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Autore: _Ella_    23/12/2011    4 recensioni
«Ehi, baby, io non dico mai bugie», probabilmente non si toglierà mai più dalla testa quel “se tu non fossi così tremendamente eccitante” che gli ha appena detto Axel «E poi sei tu che hai chiesto, stellina»
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Ehm… Beh, eccone un'altra. È vero che oggi è solo il 23, e come minimo avrei dovuto pubblicarla domani o addirittura il 25 – non a caso il numero dei prompt – ma oh, non ce l’ho fatta XD
Sapete. A volte ci sono casi in cui ciò che scrivi non ha niente a che vedere con la realtà.
Beh, non è questo il caso.


Personaggi, cose e fatti sono puramente non casuali e frutto della bastardaggine dell’autrice.
E di un buon Axel.

 

 Twentyfive – Quotes

 

1 – Stellina.

Quando Axel l’ha chiamato in quel modo la prima volta, Roxas non ha fatto altro che arrossire, boccheggiando appena.
Dalla seconda volta in poi, ha cominciato a mandarlo sempre a quel paese, ricordandogli di cercare da qualche parte la decenza che aveva sicuramente perso assieme al cervello.
Fu quando aveva perso ormai il conto che, quando quel nomignolo stupido sfuggì dalle labbra del fulvo, Roxas si ritrovò sotto le coperte con lui, arrossendo contro il petto nudo di Axel.

 

2 – Privacy.

«Hai ragione, dolcezza, sono ossessivo nei tuoi confronti. Ma sei tu quello che mi allontana e poi fa certe cose sotto la doccia.»
Roxas avvampa, cercando di mascherare l’imbarazzo
«G-guarda che è una cosa assolutamente normale! E non c’entra nulla, con questo»
Ma quando Axel ride, dicendo: «Certo, il gesto in sé è normale, ma com’è che facevi? Ah, già: “A-axel, sì, ah…”», imitandolo probabilmente alla perfezione, il biondo si rende conto che evidentemente non sono mosche, quelle macchioline nere in giro per la sua stanza. 

 

3 – Gelosia.

Roxas ride, salutando con un bacio e con un abbraccio la mora che, colta alla sprovvista, arrossisce appena, prima di salutarlo e correre via. Non ci vuole molto, perché Axel lo raggiunga
«Non è che passi un po’ troppo tempo, con quella
E allora il biondo nasconde malamente un ghigno, godendosi quella piccola grande vendetta.

 

4 – Notturno.

Roxas sbadiglia, stropicciando un po’ gli occhi, ma fermamente deciso a non andare a dormire prima delle cinque del mattino, nonostante stia morendo dal sonno.
Axel ride sotto i baffi senza farsi vedere, consapevole che Roxas crollerà entro poco, proprio come un bambino, visto che non sono nemmeno le dieci di sera.

 

5 – Femminilità.

Ammicca allo specchio, marcando la linea nera che delimita delicatamente il contorno degli occhi chiari. Manda un bacio alla propria figura, prima di divertirsi ad esagerare col mascara, afferrando poi un rossetto straordinariamente rosso.
Roxas apre la porta, spalanca gli occhi e la richiude, ignorando le urla di protesta di Axel e cercando di cancellare quell’immagine dalla sua mente: perché, tra di loro, è lui quello che sta sotto?

 

6 – Voglie.

«Non capisco proprio come tu faccia a sopportarla» Axel sbuffa, roteando gli occhi
«Prima di tutto, non mi assilla__»
«E fa molto bene, aggiungerei!»
Già la voglia di far fuori quella moretta da quattro soldi era troppa.

 

7 – Gusti.

Roxas prende un bel respiro, fissando tra le mani la biancheria che ha appena rubato a Larxene, per colpa di una stupida scommessa.
«Ti conviene farla sparire di fretta, stellina, non vorrei medicare quel bel culetto che ti ritrovi.»
Il biondo lo fissa, ad occhi sgranati: non bastava quell’isterica, adesso c’è anche Axel a farlo seriamente preoccupare.

 

8 – Istinti.

Inala forte l’aria che lo circonda, Axel, cercando inutilmente di puntare altrove lo sguardo: c’è il tramonto, ci sono le persone che camminano sotto i suoi piedi, c’è il ghiacciolo che gli sta insozzando le mani, facendole diventare appiccicose. Ma non ci riesce, proprio non ci riesce. O meglio, non vuole, perché le gocce chiare che scivolano via dalle labbra di Roxas, e la sua linguetta sporta a leccare il ghiacciolo, sono probabilmente la cosa più eccitante che abbia mai visto.

 

9 – Urgenze.

Roxas avvampa, imbarazzato dalle parole dell’altro che, insensibile a quel che prova, ride
«Ehi, baby, io non dico mai bugie», probabilmente non si toglierà mai più dalla testa quel “se tu non fossi così tremendamente eccitante” che gli ha appena detto Axel «E poi sei tu che hai chiesto, stellina», il biondo ringhia, fissandolo con astio
«Io non sono una ragazza!»
«Tsk, lo so bene. Per fortuna, aggiungerei»
«Xion ha detto la stessa cosa.»
Axel assottiglia gli occhi e si alza, salutandolo con un “A tra poco” veloce. Quanto ci vorrà, a togliere di mezzo una fastidiosa ragazzina?

 

10 – Bugie.

«Che ne dici, questa sera potrei venire a fare ispezione in camera tua, per controllare che sia tutto in ordine. I bambini sono fragili, no?»
Roxas lo fulmina con lo sguardo, tirandogli un pugno nello stomaco e sibilando il solito “non sono un bambino!” della giornata
«Non vorrei che qualcuno ti facesse del male, sai? Anzi, non vorrei che qualcuno ti toccasse oltre me», il biondo arrossisce, guardando altrove
«Perché dovrebbero farlo?» chiede, poi sgrana gli occhi «Con questo non voglio dire che tu puoi
Axel ride – di nuovo – e si china per arrivare ad un soffio dal suo viso
«Non ti conviene dir le bugie, poi dovrei punirti» e Roxas spalanca la bocca, arretrando di un passo prima di scappare via.

 

11 – Autodifesa.

«La prossima volta giuro che sfodero il Keyblade, Axel, memorizzato?», l’altro sorride sottile, guardandolo con un’occhiata che gli fa un po’ paura
«Ho il mio fuoco, baby, e quando ci sei tu le fiamme aumentano a dismisura» si ferma un attimo, prima di fare un sorriso malizioso «E non solo quelle…»
Basta un battito di ciglia, prima che una Tundaga lo prenda in pieno.

 

12 – Sorpresa.

Probabilmente non sarebbe così felice nemmeno se avesse vinto alla lotteria
«Dannazione, vieni in camera stasera, basta che non ti fai sentire da nessuno!»
«Sarò una piuma, stellina, non sentirai nulla» sorride Axel, ammiccando per fargli ben intendere a cosa stesse effettivamente alludendo; ma Roxas gli ruba il sorriso malizioso dalle labbra e, dannazione, sembra che gli stia molto meglio
«E chi te lo ha chiesto?» mormora, prima di andar via.
E poi il pervertito sono io, pensa Axel, cercando di far affluire il sangue nella giusta direzione.

 

13 – Bicchiere.

Roxas squadra abbastanza circospetto il liquido trasparente, senza il coraggio di portare il bicchiere alla bocca. Alza gli occhi su Axel, che inarca un sopracciglio e scuote la testa «Beh, non ti fidi? Assaggia.»
Il ragazzo trova finalmente la forza per farlo e, non appena sente le viscere infiammarsi, per colpa di quello che probabilmente è un sorso di alcol puro, ha una certezza: no, di lui proprio non si fida.

 

14 – Calzini.

Roxas trema appena, cercando di non perdere il controllo nel momento in cui sente le mani calde dell’altro che gli sfilano i pantaloni. Ha gli occhi serrati, troppo imbarazzato per poterlo guardare. Quando però sente le mani che, delicatamente, cercano di sfilargli i calzini, Roxas salta su, tirando indietro le gambe
«I-i calzini, no! Ho vergogna di farti vedere i miei piedi!» e Axel spalanca la bocca, incredulo, prima di scoppiare nella risata più fragorosa che abbia mai fatto in tutta la sua vita.

 

15 – Libro.

È assorto nei pensieri, tamburellando meccanicamente le dita sulla guancia, la fronte corrucciata. Axel sta cercando una risposta da dare a Roxas da più o meno cinque minuti, e l’altro sembra non voler proprio demordere; non gli resta che sbuffare «Okay, ammetto che il libro più complesso che io abbia mai letto sia stato… okay, io non ho mai letto nulla, va bene?!» si ferma un attimo, fissandolo in silenzio, poi riprende «Se non conti gli hentai.»

 

16 – Buio.

«Aspetta, non ti addormentare!» prega Roxas, stringendo tra le mani l’accappatoio; dovrebbe andare a far la doccia, ma qualcosa lo trattiene
«…Come?» Axel cerca di collegare la spina del cervello alla presa, troppo assonnato per capirci qualcosa «Ma…»
«Per favore, non farmi dormire da solo» mugugna – ho paura, vorrebbe aggiungere, ma non lo fa per puro orgoglio.
L’altro però ride. Probabilmente i suoi pensieri fanno un po’ troppo rumore, a quell’ora della notte.

 

17 – Biglietto.

“Larxene si è appena accorta che le manca un reggiseno. Non vorrai mica che il mio ‘adorabile culetto’ ne paghi le spese, giusto?
Ti devo un ghiacciolo.
Roxas”.
E nell’esatto istante in cui trova la biancheria di quella ragazza nel proprio cassetto, e sente la sua voce urlare adirata dal corridoio, Axel si rende conto che Roxas gli deve molto, molto più che un ghiacciolo, dannazione.

 

18 – Neve.

«Dai, mi aiuti?»
Come potrebbe dire di no a quegli occhi celesti, in fondo?
Axel sospira e si alza, seguendo Roxas che gli ha pregato di aiutarlo a finire il pupazzo di neve. Prende una manciata di bianco tra le mani, stando attento ad essere più delicato possibile: quando però la sagoma candida si scioglie sotto le sue mani, il Soffio di Fiamme Danzanti si ricorda che cosa l’avesse fermato all’inizio dall’aiutare quel ragazzino.

 

19 – Vetro.

Roxas ritira velocemente la mano, portando alle labbra il dito che si è appena tagliato. I cocci di vetro sono per terra, illuminati dalla luce calda del tramonto eterno di Twilight Town.
Gli altri tre ragazzi lo chiamano, ma lui li ignora.
Fissa il verde brillante dei cocci, non riuscendo a togliersi dalla testa l’idea che gli ricordino qualcos’altro – qualcun altro – e si chiede come sia possibile che la morsa che comincia a stringergli lo stomaco in quello stesso momento, sia più dolorosa del taglio che continua a sanguinare.

 

20 – Pastelli.

Ci sono tante cose che Roxas non ricorda, la sua vita passata è tra queste. Tuttavia, deve ammettere che – incantandosi nel fissare una bambina di Twilight Town che sta disegnando – non ricorda affatto cosa posa esserci di bello nel colorare un foglio bianco.
Quando però i suoi occhi celesti si posano sulla scatola di colori, la Chiave del Destino si permette un sorriso: l’attimo dopo sta barattando il suo ghiacciolo con un pastello rosso, perché ha un’improvvisa voglia di macchiare le pareti della propria stanza con quel bellissimo colore.

 

21 – Ruvido.

«Guarda che sei ancora piccolo, non puoi capire queste cose» lo deride Axel, scompigliandogli i capelli biondi.
Sono nella stanza del piccolo Nessuno che, steso sul letto a pancia in su, a quelle parole storce la bocca
«Invece lo so, come si fa: l’aggeggio ti diventa duro e lo infili nel buco che ti diverte di più; non è così difficile» a quel punto, il rosso scoppia a ridere
«Sei carta vetrata, bimbo» sghignazza infine, senza aggiungere che presto passeranno alla pratica.

 

22 – Idee.

Sta sbadigliando e non per il sonno, ma per la noia. Axel questo lo sa e, staccandosi con la schiena dal muro, non può proprio fare a meno di raggiungerlo e rivolgergli uno dei sorrisi più furbi che ha nel repertorio.
Gli occhi celesti si alzano su di lui confusi, curiosi, quindi non gli resta che parlare
«Sai, avrei qualche opzione per far passare la noia in modo alquanto divertente.»
E visto che Roxas sta zitto, Axel si sente del tutto in diritto di agire senza aggiungere altro.

 

23 – Foglie.

Il cielo è di un bell’azzurro e nonostante l’autunno sia arrivato, le foglie degli alberi sono quasi del tutto verdi.
Roxas alza il muso all’insù e, quando una foglia rossissima gli scivola sul piccolo naso, sorride.
In quell’attimo – tra l’azzurro del cielo, il verde e il giallo e il rosso delle foglie – si rende conto che l’autunno è la sua stagione preferita.

 

24 – Sussurri.

Gli accarezza delicatamente la pelle liscia come seta, sentendo sotto i polpastrelli il calore sprigionato dalle guance rossissime. Roxas ansima, sotto il tocco dell’altra mano sicuramente più audace, e gli si stringe contro forse per non farsi sentire.
Axel sposta le labbra dalla sua fronte al suo lobo e lo sfiora, emettendo una semplice e languida parola. Quel vezzeggiativo che tanto fa innervosire il biondo.
Ma questa volta non c’è protesta, anzi un gemito più forte dei precedenti. Axel ghigna contro i suoi capelli profumati
«Te lo posso sussurrare all’orecchio tutte le volte che vuoi» dice, e l’attimo dopo Roxas si è avventato sulle sue labbra.

 

25 – Amore.

Roxas arrossisce, boccheggiando appena. Lo stomaco si stringe, e tante piccole macchioline gli ballano avanti agli occhi come farfalle. Prende fiato prima di fissare un ultima volta il suo volto, poi abbassa lo sguardo
«A-Axel… io credo di…» si morde le labbra: proprio non riesce ad andare avanti.
«Lo so che mi ami, stellina» dice quello, facendolo sentire più sollevato, visto che non ci sarà il bisogno di dirglielo «E ti capisco. Mi amerei anche io.»
Basta un attimo.
Roxas lo manda a quel paese prima di andarsene via.

 


Buon Natale a tutti! *-*
Soprattutto a te, A(xel)rbeH
~

   
 
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