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Autore: Himitsu87    26/12/2011    5 recensioni
Sherlock ha la brillante idea di cercare il suo nome su internet
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Urban Dictionary

Fandom: Sherlock BBC
Pairing: Sherlock/John
Parole: 1399
Rating: Verde 
Riassunto: Sherlock ha la brillante idea di cercare il proprio nome su internet.

 



«John!»

Il tono non era rassicurante. No, non lo era per niente. Sembrava un misto di incredulità e accusa.
Prima di aprire gli occhi e svelarsi per sveglio, John analizzò velocemente quello che aveva fatto nelle ultime 24 ore, anzi negli ultimi giorni. Aveva spostato le dita dal freezer per far posto al pesce congelato, però per quello aveva avuto il permesso. Aveva usato il teschio di Sherlock per bloccare uno scaffale mentre rimetteva ordine, però era impossibile per Sherlock scoprirlo. Aveva passato più di mezz'ora a controllare le condizioni del teschio, preso nella disperazione del
momento, non trovando null'altro di adatto, ed era perfettamente identico a prima. Certo Sherlock avrebbe potuto capirlo da altri mille indizi, magari della polvere poggiata sopra o un graffio che lui non aveva percepito. Ma perché Sherlock avrebbe dovuto analizzare il suo teschio? Un momento, non poteva essere il teschio, la signora Hudson l'aveva fatto di nuovo sparire la sera prima. 
«Smettila di far finta di dormire pensando a cosa hai fatto in questi giorni e apri gli occhi!»
John sbuffò, Sherlock riusciva a sgusciare nella sua mente come un delfino in acqua.
Doveva imparare un po' di strategia di poker.
«Non è il momento di pensare a inutili giochi di carte, John. Qui c'è qualcosa di grave che richiede una spiegazione!»
«Come...» iniziò aprendo gli occhi, ma decise di far cadere la domanda iniziata per sostituirla con un'altra «È il mio computer quello?»
«Certo che lo è, John. Non fare domande ovvie!» fu la sbrigativa reazione di Sherlock.
Il dottore si stiracchiò un attimo e si alzò dal divano per avvicinarsi al tavolo e guardare lo schermo da dietro le spalle di Sherlock.
«Come è possibile, John? Da dove è uscita questa cosa?»
Il proprietario del computer ci mise un secondo solo a capire che Sherlock era su una pagina web chiamata Urban Dictionary. La conosceva e qualche volta l'aveva lui stesso usata per alcune parole, usate dai giovanissimi, il cui significato era stato un autentico mistero.
Perché Sherlock era su quel sito? La risposta arrivò subito.
Si era auto-cercato sul web. La cosa era abbastanza inquietante, trattandosi della mente più geniale di Londra. Insomma, lui non perdeva tempo a fare giochetti simili.
«Volevo solo controllare che il mio sito apparisse prima del tuo blog» si giustificò il consulente.
«Ma qui risulta che sei un consulente investigativo di Londra; è esatto, non vedo il problema»
Sherlock non disse nulla, fece solo scorrere in basso la pagina.

 

 
 

«Ah!» fu tutto ciò che uscì dalla bocca del dottore, per ripetersi, senza emettere suono, allo scorrere ancora più in basso la pagina.
 


John aveva un solo secondo per decidere tra la fuga o l'attacco prima che Sherlock scoppiasse e, come in guerra, decise per l'attacco.
«Oh Sherlock, quanti lati di te non conosco! È così che cerchi indizi?» cercò di buttarla sul ridere, anche se la
sua domanda era stata stranamente eccitante. Immaginare Sherlock cercare indizi in quella parte del corpo era interessante. Ad ogni modo non funzionò. 
L'amico si girò verso di lui e lo fissò a lungo con un cipiglio che, John ne era sicurissimo, aveva appreso
dalla signora Hudson.

«Da dove escono fuori queste cose? Da dove?» scoppiò infine «Tu e il tuo blog, John. Sono sicuro che deriva tutto da quel dannato blog! Quanti guai mi devi procurare prima di deciderti a chiuderlo?»
«Il mio blog? Credi che questa cosa derivi dal mio blog? Quando, di grazia, avrei scritto di te in termini che possono in qualche modo ricondurre a... questo?» disse ridacchiando sul finale.
«Non mi sembra il caso di ridere, John» 
«Lo so, lo so, ma... è divertente. Insomma, sappiamo bene che tu e il sesso...» 
«Io e il sesso cosa, John?» chiese Sherlock, interessato, accavallando le gambe e fissandolo. 
John si ritrovò senza sapere perché ad arrossire. Parlare di sesso con Sherlock ad alta voce era decisamente strano e imbarazzante. 
«Bè... Mi sembrava non fossi interessato a queste cose...» 
Sherlock lo fissò a lungo, provocando un rossore sempre più forte a John. 
"Sesso e Sherlock" erano due parole che John, in tutta onestà, aveva seriamente associato più volte, ma il tutto terminava sempre con una scrollata di spalle e una sensazione di impossibilità. 
Non sopportando più il suo sguardo, John si sedette sulla poltrona di Sherlock, dandogli le spalle. 
«Non è che io sia disinteressato al sesso, John. Io ho detto di non cercare una relazione. Il problema è che una relazione mi distrarrebbe dal mio lavoro. Avere una persona in mente, significherebbe dedicare una parte della mia concentrazione a qualcosa che non sia il caso di cui mi sto occupando. Inoltre starmi vicino implicherebbe pericoli e ovviamente sarebbe una grande debolezza che potrebbe essere sfruttata da persone senza scrupoli» 
«Non è molto diverso da avere un collega» arrischiò John, sentendosi un po' ferito. 
Sherlock ridacchiò. 
«Ma un collega è ben capace di badare a se stesso, John. Soprattutto un soldato, di cui mi fido completamente. Tu sei diverso. Comunque...» si schiarì la voce «Non è che io sia del tutto disinteressato al sesso» 
John fissò la sua attenzione sul cuscino poggiato sulla sua poltrona. Perché era iniziata quella conversazione? 
«Molti considerano quasi impossibile non fare sesso, lo so, ma davvero una mente impegnata non ha necessità di pensare a cose come il sesso.Tuttavia, esistono periodi in cui è davvero complicato gestire gli ormoni. Prendiamo ad esempio il mio periodo adolescenziale. Sicuramente i ragazzi che frequentavano la mia scuola erano decisamente più attivi sessualmente di me, ma devo ammettere che gli ormoni, anche se, raramente, hanno avuto la meglio sul mio cervello. È una cosa di cui non vado eccessivamente fiero, tuttavia, fanno parte delle caratteristiche umane. Ho avuto modo di sperimentare l'auto-erotismo. Capirai, John, che avere una relazione stabile, avrebbe implicato inutili distrazioni. Ammetto di aver avuto un paio di rapporti. Ovviamente con persone che conoscevo ed ero sicuro fossero sane, e che ovviamente non volessero nulla di più» 
John si sentiva stranamente a disagio. Sentire parlare Sherlock delle sue esperienze sessuali era un po' troppo per lui. Provare ad immaginare Sherlock da giovane, alle prese con le sue prime esperienze sessuali, in solitaria o in compagnia. 
Pensare al fatto che Sherlock avesse avuto rapporti con altre persone era decisamente irritante ed eccitante contemporaneamente. Pensare Sherlock senza la sua solita espressione controllata, un po' rosso e affannato. Immaginare il corpo tendersi e contrarsi, nudo, coperto di sudore. Riuscire a sentire nella testa i gemiti di Sherlock era troppo. Troppo. Semplicemente. 
Si mosse appena sulla poltrona. Il viso rosso e una, decisamente imbarazzante, erezione, testimoniavano che il suo interesse alla discussione era maggiore di quanto ci si poteva aspettare da un collega. 
«Forse questa pagina web ha una sua utilità, John. Che ne pensi di andare al cinema?»

   
 
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