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Autore: _Sihaya    09/08/2006    2 recensioni
Rika e Reiko vivono insieme e sono grandi amiche; hanno caratteri molto diversi, ma scoprono di condividere... una grande passione per "il basket"! ^^
Genere: Generale, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hisashi Mitsui, Kaede Rukawa, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

Like The Leaves

 

Ciao a tutti!

 

Non so se approverete la versione di Mitsui e Rukawa che vi propongo in questa storia, ma vi sarò grata per qualsiasi commento!

 

Vi ricordo che  (…ma c’è davvero bisogno di dirlo!?)  i personaggi di questa storia appartengono ad Inoue - a parte Rika e Reiko che sono farina del mio sacco!

 

Ma bando alle ciance, vi lascio alla lettura!

Buon divertimento!

 

* * *

 

CAPITOLO 1

 

La palestra quel giorno era piuttosto affollata. Un nugolo di ragazzine in minigonna stava urlando a squarciagola perché il loro beniamino, Kaede Rukawa, aveva appena fatto un canestro spettacolare. Il branco impazzito, sugli spalti, non era ovviamente conquistato dal solo talento del ragazzo.

Poco lontano da loro stava una ragazza, piuttosto infastidita da quelle voci stridule e acute.

 

Che branco di stupide oche, ma ficcatevi un pallone da basket in gola! Pensava, ma d’altronde non poteva biasimarle, in fondo anche lei non era certo lì per ammirare il talento dei giocatori. Si appoggiò al parapetto continuando a guardare gli allenamenti dello Shohoku, cosa che ultimamente faceva di frequente.

I giocatori si erano suddivisi in due squadre per una partita di allenamento. Sakuragi e Mitsui erano in squadra assieme ed erano entrambi avversari di Miyagi e del famosissimo Rukawa. Il playmaker era piuttosto bassino rispetto agli altri, ma si faceva valere. Voci di corridoio dicevano che facesse il filo ad Ayako, la manager: non era difficile crederlo, perché lei era piuttosto carina, ma forse se la tirava un po’ troppo.

 

La matricola più famosa del liceo fece un altro canestro: di nuovo insopportabili grida uscirono dalle gole delle oche in estasi.

 

La squadra di Rukawa aveva la vittoria in pugno, ma la partita era destinata ad essere interrotta.

 

“D – O – V’  E’     Q – U – E – L – L – A   

 

D – E – F – I – C – I – E – N – T – E!?”

Una ragazza era piombata all’improvviso in palestra urlando a squarciagola. Il gioco si fermò bruscamente. I ragazzi si erano bloccati e assistevano divertiti al curioso imprevisto.

Oh no! Cosa vuole quella!! La ragazza sugli spalti nascose il viso fra le mani. L’altra, con i capelli spettinati e il volto paonazzo, si era piazzata quasi nel mezzo della palestra e puntava il dito verso di lei:

 “VIENI SUBITO GIU’, BRUTTA STRONZA!”

gridò mettendosi le mani sui fianchi e sporgendo il petto in avanti. Non raggiungeva nemmeno il metro e sessanta, ma non si poteva certo dire che passasse inosservata. Il seno abbondante, i fianchi morbidi e i capelli rossi dal taglio irregolare la rendevano magnetica, irresistibile… quando non era furiosa.

La ragazza fra il pubblico sbuffò scocciata, come se quello fosse una avvenimento frequente. Si sollevò dal parapetto e si decise a scendere. Gli occhi di tutta la palestra erano puntati su di lei.

Mise le mani nelle tasche della giacca e cominciò a percorrere i gradini. I capelli lunghi e neri le battevano sulle spalle e la gonna corta si scuoteva ritmicamente mentre scendeva le scale con passo sciolto e regolare. Non sembrava minimamente toccata dalle parole della compagna. Si fermò davanti a lei fronteggiandola con aria di superiorità, sempre con le mani in tasca. Era più alta dell’altra e forse aveva un paio d’anni in più.

“Datti una calmata” le disse.

“Datti una calmata un corno! Sei una stronza! Mi hai mollato là da sola con quei tre deficienti!” l’aggredì la rossa.

“Oh, poverina… Non mi pare che tu abbia mai avuto delle difficoltà a gestire tre ragazzi alla volta…” le rispose sarcastica l’altra.

“Beh, io almeno li ho dei ragazzi! Guardati tu, sei talmente stronza che nessuno ti caga!”

 

“…non ho ancora trovato qualcuno che mi vada bene” protestò l’altra.

La ragazza dai capelli rossi fece un sorriso beffardo: “Ah si? E del numero 14 che mi dici!! ?? Quello ti va bene ma non mi sembra che ti caghi molto!”

L’altra spalancò gli occhi e la guardò impietrita, n…non posso credere che l’abbia detto!! Sentì le guance in fiamme, aprì la bocca per dire qualcosa ma le parole si congelarono in gola.

I ragazzi dello Shohoku ora concentravano la loro attenzione su Hisashi Mitsui. Lui stava squadrando la scena a bocca aperta con il pallone in mano.

 

Io? Il numero 14 sono io…

 

Gli altri non si lasciarono sfuggire l’occasione: “Wow Mitchy! Hai fatto colpo!”

 

“Che tenero! E’ rimasto senza parole!!”

La ragazza dai capelli neri ora era furiosa, stringeva i pugni dentro le tasche della giacca così tanto che le braccia le tremavano. Fece un paio di passi avanti, verso la nemica che l’osservava compiaciuta, e le piazzò uno schiaffo un piena guancia talmente forte che il labbro cominciò a sanguinarle.

 

 “VAFFANCULO!” gridò l’altra spingendola all’indietro.

“Fermatevi! Siete in palestra!”

 

Ayako tentò di riportare l’ordine, ma ormai era stata innescata una reazione a catena inarrestabile. Le due ragazze si erano gettate l’una sull’altra e si stavano picchiando. La mora aveva afferrato l’altra alla gola e le impediva di respirare, “Sei una stronza!”, gridava mentre lei si difendeva tirandole i capelli lunghi perché la liberasse.

 

Quelle due sono fuori di testa, pensò Hanamichi mentre Ayako gridava disperata e si copriva il volto con le mani: “Ragazzi fate qualcosa! Fermatele!”

Mitsui lasciò cadere il pallone a terra e rispose all’appello della manager. Afferrò la sua nuova ammiratrice per la vita, sollevandola di peso e costringendola a lasciare il collo dell’altra mentre Hanamichi l’aiutava ad alzarsi:“stai bene?”, le chiese mentre lei si teneva una mano sulla gola e continuava a tossire in modo spasmodico.

 

“IO TI AMMAZZO!”, gridava la mora continuando ad agitarsi e cercando di liberarsi da quelle braccia che la bloccavano. Mitsui allora strinse ancora più forte fino a farle male.

“Ah!!”

Il dolore la fermò.

 

Alzò lo sguardo verso la sua avversaria e la vide sogghignare compiaciuta mentre si passava il dorso della mano sul labbro inferiore.

Capì.

Rimase alcuni secondi a bocca aperta. Le braccia che la tenevano in quella stretta appartenevano proprio a lui: a Hisashi Mitsui.

Oh, cazzo.

Il ragazzo continuava a stringerla anche ora che lei si era calmata; sentiva le sue braccia avvolgerle la vita e la sua mano sfiorarle inconsapevole il seno. Si sentì svenire. Le forze le mancarono e le ginocchia cedettero. Mitsui sentì la ragazza scivolargli dalle braccia e strinse più forte, per non farla cadere a terra, poi la fece sedere delicatamente. Non sembrava avere alcuna intenzione di lasciarla.

 

La ragazza dai capelli rossi, pienamente soddisfatta del risvolto inaspettato della lite, si ripulì di nuovo il labbro sanguinante e le puntò contro l’indice.

“Non credere che sia finita qui! Mi hai fatto male! Cercati una ponte sotto cui dormire perché ti scordi di entrare in casa questa sera!!”  e detto questo uscì, ancora furiosa, dalla palestra.

 “Per favore Ayako, richiamali all’ordine”, disse il Anzai rivolgendosi alla manager.

“Si! Subito” rispose lei obbediente, “Ragazzi muovetevi, lo spettacolo è finito FORZA dobbiamo continuare l’allenamento!”

I ragazzi si ripresero, dispiaciuti che il divertimento fosse già terminato. Mitsui liberò la ragazza dalla sua presa e lei si rialzò scotendosi la gonna.

Ayako le si avvicinò: “Provate a rifare di nuovo una scenata del genere e vi faccio sbattere immediatamente fuori dalla palestra!!”

“Secondo me te la tiri un po’ troppo!” le rispose l’altra impassibile.

“Come ti permetti!” gridò la manager invano; l’altra, infatti, stava già risalendo le scale per riprendere la sua  postazione fra le oche.

 

L’allenamento riprese. Mitsui era in ottima forma: conquistò immediatamente tre punti per i propri compagni di squadra. Ma non giocava per loro, giocava per farsi notare. Si voltava spesso a cercare la sua ammiratrice fra il pubblico per assicurarsi che lei lo vedesse. Sapeva di aver fatto colpo e questo lo riempiva di orgoglio. Si era accorto del modo in cui lei lo osservava e lo divertiva l’idea che fosse lì solo per guardarlo. Giocava pieno di sé, con la soddisfazione di tener in pugno il cuore di quella ragazza.

Lei sugli spalti, ancora confusa, cercava di fare ordine in quello che era successo ma non riusciva a concentrarsi. Quant’è bello…. Fu l’unica cosa che riuscì a pensare fino alla fine dell’allenamento.

 

* * *

Mitsui, in sella alla sua bicicletta, stava percorrendo la strada verso casa, stanco per il duro allenamento della giornata, quando la sua attenzione fu attratta da una sagoma in lontananza. Riconobbe la sua nuova ammiratrice camminare con passo lento e regolare, qualche decina di metri più avanti, tenendo la cartella appoggiata su una spalla.

 

Ebbe un’idea. Sorrise a se stesso compiaciuto per quello che aveva appena pensato.

Pedalò verso la ragazza ma rimase di poco dietro di lei.

“Hey dolcezza! Hai bisogno di un passaggio?”, le chiese.

“No, abito qua vicino, ormai sono arrivata”, rispose lei seccata, senza voltarsi.

“Sei sicura? Ti faccio salire sulla canna…” disse lui in tono fortemente ironico.

“Sto così vicino che non faccio nemmeno in tempo a scaldarla, la tua canna”

Lui sorrise divertito e continuò a provocarla: “Non ti fidi? Guarda che la so usare bene…”.

Lei fermò il passo e questa volta si voltò innervosita e lo aggredì: “Hey vedi di darci un taglio maniaco perv…”

…Gasp…

Mitsui!??

 

Rimase a bocca aperta senza riuscire a proferire parola. Lui la guardò divertito, aveva pregustato quel momento ed era accaduto esattamente come l’aveva previsto.

“Certo che sei strana…”, disse lui assumendo un tono ingenuo e innocente, “prima dichiari a tutta la palestra che ti piaccio mettendomi in un imbarazzo terribile, e poi non vuoi nemmeno che ti accompagni a casa!”.

Lei arrossì: “io non ho dichiarato un bel niente!”

“Ok, l’ha detto quell’altra, ma sta di fatto che è vero no?” disse lui.

Ma quant’è presuntuoso!!

“Allora sali?”, incalzò.

“No”

“Senti, io ti piaccio, e questo è un dato di fatto no? Allora dammi almeno la possibilità di conoscerti!”.

Ma è un vero pallone gonfiato!

Lui sfoderò il suo sguardo più tenero e il suo tono più dolce e ritentò: “Allora, sali?”

Lei rimase a guardarlo sapeva di essere presa in giro ma non riuscì a resistere. Lasciò che l’aiutasse a salire sulla sua bicicletta. Lui mise un piede sul pedale in posizione di partenza: “Allora qual è la strada?”

“Sempre dritto, poi la seconda a destra… te l’avevo detto che ero vicino!”, disse lei senza voltarsi a guardarlo.

 

“Allora, parlami di te! Come ti chiami?”, chiese Mitsui alla ragazza mentre la bicicletta cominciava a percorrere il breve tragitto.

 

“Reiko”.

 

“A che anno sei?”

 

“Ho diciotto anni”

 

“Intendevo che anno frequenti, non quanti anni hai”

 

“Lo so, ma era l’età che t’interessava…”, lui non poté fare altro che confermare, “comunque sono al terzo anno”.

 

Reiko…, pensò Mitsui, è carina, un po’ aggressiva…, la guardò mentre stringeva il manubrio della bicicletta con le mani sudate, devo piacerle davvero molto, si disse compiaciuto e orgoglioso.

 

In un attimo i ragazzi raggiunsero la destinazione. Reiko scese dalla bicicletta e suonò il campanello, aspettò qualche istante ma nessuno le aprì. Allora suonò di nuovo più volte di seguito, con rabbia, ma ancora nessuno si fece vedere.

 

“Non posso crederci quella stronza l’ha fatto davvero!! Mi ha lasciato chiusa fuori!! Quando la trovo l’ammazzo!”

 

Mitsui non era ancora ripartito, si era fermato ad osservare la scenetta; la ragazza timida e impacciata che prima stava sulla sua bicicletta era svanita nel nulla: stava imprecando contro qualcuno e inveiva parlando da sola. La vide sbuffare e pestare i piedi per terra, gettare la cartella nel cortile, arrampicarsi e attraversare il cancello, salire sulla ringhiera delle scale, quindi entrare dalla finestra che, fortunatamente, era aperta.

 

Quando fu in casa la sentì gridare infuriata “Rika! RIKA! Deficiente dove sei!! Sto per venire a romperti la testa!”

 

Rimase per un po’ fermo davanti alla casa, sconcertato, poi si decise e si avviò verso casa.

 

Continua…

 

   
 
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