E' una storia senza pretese, solo per augurare buon Natale e felice anno nuovo a tutte voi che avete seguito con costanza Tradimento, e anche a chi è capitato qui per caso.
Grazie mille per aver speso un po' del vostro tempo leggendomi.
CHRISTMAS’ AIR
alla mia Beta.
Perché, infondo,
in tutti noi c'è del buono.
I
bambini gridavano l’uno all’altro
mentre concentrati come mai, nemmeno durante un compito in classe,
decidevano i
passaggi di palla migliori per far vincere la propria squadra.
Faceva
terribilmente freddo e quei
piccoli ometti se ne stavano semplicemente in felpa a correre dietro a
un
pallone nel campetto da calcio dietro la scuola, le guance arrossate e
gli
occhi lucidi di chi non si può accorgere di niente
perché è troppo preso da
quello che sta facendo, e il freddo diventava, allora, una cosa
secondaria,
così come i radi fiocchi di neve che iniziavano a cadere dal
cielo in quel
pomeriggio decisamente invernale.
La
donna mosse i piedi calzati nelle
scarpe nere in vernice dal tacco alto avvicinandosi ai bambini, si
strinse il
cappotto al collo per non far penetrare l’aria mentre
chiaramente non notata li
osservava rapita. C’era anche lui, il suo bambino,
lì in mezzo. Ancora non
riusciva a credere a quanto fosse cresciuto, tanto da poter giocare a
calcio,
tanto da avere un gruppo d’amici, tanto d’andare a
scuola, tanto da farcela,
alle volte, anche senza di lei.
Quando
aveva saputo di essere rimasta
incinta non avrebbe mai immaginato di poter amare così tanto
qualcuno in vita
sua: il mondo non esisteva all’infuori del suo bambino, quel
piccolo che aveva
messo al mondo sette anni prima e che in quel momento si stava
spostando dalla
fronte una ciocca di capelli ribelli color caramello. Gridolini
eccitati e
bisbigli di bambine la informarono che le compagne di classe del figlio
dovevano aver apprezzato quel movimento fin troppo adulto. Sette anni.
A sette
anni quelle bimbe già sapevano cosa significava prendersi
una cotta per un
uomo. Sorrise intenerita da quella consapevolezza.
Il
piccolo diede un calcio alla palla e
questa entrò in rete, i compagni di squadra corsero verso di
lui
abbracciandolo: avevano vinto la partita e ora lui era il loro eroe.
Una bimba
dai boccoli biondi si avvicinò a lui al limitare del
campetto e, sotto gli
occhi stupiti e divertiti della donna, posò un bacio lieve
sulla guancia del
bambino che non si scompose affatto.
La
donna fece un altro passo avanti e
suo figlio la vide, le sorrise, rivolse un saluto agli amici e si
diresse verso
di lei.
«Ti
sei divertito?»
«Sì!
Hai visto? Abbiamo vinto!» le disse
fiero, e la donna annuì, sempre sorridendo e andando con la
mano a
scompigliargli i capelli.
«Sei
stato davvero bravo. Dov’è il tuo
giubbino?» gli chiese.
«Oh,
Celine aveva freddo e glielo ho
prestato. Vado a riprenderlo», la donna annuì e
guardo il figlio andare a
recuperare il giubbino e poi tornare con sguardo orgoglioso: un vero
cavaliere.
«Allora,
sei eccitato all’idea di
volare?» gli chiese incamminandosi con lui e tenendogli un
braccio intorno alle
spalle. Terence, il suo bambino, non aveva mai volato su un aereo prima
di quel
giorno. Lei e il padre del bambino erano divorziati da prima che il
bambino
nascesse e di solito era il suo ex marito con la sua nuova moglie e la
loro
bambina a prendere l’aereo e a raggiungere lei e Terence a
Parigi, quel Natale,
però, il bambino aveva specificatamente richiesto come
regalo di poter andare a
vedere Los Angeles, la città dove viveva suo padre e lei non
aveva saputo
dirgli di no. Scarlett preferiva di gran lungo il Natale a Parigi,
sotto la
neve e con la Ville Lumière illuminata di tutto punto
piuttosto che nella
soleggiata città californiana, ma come poteva rifiutare
quella richiesta quando
suo figlio si era addirittura messo in ginocchio per convincerla?
Aveva
pensato al suo bambino, all’inizio
della gravidanza, solo come a un modo per riprendersi il suo ex marito,
la
soluzione per legarlo definitivamente a sé e portarlo via
dalle mani di quella
che poi era diventata la sua nuova moglie, ma era bastato prendere in
mano
Terence non appena era uscito dal suo ventre per comprendere che
avrebbe amato
quel bambino incondizionatamente, più di qualsiasi uomo al
mondo, più di
qualsiasi possibile ruolo in un film. Lui era diventato il suo mondo e
lei non
riusciva a immaginare di poterlo deludere.
«Non
vedo l’ora!» disse il bambino
esaltato all’idea di viaggiare, «E poi sono sicuro
che papà e Maggy mi avranno
preso un bellissimo regalo e non vedo l’ora di vedere
Hope!»
Scarlett
fermò il bambino e si chinò
sulle ginocchia per arrivare all’altezza dei suoi occhi, gli
posò un bacio in
fronte e gli sorrise abbracciandolo.
«Sono
contenta che tua sia felice, e
sono sicura che anche Hope non veda l’ora di
vederti». Hope era la sorellastra
di Terence, più piccola di lui di due anni, alla quale il
bambino si era
affezionato tantissimo, tanto da proteggerla in qualunque situazione.
«Grazie,
mamma!» di nuovo Scarlett
sorrise e gli tese la mano che Terence afferrò subito.
«Andiamo
a finire le valige e attendiamo
che Damien ci passi a prendere, va bene?»
«Verrà
anche Damien?» il bambino sembrò
rallegrarsi ulteriormente e lei non poté che esserne felice:
Damien era l’uomo
con il quale era fidanzata da quasi tre anni e che amava con tutta se
stessa,
niente a che vedere con l’amore che pensava di aver provato
per Kyle, il suo ex
marito, ed era felice che suo figlio non solo approvasse ma che
ritenesse
l’uomo anche simpatico.
«Certo!
È felicissimo di passare il
Natale con te», ed era vero: Damien non si era scomposto
minimamente quando lei
gli aveva detto di avere un figlio, anzi, ne era stato contento e sin
dall’inizio della loro storia aveva trattato Terence come un
figlio, senza,
tuttavia, avere mai l’intenzione di sostituirsi al suo vero
padre.
«Allora,
sarà proprio un bel Natale»,
disse il bambino guardandola dal basso e sorridendole raggiante.
«Sì,
lo sarà, tesoro mio», e insieme si
incamminarono a casa sotto la neve che cadeva sempre più
spessa.