C'era
una volta tra le colline sempre verdi e le casette di pietra grigia,
dura e fredda una bellissima bambina dagli occhi nocciola, un cappotto
rosso e
dei guanti bianchi come la neve. La graziosa fanciulla girovaga da sola
tra i
sentieri battuti dagli animali al pascolo, alla ricerca del gatto di
Natale.
Infatti,
la tradizione voleva che ogni anno, il 25 di dicembre, un
misterioso gatto bianco con gli occhi verdi apparisse nella sconfinata
pianura
portando con sé la prima neve dell’anno. La nonna
le diceva sempre che il gatto
era un essere magico, i suoi occhi verdi allietavano chiunque li
incontrasse.
La fortunata persona si sentiva scaldare dentro e quel dolce torpore le
faceva
ricordare il Natale precedente e quello precedente ancora, un Natale
caldo passato
al lato di un camino sempre acceso. Si narrava, inoltre, che il gatto
non
poggiasse mai le sue zampette, ma lasciasse tracce di neve dietro di
sé, solo
la neve poteva toccare perché era dalla neve stessa che era
stato generato.
Qui
si concludeva più o meno la tradizione, arricchita forse da
qualche
paesano più dedito al vino di altri nel villaggio. Tuttavia,
sua nonna giurava
di averlo visto quando era poco più che una bambina,
l’aveva notato mentre si
arrampicava su un albero, ricoprendolo interamente di neve, quando
però lei si
era avvicinata di scatto l’albero si era ghiacciato. Il gatto
si era spaventato
ed aveva trasformato la neve in ghiaccio.
La
sua testimonianza aveva alimentato la leggenda, cosicché
quando le
strade erano ghiacciate si diceva che il gatto fosse impaurito e che un
grande
male stesse arrivando. Ovviamente si trattava di una stupida
superstizione, ma
per la giovanissima era la realtà delle favole a cui piaceva
credere
ciecamente.
Quando
calò la notte, la bambina rientrò in casa, triste
per non aver
avvistato lo straordinario felino. Sua madre la
consolò dicendole che
l’attendevano grandi doni e che Babbo Natale
quest’anno non l’avrebbe delusa.
Ma
non aspettava Babbo Natale, lei aspettava il Gatto di Natale.
Improvvisamente
si ritrovò nel bosco, indossava solo il pigiama, le sue
pantofole rosa e il cappello a cui era più affezionata. Era
mattina presto,
faceva freddo, almeno così credeva, ma non sentiva sulla sua
pelle neanche un
lieve venticello, non sentiva il freddo pungerle le guance, rendendole
più
rosee di quanto già non fossero di natura.. Si fece coraggio
e cominciò a
camminare in quel bosco a lei sconosciuto, gli alberi erano
carichi di
neve tanto da far pensare che le fronde avrebbero ceduto da un momento
all’altro sotto il peso di quella soffice massa bianca. A
vedere tutta quella
neve si intristì, pensò che il Gatto di Natale
era già arrivato, lei
probabilmente dormiva e non se ne era accorta. Dispiaciuta
proseguì il suo
girovagare fino ad arrivare ad un ruscello, un piccolo corso
d’acqua che
le impediva di andare oltre. La piccola intravedeva tra gli alberi la
sua casa,
ma un’acqua fredda la separava dalla sua famiglia, aveva
paura di rimanere sola
lì fino al calar della notte. Passò alcuni minuti
guardandosi intorno, risalì
parte del torrente in cerca di un ponticello o di un posto migliore per
compiere un balzo che avrebbe significato casa, camino e
regali.
Sconfortata
e ormai esausta si accoccolò al lato del ruscello,
sporgendosi lentamente per ammirare il suo riflesso. Vide due
guance, due
occhietti, un naso, una bocca, dei capelli, un cappello verde e... una
coda.
“Una
coda!!!” urlò la bambina.
Si
girò di scatto e vide bianco candido sulla neve un gatto.
Aveva un
musino rosa che risaltava su tutto quel bianco e gli occhi verdi, gli
occhi che
scaldano, gli occhi del Gatto di Natale. Rimase a fissarlo incredula
mentre la
neve lentamente ricominciava a cadere in piccoli
fiocchi.
Il
gatto la guardò più intensamente come per carpire
i suoi più intimi
pensieri e in realtà così fu. Aveva
capito che desiderava tornare a casa,
scartare i suoi regali davanti al camino con la sua
famiglia.
A
quel punto al gatto era chiaro quello che doveva fare, si mosse in
direzione del ruscello e lo attraversò lasciando dietro di
sé un ponte fatto di
neve. La bambina emozionata affondò i piedini nella neve
fresca del ponte e
passo dopo passo si ritrovò sull’altra
sponda. Accarezzò piano il gatto e
lui fece un miagolio soddisfatto prima di cominciargli a leccare piano
una
manina. Solleticava talmente tanto che la bambina aprì gli
occhi.
Era
nel suo letto, ricoperto di peluche, bambole e... un gattino! Un
gattino bianco le leccava una mano mentre le faceva teneramente le
fusa.
“Buon
Natale tesoro!” dissero i suoi genitori, indicando il gattino
bianco
che portava con sé un enorme fiocco rosso al collo.
“Ha
gli occhi verdi!” osservò in maniera euforica la
bambina.
Dopo
di che si mise seduta sul letto, prese tra le sue braccia il gattino e
guardò fuori dalla finestra.
Stava
ancora nevicando.