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Autore: _Pandora_    24/12/2011    2 recensioni
"Sentivo un vuoto dentro di me, come se avessi bisogno di una metà che mi completasse.
Solo quando l’avrei trovata la mia vita avrebbe avuto un senso e sarei tornata a vivere.
Per una volta sola nella mia inutile esistenza, Dio volle darmi una mano e mi fece trovare la parte che mi mancava.
Una notte, durante una ricognizione in un bosco, mi imbattei in un ragazzo."
Dedicata a Kumiko_Walker
[Attenzione: FEM!Allen X Tyki Mikk]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allen Walker, Tyki Mikk | Coppie: Tyki/Allen
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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Auguri di buon Natale a tutti!
Questa fic la dedico a Kumiko_Walker, la mia cara boss.
E' il mio regalo di Natale per lei, spero tanto che le piaccia.
E spero piaccia anche a tutti quelli che la leggeranno.
Recensite Please ^^

 

 *#*Ciò che ti cambia la vita*#*

 
Fin da quando ero piccola la gente mi ha sempre scansata e trattata in modo distaccato, forse a causa della strana malformazione che ho al braccio, forse a causa della cicatrice a forma di stella che mi attraversa l’occhio.
Fu proprio mio padre, no, il mio patrigno a farmi quella cicatrice, come punizione per aver disobbedito ad un suo ordine; e io dopo l’ho ucciso.
Il mio maestro mi raccolse sulla sua tomba dopo che avevo compiuto quell’orribile gesto, e mi disse che lo strano braccio sinistro, causa della mia solitudine, era in realtà Innocence, un’arma di Dio creata per sconfiggere il male.
Che ironia!
Posseggo un’arma di Dio proprio io che non credo in lui.
Come potrei crederci dopo aver vissuto la mia vita, dopo essere stata abbandonata ancora in fasce, dopo essere stata adottata da un’artista di strada, dopo aver ucciso il patrigno che tanto amavo.
Non credo in nulla perché la vita non mi ha mai sorriso.
Se davvero lassù esiste un Dio per quale motivo non volge lo sguardo verso di me per darmi una mano?
Semplicemente non ha tempo perché nel mondo c’è tanta gente che soffre…
Come se io non stessi soffrendo.
Ho viaggiato di città in città seguendo gli speciali allenamenti del maestro.
Non avevo parenti, non avevo soldi, non avevo una casa… non avevo neppure il compleanno!
Non avevo nessuno con cui festeggiare il Natale o le altre feste perché il maestro era sempre “impegnato” a corteggiare delle donne.
Ci ha provato persino con me ma io mi sono rifiutata categoricamente ed è probabilmente per questo che mi ha sempre trattata male e mi ha lasciata continuamente sola.
Già, ero Sola.
Sola e infelice.
Sola, infelice e annoiata.
Sola, infelice, annoiata e VIVA.
Ammetto di aver provato più volte a togliermi la vita, ma questo stupido braccio, manovrato da quel maledettissimo Dio, me lo ha impedito.
E ho continuato a vivere la mia schifosa vita, senza rendermi conto che in realtà dentro di me ero già Morta.
Il maestro mi ha spedito all’ordine oscuro, un gruppo di persone tra cui Esorcisti che come me avevano ricevuto il potere di Dio ed erano costretti a servirlo.
Vedere che esisteva qualcuno con il mio stesso destino mi ha aiutata molto, ha alleviato la mia collera e il mio dolore.
In particolare dopo aver conosciuto Linalee non mi sono sentita più sola, perché lei come me aveva sofferto a causa dell’innocence, aveva cercato di sbarazzarsene, di scappare da lei ma non ci era riuscita; e crescendo era stata costretta ad imparare a conviverci, proprio come stava succedendo a me.
Però mancava ancora qualcosa… non ero ancora appagata.
Sentivo un vuoto dentro di me, come se avessi bisogno di una metà che mi completasse.
Solo quando l’avrei trovata la mia vita avrebbe avuto un senso e sarei tornata a vivere.
Per una volta sola nella mia inutile esistenza, Dio volle darmi una mano e mi fece trovare la parte che mi mancava.
Una notte, durante una ricognizione in un bosco, mi imbattei in un ragazzo.
Era solo, proprio come me, e sembrava contento di avermi incontrato.
Il mio istinto mi diceva di scappare ma il mio cuore palpitava così forte da impedirmi di udire qualsiasi cosa al di fuori del suo battito.
-che bella sorpresa, piccola. Cosa ci fai tutta sola da queste parti?-
Mi lasciai scivolare addosso quel “piccola” che mi sminuiva parecchio, e dissi di rimando cercando di mascherare l’agitazione –mi chiamo Ellen, e potrei farti la stessa domanda-
Lui mi sorrise e il mio cuore perse un battito per l’emozione –mi piace stare in famiglia però purtroppo anche se sono felice mi sento… come posso dire…-
-incompleto- questa parola uscì diretta dalla mia bocca senza che me ne rendessi conto.
Sorrise ancora e per un istante credetti di raggiungere il Paradiso –già. E’ forse la stessa cosa per te, piccola?-
Annuii.
E annuendo mi distrassi.
E bastò quella piccola distrazione per perderlo di vista.
-dovrei ucciderti- mi sussurrò all’orecchio facendomi gelare il sangue nelle vene.
Però le mie labbra non si contorsero in una smorfia di spavento; al contrario sul mio viso si delineò un’espressione seria e sicura.
Mi guardò incuriosito ma anche un po’ infastidito –accidenti a te, se fai quella faccia non riesco a farti fuori- si allontanò da me a passo lento.
-Sarò buono con te, ma solo perché sei una donzella. Ci incontreremo un’altra volta, e quando questo accadrà, io ti ucciderò- e scomparve dalla mia vista.
Fu allora che la mia sicurezza si dissolse.
Le gambe cedettero e mi ritrovai in ginocchio.
Tremavo, ma non di terrore, bensì di gioia.
Una sensazione inebriante mi attraversava il corpo facendomi sorridere compiaciuta; l’adrenalina era alle stelle.
Era questo ciò che mi mancava.
C’era solo un piccolissimo, insignificante problema: era un Noah, e i Noah sono i peggiori nemici degli Esorcisti.
Infondo Dio non era stato poi così clemente.
Il Noah di cui scoprii essere innamorata era Tyki Mikk, un portoghese alto e slanciato dai capelli ricci e gli occhi di un meraviglioso dorato da togliere il fiato.
Dovevo scegliere: l’amore o l’amicizia.
La cosa più logica da fare sarebbe stata gettarmi a capofitto tra le braccia del Noah, pregando che non mi facesse fuori, però ormai i miei amici avevano occupato parte di quella metà rimasta vuota per tanto tempo, e abbandonandoli, se fossi sopravvissuta, mi sarei trovata al punto di partenza.
Dunque che fare?
Fu Dio stesso a porre un rimedio al mio problema.
E per una volta, una soltanto, mise apposto le cose senza creare molti problemi.
Tyki Mikk venne a trovarmi all’ordine e senza troppi giri di parole mi confessò di essersi innamorato a prima vista di me.
Fu scioccante sapere una cosa del genere in questo modo, però oltre ad essere sconvolta ero anche tanto felice.
Passammo tutta la notte a parlare di noi e di ciò che volevamo.
Poi, dopo quella volta, ci incontrammo ancora, e ancora, e ancora.
Ci amavamo e ovviamente non riuscivamo a stare lontani.
Però questo amore non era affatto una cosa positiva.
Noah ed Esorcisti sono nemici; sono due forze opposte che si contrappongono.
Che ridere!
È logico che gli opposti si attraggano.
Un giorno, il giorno della Vigilia, ci incontrammo fuori dall’ordine.
Eravamo nel giardino di una vecchia villa orientale abbandonata.
Stavo inginocchiata a guardare alcune carpe che sguazzavano in un laghetto quando mi venne spontaneo fare una domanda.
-dì un po’ Tyki, perché ci sono così poche carpe nel laghetto?- domandai.
Lui arrossì imbarazzato come se la domanda lo coinvolgesse direttamente –non lo so. Alcune saranno andate in vacanza per Natale-
-capisco… e perchè se ne sono andate solo alcune?-
-perché le altre non avevano voglia di andare via da casa loro?- azzardò.
Per un attimo risi delle sue stupide affermazioni, poi mi ricomposi e posai lo sguardo sulla volta celeste.
-perché ci sono così poche stelle oggi?-
-perché alcune sono coperte dalla nuvole-
-e perché solo alcune?-
-stiamo facendo il gioco dei perché?- mi domandò leggermente irritato.
Mi zittii e mi misi a riflettere.
La neve iniziò a cadere lentamente su di noi, calma e serena come se non avesse alcun problema.
Che invidia.
-Tyki, perché…- mi interruppe –che fai, ricominci?-
-solo un’ultima domanda- la mia voce era triste e flebile.
-va bene…-
-perché gli Esorcisti e i Noah si combattono?-
Silenzio.
Rimanemmo entrambi senza parlare per almeno cinque minuti buoni.
-…non lo so- ammise –però il fatto che le nostre “famiglie” sono nemiche, non vuol dire che dobbiamo esserlo anche noi-
Di nuovo silenzio.
-Tyki, promettimi una cosa: promettimi che resteremo sempre insieme, anche a costo di allontanarci dai nostri affetti-
Si avvicinò e si sedette accanto a me –farei qualsiasi cosa per stare con te, piccola. Ora però smetti di pensare al futuro: viviamo il presente; godiamoci il nostro primo Natale assieme-
-va bene… però io non mi chiamo Piccola, ma Ellen-
E rimanemmo così, ignari di cosa ci sarebbe accaduto in futuro, a contemplare l’immenso cielo, mentre la neve, dolcemente, ci avvolgeva.
Fin da quando ero piccola la vita era stata ingiusta con me; ora però le cose iniziavano finalmente a sistemarsi, e tutto andava al proprio posto.

  
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