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Autore: EarthquakeMG    25/12/2011    3 recensioni
Faceva sempre arrabbiare la sua fidanzata ed ogni volta si sentiva in colpa, nonostante questo però non riusciva mai ad evitare quelle scenette che la facevano sempre star male.
In fondo non era affatto colpa sua, era stata Shampoo a saltargli addosso, era stata Shampoo a stritolarlo ed era sempre stata lei a suscitare la sua gelosia.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui, con la mia seconda storia in un solo giorno. Questa volta mi son dedicata ad una delle mie coppie preferite, da sempre, Ranma Saotome ed Akane Tendo. Ho provato a descrivere uno di quei piccoli e quotidiani momenti di dolcezza che caratterizzano questa strana coppia. Spero che i personaggi siano fedeli a quelli descritti dalla loro creatrice e spero, anche, che vi piaccia.
MG.

I personaggi, ovviamente, non mi appartengono ma sono stati creati da Rumiko Takahashi.


Dahlia


Ranma Saotome non rinuncerebbe mai al suo orgoglio perché fa parte di lui, non potrebbe mai farne a meno, è qualcosa che suo padre sin da piccino gli ha insegnato ad utilizzare. L’orgoglio lo ha aiutato a superare tutte le difficoltà che la vita gli ha posto davanti, lo ha aiutato a superare gli ostacoli e ad abbattere i nemici, l’orgoglio ha fatto di Ranma un uomo -o quasi- capace di difendersi e difendere chi gli sta attorno.
Senza l’orgoglio Ranma non sarebbe nessuno, o almeno questo è ciò che pensa lui.
L’orgoglio però ha creato ben non pochi pasticci nella vita di Ranma, lo ha reso incapace di abbandonarsi ai suoi sentimenti, lo ha reso incapace di far felice la donna che ha accanto e di dirle che l’ama.
 
“RANMAAA! SBRIGATI O FAREMO TARDI A SCUOLA!” urlò Akane fuori dalla porta del suo fidanzato ma non ricevette alcuna risposta.
“DANNAZIONE! RANMAAAAAAA!” urlò ancora Akane irrompendo nella sua camera e lanciandogli un secchio d’acqua gelata addosso.
Il ragazzo si svegliò improvvisamente ma non era più lo stesso, infatti era diventato una donna molta bella con un codino rosso acceso.
“MA SEI MATTA? NON POTRESTI ESSERE UN PO’ PIU’ CARINA?” le urlò lui a pochi centimetri dal viso.
“Non è colpa mia se non ti sei alzato..” gli disse lei scendendo le scale. “..Sbrigati o farai tardi a scuola!” continuò avviandosi verso l’uscita.
Lui si alzò ed iniziò a prepararsi velocemente, non ebbe neanche il tempo di fare colazione che si trovò di fianco alla propria fidanzata..stavano correndo per arrivare in tempo.
“Dannazione Ranma, è sempre colpa tua!” gli disse lei con rabbia.
“Se tu fossi più carina con me, ogni tanto, forse mi sveglierei prima!” le rispose lui stizzito.
“Ma se neanche le mie urla riescono a svegliarti!” lo rimproverò lei.
Lui sbuffò.
“TI RIPETO che se fossi un po’ più carina, la mattina, riuscirei a svegliarmi!” le disse lui.
Quel litigio continuò per l’intero percorso, fino all’arrivo a scuola, come succedeva ogni mattina d’altronde. Arrivati in classe entrambi si calmarono, troppo concentrati a chiacchierare con i proprio compagni di classe, si ignorarono per un paio di ore finché non si ritrovarono insieme nel percorso verso casa.
Sembrava tutto molto tranquillo, entrambi passeggiavano in silenzio ed in assoluta calma ma la vita di quella coppia non era mai stata tranquilla.
Una bici atterrò sulla testa di Ranma; su quella bici c’era una ragazza bellissima con dei lunghi capelli blu ed un completino che evidenziava le sue forme, tra le mani aveva un contenitore con del cibo proveniente dal suo ristorante “Il Gatto”.
“LANMAA!” urlò la ragazza abbracciando, o meglio, stritolando il povero Ranma. “Ti sono mancata, vero?” gli chiese con la sua voce dolce ma anche un po’ stridula.
“Sh-Sh-Shampoo!” balbettò lui molto confuso.
Si voltò improvvisamente, volgendo lo sguardo verso la sua fidanzata, e si rese conto che le sue più grandi paure stavano per avverarsi. Una strana aura bluastra circondava la figura di Akane e quello poteva significare soltanto una cosa: Akane era furiosa.
Lei lo osservò. Se non fosse stato lucido avrebbe creduto che le stesse uscendo del fumo dalle orecchie. Lui balbettò qualcosa tentando di rimediare ma si rese conto, troppo tardi, che non c’era più niente da fare.
“Torna a casa con lei, Ranma, è meglio!” gli disse stizzita dandogli le spalle.
“A-Akane aspetta!” disse invano lui tentando di divincolarsi da Shampoo..ma non ci riuscì.
Quella strana ragazza dai lunghi capelli blu non ne voleva sapere di staccarsi da lui e continuava a stringerlo come se fosse l’unica cosa a lei possibile.
Ranma sbuffò, arrendendosi alla presa di Shampoo, ed iniziò a pensare ad un originale modo per farsi perdonare dalla sua fidanzata.
 
Akane Tendo odia gli uomini, li considera delle creature ripugnanti e tenta di evitarli ad ogni costo. Nonostante la propria madre avesse sempre adulato spudoratamente gli uomini lei non riusciva a farseli piacere; aveva provato spesso ad avvicinarsi ad un uomo ma ogni volta si ritrovava davanti un pervertito che tentava soltanto di mettergli le mani addosso.
Akane Tendo odiava gli uomini, forse non tutti.
C’era qualcuno, entrato prepotentemente nella sua vita, che nonostante la facesse infuriare non riusciva mai a farsi odiare.
Akane Tendo odiava gli uomini ma non lui.
 
“Quello stupido! Non capisco perché ogni volta deve rovinare tutto, eravamo così in pace!”
Akane stava imprecando contro il suo fidanzato mentre tentava di finire i compiti di matematica, aveva troppa rabbia in corpo e non riusciva affatto a concentrarsi.
“Lo odio! Eccome se lo odio, riesce sempre a rovinare tutto!” continuò ad imprecare.
Chiuse bruscamente il quaderno di matematica e si poggiò alla scrivania. Si fermò a guardare il cielo e si rese conto che, a differenza della sua mente, all’interno di quella distesa azzurra regnava soltanto la pace. Si sentiva tremendamente arrabbiata, era stanca e delusa, non riusciva più a reggere quella situazione. Aveva sempre pensato che l’amore fosse qualcosa di magnificoe non che fosse soltanto fonte di sofferenza, non credeva che un fidanzamento potesse recargli così tanto dolore. Era stufa. Si rese conto, improvvisamente, che se non fosse stato Ranma probabilmente avrebbe già rinunciato a tutto; si era affezionata a lui, dopo tutto.
“E’ soltanto uno stupido ed io sono più stupida di lui! Perché continuo a sopportare tutto questo?” chiese a sé stessa, poggiando la testa sulla scrivania.
Desiderava una vita come le altre, desiderava ritornare ad odiare gli uomini, desiderava non averlo mai conosciuto.
“Grr..BAKA!” urlò sfogando tutta la sua rabbia.
Decise di lasciar perdere i compiti e si diresse in palestra, aveva bisogno di allenarsi.
Si ritrovò in quella palestra che tante volte l’aveva vista arrabbiata; se avesse potuto parlare, probabilmente, quella palestra l’avrebbe sgridata una miriade di volte.
Si poggiò al legno freddo e chiuse gli occhi. Quella palestra non era soltanto il luogo in cui si allenava ma era anche il luogo in cui più volte riusciva a riflettere; aveva pianto così tante volte lì dentro, sempre per colpa sua ovviamente, ed altrettante volte era stata da lui consolata. Sorrise, ripensando a tutte le volte in cui Ranma era stato dolce con lei, ed una strana sensazione le riscaldò il cuore. Ogni volta che si lasciava andare ad un bel ricordo riguardante quel ragazzo quella sensazione si impossessava di lei e la faceva star bene.
Si alzò lentamente per poi mettersi in posizione di attacco. Iniziò a sfidare l’aria lanciando calci e pugni a non finire. Ispirava ed espirava velocemente, combattendo la stanchezza. Si fermò soltanto nel momento in cui il sudore iniziò a farle bruciare gli occhi, si sdraiò nuovamente su quel legno non più così freddo e chiuse gli occhi; l’allenamento le aveva svuotato la mente e poteva finalmente rilassarsi un po’..la doccia l’avrebbe fatta dopo.
“Akane..?”
Una voce le fece spalancare gli occhi; ebbe un tutto al cuore.
Era Ranma e come al solito la stava cercando, si sarebbe scusato ma lei non aveva nessuna voglia di ascoltarlo, chiuse nuovamente gli occhi e respirò profondamente.
*Se non gli rispondo se ne andrà..* pensò.
I passi però non facevano altro che avvicinarsi a lei.
“Akane ma sei qui? Potevi anche rispondermi!” le disse lui stizzito.
Lei aprì gli occhi e lo osservò con sguardo truce.
“Che vuoi, Ranma?” domandò acida.
Lui sobbalzò e si grattò la testa.
*Adesso mi chiederà scusa..* pensò ancora.
“Ecco, io..” farfugliò.
Lei si mise a sedere e gli diede le spalle.
“Non ho bisogno delle tue scuse Ranma, puoi risparmiartele!” gli disse distogliendo lo sguardo.
Lo sentì gemere sorpreso.
“Ma Akane, io..” tentò ancora lui.
“No, Ranma, no!” gli disse alzandosi in piedi. “Non devi scusarti di nulla!” continuò voltandosi verso di lui.
I suoiocchi erano stracolmi di sorpresa e lei per un attimo esitò.
“Vado a fare la doccia!” gli disse passandogli di fianco senza degnarlo di uno sguardo.
Ne rimase delusa perché, forse, immaginava di esser presa per un polso ed abbracciata con affetto ma si rese immediatamente conto che quello non era affatto da Ranma.
 
Non si parlarono per tutta la serata e lui si sentì dannatamente colpevole.
Faceva sempre arrabbiare la sua fidanzata ed ogni volta si sentiva in colpa, nonostante questo però non riusciva mai ad evitare quelle scenette che la facevano sempre star male.
In fondo non era affatto colpa sua, era stata Shampoo a saltargli addosso, era stata Shampoo a stritolarlo ed era sempre stata lei a suscitare la sua gelosia.
Si sarebbe fatto perdonare, ne era sicuro.
Attese che Akane salisse in camera sua per attuare il suo piano. Si dileguò con una scusa qualunque e, dopo aver preso ciò che gli serviva, si diresse verso il tetto. Si sistemò silenziosamente in un angolino del balcone di Akane e la osservò per pochi minuti; era poggiata alla scrivania e stava finendo i compiti, Ranma attese che avesse finito e poi bussò timidamente alla finestra.
Akane sobbalzò, guardandolo con stupore, ed aprì la finestra.
“Ma che ci fai qui?” gli sussurrò stizzita. “Brutto maniaco..” continuò alzando il pugno pronta per colpirlo.
“No, no, no, no! Aspetta Akane!” gli disse lui bloccandole il pugno. “Aspetta solo un attimo!” le disse guardandola dritto negli occhi.
Lei si fermò sorpresa e lo lasciò entrare.
Lui chiuse la finestra e, decisamente imbarazzato, si poggiò alla scrivania mentre lei si sedette sul suo letto.
“Allora?” gli chiese sbattendo nervosamente il piede per terra.
“I-i-io volevo scusarmi, cioè..Akane mi dispiace.” gli disse tutto d’un fiato.
Lei provò a parlare ma lui, alzando un braccio, provò a farla star zitta; avrebbe perso il filo del discorso ed in quel momento non se lo poteva permettere.
“Mi dispiace se ogni volta quelle pazze ti fanno arrabbiare. Non vorrei lo facessero, davvero. I-io a loro non ci tengo, l-loro non mi interessano e lo sai. L-l-la mia fidanzata sei tu!” gli disse arrossendo e grattandosi la testa.
Lei sgranò gli occhi e quasi si strozzò con la sua stessa saliva.
“C-cosa?” gli chiese arrossendo improvvisamente.
Lui abbassò la testa e tirò fuori da dietro le spalle un fiore di Dalia.
Lei rimase sorpresa ed alzandosi lo prese tra le mani.
“Ranma..” sussurrò lei.
“S-s-si dona, di solito, quando si vuole ringraziare qualcuno.” le disse continuando a guardare il pavimento. “I-i-io ti ringrazio p-perché mi accetti così come sono!” le disse.
La sentì sospirare ed alzò la testa preoccupato, ebbe paura per un attimo ma poi la vide sorridere ed ebbe un tuffo al cuore.
“Grazie, Ranma!” gli disse sorridendogli.
Aveva le guance arrossate e quel sorriso le illuminava il viso, era bellissima.
Gli si avvicinò, poggiando il fiore dentro un vaso che prima conteneva delle margherite, e gli schioccò un bacio sulla guancia. Lui si irrigidì ed arrossì nuovamente, sorrise e le sfiorò una mano tentando goffamente di fare una carezza. Non si dissero nient’altro ma i loro sguardi imbarazzati valsero più di mille parole.
 
Ranma Saotome è sempre stato un uomo orgoglioso ma con lei tutto cambia.
Akana Tendo odia gli uomini ma no, lui, no. 
   
 
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