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Autore: Moonless_    26/12/2011    2 recensioni
Lui non sarebbe mai cresciuto, avrebbe avuto per sempre 14 anni.
Niente segni del tempo, niente rughe. E forse gli sarebbe andato bene così.
Se non avesse scoperto cosa gli sarebbe mancato.
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno.
 

Lui non sarebbe mai cresciuto, avrebbe avuto per sempre 14 anni.
Niente segni del tempo, niente rughe. E forse gli sarebbe andato bene così.
Se non avesse scoperto cosa gli sarebbe mancato.

 
 

Blaine Anderson aveva diciassette anni, tre mesi e quattordici giorni.
Era un ragazzo diligente, non si era mai cacciato nei casini, andava bene a scuola e i suoi genitori erano orgogliosi di lui. Passati pochi mesi, uscito dalla Dalton Academy,  sarebbe andato a Harvard, facoltà di medicina. Sarebbe diventato un chirurgo, avrebbe salvato molte vite e i suoi genitori sarebbero stati orgogliosi di lui.
La vita di Blaine Anderson era già stata pianificata prima dei suoi 5 anni, dai suoi genitori.
Harvard era la scuola di famiglia. Era lì che si erano conosciuti il padre e la madre.
Il nonno era stato chirurgo, il padre era stato chirurgo, toccava a lui portare avanti la tradizione familiare.
Poco sapevano i genitori di Blaine del suo amore per la musica.
Poco sapevano del terrore che provava alla vista del sangue.
Poco sapevano del suo essere più attratto dai ragazzi che dalle ragazze perfettine e snob, figlie dei loro amici.
Ma Blaine voleva far felici i suoi genitori, e si lasciava opprimere dalle loro scelte, dalle loro decisioni.
Solo in alcuni momenti, solo in camera sua, con la porta chiusa a chiave, si lasciava andare. In quei momenti prendeva la chitarra comprata di nascosto e si metteva a suonare qualche canzone sentita alla radio. A volte riusciva a mettere insieme parole e musica, e a scrivere qualcosa di suo, che sarebbe rimasto per sempre chiuso nell’armadio.
 
-Blaine! Sbrigati tesoro! Farai tardi a scuola!- urlava Alia Anderson dalla cucina. In una mano una tazza di caffè, nell’altra il cellulare.
Blaine, dal canto suo, era ancora nel letto. Aveva sognato di ballare. Di aver preso per mano un ragazzo sconosciuto e di aver ballato con lui su una musica lenta. Di aver sorriso al ragazzo che era poi volato via. Il sogno gli aveva lasciato un senso di nonsoché nella mente, oltre a una specie di sorriso sul volto.
Doveva andare via, il sorriso. Sua madre gli avrebbe poi chiesto per cosa sorridesse, se era per una ragazza. E lui avrebbe dovuto mentirle. Blaine non amava mentire agli altri. Si vestì di fretta, salutò la madre con un bacio, uscì di casa e fece partire la sua Chevrolet grigia. Aveva esattamente 10 minuti e 37 secondi, il tempo per arrivare fino alla Dalton, per essere se stesso.
 
La giornata alla Dalton era stata dura. Le giornate alla Dalton erano sempre dure. Le aspettative erano alte; i professori severi; i compiti tanti, e difficili.
Blaine stesso, studente modello, passava interi pomeriggi senza staccare gli occhi dai libri, e quello era uno di quei pomeriggi.
Quando Arthur Anderson aprì la porta della sua stanza, entrando vestito di tutto punto, Blaine era alle prese con una complicata espressione logaritmica che non ne voleva sapere di essere risolta. Il padre gli mise una mano su una spalla, facendogli alzare gli occhi.
-Uscite.- disse dopo qualche secondo Blaine, tornando a guardare la sua espressione.
-Blaine, io e tua madre siamo stati invitati a una serata di raccolta fondi per i ricci del Kenya o qualcosa del genere, non ho ben capito – disse Arthur con una risatina – fatto sta che non torneremo prima dell’una, lo sai come vanno queste cose. Tua madre mi ha detto di dirti che la cena è nel frigorifero.
-Perfetto.
-Non organizzare festini mentre non ci siamo. A letto alle dieci.
-Ovvio.
-Bene. A domani Blaine.
Ci furono poi un rumore di passi, una porta che si chiudeva, altri passi, parole che Blaine non riuscì a cogliere e un’ultima porta chiusa.
Blaine si rilassò. Poteva sentire la tensione scivolargli di dosso insieme alla maschera.
Chiuse il quaderno. Al diavolo l’espressione.
Prese la chitarra e si mise vicino alla finestra a suonare. L’aria fresca di quella sera di marzo gli solleticava il volto. Suonava piano, accordi a caso. Voleva soltanto fare quello che amava fare, senza aspettative, senza delusioni. Piano piano la melodia si fece sempre più precisa nella sua mente. Aveva sentito una canzone quella mattina mentre andava a scuola. Provò a ricordare le parole e ad armonizzarle con la melodia.
 

You make me feel like I'm living a teenage dream
The way you turn me on, I can't sleep
Let's runaway and don't ever look back
Don't ever look back

My heart sto-

 
In un attimo si ritrovo a gambe all’aria sul pavimento, dolorante, con qualcosa in movimento sopra di lui.
-Ma che diavolo...
Blaine aprì gli occhi.
Sopra di lui c’era un ragazzo, un ragazzo vero.
Un ragazzo che lo guardava con due occhi azzurri pieni di sorpresa.



Appunti di Moonless:
Salve salvino a tutti. Io sono Moonless e questa è la mia prima storia nel fandom di Glee *yee* e nel magnifico mondo della coppia Klaine *doppio yee*
Allora, l'idea per questa storia mi è venuta rispolverando la mensola dei manga. Infatti è ispirata al manga "Peter Pan Syndrome" di Mayu Sakai, una storia tanto tanto carina **
Bene... spero la storia, pur essendo corta, vi sia piaciuta. E spero anche in una recensioncina piccina picciò.
Grazie mille, in ogni caso =DD

 

  
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