco filosofiche e molto manesche, che seguirono. Già Wittgenstein brandisce l'attizzatoio e Schopenhauer non si azzuffa con Hegel sono perché Kierkegaard lo sta trattenendo.
"Se questo non esiste, perché ci troviamo qua?" Immanuel non demorde, imperterrito e ignaro della confusione che lo circonda. Quindi, ascoltate le motivazioni della Ragione, pensa sia molto più saggio dimenticare questa giornata. Sempre che sia possibile scordare quanto non è mai accaduto. Già perché, stando alla donna, il vero lui non si trova lì, non sta parlando, non ha convocato alcun processo. Tutto è una gigantesca finzione, un racconto.
"Una storia! Siamo dentro una storia?"
La Ragione annuisce e fa per alzarsi.
"Sì, vai pure, è meglio. Convinci chiunque sia a concludere questa farsa!' la esorta. Dovrebbe smetterla di conversare con Berkeley, ripete tra sé.
I pensieri si schiariscono, le ultime parole sono digitate, il punto fermo segna il confine tra bianco e nero, Prussia svanisce e ricompare tra le grinfie di un Ludwig parecchio incavolato, la stanza e tutti loro si dissolvono.

Note: siete arrivati fin qui senza scappare? Lo so che ha poco senso, ma avevo bisogno di qualcosa di svagarmi. E siccome non sono il tipo da scrivere ff natalizie, questo è il mio poco ortodosso contributo all’atmosfera festaiola. Quindi, grazie a tutti, godetevela e, soprattutto, Buon Natale!

   
 
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