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Autore: YKnow_Girl    25/12/2011    4 recensioni
"A Boddah".
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I can't understand music. Now, i can't understand my life.

Eccomi di nuovo qua. Bene, questa è un'altra mia storia che però, a differenza di tutte le altre non è sui Green Day ma su il mio secondo gruppo preferito della classifica.. Emh... "Gruppi preferiti" >_> e che mi emozionano di più. Sono i fantastici NIRVANA. Qui si parla principalmente di Kurt e della sua famiglia in una circostanza dolorosa. Molto dolorosa, soprattutto se viene a mancare lo stesso Kurt. Non so che altro dire, leggete, RECENSITE, datemi consigli, suggerimenti, ciambelle, birra e biscotti (?) ringrazio la mia Megan86 per aver "visionato" il testo. Ah, Buon Natale a tutti, cari ragazzi, da -----------------> YKnow_Girl <3

"I Green Day sono il mio angolo di paradiso, i Nirvana quello dell'inferno" (cit... MIA.)

8 Aprile 1994, ore 6:30 am.
Una strada apparentemente lunga, curve così storte da far girare la testa.
Gary prende i suoi attrezzi da lavoro, li carica in macchina con cura e sfreccia via veloce, in direzione nord-ovest, verso il Lago di Washington.
Deve fare in fretta, oggi ha un appuntamento a cui non può ritardare.

Una settimana prima il capo gli ha detto parole ben chiare e precise: "Per i prossimi giorni andrai a lavorare dai Cobain"
Effettivamente ne aveva sentito parlare, gente strana quella. Di tanto in tanto sentiva una canzone di Kurt alla radio, con quella sua band... Ecco, sì era il frontman dei Nirvana.
Anche la moglie, la Love, era una rockstar.

"Personalità eccentrica che si contrappone totalmente al carattere riflessivo e introverso di Kurt", descriveva la moglie di Gary la sera prima, appena aveva appreso del nuovo luogo oggetto del lavoro del marito; lei di pettegolezzi e personaggi famosi se ne intendeva, e quella coppia maledetta quanto misteriosa aveva fornito tanti scoop per i media, i giornali e tutta la merda che ruota vorticosamente attorno alla vita degli altri.
Ma a lui cosa importa delle presunte amanti di Kurt, della vittoria della causa per riavere la figlia Frances? Era solo un fottuto elettricista, nient'altro.
E non doveva neppure preoccuparsi più di tanto di loro.
Courtney era troppo impegnata con i comunicati-stampa che faceva insieme alla madre di Kurt in merito alla scomparsa di quest'ultimo.
In effetti Kurt non si trovava più da una settimana, circa.
Le autorità di tutta l'America settentrionale probabilmente lo cercavano disperatamente. E chissà dov'era adesso lui.  A spassarsela con qualche donna o magari solamente a fumare, a imbottirsi di droga.

Dalla scomparsa del marito, Courney Love aveva deciso di installare dei sistemi antifurto a tutte le loro case, ma non era andato Gary ad installare i sistemi nelle altre case, ci avevano mandato altri tre elettricisti, suoi colleghi ormai ventennali.

"Hey Gary! Come va amico?"
"Bene Thomas, un po' stanco, faccio solo casa e lavoro, casa e lavoro... Tu? Che case hai "salvato" dalla furia dei ladri?"
"Due settimane fa... Mm... Delle case di ricconi intorno alla zona di San Francisco... Poi una settimana fa a casa dei Cobain... Ti giuro amico, ho fatto fatica a trovare il posto dove allacciare il sistema antifurto con tutto il caos che c'era in quella casa!"
"Cobain? Ma quello che ora è sparito da un giorno?!"
"Già, lui."

"Wow. Magari è stato Thomas a rapirlo..."- pensò Gary risalendo la strada tortuosa.
  Era fortemente annoiato da quella strada e allora pensava cose prettamente stupide.
Il sole era ancora immerso per metà nel lago che, in lontananza, sembra quasi una pozzanghera vitrea.
"Allora... Cobain... Cobain..."- Gary aprì la sua agendina e cercò l'indirizzo preciso con diligenza, sfogliando quelle paginette sottili e letteralmente costellate di indirizzi, numeri di telefono, vie, città...
Alla fine lo trovò e riaccese la macchina, parcheggiata in un largo.
Smith si avviò lentamente verso la quarta traversa, proprio quella che portava direttamente su tutte le grandi ville a picco sul lago, le più costose; prese gli attrezzi e li appoggiò sul marciapiede, mentre chiudeva la macchina aziendale su cui spiccava la scritta "Veca Electric".

Ore 7:15
Arrivato sulla soglia di casa, dove un imponente scritta su una targhetta di ottone citava i nomi di Kurt e Courtney, appena sopra il campanello, vide un cartellino appeso sulla maniglia della porta, lasciato molto probabilmente da Courtney, che diceva:

  "La casa è chiusa da molto tempo ormai, per qualsiasi cosa, le chiavi sono dai Collins, della casa accanto."

Quel nome non gli era nuovo.
Gary, sorpreso, uscì dal giardino appena davanti la villa dei Cobain e suonò al campanello della villa alla sua destra, visto che quella dei Cobain era l'ultima.
Alla porta aprì un alto signore, vestito bene e che molto probabilmente stava andando al lavoro, vista l'aria alquanto preoccupata e il suo guardare quasi compulsivamente l'orologio.
"Emh.. Si, buongiorno signore, sono Gary Smith della Veca Electric, dovrei prendere da lei le chiavi di casa dei signori Cobain per installare  un sistema di illuminazione di sicurezza e un sistema antifurto."
"Gary... Ah già, Gary Smith... No aspetta ma tu sei... Gary! Tu hai lavorato da me nella casa di Los Angeles! È stato... Cinque anni fa credo... Ti ricordi?"
"Oh, signore si che mi ricordo! Infatti quando ho visto il cartellino dei Cobain, il cognome Collins mi sembrava di averlo già sentito!"
"Eh... Si. Quella casa l'ho venduta per comprare questa... Per un po' di tranquillità... Poi.. Poi sono arrivati loro... Ed ecco che ogni giorno era il caos, le loro urla che si mischiavano a quelli della povera bimba che era in preda molto probabilmente ad una crisi isterica, Kurt che esce, Courtney che lo rincorre con una mazza da baseball, talvolta anche con chitarre, con lo scopo di picchiarlo... Quella donna mi inquieta seriamente. Bella ma esaurita, penso. Adesso Kurt non si trova... E bhè, lei non c'è più venuta qui. Per fortuna."
"I miei colleghi che sono andati nelle altre loro case non l'hanno descritta molto bene..."
"Infatti non è un essere degno di complimenti se non fosse per la sua bellezza. Kurt ultimamente è solo succube di lei, e le poche volte che non li sentivi gridare era perchè avevano trovato la dose giornaliera di droga e si rilassavano. Poi tutto il giorno era un trambusto tale..."
"Che storia..."
"Già... Comunque ecco le chiavi di casa, della serra e del garage. So che farai un ottimo lavoro."
Gary prese in mano le chiavi e salutò cordialmente il signor Collins.
Si diresse nuovamente verso la porta di villa Cobain e la aprì vedendo il disordine devastante, solito loro: siringhe, bottiglie di alcolici di ogni genere insieme ai biberon di Frances (per un momento ha paura che sotto effetto di droghe, Courtney potrebbe dare alla figlia invece del biberon una birra, scambiando i due), vestitini di Frances, chitarre rotte a metà, chitarre parzialmente intere, chitarre intere, riviste, pizza, cibo vario e tutto il connubio letale di oggetti che insieme formano il CAOS.
Dopo aver scavalcato tutto questo, aprì la sua cassetta degli attrezzi e iniziò a lavorare per il sistema antifurto avendo trovato il punto preciso dove poter attaccare i fili elettrici.
Terminato il primo allacciamento, toccava alla serra nel garage, dove bisognava installare il sistema di illuminazione di sicurezza.
Richiuse la casa, uscì fuori ed entrò nel grande garage sul retro, dove gli si ripresentò il solito caos che ha ormai mentalmente definito "Cobainoso".
Prima si aggirò cercando il punto più conveniente per svolgere il suo lavoro, poi si ricordò che doveva collegare l'illuminazione del garage a quella della serra all'angolo di esso. Entrò quindi nella serra.
Non fosse mai entrato.
Quella vista gli cambierà la vita per sempre.

Steso sul pavimento della serra, giaceva Kurt.
Aveva una felpa nera, un po' scolorita, i jeans stropicciati e sporchi e i capelli di un biondo ormai spento gentilmente ripiegati sulle orecchie come era solito mettere Kurt, le palpebre chiuse, le braccia aperte, le mani livide, quella sua barbetta incolta.
Smith prese una frazione di secondo per percepire cosa stava accadendo. O forse cosa era già successo, dipende.

"Signor Kurt..."- la voce sottile di Gary.
"Signor Cobain..."- Il frontman non rispose.
Gary mosse passi lenti verso il corpo di Kurt e si accorse di un fucile, appena accanto a lui, non posato con cura ma come se fosse caduto accidentalmente.
  Quello era un fucile a pompa, n'era sicuro.
Ma il volto di Kurt ha assunto un bianco perlaceo, macchiato solo dal sangue che usciva dall'orecchio sinistro.
Quello non era il corpo di Kurt Cobain.
Quello era il cadavere di Kurt Cobain.
Kurt Donald Cobain era morto.
Questo pensiero raggelò il sangue nelle vene di Gary, che gettò incosciamente un urlo di terrore.
Nel tremore completo scorse un foglio bianco che aprì, e lesse:  "A Boddah.
Vi parlo dal punto di vista di un sempliciotto un po' vissuto che preferirebbe essere uno snervante bimbo lamentoso. Questa lettera dovrebbe essere abbastanza semplice da capire. Tutti gli avvertimenti della scuola base del punk-rock che mi sono stati dati nel corso degli anni, dai miei esordi, intendo dire, l'etica dell'indipendenza e di abbracciare la vostra comunità si sono rivelati esatti. Io non provo più emozioni nell'ascoltare musica e nemmeno nel crearla nel leggere e nello scrivere da troppi anni ormai. Questo mi fa sentire terribilmente colpevole. Per esempio quando siamo nel backstage e le luci si spengono e sento il maniacale urlo della folla cominciare, non ha nessun effetto su di me, non è come era per Freddie Mercury, a lui la folla lo inebriava, ne ritraeva energia e io l'ho sempre invidiato per questo, ma per me non è così. Il fatto è che io non posso imbrogliarvi, nessuno di voi. Semplicemente non sarebbe giusto nei vostri confronti né nei miei. Il peggior crimine che mi possa venire in mente è quello di fingere e far credere che io mi stia divertendo al 100%. A volte mi sento come se dovessi timbrare il cartellino ogni volta che salgo sul palco. Ho provato tutto quello che è in mio potere per apprezzare questo. Ho apprezzato il fatto che io e gli altri abbiamo colpito e intrattenuto tutta questa gente. Ma devo essere uno di quei narcisisti che apprezzano le cose solo quando non ci sono più. Io sono troppo sensibile. Ho bisogno di essere un po' stordito per ritrovare l'entusiasmo che avevo da bambino. Durante gli ultimi tre nostri tour sono riuscito ad apprezzare molto di più le persone che conoscevo personalmente e i fans della nostra musica, ma ancora non riesco a superare la frustrazione, il senso di colpa e l'empatia che ho per tutti. C'è del buono in ognuno di noi e penso che io amo troppo la gente, così tanto che mi sento troppo fottutamente triste. Il piccolo triste, sensibile...! Perché non ti diverti e basta? Non lo so! Ho una moglie divina che trasuda ambizione e empatia e una figlia che mi ricorda tanto di quando ero come lei, pieno di amore e gioia. Lei bacia tutte le persone che incontra perché tutti sono buoni e nessuno può farle del male. E questo mi terrorizza a tal punto che perdo le mie funzioni vitali. Non posso sopportare l'idea che Frances diventi una miserabile, un' autodistruttiva rocker come me. Mi è andata bene, molto bene durante questi anni, e ne sono grato, ma è dall'età di sette anni che sono avverso al genere umano. Solo perché a tutti sembra così facile tirare avanti ed essere empatici. Penso sia solo perché io amo troppo e mi rammarico troppo per la gente. Grazie a tutti voi dal fondo del mio bruciante, nauseato stomaco per le vostre lettere e il supporto che mi avete dato negli anni passati. Io sono un bambino troppo incostante, lunatico! E non ho più nessuna emozione, e ricordate, è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente. Pace, Amore, Empatia. Kurt Cobain Frances e Courtney, io sarò vicino a voi. Ti prego Courtney continua così, per Frances. Per la sua vita, che sarà molto più felice senza di me. Vi amo. Vi amo! Kurt

Ore 10:47
Poche ore dopo tutta la zona del Lago di Washington è in fermento, la polizia ha circondato la casa e l'ispettore sta rivolgendo delle domande a Gary che è assente, perso in un vuoto tutto suo.
"Allora... È lei il signor Gary Smith?"
"Si, sono io."
"Mi dica, lei lavora per la Veca Electric, giusto?"
"Si..."
"Che ci faceva alle ore 7:30 davanti casa dei Cobain?"
"Ero lì per installare i sistemi di sicurezza."
"Verso che ore ha trovato il corpo del signor Cobain?"
"Non... Non lo so di preciso, penso siano state le otto, le otto e un quarto..."
"Ha notato segni di colluttazione sul cadavere?"
"No, io all'inizio pensavo che fosse solamente addormentato..."
"Bene, può andare ma si tenga in contatto con la polizia."

Successivamente, nel pomeriggio, Gary viene richiamato dalla polizia di Washington, dunque si reca nuovamente in commissariato.
"Signor Smith, la signora Love desidera vederla."- il commissario sembra nervoso.
Lo conducono in una grande stanza e si ritrova di fronte Courtney e Frances, che ignara di tutto gioca con un pupazzino che chiama Donald.
Non ci sono parole, frasi.
Courtney si limita a guardare Gary, a piangere.
Di tanto in tanto Frances le chiede "mamma, pecchè pangi?", e Courtney asciugandosi le lacrime, trascinando ulteriormente sul suo viso il trucco, le accenna un finto sorriso e le dice "È tutto apposto piccola, va tutto bene."
Non ci sono conversazioni con Gary, che poco dopo esce dalla stanza evidentemente commosso.
Vedendo la porta che si chiude Frances chiede:
  "Mamma, dov'è papà?"-e Courtney le risponde tra un singhiozzare che sembra essere eterno:
  "Papà è... Partito. Partito con Boddah. Non so se tornerà"
   
 
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