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Autore: Acqua Efp    23/12/2011    2 recensioni
Un gruppo di bambini che giocano a calcio sotto il cielo innevato di Parigi.
Una mamma che guarda con amore il suo bambino.
Il Natale alle porte.
Questa storia si colloca sette anni dopo "Tradimento d'amore"
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Galeotto fu il film'
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Christmas' air - pubblicato
Questa one-shot si colloca esattamente dopo sette anni dalla fine di Tradimento d'amore e decisamente qualche anno prima rispetto al mio futuro progetto, che spero di riuscire a pubblicare all'inizio di febbraio.
E' una storia senza pretese, solo per augurare buon Natale e felice anno nuovo a tutte voi che avete seguito con costanza Tradimento, e anche a chi è capitato qui per caso.
Grazie mille per aver speso un po' del vostro tempo leggendomi.

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CHRISTMAS’ AIR

alla mia Beta.

Perché, infondo,
in tutti noi c'è del buono.

 

I bambini gridavano l’uno all’altro mentre concentrati come mai, nemmeno durante un compito in classe, decidevano i passaggi di palla migliori per far vincere la propria squadra.

Faceva terribilmente freddo e quei piccoli ometti se ne stavano semplicemente in felpa a correre dietro a un pallone nel campetto da calcio dietro la scuola, le guance arrossate e gli occhi lucidi di chi non si può accorgere di niente perché è troppo preso da quello che sta facendo, e il freddo diventava, allora, una cosa secondaria, così come i radi fiocchi di neve che iniziavano a cadere dal cielo in quel pomeriggio decisamente invernale.

La donna mosse i piedi calzati nelle scarpe nere in vernice dal tacco alto avvicinandosi ai bambini, si strinse il cappotto al collo per non far penetrare l’aria mentre chiaramente non notata li osservava rapita. C’era anche lui, il suo bambino, lì in mezzo. Ancora non riusciva a credere a quanto fosse cresciuto, tanto da poter giocare a calcio, tanto da avere un gruppo d’amici, tanto d’andare a scuola, tanto da farcela, alle volte, anche senza di lei.

Quando aveva saputo di essere rimasta incinta non avrebbe mai immaginato di poter amare così tanto qualcuno in vita sua: il mondo non esisteva all’infuori del suo bambino, quel piccolo che aveva messo al mondo sette anni prima e che in quel momento si stava spostando dalla fronte una ciocca di capelli ribelli color caramello. Gridolini eccitati e bisbigli di bambine la informarono che le compagne di classe del figlio dovevano aver apprezzato quel movimento fin troppo adulto. Sette anni. A sette anni quelle bimbe già sapevano cosa significava prendersi una cotta per un uomo. Sorrise intenerita da quella consapevolezza.

Il piccolo diede un calcio alla palla e questa entrò in rete, i compagni di squadra corsero verso di lui abbracciandolo: avevano vinto la partita e ora lui era il loro eroe. Una bimba dai boccoli biondi si avvicinò a lui al limitare del campetto e, sotto gli occhi stupiti e divertiti della donna, posò un bacio lieve sulla guancia del bambino che non si scompose affatto.

La donna fece un altro passo avanti e suo figlio la vide, le sorrise, rivolse un saluto agli amici e si diresse verso di lei.

«Ti sei divertito?»

«Sì! Hai visto? Abbiamo vinto!» le disse fiero, e la donna annuì, sempre sorridendo e andando con la mano a scompigliargli i capelli.

«Sei stato davvero bravo. Dov’è il tuo giubbino?» gli chiese.

«Oh, Celine aveva freddo e glielo ho prestato. Vado a riprenderlo», la donna annuì e guardo il figlio andare a recuperare il giubbino e poi tornare con sguardo orgoglioso: un vero cavaliere.

«Allora, sei eccitato all’idea di volare?» gli chiese incamminandosi con lui e tenendogli un braccio intorno alle spalle. Terence, il suo bambino, non aveva mai volato su un aereo prima di quel giorno. Lei e il padre del bambino erano divorziati da prima che il bambino nascesse e di solito era il suo ex marito con la sua nuova moglie e la loro bambina a prendere l’aereo e a raggiungere lei e Terence a Parigi, quel Natale, però, il bambino aveva specificatamente richiesto come regalo di poter andare a vedere Los Angeles, la città dove viveva suo padre e lei non aveva saputo dirgli di no. Scarlett preferiva di gran lungo il Natale a Parigi, sotto la neve e con la Ville Lumière illuminata di tutto punto piuttosto che nella soleggiata città californiana, ma come poteva rifiutare quella richiesta quando suo figlio si era addirittura messo in ginocchio per convincerla?

Aveva pensato al suo bambino, all’inizio della gravidanza, solo come a un modo per riprendersi il suo ex marito, la soluzione per legarlo definitivamente a sé e portarlo via dalle mani di quella che poi era diventata la sua nuova moglie, ma era bastato prendere in mano Terence non appena era uscito dal suo ventre per comprendere che avrebbe amato quel bambino incondizionatamente, più di qualsiasi uomo al mondo, più di qualsiasi possibile ruolo in un film. Lui era diventato il suo mondo e lei non riusciva a immaginare di poterlo deludere.

«Non vedo l’ora!» disse il bambino esaltato all’idea di viaggiare, «E poi sono sicuro che papà e Maggy mi avranno preso un bellissimo regalo e non vedo l’ora di vedere Hope!»

Scarlett fermò il bambino e si chinò sulle ginocchia per arrivare all’altezza dei suoi occhi, gli posò un bacio in fronte e gli sorrise abbracciandolo.

«Sono contenta che tua sia felice, e sono sicura che anche Hope non veda l’ora di vederti». Hope era la sorellastra di Terence, più piccola di lui di due anni, alla quale il bambino si era affezionato tantissimo, tanto da proteggerla in qualunque situazione.

«Grazie, mamma!» di nuovo Scarlett sorrise e gli tese la mano che Terence afferrò subito.

«Andiamo a finire le valige e attendiamo che Damien ci passi a prendere, va bene?»

«Verrà anche Damien?» il bambino sembrò rallegrarsi ulteriormente e lei non poté che esserne felice: Damien era l’uomo con il quale era fidanzata da quasi tre anni e che amava con tutta se stessa, niente a che vedere con l’amore che pensava di aver provato per Kyle, il suo ex marito, ed era felice che suo figlio non solo approvasse ma che ritenesse l’uomo anche simpatico.

«Certo! È felicissimo di passare il Natale con te», ed era vero: Damien non si era scomposto minimamente quando lei gli aveva detto di avere un figlio, anzi, ne era stato contento e sin dall’inizio della loro storia aveva trattato Terence come un figlio, senza, tuttavia, avere mai l’intenzione di sostituirsi al suo vero padre.

«Allora, sarà proprio un bel Natale», disse il bambino guardandola dal basso e sorridendole raggiante.

«Sì, lo sarà, tesoro mio», e insieme si incamminarono a casa sotto la neve che cadeva sempre più spessa.

 

   
 
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