Titolo: Das Pentagramm des preußischen Sacher
Autore:
Nemeryal
Fandom: Axis Power Hetalia
Rating: Verde
Genere: Slice of
Life, Commedia
Avvertimenti: Missing Moments, One
Shot, Shonen-Ai
Personaggi: Roderich Eldestein/Austria
Pairing: PrussiaxAustria
Trama: -Hans,
dovete essere molto stanco, andate a riposarvi- se non fosse al suo servizio da
almeno una sessantina d’anni, il vecchio maggiordomo sarebbe anche tentato di
scambiare le parole di Austria per vera preoccupazione –Non ci sono che io in
questa stanza, a cosa potrebbe servire un altro piatto?-
-Avete ragione,
signorino- annuisce Hans, sollevato –Farò come mi consigliate- e detto questo
inizia a muovere i primi passi verso il corridoio.
-Un’ultima cosa-
L’anziano si blocca,
le dita strette alla maniglia.
-Non fate entrare herr Beilschmidt, Hans.
Per
nessun motivo-
L’anziano ridacchia
sotto i baffoni a manubrio, ben attento a non farsi vedere.
-Naturalmente,
signorino Roderich- assicura, chiudendosi la porta alle spalle –Come tutti i giovedì-
Citazione: Adoro i piaceri semplici, sono l'ultimo
rifugio delle persone complicate.
Dedica: a Silentsky e a Rota.
Note: Questa fan fiction
doveva partecipare ad un contest sulle citazioni da Dorian Gray. E invece ho
optato per un’altra! *risata malvagia* Grazie a quella puzzona immonda fantastica
giuovine che è la Rota per avermi
aiutato nella scelta! Il titolo significa "Il Pentagramma della Sacher Prussiana"!
Buon Natale a tutti voi!
Das Pentagramm des preußischen Sacher
Un sottile soffio di
vento si insinua nello spiraglio della finestra. La luce del sole, candida
contro le tende, trema e palpita, raccogliendosi sul davanzale e scivolando poi
lungo il pavimento, sul profilo del tavolo e del pianoforte.
Roderich muove veloce
le dita, un ritaglio di cielo che occhieggia d’azzurro dietro di lui. Segue la
melodia con vaghi cenni del capo e serra le palpebre laddove le note si fanno
più intense o la partitura più difficile; si umetta le labbra e prende fiato solo
nelle poche pause che la musica gli concede, in quei brevi attimi di sospensione
tra musica e silenzio .
Così preso
dall’esecuzione, sembra che niente al mondo possa anche solo sfiorarlo di
sfuggita.
La porta della Sala della
Musica si apre piano e senza rumore, rivelando la figura curva del vecchio
maggiordomo. Un’occhiata veloce per
vedere se la sua entrata è stata di qualche disturbo, poi l’anziano si avvicina
ciabattando al tavolo grande, già imbandito con una teiera e due tazze. Accanto
a queste ultime posa uno splendido piatto da portata, con sopra una altrettanto
splendida sacher torte.
-Hans- interviene
Austria, senza interrompersi -Siete
andato a fare la spesa, quest’oggi?-
-Sì, signorino
Roderich- risponde il vecchio con un sorriso, disponendo un piattino accanto
alla torta –Come tutti i giovedì-
-Avete preso i
chiodi?-
-Naturalmente- Hans
osserva critico la forchetta, alita un po’ sopra i denti e li strofina sulla
manica della camicia -Così ho sistemato il quadro-
-Venti gradi di
inclinazione?-
-Venti gradi di
inclinazione- il vecchio si preme gli occhialetti sul naso, avvicinandosi
sospettoso alla tovaglia; inarca le sopracciglia, corruga la fronte e trattiene
il respiro nel tastare il tessuto con l’indice nodoso.
-I chiodi erano in
offerta, vero Hans?- continua Roderich, del tutto ignaro del dramma che si sta
consumando alle sue spalle.
-Come quelli di
prima, signorino..avete ritrosie nel cambiare questa povera tovaglia?-
-Strappo numero?- la
voce di Austria si fa gelido e il tono della melodia si accorda immediatamente
al cambio repentino d’umore.
-Sedici, signorino-
-Ampiezza?-
Hans si gratta la
punta del naso, si leva gli occhiali, se li passa un po’ sul panciotto, li
rimette e misura il forellino con un’unghia sbeccata.
-Tre millimetri,
signorino-
-Allora sì, Hans, ho
molte ritrosie a riguardo-
Il vecchio
maggiordomo sospira, alzando gli occhi al cielo.
-Metto un piatto
anche per voi, signorin..- e subito si morde la lingua.
La melodia s’interrompe,
brusca: Hans sente un rivolo di sudore freddo corrergli lungo la tempia e
osserva con terrore le nocche dell’austriaco farsi bianche, le narici che si
dilatano e la mascella serrata. Un istante di gelo e la musica subito riprende,
sebbene un po’ metallica.
-Hans, dovete essere
molto stanco, andate a riposarvi- se non fosse al suo servizio da almeno una
sessantina d’anni, il vecchio maggiordomo sarebbe anche tentato di scambiare le
parole di Austria per vera preoccupazione –Non ci sono che io in questa stanza,
a cosa potrebbe servire un altro piatto?-
-Avete ragione,
signorino- annuisce Hans, sollevato –Farò come mi consigliate- e detto questo
inizia a muovere i primi passi verso il corridoio.
-Un’ultima cosa-
L’anziano si blocca,
le dita strette alla maniglia.
-Non fate entrare herr Beilschmidt, Hans.
Per
nessun motivo-
L’anziano ridacchia
sotto i baffoni a manubrio, ben attento a non farsi vedere.
-Naturalmente,
signorino Roderich- assicura, chiudendosi la porta alle spalle –Come tutti i giovedì-
Per nulla toccato
dall’insinuazione sgarbata del maggiordomo, Austria continua a suonare; le note
si accavallano, nervose tanto quanto le occhiate che Roderich lancia
all’orologio.
Non è un movimento
cosciente, eppure tradisce una forte ansia e aspettativa, così come lo
storcersi della labbra ad ogni rintocco della pendola: la lancetta dei minuti
si muove con una lentezza tale che le quattro in punto paiono
un’irraggiungibile chimera. Ed è proprio questo protrarsi infinito del tempo la
causa di tutto il fastidio di Austria.
Toc. Toc. Toc. Un
suono estenuante, che Roderich non riesce più a coprire nemmeno con la musica,
tanto gli rimbomba nella testa. Un suono continuo, odioso, un conto alla
rovescia verso..
-Ah-ah! Credevi forse
di tenermi fuori tanto a lungo, damerino?!-
La schiena
dell’austriaco si irrigidisce di scatto e la stonatura è quasi d’obbligo; si
volta, lanciando uno sguardo decisamente astioso al prussiano che gli sta
invadendo casa scavalcando il davanzale.
-Lesini anche sul
cervello oltre che sulle mutande?- ghigna Gilbert, puntando famelico la sacher sul tavolo –Chiudermi la porta in
faccia e lasciare la finestra aperta!-
-Ti ho forse invitato
ad entrare, Preußen?- ringhia
Austria, incrociando le braccia al petto.
-Lo fai mai?- è la
risposta di Prussia, tutto intento a tagliare la torta –Poi mi lasci sempre
rimanere- prende la forchetta e inizia a grattare sulla crosta di cioccolato -Cosa
stavi suonando, prima? Era meno orribile di quella di giovedì scorso. Anche se
forse quella di due settimane fa era meglio- si mette a sedere su una delle
poltroncine davanti al pianoforte –Suonala ancora un po’, così vediamo se batte
quella del mese scorso- rumina, con un pezzo di sacher tra i denti.
-Non parlare con la
bocca piena- Roderich si aggiusta il colletto della camicia e poggia le dita
sui tasti –Becero d’un prussiano-
E la melodia torna a
vibrare nella Sala, intrecciata alla risata gutturale di Gilbert.
{ Adoro i piaceri semplici,
sono
l'ultimo rifugio delle persone complicate.
Oscar
Wilde }