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Autore: Kuno84    01/04/2004    6 recensioni
Akane si reca come ogni giorno a scuola. Ma stavolta è da sola. Perché Ranma ha lasciato casa Tendo? C'entra per caso la sua maledizione?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“SCAMBIO DI MALEDIZIONI”

di Kuno84

NOTA LEGALE: i personaggi di questa Fan Fiction non sono miei ma appartengono a Rumiko Takahashi, mentre la storia che segue è frutto della mia mente matta e bacata. Spero che vi piaccia!


1° CAPITOLO
“Ranma torna in Cina”


Un nuovo giorno era sorto. Tutti i componenti di casa Tendo erano di sotto per la colazione. Quasi tutti.
“Akane, hai visto Ranma?”
“No, Kasumi. Ma suppongo starà ancora dormendo… come al solito”.
Genma sfoderò un sorriso a trentadue denti:
“Dice il detto: chi tardi arriva, male alloggia. La sua colazione si raffredderà, tanto vale che gliela mangi io…”
“Ma Saotome… questo non è molto carino nei riguardi di tuo figlio…” fece Soun.
“Baah, digiunare un po’ gli farà bene: un artista marziale che si rispetti deve saper accettare qualche privazione, ogni tanto. Lo faccio solo per lui”.
Akane aveva appena finito di mangiare il suo riso.
“Comunque è strano… è vero che Ranma si alza sempre tardi, la mattina, ma adesso… almeno l’appetito dovrebbe destarlo, penso”.
“Figlia mia, se sei così preoccupata per lui potresti andare di sopra a chiamarlo”.
“Nemmeno per sogno: non sono la sua balia”.
“Ma sei la sua fidanzata”.
“Uffa… e va bene!”
Akane si alzò bruscamente da tavola e salì velocemente le scale.
*Ora lo faccio alzare io, quel pigrone…*
Aprì di scatto la porta della camera degli ospiti, quella dove alloggiavano Saotome e suo figlio.
“Ranma, ma che sei, in letargo? Alzati che…”
Si interruppe, vedendo con sua grande sorpresa che lì non c’era nessuno. Un’altra cosa colpì la sua attenzione: il futon di Ranma era perfettamente in ordine.
“Non è da lui fare il letto… questo vuol dire… che non ha dormito qui!”
Akane sapeva che quella notte il signor Genma aveva dormito in soggiorno con suo padre: Happosai, felice per una “sortita” ben riuscita, aveva offerto loro del sakè e quei due non si erano fatti pregare, tanto che a notte fonda lei poteva sentirli ancora cantare, completamente ubriachi, canzoncine volgari e sguaiate. Dunque Genma non era stato lì, nessuno aveva potuto vedere Ranma entrare nella camera degli ospiti e mettersi a letto: e lui, a quanto pareva, non l’aveva fatto.
*Ranma…*
Tirò le tendine, facendo filtrare la luce del giorno: fu a quel punto che potè vedere, adagiata sul fouton di Ranma, una lettera messa lì a bella vista…

* * * * * * *

Nel frattempo, nel locale di Ukyo…
“Ranchan, è strano vederti qui così di buon’ora…”
“Che vuoi, Ucchan… ero stufo di arrivare sempre in ritardo a scuola…”
“Sarà… cosa desideri che ti prepari?”
“Fammi una delle tue okonomiyaki special”.
“Al volo!”
Ukyo cominciò a cuocere l’okonomiyaki di Ranma, intanto scrutava attentamente con lo sguardo il compagno d’infanzia: lei lo conosceva bene, era sicura che le stesse nascondendo qualcosa…
“Ora ho capito… stamattina la colazione l'ha preparata Akane e tu te la sei subito squagliata, non è vero?”
“No, no… niente del genere…”
“E allora cosa?”
“Te l’ho detto, nulla di particolare… così, per il gusto di fare presto…”
“Capisco… la tua okonomiyaki è pronta!”
“Yum… nessuno fa delle okonomiyaki tanto buone come le fai tu, Ucchan!”
Ukyo, felice ed imbarazzata per il complimento di Ranma, lasciò cadere l’argomento.

* * * * * * *

Akane si stava dirigendo come tutti i giorni a scuola. Ma questa volta nessuno la seguiva, giocando a fare l’equilibrista sulla ringhiera od urlandole di aspettarlo.
*Ranma…*
Ripensò alla lettera che Ranma aveva lasciato sul suo futon. Era la sua scrittura, inconfondibile. Ed il suo stile, secco e conciso. Poche parole, ma riassumevano ogni cosa.

Parto per la Cina. Non potevo continuare a rovinare le vostre vite con la mia maledizione. Tornerò se e quando avrò trovato una cura. Grazie di tutto.

Akane sapeva bene cosa era implicito in quelle brevi righe.
*Mi dispiace… perdonami…*

* * * * * * *

Erano passate parecchie ore, ma Ranma si trovava ancora nel quartiere di Nerima. Aveva camminato in tondo tutto il tempo.
*Ryoga non mi avrà per caso contagiato? Ci mancherebbe solo questa…*
In realtà non aveva affatto perduto il proprio senso dell’orientamento. Solamente, non trovava il coraggio di staccarsi da quei luoghi ormai per lui così familiari.
*Ora basta, devo decidermi. Cina, sto arrivando!*
Non potè fare però a meno di ripensare agli inquilini di casa Tendo. Era andato via senza salutarli, ma sentiva che non ce l’avrebbe fatta: si era affezionato a ciascuno di loro, in tutto quel tempo. Kasumi era come una madre per lui, Soun un secondo padre, Nabiki… beh, anche Nabiki faceva ormai parte della sua famiglia… e poi Akane…
*Scusatemi… se me ne vado, è solo per il vostro bene…*
Ripensò a quanto era accaduto il giorno prima, a ciò che l’aveva portato alla sua importante decisione.

* * * * * * *

“Ranma, sbrigati!”
“Arrivo!”
I due fidanzati erano stati mandati da Kasumi a fare la spesa. Meglio, era stata mandata solo Akane: ma Soun e Genma avevano invitato Ranma ad andare con lei e il ragazzo col codino aveva “spontaneamente” accettato, dopo una delle classiche performances di Soun-demone (“Coome? Non vorrai certo dirmi che non hai intenzione di accompagnare la tua fidanzata, veeero?”)
“Lumaca, accelera il passo!”
“Ma perché tanta fretta?”
“Perché fra poco il mercato chiude!”
Nel frattempo due giovanotti in cerca di “avventure” avevano puntato la loro attenzione sulla bella ragazza dai capelli corti, che aveva un poco distanziato l’accompagnatore. Le si fecero davanti.
“Ehi, pupa! Vogliamo andare a prenderci un bel gelato insieme?”
“Andatevene via, pappagalli!”
Ma quelli non si toglievano di torno ed Akane stava ormai per usare le maniere forti.
Nel frattempo aveva cominciato a piovere, Ranma non si era accorto di essersi trasformato in ragazza, tutto quello che vedeva erano i due bellimbusti che stavano importunando la sua Akane.
Corse verso di loro, quelli inizialmente squadrarono la ragazza dai capelli rossi.
“Guarda, un’altra bella pollastrella…”
Senza perdere tempo, Ranma li atterrò con un paio di calci.
“Lasciatela stare, quella è la mia fidanzata!”
Aveva parlato senza pensare, come già aveva fatto altre volte (basti ricordare lo scontro con Mikado Sanzenin…). I due giovanotti, rialzatisi in piedi (ed ancora intontiti per le botte ricevute da Ranma) guardarono le due ragazze attoniti per non dire altro…
“La… la sua fidanzata…? Allora vuol dire che voi due siete…”
E si allontanarono nauseati.
“Ma perché sono sempre le migliori quelle che…”
A quelle parole Ranma, confuso più che altro, si sbottonò la giubba e solo allora verificò che il suo petto era “cambiato”.
“Ora capisco, hanno creduto che noi…”
Si voltò istintivamente verso Akane. La quale stava con capo chino, rivolto verso il basso.
“Akane…”
Lei si stava sentendo sprofondare dalla vergogna.
“Hanno pensato che io sono…”
Rialzò il capo di scatto, fulminò Ranma con un’occhiata carica di odio: dunque corse via in direzione di casa, completamente dimentica della spesa.
*Akane…*

* * * * * * *

Ranma sospirò. L’incidente del giorno prima lo aveva fatto riflettere, e molto.
“Maledetto…”
Era rivolto al padre. *Sua, la colpa è solo sua! Che gli è saltato in mente di tornare in Giappone per farmi ammogliare, dopo quello che è successo a Jusenkyo?!Quell’idiota pensa solo ai suoi interessi: avrà pensato che, dal momento che gli allenamenti cui mi aveva sottoposto per anni si erano rivelati vani, non potendo più lui fare di me un vero uomo, l’unica cosa che gli restava da fare era prendersi la palestra da tempo promessagli in dote dall’amico. Inoltre… forse s’illudeva che mia madre non ci avrebbe mai trovato a casa Tendo.*
Pensò alla stupida promessa che Genma aveva fatto a Nodoka.
*Non posso nemmeno rivelarmi a mia madre… se lei scoprisse il mio segreto, dovrei fare harakiri*
Sospirò una seconda volta.
Ripensò alla sera precedente…

* * * * * * *

A tavola le cose sembravano andare come al solito: Nabiki meditava su come guadagnare altri soldi, Kasumi tutta sorridente serviva i piatti, Soun e suo padre scherzavano e ridevano, persino Akane sembrava la solita… In realtà, se era vero che lei non si era infuriata contro di lui né gli teneva il broncio o cose del genere, era anche vero che non gli aveva rivolto affatto la parola. Se ne era risentito, aveva colto il primo pretesto per darle della stupida ma lei… niente, non aveva raccolto la provocazione. Ranma sapeva di non essere molto bravo a capire cosa passasse per la testa degli altri, ma questa volta gli era tutto maledettamente chiaro.
Frattanto era arrivato, con un sacco pieno di mutandine femminili, Happosai: il vecchiaccio aveva offerto a tutti del sakè, ovviamente Soun e suo padre si erano presi anche la parte degli altri ed ora cantavano tutti e tre completamente ubriachi. Ranma li salutò mentalmente, ormai aveva preso la sua decisione.
Dopo cena entrò in palestra non visto, lì rimase ad allenarsi fino a tardi. Rientrò in casa a notte fonda, ma non tutti erano andati a dormire: in soggiorno c’erano ancora quei tre, ma neanche lo riconobbero quando salì le scale. Preparò un piccolo zainetto, poi scrisse una breve lettera in cui spiegava velocemente il motivo della sua partenza. Infine uscì di nuovo di casa, ora Soun, Genma e Happosai ronfavano pesantemente.
Si arrampicò sul tetto, saltò davanti alla finestra della camera di Akane per guardarla un’ultima volta. Per puro caso la finestra era solo socchiusa, Ranma entrò silenziosamente: per sua fortuna P-Chan non c’era, si avvicinò al letto di lei…
*Akane, non sarai costretta a sposare un mezzo uomo…*
Lei dormiva placidamente, era carina quando non faceva il maschiaccio…
“Scusami…”
Lo disse con un filo di voce, per non svegliarla. Poi se ne andò.

* * * * * * *

Una voce lo riscosse dai suoi pensieri.
“Finalmente ti ho trovato…”
“Senti, Ryoga, oggi non sono proprio in vena…”
“Combatti, vigliacco!”
Ranma pensò che era giusto chiudere una volta per tutte la sfida con Ryoga, così da rompere definitivamente ogni legame con il passato.
E raccolse l’invito.


   
 
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