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Autore: Shadowolf    23/12/2011    3 recensioni
*SPOILERS: SHERLOCK HOLMES: A GAME OF SHADOWS*
Introspettivo Watson durante una scena del film (trovate più particolari prima della storia, li ometto qui in caso qualcuno non volesse spoiler sul film.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes, Sim
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Watson se ne sta lì, seduto contro il muro, le mani insanguinate che avvolgono la testa del suo amico, finalmente addormentatosi senza pericolo dopo una buona mezz’ora di lamenti e vani tentativi di contenere dentro di sé tutto il dolore che stava provando. Perché alla fine quella strana miscela contenuta nell’iniezione ha esaurito il proprio effetto, per fortuna dopo che lui ha finito di estrarre tutte le schegge dalla gamba del suo amico, e Holmes ha cominciato ad avvertire il male e a digrignare i denti, afferrandogli la manica e tirandolo a sé, prima di soccombere al proprio orgoglio e iniziare a gridare.
Ora però è calmo, probabilmente stremato, e lui prende ad accarezzargli piano il viso, sospirando di sollievo per lo scampato pericolo e scacciando via dalla sua testa gli attimi di puro terrore e abbandono che ha provato prima, quando la zingara ha preso a dire che Holmes non respirava più, e lui ha fatto di tutto per salvarlo, ma si rende conto adesso che, non fosse stato per quella strana mania di sperimentare del suo amico, a quest’ora non lo avrebbe più con sé.
Un brivido incontrollato gli percorre lentamente la spina dorsale al solo pensiero di quella opportunità, e lui si ritrova ad ingoiare un singhiozzo, volgendo lo sguardo ai due loro accompagnatori superstiti, più per evitare scene patetiche che per controllare qualche reazione da parte loro. La natura della sua relazione con l’uomo che ora gli giace addormentato in grembo è apparsa in tutta la sua evidenza durante il suo attacco di panico isterico di poco prima, ma Watson in cuor suo è convinto che Madame Sim l’abbia capito fin dal primo momento, in fondo. Gli zingari sono abituati a vedere di tutto, e non hanno alcun tipo di pregiudizio, essendo degli atipici a loro volta.
‹‹ Sta meglio ora? ›› gli sussurra Sim, incrociando il suo sguardo esausto.
Lui vorrebbe tanto non dover aprir bocca, per paura di non controllarsi, ancora una volta, ma alla fine ci si trova costretto da quegli occhi nerissimi che continuano a fissarlo, così annuisce, parlando piano.
‹‹ Sì. Ha un caso da seguire, non lo abbandonerebbe... mai. ››
Ha un piccolo sussulto a pronunciare quelle parole, e deve guardare altrove per nascondere ogni sua paura al riguardo, sforzandosi di non far permeare alcuna reazione troppo dichiaratoria all’esterno.
Si perde talmente tanto da non accorgersi che Sim ora lo sta guardando da solo qualche centimetro di distanza, rivolgendogli un mezzo sorriso e annuendo con aria comprensiva.
‹‹ Non è per il caso in sé, dottor Watson, e lei lo sa. Non mi prenda in giro. Dovrebbe essere Sherlock Holmes per sperare di riuscire a farlo. ››
‹‹ ... Non capisco cosa v-- ››
‹‹ Moriarty è un uomo... incapace di provare sentimenti, dottor Watson. Il signor Holmes non ne è attratto, affatto, e lei meglio di chiunque altro dovrebbe saperlo. L’unica ragione per cui continua a cercarlo con tanta assiduità è un’altra. Lei non è stupido, sa benissimo cosa intendo. Ha solo troppa paura per ammetterlo davanti a me. Non ho forse ragione? ››
Watson rimane lì a fissare la donna, più paralizzato da quanto appena detto che stupito dal fatto che lei lo abbia realizzato dopo solo qualche giorno passato in loro compagnia. E si ritrova eventualmente ad annuire, soltanto un breve cenno, ma tanto basta per liberarsi di un peso che ormai da troppo tempo gli stava pesando sul petto, spostato a sinistra, in posizione strategica.
‹‹ Lui... ha detto che Moriarty cercava me, non lui. Ecco perché l’attacco al treno. Quindi... ››
‹‹ Deve sconfiggerlo se vuole salvare lei, dottor Watson. Sta facendo tutto questo per lei. ››
In cuor suo sa che era vero, anche se prima di quel momento non si è mai azzardato a pensarlo ad alta voce. È sul punto di rispondere qualcosa di non meglio imprecisato quando l’uomo che tiene addormentato su di sé si muove, giacendo su un lato e abbracciando stretto il suo braccio, così tanto che Watson comincia a sentirlo formicolare.
Ma non dice niente e non fa alcuno sforzo per nascondere quel piccolo accenno di sorriso che gli si è dipinto in volto, illuminandolo ed alleviandolo per un attimo da tutti i suoi cupi pensieri.
‹‹ È vero. ›› sussurra, una nota dolcissima nella sua voce mentre si abbassa e lascia un piccolo bacio sulla fronte del detective, tenendolo stretto a sé e proteggendolo a sua volta.




AUTHOR'S CORNER: In realtà il vero *vero* motivo di questa lo sa solo il mio Cap (ghgh <3), e tale rimarrà, perchè non ho voglia davvero di litigare con nessuno, anche perché sarebbe inutile. Quindi diciamo che sono io ad avere dei seri problemi e via, è meglio così.
Il motivo pretesto è invece il pesante angst della scena, e gli occhi di Robert che non si possono sopportare (così diamo la colpa anche a lui, va'), e le tante cose non dette che impregnano lo scambio di sguardi tra lui e Jude.
Per il titolo si ringrazia nuovamente il mio Cap, che mi ha passato l'omonima canzone degli Smiths (ascoltata e amata).

   
 
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