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Autore: ChiaraLuna21    24/12/2011    7 recensioni
Salve a tutti!!
Io sono Chiara e questa è la prima storia che pubblico nel Fandom di White Collar!!
La storia si basa sul crossover con un film: guardiani del destino!!
Come fa Neal a scappare sempre? E perchè quel cappello(stupendo, tra l'altro! xD)?
Beh... questa è la mia teoria!! xD
Spero che piaccia!! Fatemi sapere cosa ne pensate! ;)
Genere: Avventura, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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La prima verità!


Peter era seduto in macchina e picchiettava nervosamente le dita sul volante.
Dove era Neal? Possibile che riuscisse sempre a fare tardi?
Certo: lui è Neal!
Sicuramente stava trafficando con Mozzie di cose di cui lui non si sarebbe dovuto interessare, ma questo lo faceva solo agitare di più.
Odiava quando Neal si metteva nei guai! Quando lui doveva combattere per tirarlo fuori dal carcere, o che so io!
Finalmente il truffatore si degnò di presentarsi.
Peter indicò il polso sinistro, come per dire “hai visto l’ora! È tardi!”
Neal fece spallucce, per la serie “capita, stai calmo!”
Entrò in macchina al posto del passeggero.
L’agente dell’FBI lo squadrò da capo a piedi, soffermandosi prima sulla cavigliera, soddisfatto, e poi sul cappello, con un misto tra il disgustato e l’invidioso.
«Ehi, Peter, che si fa oggi!»
«Appostamento!»
«No, ti prego! Non ancora! Non ne posso più del furgoncino!»
Peter rise sotto i baffi. «Pensa che io da piccolo sognavo di fare gli appostamenti nel furgoncino!»
«Ed è finita bene, no?»
La battuta era un po’ acida, ma Peter poteva sopportare tutto. Infondo, Neal era in suo potere!
L’agente partì, ma quasi subito si accorse che il truffatore era irrequieto: continuava a controllare che nessuno stesse seguendo la macchina.
«Va tutto bene, Neal?»
«Certo, perché non dovrebbe?»
«Cosa cerchi?»
«Niente. Non puoi andare più veloce?»
«No, se voglio rispettare il codice della strada!»
«Maledizione …» Quest’ultima, in effetti, non era una vera  e propria esclamazione, ma più un pensiero a voce alta. «Peter, ferma la macchina!»
«Fermare la … ma cosa dici? Che sta succedendo?»
«Maledizione, Peter, ascoltami per una volta!» urlò.
Poi fece un cenno con la mano e la chiave si girò fermando il motore.
«Neal, ma cosa …»
«Peter, scendi dalla macchina. Ti prego, fidati!»
Non sapeva neanche perché, ma decise di fidarsi, di seguire quell’incosciente ovunque volesse andare.
Scesero dalla macchina e Neal andò accanto a Peter.
Guardarono alle loro spalle una porche nera con i vetri oscurati.
Con uno scatto, il truffatore alzò la mano e l’auto si rovesciò.
Peter era sconvolto.
«Sei stato tu? Ma come …?»
«Basta domande, non c’è tempo!»
Neal gli afferrò la mano e iniziò a correre portandosi il federale dietro.
Il falsario lo condusse fino ad una porta blu, girò la maniglia verso destra, e vi entrò.
I due si ritrovarono a Central Park.
Peter rimase semplicemente sconvolto: come ci erano arrivati?
Guardò Neal, che sembrava averlo fatto miliardi di volte.
Il truffatore controllò dietro di sé e, con non-chalande, girò la maniglia di un’altra porta verso destra ed entrò anche in questa portandosi dietro Peter.
Questa volta comparvero a Liberty Island, proprio sotto la statua della libertà.
Ora la cosa iniziava davvero a preoccupare il povero agente dell’FBI.
«Neal, fermati! Ora … ora tu mi spieghi cosa … cosa sta succedendo. Io … io voglio capire quelli che … che ti stanno alle costole, ma come … come spieghi … questo!»
Peter continuava a fissare stupito l’enorme struttura di Eiffel.
«Lo so che può sembrare strano, ma …»
Si sentirono altri passi. Dovevano muoversi, non c’era più tempo.
Neal mosse la mano rapidamente da sinistra verso destra, scaraventando una macchina davanti alla porta.
«Andiamo! Ci metteranno poco a disfarsene!»
Prese di nuovo Peter per una mano e lo portò su un traghetto in partenza.
Salendo notò che il mozzo aveva difficoltà nello scogliere il nodo che ormeggiava la barca al porto.
Non aveva tempo di aspettare ci riuscisse, così fece semplicemente ruotare una mano che puntava verso la corda, e il nodo si slegò quasi da solo.
La barca stava orami partendo quando quei tipi aprirono la porta, notevolmente infastiditi.
Peter notò che tutti portavano un cappello. In particolare, notò quello davanti agli altri, con uno identico a quello di Neal.
L’agente era sconvolto, anche se, forse, sconvolto era un po’ riduttivo!
Aprì la bocca, come per dire qualcosa, ma tutto ciò che ne uscì fu aria, con contorno di ansia e un pizzico di preoccupazione
Cosa poteva mai dirgli Neal? «Peter, io posso spiegare!»
Il federale fissava allibito la macchina che pochi attimi prima era davanti alla porta e che ora era capovolta sul ciglio della strada.
«Davvero?! Perché c’è pure una spiegazione a tutto questo?!»
Era arrabbiato nero. E come dargli torto?
«Peter, stai calmo! Okay?»
«Stai calmo?! Neal, ti rendi conto che ci stavano inseguendo? E non sappiamo nemmeno il perché!»
«Io lo so il perché!» disse tutto d’un fiato.
«Cosa?! Tu sai il perché? Certo che tu sai il perché! Solo io non so il perché! Allora, Neal, vuoi degnarti di spiegare il motivo anche a me, misero mortale che rischia l’osso del collo anche sei volte al giorno per te?»
Neal lo guardò in faccia. Era paonazzo in volto e le vene del collo gli pulsavano in modo sconsiderato. Per un attimo Neal temette che gli esplodessero! «Wow… non ti ho mai visto così arrabbiato!»
«Neal, io non sono arrabbiato! Voglio solo capire…»
«E io voglio farti capire! Solo… potresti dire alla tua vena del collo di non guardarmi in quel modo? Mi mette a disagio!»
«Ah-ah… davvero divertente! Ora puoi rispondere seriamente alle mie domande? Cosa volevano quei tipi?»
«Me!»
«Ok, ma perché volevano te? Cosa hai tu che serve a loro?»
«Niente!»
«E allora perché…»
«Non è come sembra, Peter!»
«Perché, come sembra?»
Neal fece un profondo respiro. «Okay, Peter! Ora ti dirò la verità! Probabilmente non ci crederai, ma te la dirò comunque!»
Il federale lo guardò, aspettando la prima vera verità del truffatore.
«Hai… hai presente quei simpatici signori che ci stava inseguendo…?»
«Sì… in effetti li ho notati…»
«Beh, loro… loro mi stavano cercando…»
«Ho notato anche questo…»
Neal lo guardò negli occhi. «Peter… sono circa cinquant’anni che mi cercano…»
L’agente scoppiò a ridere. Il truffatore doveva aver esagerato, forse per rendere tutto più divertente, ma si accorse che era l’unico a ridere.
«Cinquant’anni? Neal, andiamo! Non dirai sul serio! Vorrebbe dire che… che ti stanno cercando da prima di me!» scoppiò di nuovo a ridere.
«E’ così!» disse più serio che mai!
Peter iniziò a boccheggiare. «Che cosa?!?! Ma… come? Neal, tu hai si e no trent’anni!»
«Questo è quello che hai sempre creduto! Quei tipi sono…»
Ci fu un attimo di silenzio.
«Sono cosa? Neal, devi dirmelo!»
«Sono… sono guardiani del destino, ecco!»
Peter spalancò la bocca. «Cosa sono?!?!?!»
Neal sospirò. «Sono guardiani del destino! Una specie di… creature celesti con una vita più lunga del normale che controllano che tutto segua il piano!»
«Il cosa?!?!»
«Il piano, Peter! Il piano! Come quello che avevo per evadere e per rubare i manoscritti di Antiochia! Cosa hai oggi? Mi fai ripetere tutto tre volte!»
Quella battuta sdrammatizzò un po’ il momento. Più o meno…
«Ah- ah! Spiritoso! Finisci di spiegare questa cosa del piano.»
«Beh… è il piano che ognuno di noi ha nella vita! Quello che ognuno deve fare della propria
esistenza!»
«E tu dici che tutto questo è scritto nel “piano”?»
«Non lo dico io! Lo so!»
«Ah, davvero? E come faresti a saperlo, di grazia!»
Neal respirò a fondo. «Perché… anch’io sono un guardiano del destino!»
Peter lo guardò sbalordito non sapendo se ridere ancora, o prenderlo sul serio.
Neal continuò. «Un po’ di tempo fa… un bel po’ di tempo fa… decisi che ero stufo di controllare la vita degli altri, anziché vivere la mia! Così… me ne andai. Fu allora che conobbi Mozzie… e poi Kate… e poi te!»
Ancora silenzio.
La sta prendendo bene!Pensò.
«Quando… quando scappavo per... per l’Europa… per il mondo… scappavo da loro.»
Ancora silenzio.
«Mi… mi sono sempre meravigliato di essere riuscito a fuggire per tanto tempo. Sapevo… sapevo di non potermi affezionare a niente e a nessuno… che avrei messo sempre in pericolo chiunque mi fosse vicino… ma la verità è che certe cose accadono e basta! Se facevo il truffatore, almeno avevo una scusa per sparire senza lasciare traccia, per mettermi l’anima in pace quando me ne andavo e piantavo la gente dietro ad aspettarmi!»
Ancora silenzio.
Aveva finito le parole, così fu Peter a parlare.
«Cosa… cosa farai adesso?»
Fece spallucce. «Me ne andrò… non ho scelta…»
Peter divenne di pietra. Non poteva permetterlo. Non l’avrebbe fatto scappare ancora! Era per questo che gli aveva dato fiducia: per non farlo scappare!
«Tu non andrai da nessuna parte! Troveremo una soluzione, ma tu non scapperai! Hai una scelta! Tutti ce l’abbiamo… qualsiasi cosa dicano quei tipi!»
«Peter… se resto continueranno a perseguitare me e chi mi circonda! Io non… non voglio…»
«Li fermeremo insieme! Te lo prometto!»
Neal accennò ad una risata e scosse la testa. «Non ti convincerò mai, esatto?»
«Esatto!»
Neal lo guardò. A Peter sembrò quasi che gli brillassero gli occhi. «Grazie!»
Il federale non riuscì a trattenersi. «Come riuscivi a fare quella cosa della porta?»
«Grazie al cappello! È… complicato! Te lo spiegherò un'altra volta.»
Peter annuì. «E’ con quello che scappavi?»
«Cosa? No!»
Peter lo guardò con quella faccia da “andiamo, non crederai che ci casci!”.
«Forse… a volte…»
«E’ con quello che hai rubato i manoscritti?»
«Quali manoscritti?» chiese con la faccia da finto tonto.
«Oh… andiamo! So che li hai presi tu!»
«Secondo il giudice sono innocente!»
«Sì, sì… va bene!». Alzò le mani in segno di resa.
Neal guadò ancora il mare sorridendo. «Non l’ho mai usato per questo! Mai!» disse sereno. «Devo andare in bagno!»
«Okay… e io cosa dovrei fare?! Accompagnarti?!» disse, ironico.
Risero. «È… è stato un piacere conoscerti, Peter!» disse, con gli occhi che gli brillavano.
Si avviò verso la porta che portava sottocoperta.
Il federale non capì! Insomma... perché mai dirgli quella cosa proprio in quel mome…
Oh, no! Pensò.
Si voltò verso il truffatore. «Neal!» lo chiamò.
Il ragazzo aveva già aperto la porta. Gli sorrise… un sorriso di quelli tristi e amari…
«Salutami tutti!» disse trattenendo le lacrime. Poi entrò e si chiuse l’ingresso alle spalle.
Peter corse verso la porta, la aprì e…
… e niente! Era andato… sparito… volatilizzato…
… come sempre del resto…
Tornerà! Pensò. Prima o poi tornerà! Me lo sento!

 
Salve a tutti!
Questa è la prima storia che pubblico nel fandom di White Collar, anche se è grazie a questo programma che ho scoperto questo sito; quindi… grazie Neal e Peter! xD
Tornando seri… questo è un crossover tra White Collar e il film “Guardiani del destino”, che io trovo davvero bello come film!
Appena l’ho visto ho pensato: “ma usano tutti il cappello di Neal?!” xD E così è nata la storia!
La tenevo da parte da un po’, ma non mi decidevo mai a pubblicarla! xD
Vi avverto che è stata ideata come una no-slash, ma poi è sempre un po’ a interpretazione! xDxD
Grazie a tutti quelli che hanno letto e a quelli che recensiranno! E buon Natale a tutti!!
A presto!
Ciao! =D

Chiara ^-^ 
   
 
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