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Autore: Haruakira    23/12/2011    3 recensioni
[CIT.] I fiori di ciliegio recavano il fascino eterno della vita e della morte,
della bellezza e della sua caducità.
Sono passati quattordici anni dalla battaglia con Byakuran, come sempre le mie presentazioni sono orride ma questo incontro tra Mukuro e Hibari è abbastanza... insolito.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sakura
SAKURA
I fiori di ciliegio non volano



I fiori di ciliegio recavano il fascino eterno della vita e della morte,
della bellezza e della sua caducità
.


Hibari Kyoya stava sorseggiando il suo tè godendosi l' odore della sera umida e la pace datagli dalla contemplazione del suo giardino giapponese, i piedi scalzi sul cuscino erano più pallidi del solito per il freddo che gli penetrava nelle ossa dalla shoji* spalancata, lo yukata nero che scivolava sopra le braccia mostrando i polsi esili e le lunghe cicatrici memorie di vecchie battaglie, simboli sparsi sul suo corpo di predatore affinchè tenesse conto di ogni affondo, di ogni pugno, di ogni livido, di ogni movimento, per tutti i giorni della sua vita.
 Come se potesse dimenticare, poi.
 Aveva giurato che gli avrebbe fatto pagare ogni livido o singola goccia di sangue uscita dal suo corpo con gli interessi. Era una promessa che si rinnovava ogni volta che percepiva la sua sgradevole presenza, ogni volta che vedeva quel suo uccellaccio o la ragazzina col suo tridente. Non lo portava con la stessa sfacciata sicurezza, con la certezza di vincere e calpestare ogni briciolo di volontà nel suo avversario. Era solo una debole erbivora.
Aveva giurato centinaia di volte che lo avrebbe ucciso mentre pochi giorni dopo il loro primo scontro il suo umore nero e la sua frustrazione si sfogavano sui poveri studenti di Namimori, se lo era urlato nella testa mentre le prime ferite gli bruciavano, le ossa si rompevano con uno scricchiolio che sapeva di dolore - e non era solo quello fisico, che non era poco- e lui si trovava quella faccia da idiota a pochi centimetri dalla sua, le mani che gli tiravano i capelli e il ghigno soddisfatto del cacciatore che aveva catturato una simile preda. Quei fiori di ciliegio li odiava a morte. Strinse maggiormente la presa intorno alla tazza ammettendo che forse non era stato propriamente una nuvola solitaria in quegli anni. Lo aveva aspettato troppo. Lo aveva cercato troppo.

-Kufufu. Così la romperai, Oya.
 Il guardiano della nuvola si girò di scatto alla sua destra, Mukuro Rokudo era pigramente disteso sul pavimento di casa sua.
-Togliti gli stivali- grugnì in risposta girandosi nuovamente a fissare gli alberi mossi da un vento leggero.
Mukuro lo ignorò sorridendo se possibile ancora di più:- Mi stavi pensando?
-No
-Oh, sì. Pensavi a me. Alla nebbia. A questi- con un ampio gesto della mano indicò la coltre grigia che si abbassava sulle loro teste nascondendo alla vista gli alberi, i cespugli e persino l' erba e poi, come in un sogno, vide quei dannati ciliegi in fiore, l' unica cosa che la nebbia gli mostrava, immobili e quasi inquietanti.- E' una bellissima atmosfera, romantica non trovi?
-E' orrida, come te.
-Mi offendi, Oya. Io sono bellissimo.
L' immobilità del silenzio che seguì quell' ultima affermazione, l' immobilità di quel luogo fuori dal tempo, si ruppe all' improvviso, come un vaso che cade ma non fa rumore, come il braccio che Mukuro gli aveva rotto la prima volta, come il bacio che gli aveva dato mentre lui non poteva muoversi e l' unica cosa che vedeva erano i fiori di ciliegio cadere sotto i suoi occhi. Proprio come in quel momento. Adesso cadevano. Il vento li strappava, li trasportava ovunque volesse e li sbatteva a terra. Hibari guardò prima i fiori maltrattati che cadevano, erano così tanti, pensò con una vena di tristezza che non si spiegava, strinse maggiormente le labbra che non sorridevano mai:- Tu non esisti- affermò secco guardando il tè intatto nella sua tazza.
-E tu sei impazzito- ribattè Mukuro con un tono serio che poco gli si addiceva abbassando la voce a quel segreto.
-E' colpa tua, erbivoro.- Hibari finalmente lo guardò, gli occhi più astiosi che mai, desiderosi di combatterlo e sfogare la sua rabbia-mi tormenti con le tue dannate illusioni anche da morto. Non pensavo potessi farlo.
-Non lo faccio, Oya.- il tono serio del guardiano si sciolse in un' espressione divertita- sei tu che vuoi vedermi, kufufu.
-Può darsi. Non posso nemmeno morderti a morte.
-E' un' espressione che potrebbe farmi ridere in questa situazione.
-I morti lasciano la gente in pace, che aspetti ad andartene?
-Ho una forte volontà, Oya.
Un petalo rosa era caduto sul tè galleggiando sulla superficie, Mukuro infilò le dita nel liquido ormai freddo afferrandolo tra l' indice e il medio:- i fiori di ciliegio sono molto romantici, non trovi? Potrei dichiararmi in una cornice così deliziosa, kufufu.
-I fiori di ciliegio non volano, cadono. Sono deboli, il vento può farne cosa vuole. Preferisco il sangue che mi esce dal labbro spaccato e che tu mi dia dell' omocha facendomi incazzare che una dichiarazione smielata in mezzo a questi dannati fiori.
Mukuro lo guardò stupito, quando mai Hibari aveva mai parlato così tanto e tanto sinceramente?
L' altro parve comprendere la sua tacita domanda: -E' perchè sei morto e non esisti.
-Allora tu stai parlando con il nulla, Oya.
-Odio i fiori di ciliegio.


Ma anche i fiori di ciliegio, quando raggiungono il massimo splendore si staccano e muoiono disperdendosi nel vento.

Quando la nebbia sparì all' improvviso, portò via con sè gli alberi immobili e il proprietario di quell' atmosfera. Hibari si ritrovò con un petalo tra le mani. Lo strinse così forte tra le dita per schiacciarlo, ma quello rimaneva lì, bellissimo anche se non era più sul ramo di un albero, anche se il vento lo aveva maltrattato e lui lo aveva soffocato tra le mani. I ciliegi gli ricordavano quel dannato illusionista per un migliaio di motivi, non ultimo, il loro inizio e la loro fine. Aveva aspettato Mukuro Rokudo per dieci lunghissimi anni, aveva chiesto vendetta ogni volta che si vedevano per le briciole di pochi minuti. Per tutta la vita Hibari Kyoya non si era interessato a niente e a nessuno, esisteva lui, il predatore con la sua giustizia personale e Namimori. Poi quell' uomo aveva riempito la sua vita con la sua presenza e la sua assenza. Era la sua ossessione.
 Lo scontro con l' illusionista era un  paradiso che aveva il retrogusto dello zolfo e il sapore acido dell' inferno. Tutto si mischiava quando si trattava di Mukuro Rokudo. La ragione e il sentimento, l' odio e forse l' amore - o comunque qualcosa che gli somigliava vagamente-, il sangue e le labbra, i lividi e le carezze.
Dieci anni ad aspettarlo.
Dieci anni a cercarlo.
E dopo nemmeno quattro anni quell' idiota aveva avuto il coraggio di morire. Quando tutto era più bello, lui e il loro legame, come  fiori di ciliegio.
Era caduto e si era accasciato a terra in una pozza di sangue e di petali. Come i fiori di ciliegio che si staccano dal ramo, è la loro morte, e cadono sulla terra calpestata dalla gente dimentica di quanto era rimasta affascinata dalla loro bellezza.
Hibari Kyoya guardava quel misero petalo nella sua mano. Era stato forte, era morto ma non si era fatto trascinare lontano dal vento, non si era fatto uccidere di nuovo tra le sue mani, non si era fatto scordare.
Non avrebbe mai permesso che Mukuro Rokudo si allontanasse da lui, vivo o morto che fosse. Ovvio che non aveva intenzione di aspettare altri dieci anni prima di rivederlo, una guerra era alle porte e lui avrebbe ucciso con le sue mani chi aveva osato interferire nel loro scontro perenne.






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HARU DICE: Salve a tutti, eccomi qui, pronta a tediarvi con questa novella shot su Mukuro e Hibari. Molto, molto triste *piange da sola*, l' angst, più o meno lieve, non fa per me. *Piange ancora*
Se per caso passasse di qui qualcuno che segue le mie 8059, vi assicuro che le aggiornerò presto o comunque prima di capodanno. E' presto? o.O. Ho una strana concezione del tempo, lo so. Ma veniamo a questa:
-Le battute colorate sono tratte da "Aishiteru"
-Omocha vuol dire giocattolo
-Shoji* sono le porte scorrevoli
-Si immaginano trascorsi non dieci ma quattordici anni più o meno dall' adolescenza dei nostri ragazzi e ovviamente non si tiene conto si Shimon e roba varia, ma questo immagino che si sia capito.
-Volevo dire che i fiori di ciliegio li trovo molto legati a Mukuro e Hibari, all' atmosfera che si crea tra di loro, anche perchè nella tradizione giapponese rappresentano proprio l' idea di vita-morte e bellezza-caducità-eternità, che trovo particolarmente adatte ai nostri protagonisti, al loro legame così particolare e anche all' idea di illusione, di indefinito, in un certo senso. Spero di essere riuscita a trasmettere qualcosa di quello a cui avevo pensato.
Spero come sempre nei vostri commenti puntando sul fatto che a Natale siamo tutti più buoni e volenterosi, ovviamente anche se sono delle critiche le accetto di buon grado. Vi auguro un felice Natale,
Haru.

DISCLAIMER: Katekyo Hitman Reborn e i suoi personaggi non mi appartengono ma sono degli aventi diritto. La storia non è scritta a scopo di lucro.
   
 
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