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Autore: Maylea    22/12/2011    2 recensioni
Si narrava, inoltre, che il gatto non poggiasse mai le sue zampette, ma lasciasse tracce di neve dietro di sé, solo la neve poteva toccare perché era dalla neve stessa che era stato generato.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta tra le colline sempre verdi e le casette di pietra grigia, dura e fredda una bellissima bambina dagli occhi nocciola, un cappotto rosso e dei guanti bianchi come la neve. La graziosa fanciulla girovaga da sola tra i sentieri battuti dagli animali al pascolo, alla ricerca del gatto di Natale.

 

Infatti, la tradizione voleva che ogni anno, il 25 di dicembre, un misterioso gatto bianco con gli occhi verdi apparisse nella sconfinata pianura portando con sé la prima neve dell’anno. La nonna le diceva sempre che il gatto era un essere magico, i suoi occhi verdi allietavano chiunque li incontrasse. La fortunata persona si sentiva scaldare dentro e quel dolce torpore le faceva ricordare il Natale precedente e quello precedente ancora, un Natale caldo passato al lato di un camino sempre acceso. Si narrava, inoltre, che il gatto non poggiasse mai le sue zampette, ma lasciasse tracce di neve dietro di sé, solo la neve poteva toccare perché era dalla neve stessa che era stato generato.

 

Qui si concludeva più o meno la tradizione, arricchita forse da qualche paesano più dedito al vino di altri nel villaggio. Tuttavia, sua nonna giurava di averlo visto quando era poco più che una bambina, l’aveva notato mentre si arrampicava su un albero, ricoprendolo interamente di neve, quando però lei si era avvicinata di scatto l’albero si era ghiacciato. Il gatto si era spaventato ed aveva trasformato la neve in ghiaccio.

 

La sua testimonianza aveva alimentato la leggenda, cosicché quando le strade erano ghiacciate si diceva che il gatto fosse impaurito e che un grande male stesse arrivando. Ovviamente si trattava di una stupida superstizione, ma per la giovanissima era la realtà delle favole a cui piaceva credere ciecamente.

 

Quando calò la notte, la bambina rientrò in casa, triste per non aver avvistato lo straordinario felino.  Sua madre la consolò dicendole che l’attendevano grandi doni e che Babbo Natale quest’anno non l’avrebbe delusa.

 

Ma non aspettava  Babbo Natale, lei aspettava il Gatto di Natale.

 

Improvvisamente si ritrovò nel bosco, indossava solo il pigiama, le sue pantofole rosa e il cappello a cui era più affezionata. Era mattina presto, faceva freddo, almeno così credeva, ma non sentiva sulla sua pelle neanche un lieve venticello, non sentiva il freddo pungerle le guance, rendendole più rosee di quanto già non fossero di natura.. Si fece coraggio e cominciò a camminare in quel bosco a lei sconosciuto,  gli alberi erano carichi di neve tanto da far pensare che le fronde avrebbero ceduto da un momento all’altro sotto il peso di quella soffice massa bianca. A vedere tutta quella neve si intristì, pensò che il Gatto di Natale era già arrivato, lei probabilmente dormiva e non se ne era accorta. Dispiaciuta proseguì il suo girovagare fino ad arrivare ad un ruscello,  un piccolo corso d’acqua che le impediva di andare oltre. La piccola intravedeva tra gli alberi la sua casa, ma un’acqua fredda la separava dalla sua famiglia, aveva paura di rimanere sola lì fino al calar della notte. Passò alcuni minuti guardandosi intorno, risalì parte del torrente in cerca di un ponticello o di un posto migliore per compiere un balzo che avrebbe significato casa, camino e regali.  

 

Sconfortata e ormai esausta si  accoccolò al lato del ruscello, sporgendosi lentamente per ammirare il suo riflesso.  Vide due guance, due occhietti, un naso, una bocca, dei capelli, un cappello verde e... una coda.

 

“Una coda!!!” urlò la bambina.

 

Si girò di scatto e vide bianco candido sulla neve un gatto. Aveva un musino rosa che risaltava su tutto quel bianco e gli occhi verdi, gli occhi che scaldano, gli occhi del Gatto di Natale. Rimase a fissarlo incredula mentre la neve lentamente ricominciava a cadere in piccoli fiocchi.  

 

Il gatto la guardò più intensamente come per carpire i suoi più intimi pensieri e in realtà così fu.  Aveva capito che desiderava tornare a casa, scartare i suoi regali davanti al camino con la sua famiglia.  

 

A quel punto al gatto era chiaro quello che doveva fare, si mosse in direzione del ruscello e lo attraversò lasciando dietro di sé un ponte fatto di neve. La bambina emozionata affondò i piedini nella neve fresca del ponte e passo dopo passo si ritrovò sull’altra sponda.  Accarezzò piano il gatto e lui fece un miagolio soddisfatto prima di cominciargli a leccare piano una manina. Solleticava talmente tanto che la bambina aprì gli occhi.

Era nel suo letto, ricoperto di peluche, bambole e... un gattino! Un gattino bianco le leccava una mano mentre le faceva teneramente le fusa.  

 

“Buon Natale tesoro!” dissero i suoi genitori, indicando il gattino bianco che portava con sé un enorme fiocco rosso al collo.

 

“Ha gli occhi verdi!” osservò in maniera euforica la bambina.

 

Dopo di che si mise seduta sul letto, prese tra le sue braccia il gattino e guardò fuori dalla finestra.

Stava ancora nevicando.

  
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