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Autore: Hysteria Hollow    22/12/2011    5 recensioni
[Soul/Maka♥; AU!]
-Insegnami a fotografare l'anima delle persone. Insegnami a catturare la vita nei loro occhi-
Soul si voltò verso di lei, sciogliendosi in un ghigno ferino, ironico. Intossicante.
-Lo farò senza tette. Ti insegnerò a racchiudere su un pezzo di carta l'anima di una persona-.
Soul, Maka. Sette anni di inimicizia, Dicembre e una macchina fotografica in grado di catturare i sogni e di fermarli su carta.
Buona lettura,
Hysteria.
Genere: Comico, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'You're Always There, You're Everywhere.'
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Cristal Dreams ~ Behind This Crimsom Eyes





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V. Piccole sorprese ed attenzioni inaspettate. Tanti auguri senza-tette!

-Ti sei svegliata dannata tappetta!-.

Maka strinse i denti, digrignando leggermente e premendo con forza l'arcata superiore contro quella inferiore quando, con una possente ondata, una fitta lancinante alla testa la sorprese nuovamente.

Mugulò qualcosa fra le labbra serrate ed impastate di saliva, sforzandosi di contenere l'urlo di dolore che premeva sulla gola, preoccupata; se avesse aperto la bocca per dire qualcosa -qualsiasi cosa- probabilmente avrebbe rigurgitato persino l'anima.

La morsa allo stomaco non dava segno di volersi allentare e quel dannatissimo martelletto pneumatico ai lati delle tempie non accennava a spegnersi o ad affievolirsi.

Poteva avvertire chiaramente il gelo all'estremità del corpo -non sentiva più le dita delle mani come non avvertiva nemmeno su che ripiano esse fossero posate, se su un morbido tappeto o sul ruvido del pavimento.

L'unica cosa reale che riusciva a distinguere era l'opprimente dolore, quelle piccole macchie gialle dietro alle palpebre strette ed un'irritante voce al suo fianco che l'apostrofava con decisamente poca gentilezza.

-Albarn! Svegliati cazzo!-
-Evans se non la smetti di urlare non so dove potrebbe scomparire questa scarpa- sbottò, seppur flebilmente, alzando debolmente il capo verso la fastidiosa fonte di tanto rumore.

Una mano gentile e fresca accorse a supportarla, sfiorandole con delicatezza il collo sudato e sorreggendole il viso; Maka si lasciò andare con un sospiro su quell'arto forte e sicuro, rabbrividendo al contatto freddo delle dita sottili contro la sua pelle bollente, rossa e febbricitante.

Socchiuse appena le palpebre -almeno quel tanto che la debolezza le permetteva- per fulminare Soul con un'occhiata tutt'altro che di ringraziamento.

E l'albino se ne accorse, sottraendo di colpo il sostegno al quale Maka si era posata con tanta soddisfazione per lasciarle ricadere bruscamente il capo sul cuscino cobalto tra i gemiti di dolore e qualche imprecazione biascicata della ragazza stessa.

-Come ti senti Albarn?- le domandò, ignorando gli aggettivi non necessariamente carini che volteggiavano dalle labbra schiuse della giovane fino alle sue orecchie, tendendosi con il viso verso il suo ed esaminandola con uno sguardo imperscrutabile.

Maka annuì appena, fissando con fin troppo interesse i lineamenti sfocati di Evans da sotto le ciglia dorate ed umide di lacrime; i sopraccigli sottili erano lievemente inarcati verso il basso in una chiara dimostrazione di preoccupazione e concentrazione.

I capelli chiari, leggermente arricciati sopra al collo lungo e sottile, scivolavano morbidamente in avanti come il fumo di una sigaretta, posandosi evanescenti sulle pieghe del colletto inamidato della camicia grigio perla per sfiorarle con delicatezza il naso; una cornice indomabile d'argento che racchiudeva in sè elementi sanguinei e lattei, contrastanti eppure uniti in una sintonia perfetta.

-Sei sicura di sentirti bene?-
-Ti ho detto di sì Evans. Non insistere- mugulò la ragazza, distogliendo frettolosamente lo sguardo dal volto di Soul, troppo vicino al suo per i suoi gusti.

Stai più indietro maledizione.

Il ragazzo sbuffò, ritirandosi nella sua postazione al suo fianco, lasciandole libera visuale sullo spazio nel quale era stata fatta sdraiare prima del suo improvviso collasso.

Con un misto di sorpresa e piacere constatò di essere nel suo piccolo e familiare appartamento, posata fra le calde pieghe del suo panno verde prato e circondata dal fresco profumo di menta e vaniglia che era solita spruzzare tutte le sere prima di ritirarsi in camera da letto.

L'ambrato radioso delle pareti aveva acquistato una spessa coltre d'inquietudine e d'ombrature a causa della tenue luce di una candela posta sul tavolino di fronte al divano ed alla televisione, la quale andava esaurendosi fra lampi e guizzi di fiamma sempre più piccoli e deboli.

Si alzò lentamente a sedere, il braccio di Soul avvolto attorno alle spalle esili e pronto a sorreggerla in un eventuale sbalzo di pressione e di qualche improvvisa vertigine.

Maka sospirò, accostando la schiena tremante al petto del ragazzo; nonostante il riscaldamento acceso ed il delizioso scrosciare dell'aria calda al di fuori della stufetta un gelo d'acciaio avvolgeva il suo corpo, un gelo che proveniva da dentro.

-Forse dovresti andare a fare una visita di controllo- esclamò improvvisamente Soul, lo sguardo vacuo perso fra la scollatura presentata dalla giovane giornalista alla televisione, una ragazza piuttosto carina intenta nella descrizione di un incidente automobilistico avvenuto a qualche chilometro da Death City.

La bionda si voltò a fissarlo, incredula; era sorpresa dal consiglio in sè tanto quanto per il tono utilizzato da Evans.
Imperioso ed arrogante come suo solito, ma con una nota -seppur appena percettibile- di dolcezza e preoccupazione.

Spalancò la bocca, la freccetta velenosa già incoccata nell'arco. Eppure essa non venne mai lanciata contro al soggetto della sua irritazione; al contrario gli si avvicinò lentamente, con moderata attenzione, fino a sfiorargli la spalla con la guancia ora di un verde più sano di prima.

-Grazie- sussurrò appena, le labbra violacee immerse nell'incavo della spalla rilassata.

Un gradevole e rilassante profumo di fresco e pulito la inembriò, e Maka lasciò che esso l'avvolgesse fino a sentire la testa più leggera; fino a non udire altro che i respiri lenti e freschi sulla sua fronte sudata, il ritmatico alzarsi ed abbassarsi del petto sviluppato sotto alle sue dita fragili, dolci note di una melodia sottile ed avvolgente.

-Tsè, mi ringrazi per averti compassionevolmente raccolto da terra?- sbottò Soul, spostando il braccio di qualche centimetro lungo i cuscini del divanetto, in modo da donarle più spazio nel quale stare comoda.

La pelle liscia risplendeva d'oro, impreziosendola con arabeschi castani che andavano confondendosi nell'ombra al di sotto degli zigomi alti e sottili, fino ad avvinghiare totalmente il mento elegante e la bocca inclinata in una smorfia d'innata fierezza.

Maka si morse il labbro inferiore, tentando di trattenere la risata argentina salitale spontaneamente alla bocca; non sarebbe stata esattamente un buon esempio di coerenza se si fosse messa a ridere su una battuta -o insulto abilmente mascherato da battuta- esplicitamente rivolta a lei.

-Nah hai ragione. Fanculo Evans. Meglio?- replicò con sufficienza, la bocca malamente ferma in una sottile linea d'indifferenza.

Soul sbuffò e Maka non capì se fosse più una smorfia di divertimento o di fastidio; fatto sta che, dopo averle fatto perdere l'equilibrio alla faccia delle attenzioni rivoltele poco prima, si alzò dal divano per raggiungere con passo strascicato e strafottente la porta chiusa della cucina dalla quale, la ragazza se ne accorse solo in quel momento, proveniva un invitante odorino.

Lo stomaco brontolò nel suo ventre, libero dalla nausea di poco prima e completamente d'accordo su ciò che il cervello aveva appena recepito; una fame profonda e vorace, come quelle avvertite quando non si mangia per un'intera giornata.

-Dimmi che hai preparato qualcosa di commestibile- lo supplicò Maka dal divano, totalmente sommersa dal pesante panno dieci volte più grande di lei, la testolina bionda che sbucava buffamente per posarsi sul cuscino cedutole qualche attimo prima da Evans.

Soul mugugnò qualcosa, uscendo dalla cucina e rimase per qualche secondo fermo immobile sulla soglia del salotto, osservando Albarn nei suoi goffi tentativi di districarsi dalla pesante coperta per raggiungerlo nella stanza adiacente; con quei capelli sottili e tutti spettinati nonostante le codine, gli occhi brillanti e cerchiati di rosso, l'espressione corrucciata e il labbro inferiore imbronciato, gli faceva quasi tenerezza.

Assomigliava più ad una bambina impegnata in una lotta all'ultimo sangue contro la sua adorata copertina piuttosto che alla cazzuta adolescente che gli aveva quasi staccato il braccio dal resto del corpo.

E che solo quel pomeriggio aveva quasi rischiato di farlo morire d'infarto.

-Sei semplicemente patetica- l'apostrofò in malo modo, accostandosi a Maka per scioglierle con estrema nonchalance lo spesso nodo creatosi attorno alla vita sottile e liberarla da quell'impiccio di coperta.

La ragazza borbottò qualcosa a bassa voce, poggiando con riguardo il piede nudo sul freddo pavimento in marmo e rabbrividendo leggermente; il lieve senso di malessere era andato ad acquietarsi sempre più fino a lasciarle un vago senso di dispersione e confusione, sottile e quasi trasparente, mentre la morsa allo stomaco non accennava a diminuire, anzi.

Avrebbe mangiato persino Evans intero, se esso non fosse stato catalogato dalla società come omicidio e cannibalismo.

-Avanti vieni- la richiamò il ragazzo in questione, afferrandole con davvero poca delicatezza i fianchi e sollevandola da terra senza il minimo sforzo, come se fosse stata fatta d'aria pura; nonostante i vani tentativi di ribellione -e qualche gran bel pugno messo a segno- non vi fu verso di liberarsi da quelle braccia troppo forti per una semplice ragazza.

Solo dopo essere stata scaricata -letteralmente- sulla sedia della cucina, proprio di fronte alla tavola accuratamente apparecchiata per due, Maka decise di liberarsi in una serie di impromperi dalla natura più o meno conosciuta o vaga in alcuni casi, tutti conditi ovviamente da una fila in serie fra le sue smorfie più belle.

"...bastardo, ipocrita, fastidioso punto nero..."

-La cena è pronta Albarn-

-Non avevo finito Evans. Cafone, allocco, incredibile tonto, idiota e ottuso essere!- terminò con enfasi Maka, continuando a sorridere come un'ebete davanti alla pentola fumante dalla quale si levava invitante un ottimo odorino; il che rendeva i suoi insulti non esattamente seri ed arrabbiati.

Osservò come in trans Soul sollevare il mestolo argento per immergerlo all'interno del piccolo recipiente ed estrarlo ricolmo di pasta al sugo, ed il suo stomaco si strinse in uno spasmo così improvviso da farla quasi gemere dal dolore.

La ragazza si avventò, forchetta alla mano, sul piatto ricolmo di cibo con decisamente poca finezza, sotto agli occhi spalancati di un incredulo e disgustato Evans, il quale non riusciva proprio a capacitarsi delle maniere da scaricatore di porto delle quali stava dando mostra Albarn.

E lui che l'aveva sempre ritenuta una ragazza tutta finezza.

-Sei peggio di un maiale- constatò, servendosi a sua volta della pasta e riponendo con garbo il pentolino sopra al forno.

Maka, seduta di fronte a lui e con la bocca piena di cibo sbuffò, per quanto concessole dalla quantità abnorme di nutrimento materiale e alzò senza tante cerimonie il dito medio verso di lui, afferrando contemporaneamente un pezzo di pane dalla busta bianca al suo fianco.

-Noto che ti sei ripresa piuttosto bene-
-Come facevi a sapere che amo la cucina italiana?-

-Dopo dieci anni passati con il tuo migliore amico che non fa altro che ricordarmi quanto ti ami e quanto ti adori, direi che sia il minimo-.

Maka arrossì involontariamente, avvertendo gradatamente un fastidioso rossore che dal collo si profuse sulle guance; abbassò gli occhi sul piatto, incurvando leggermente le spalle verso il basso.

-Gli piaccio davvero così tanto?- domandò, il tono di voce un misto fra profondo senso di colpa ed una piccola punta di compiacenza.

Tsè. Donne.

Il ragazzo annuì lentamente, afferrando dalle mani piccole di Maka il piatto vuoto - pronto ad accogliere per la terza volta un' altra quantità industriale di pasta alla bolognese- per riporlo sul ripiano d'acciaio del lavandino alle sue spalle.

La ragazza tentò di protestare ma venne immediatamente intercettata e bloccata da un glaciale sguardo in puro stile "Evans scoglionato" e decise saggiamente di rimanere zitta ed osservare in silenzio la pentola ed il cibo allontanarsi dalla sua bocca.

-Più di quanto tu possa immaginare- rispose l'albino, posando con delicatezza una seconda portata di bruschette fumanti proprio di fronte ad un' Albarn in pura estasi, tentando maldestramente di trattenere una risata quasi intenerita davanti a quegli occhi spalancati e brucianti di contentezza.

-Nonostante tu continui a respingerlo- continuò, servendosi a sua volta dell'ultima bruschetta rimasta nel piatto da portata; le altre quattro erano magicamente sparite ed Evans cominciava seriamente a temere per la sua incolumità fisica.

-Magra magra ma non ti risparmi vero?-

-Se credi che mangerò anche te Evans bè.. comincia a preoccuparti- sbottò Maka sogghignando, pulendosi la bocca con il tovagliolo e bevendo graziosamente dal bicchiere ricolmo d'acqua.

Soul la scrutò di sottecchi attraverso la bottiglia; al contrario di poco prima, i morsi voraci con i quali stava annientando quelle povere bruschette erano un iddillio al bon-ton.

-Come hai imparato a cucinare così bene?- esclamò la bionda poco dopo, cambiando decisamente argomento ed interrompendo il silenzio calato nella stanza - interrotto regolarmente dal ritmatico scandire del tempo dell'orologio e dai clangori metallici dei vetri e delle posate sul tavolo-.

Soul sospirò, terminando la sua cena con un ultimo boccone e poggiando il busto contro allo schienale della sedia, le lunghe gambe allungate sotto al tavolo e l'espressione rilassata, arrendendosi all'evidente allusione velata sotto al tono imperioso di Albarn.

Maka non avrebbe mai potuto indovinare quanto quell'argomento potesse causargli un immenso fastidio.

-A forza di vivere da solo le cose o le impari o ti lasci morire di fame- rispose come se fosse stata la cosa più semplice del mondo.
Come se la sua situazione fosse stata la più normale sulla Terra.

La ragazza capì, o sembrò capire, e continuò silenziosamente a contare le piccole bollicine che, dalle pareti della bottiglia, piroettavano all'interno dell'acqua per infrangersi sulla superficie.

-Forse siamo più simili di quanto pensi- mormorò a bassa voce, più a sè stessa che all'altro; non sapeva molto del passato di Soul, ma una cosa che li legava era proprio il rapporto burrascoso con le famiglie.

-Forse- concordò il ragazzo a mezza voce, alzandosi di scatto dalla sedia e accingendosi a sparecchiare.

Con una sola alzata di spalle rimise Maka seduta a tavola e si premurò persino di spazzare a terra; dopo aver estratto dal ripiano superiore della credenza due piccoli piattini da dessert finemente decorati, si diresse lascivo verso il frigorifero da dove estrasse un piccolo involtino coperto da una carta argentea.

-Anche il dolce?- esalò la bionda, sinceramente stupita. Mai avrebbe creduto Evans capace di tante premure.
Sopratutto non l'avrebbe mai creduto capace di creare ciò che aveva appena svelato.

-Panna cotta alla vaniglia-
-Evans sei un dannato leccaculo-
Buon compleanno senza-tette.


*

-Forza, a letto!- esclamò improvvisamente Soul, seduto accanto a lei sul tappeto del salotto, fra le mani un bicchierino ricolmo di liquido ambrato.

Maka rise, le gote rosse e gli occhi brillanti, rotolandosi per terra come una bambina; ovviamente, lei che di alcool e wisky aveva sentito solamente il nome, aveva avuto un effetto totalmente diverso rispetto al suo.

Gli veniva quasi da ridere mentre si beava delle goffe movenze e dei buffi spettacolini messi in scena dalla ragazza; era semplicemente patetica.
-Guarda Souul, guarda cosa so fare!!- urlò improvvisamente Maka dalla sua postazione, appollaiata sul divano.

Il giovane si portò di scatto una mano sulle labbra umide per evitare di sputare ogni singola goccia di bevanda e saliva presente all'interno della bocca; che diavolo stava facendo Albarn?

Ok che non le stava propriamente antipatica.

Ok che l'aveva raccolta da terra per pietà e le aveva tenuto compagnia.

Ok che le aveva accennato ad un lembo di vita di cui non sapeva niente nessuno -nemmeno Daniel-.

Ok, forse si era anche un pò divertito.

Ma doveva. Oh se doveva.

Estrasse velocemente dalla tasca del giubotto, posato al fianco della poltrona, la piccola macchina fotografica del nonno dopo aver cautamente posato il bicchierino ricolmo di altro liquido ambrato sul tavolino.

Non capitava tutti i giorni una visione simile; per quanto si sforzasse di ripeterlo, Albarn non era poi così "casta".

Almeno non in quel momento, sdraiata sul divano, la gamba lievemente piegata verso l'alto a mettere in mostra le lunghe e snelle cosce di alabastro nel tepore della stanza. Il lembo carmineo della gonna scivolava sensualmente lungo la curva della gamba distesa, insinuandosi malizioso all'interno della fessura per sottolinearne le forme morbide e rotonde del bacino.

Le braccia erano state lasciate leziosamente ciondolare nel vuoto e quel lento oscillare divenne quasi ipnotico ai suoi occhi; sollevò la macchina fotografica e premette.

Lo sguardo vacuo di Maka si staccò dall'obbiettivo per fissarsi provocante sul suo volto, sul contorno delle labbra rosse e piene.

Soul si lasciò accarezzare da quegli occhi così diversi dal normale, quel verde pastello mutato in un torbido mare; una sfumatura più scura e profonda divorò la semplicità dell'iride luminosa, per trasformarla in un tramite carico di accentuata provocazione.

-Sooouul andiamo vieni quì- lo richiamò con voce roca e profonda -quasi sensuale- arrotolandosi una ciocca color sole attorno al dito; il ragazzo sobbalzò visibilmente, shokkato da tale cambiamento.

Attese pazientemente che la macchina fotografica finisse di sviluppare l'istantanea, si alzò dal pavimento pulendosi i jeans scuri dalla polvere e camminò leziosamente verso Maka, sfiorandole con un dito la guancia sudaticcia.

-Buonanotte senza-tette- mormorò, chiudendole con delicatezza le palpebre e premendole la mano fresca sulla fronte accaldata.

La ragazza mugulò qualcosa d'incomprensibile a causa dell'alcool ma non si ribellò, tutt'altro; dopo aver emesso un profondo sospiro chiuse gli occhi, arrendendosi alla sonnolenza causata dal wisky.

-E buon compleanno- le sussurrò Soul, sfiorandole con le labbra l'orecchio scoperto dopo essersi accertato del pesante sonno nel quale Maka era caduta.
Le sfiorò un'ultima volta le labbra socchiuse con la punta delle dita, per poi indossare il proprio cappotto ed uscire nel gelo di fine Dicembre.


*

Bip-bip.
"Allora?"
"Una settimana. Una settimana e Maka Albarn è vostra".


~

Note Insane di un'Autrice Sclerata;
Con questo capitolo mi sono uccisa. Ho dato fondo ad ogni mio singolo atomo d'intelligenza per la stesura, e chiamato tutto a raccolta la mia pazienza.
E che dire, mi piace. Sopratutto la parte finale. Ora non sono una tipa che va matta per il fluff ma.. quest'atmosfera familiare che si percepisce tra Soul e Maka -e che spero di aver reso- è un accenno a tanti piccoli e dolci gesti.
Le litigate, le impressioni fisiche, le piccole carezze e i riguardi finali che il nostro Evans ha verso la bionda Albarn contribuiscono ad un'atmosfera di dolcezza ed intimità davvero speciale, e che si andrà a chiarire nell'evolversi della trama.
E Maka brilla...uhauhaujuhauhauha!!
Spero che questo capitoletto vi sia piaciuto e vi abbia fatto ridere -almeno un pò-.
Buon Natale dolcezze!

Uh bacio ed un inchino,

Hysteria H.





  
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