Merlin
l’aveva sempre saputo, che sarebbe finita così.
Lo sapeva
quando i suoi occhi si erano posati per la prima volta sulla chioma
bionda di
Arthur -un’aureola chiara come i campi di grano
d’estate- e si era azzardato a
rivolgere un timido sorriso a quel ragazzo che, per qualche strana
ragione, lo
stava scrutando con un’attenzione ed uno scrupolo tali da
raggrumargli le
labbra in un broncio perplesso ma soffice, come quello di un bambino.
Era una
di quelle giornate soleggiate e terse come possono essercene solo in
inverno;
il vento gelido soffiava furioso contro i loro corpi, insinuandosi nei
cappotti
e nelle sciarpe. Il tempo di sentire un brivido correre lungo la
schiena e di
affondare le mani guantate nelle tasche del piumino, e il ragazzo
biondo aveva
finalmente sorriso a sua volta, rivelando una chiostra di denti
bianchissimi e
deliziosamente irregolari.
Sapeva che
sarebbe finita così sin dall’inizio, ma non
immaginava che avrebbe fatto tanto
male.
I
heard
That you're settled down,
That you
Found a girl
And you're
Married now
I heard
That your dreams came true;
I guess she gave you things
I didn't give to you
“Ho
chiesto
a Gwen di sposarmi”.
“E…?”
“Ha
accettato”.
Un attimo di
silenzio. Un respiro strozzato. Un
battito di ciglia.
“Accidenti,
Arthur! E’ una
splendida notizia, amico… Congratulazioni. A quando
il lieto evento?”
Voce appena
incrinata da quella che potrebbe essere innocua commozione, ma che
entrambi
riconoscono come pura e semplice, banale sofferenza.
“Tra
due
mesi” e davvero, Arthur non suona affatto felice e trepidante
come un futuro
sposo dovrebbe essere. Una nota stonata a cui Merlin decide di non dare
troppa
importanza perché ha il cuore spezzato, e il dolore rende
egoisti.
“Così
presto? Mi sorprendi; cos’è, non vedi
l’ora di sfoggiare la fede nuziale?”
prova quindi a buttarla sull’ironia, per non lasciare
trapelare il suo
turbamento.
“Gwen
è
incinta”.
Un attimo di
silenzio. Un respiro strozzato. Un battito di ciglia.
E’
così che
doveva andare. Nelle fiabe e nei miti l’eroe sposa la bella
principessa di
turno, non il paggio fedele o l’amico di sempre. Non
c’è mai un lieto fine, per
i secondi arrivati.
Old
friend,
why are you so shy?
It ain't like you to hold back or hide from the lie.
I hate to turn up out of the blue uninvited,
But I couldn't stay away, I couldn't fight it,
I had hoped you'd see my face,
And that you'd be reminded that for me it isn't over.
Merlin non
avanza pretese, non ricorre a ricatti né a piagnistei. Odia
le scenate e le
recriminazioni; con che diritto, poi? Tra loro non
c’è mai stato niente salvo l’amicizia.
Rimangono solo frammenti di sguardi bramosi, schegge di sogni, briciole
di
sottintesi. Niente di importante, in fin dei conti.
Never
mind,
I'll find someone like you,
I wish nothing but the best for you, too,
Don't forget me, I beg,
I remember you said,
"Sometimes it lasts in love,
But sometimes it hurts instead"…
Sometimes it lasts in love,
But sometimes it hurts instead.
Merlin
è un collezionista di frasi. C’è chi
colleziona
figurine, chi francobolli, chi bottiglie di birra o addirittura
cartoline. Lui
colleziona frasi sin da quando aveva otto anni. Frasi di libri, frasi
di film;
estratti di interviste, la battuta particolarmente arguta di un comico,
aforismi. E’ arrivato a raccoglierne più di
seimila, ormai. Le trascrive al
computer su documenti Word che poi stampa e conserva in un quaderno ad
anelli
rosso, talmente gonfio che farà bene a comprarne presto uno
nuovo. Quando si
sente giù di morale lo sfoglia, è la sua
personale terapia contro la
depressione. Trova conforto nel leggere le immortali parole di persone
che
hanno saputo esprimere al meglio, con le virgole e i punti di domanda
giusti,
le emozioni ed i sentimenti che affliggono l’uomo sin dalla
notte dei tempi.
Dopo l’ultima conversazione telefonica con Arthur, a Merlin
tornano in mente le
parole di un libro di Alessandro Baricco, uno scrittore che ama
moltissimo. “Non
siamo pazzi quando troviamo il modo per salvarci. Siamo astuti come
animali
affamati. Non c'entra la pazzia. E' genio, quello. E' geometria.
Perfezione. I
desideri stavano strappandomi l'anima. Potevo viverli ma non ci sono
riuscito.
Allora li ho incantati. E a uno a uno li ho lasciati dietro di me.
Geometria”.
E
capisce che l’unico modo per sopravvivere è la
fuga.
Ignominiosa, codarda, vigliacca, troppo comoda. Ma è
geometria.
Geometria
geometria geometria,
continua a
ripetere tra sé e sé mentre telefona a sua madre
per chiederle se può
riappropriarsi temporaneamente della sua vecchia camera da letto, a
Ealdor.
Geometria geometria geometria, scribacchia
sul biglietto che lascerà nella cassetta della posta di
Villa Pendragon prima
di prendere la corriera che lo riporterà a casa, nel suo
porto sicuro.
You
know how
the time flies,
Only yesterday was the time of our lives,
We were born and raised in a summer haze,
Bound by the surprise of our glory days.
I hate to turn up out of the blue uninvited,
But I couldn't stay away, I couldn't fight it;
I had hoped you'd see my face,
And that you'd be reminded that for me it isn't over.
Never mind, I'll find someone like you,
I wish nothing but the best for you, too,
Don't forget me, I beg,
I remember you said,
"Sometimes it lasts in love,
But sometimes it hurts instead".
“Perché
cavolo non risponde? E’ tutto il giorno che provo a
chiamarlo, ha il cellulare
staccato e il telefono di casa squilla a vuoto, non vorrei
che-”
“Arthur,
dobbiamo parlare”.
Gwen ha modi
ammirevolmente pacati, soprattutto quando deve dare una brutta notizia.
Non
perde mai la calma, né il suo aplomb degno di una vera lady
inglese –status che
effettivamente acquisirà dopo il loro matrimonio. Matrimonio
riparatore,
impostogli dal capofamiglia, Uther Pendragon, che non tollererebbe mai lo scandalo di un figlio illegittimo
del suo unico erede.
“Ti ho
mentito, Arthur. Il bambino non è tuo, non siamo costretti a
sposarci” confessa
lei con voce morbida, carezzevole. Lo guarda con i suoi enormi occhi
nocciola,
senza ansia.
“Cosa
vorresti dire, Gwen? E’ uno scherzo, non è
così?” replica a fatica Arthur, e il
suo stesso sgomento gli suona forzato, fuori luogo. Il suo cuore
aumenta il
numero di battiti, ma per il motivo sbagliato.
“Affatto.
Per tutta la durata di quella farsa che è la nostra
relazione siamo stati
entrambi innamorati di un’altra persona, Arthur. Ti ho
tradito con Lance, è suo il
figlio che porto in grembo” e un
poco dell’imperturbabilità di Gwen viene meno.
“Ma…
l’avevi
lasciato. Avevi detto che stare con lui era troppo doloroso, che ti
rendeva
infelice. Che io e te saremmo stati bene insieme perché non
ci saremmo mai
fatti del male” sussurra lui, incredulo ma stranamente
sollevato.
“E tu
hai
scelto di metterti con me per dimenticare Merlin, giusto?
Perché lui in te
vedeva soltanto un caro amico. Perché, piuttosto che vederlo
serenamente accasato
con qualcun altro, preferivi sposare una donna che non hai mai amato, e
che hai
permesso ti tradisse con il suo ex. Hai voluto che questo bambino fosse
tuo,
per allontanare definitivamente Merlin dai tuoi pensieri. Ma
è talmente
assurdo, Arthur. Non permettere che la paura di un possibile rifiuto ti
precluda la felicità. Va’ da lui e buttati, una
volta tanto. Non avrai il
paracadute con te e potresti farti male, magari cadere e non rialzarti
più, ma
almeno provaci. Non si può sfuggire alla vita per
sempre”.
Nothing
compares,
No worries or cares,
Regrets and mistakes, they're memories made,
Who would have known how bittersweet this would taste?
Quando
infine Merlin si decide a riaccendere il cellulare, ovvero due giorni
dopo il
suo arrivo a Ealdor, scopre ben quarantasette chiamate perse da parte
di Arthur
e l’icona di quasi altrettanti sms ricevuti lampeggiare sul
display.
“Dove
sei, razza di idiota? Devo
parlarti, rispondimi quando ti telefono!”
“Merlin,
perché hai il cellulare
spento?”
“Tutto
ok? Ti è successo qualcosa?”
“Ti
sei ritirato in un eremo sul
cucuzzolo di una montagna e hai deciso che non vuoi più
vedermi?”
“Merlin,
sto diventando isterico, e
tu SAI cosa succede quando lo divento.”
A Merlin
scappa un sorriso. Arthur è talmente asino, mioddio, come
potrebbe non amarlo?
Il sorriso
si raggela quando apre il penultimo messaggio.
“Ho
letto il tuo biglietto. Si può
sapere che cazzo ti è preso, eh? Sto per sposarmi ed
è l’ultima cosa che
voglio, ho bisogno di te -del mio MIGLIORE AMICO, CAZZO- e tu ti dai
alla
macchia? Per quale fottutissimo motivo, poi?! E’ per questo
che non rispondevi
al cellulare, emerita testa di cazzo che non sei altro? Ho bisogno di
te,
perché mi hai abbandonato?”
Merlin
boccheggia, è senza fiato.
Sto per sposarmi
ed è l’ultima cosa
che voglio. Eccola,
la nota stonata. Sembra non volerlo lasciare in pace.
L’ultimo
sms.
“«Ti
ho amato perché il desiderio
di te era più forte di qualsiasi felicità. E lo
sapevo che poi la vita non è
abbastanza grande per tenere insieme tutto quello che riesce a
immaginarsi il
desiderio. Ma non ho cercato di fermarmi, né di fermarti.
Sapevo che l'avrebbe
fatto lei. E lo ha fatto. E' scoppiata tutta d'un colpo. C'erano cocci
ovunque
e tagliavano come lame.»
E’ tratto dal tuo libro preferito, Oceano Mare. Me lo ricordo
come fosse ieri,
sai? Quando mi hai praticamente costretto a leggerlo. A te era piaciuto
così
tanto, ma io l’ho odiato perché fondamentalmente
non ci ho capito un cazzo. E
allora perché l’ho citato, ti chiederai tu?
Perché è stato leggendo queste
parole che ho realizzato di essere innamorato di te: è stato
allora che la mia
vita è esplosa e niente è stato più lo
stesso. Sto per suonare il campanello di
casa di tua madre. Non fare storie e aprimi la porta”.
E
in effetti il campanello fa dlin-dlon. Merlin si ritrova
davanti un Arthur decisamente nervoso e incazzato e improvvisamente
timido. E’
l’ombra di quel se stesso di quasi dieci anni prima -ricorda
ancora il suo
sguardo concentrato ed inquisitorio che lo analizzava per decidere se
onorarlo o
meno della sua amicizia- ma non è mai stato così
genuinamente se stesso.
“Ho
rotto con Gwen. Il bambino è di Lancelot e loro hanno
continuato a vedersi di nascosto anche dopo essersi lasciati, non
riuscivano a
stare lontani l’uno dall’altra” spara
tutto d’un fiato.
“Ah.
Mi dispiace” balbetta incoerentemente.
“A
me no, Merlin. Senti, abbiamo commesso entrambi degli stupidi
errori e abbiamo perso tanto di quel tempo, ma possiamo ancora
rimediare. Non è
troppo tardi” lo supplica.
“E
rinunceresti ad una vita normale da normale Lord
possessore di titolo nobiliare ed impero finanziario ereditato da tuo
padre,
con una normale moglie e una normale nidiata di pargoli per
me?” insinua
Merlin, scettico a livelli esponenziali.
“Lo
farò, se me lo chiederai. Esaudirò qualsiasi tuo
desiderio pur di renderti felice” replica semplicemente
Arthur, scrollando le
spalle. “Qualsiasi cosa”.
“Arthur…”
“Ti
amo, Merlin. Abituati all’idea, perché ho
intenzione
di ripetertelo finché non te lo sarai ficcato in quella tua
bellissima testa, mi
ci dovessero volere cinquant’anni”.
“Cinquant’anni
sono tanti”.
“Credimi,
ho intenzione di starti appiccicato e di
soffocarti con le mie attenzioni per molto, molto più tempo.
Non ti libererai
di me così facilmente”.
“Non
ho mai detto di volermi liberare di te, asino”.
“Idiota”.
“Ti amo
anch’io, comunque. Giusto
perché tu lo sappia”.
“Grazie,
ne prendo nota”.
Nevermind,
I'll find someone like you,
I wish nothing but the best for you,
Don't forget me, I beg,
I remember you said,
"Sometimes it lasts in love,
But sometimes it hurts instead,"
Nevermind, I'll find someone like you,
I wish nothing but the best for you, too,
Don't forget me, I beg,
I remember you said,
"Sometimes it lasts in love,
But sometimes it hurts instead"…
Sometimes it lasts in love,
But sometimes it hurts instead.
Se siete
arrivate fin qui senza colpo ferire: i miei complimenti, e grazie!
Nel caso vi
andasse di farmi sapere le vostre impressioni, rispondere alle
recensioni è
sempre un piacere (e solitamente mando un sacco di
ammmòòòre, lol).
Alla
prossima.