Tre parole.

-Voglio un figlio.
Sono solo tre parole in fondo, come “io ti amo”.
È buffo, ma sono sempre poche parole quelle che ti cambiano la vita, che ti sconvolgono.
“Ti amo”
“Vuoi sposarmi?”
“Voglio un figlio”.
Io le ho pronunciate, queste parole. Ho detto “Ti amo” a due persone importanti; George e Arizona.
E ora George è morto. E Arizona se n’è andata.
Non perché le ho detto ti amo, no. Me lo ha detto anche lei; anche lei mi ama. Dice di amarmi.
Ma non posso crederci. Perché se ami una persona non te vai per tre parole.
Non cerchi di cambiarla.
Non te ne vai per un desiderio, un bisogno, così totale e lancinante da non lasciarti dormire.
“Voglio un figlio”.
Tre misere parole per esprimere il mondo che mi si agita dentro, la stretta allo stomaco quando vedo un bambino, il pianto nel cuore pensando di non poter stringere al mio seno un neonato.
Tre misere parole per dire chi sono: “Piacere, sono Callie Torres e sono una mamma.”
Sono una madre senza un figlio, per cui le dico, queste tre parole, le urlo.
“Voglio un figlio”.
Ma lei no. Lei vuole una casa alle Hawaii.
Tre parole che non posso più dire, che devo soffocare nel profondo del mio cuore. Tre parole di cui devo convincermi di non aver bisogno.
“Hai ragione, non voglio un figlio, non ne ho bisogno”
Frase troppo lunga, troppe parole , troppe bugie.
Il mio cuore sanguina, lacerato tra due bisogni: voglio un figlio, ma amo Arizona. Voglio anche lei.
Forse col tempo, passerà.
Ma non passa, anzi. Soffocato, imbavagliato, il bisogno diventa sempre più forte.
Troppo forte, non posso più ignorarlo. E così alla fine lo urlo:
-Voglio un figlio. Ne ho bisogno.
Vedo nei suoi meravigliosi occhi blu che l’ha sempre saputo, che si è accorta del mio dolore, della mia lotta. E vedo anche che non ha intenzione di cedere. Lei non vuole un figlio, se ne andrà.
Sono sempre poche parole quelle che ti cambiano la vita.
Ci avevo creduto, quando aveva detto “Ti amo”
Ora non più.
Perché io voglio un figlio, e lei se n’è andata.