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Autore: Ardespuffy    11/08/2006    5 recensioni
Eccomi di nuovo con la mia seconda fic Spuffy! Non ho resisitito alla tentazione di cominciare a postarla...^_^ In breve: quante volte avremmo voluto investire Buffy con un trattore, per il modo in cui ha trattato Spike nella sesta serie? Quante volte avremmo voluto che dimostrasse un minimo di sensibilità in più? Ecco, con questa storia mi sono ripresa la mia rivincita... ^^
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Title: Rules Have Changed

Author: **Ardespuffy**

Written: agosto 2006 – tempo record, una settimana!

Disclaimer: tutto appartiene a Josssssss Whedon, alla ME, alla UPN ecc……… -__-

Feedback: siiiiiiiiii per favore! ericadia@alice.it

Pairing: assolutamente, rigorosamente, inevitabilmente Spuffy!!!

Time: 6^ serie di BtVS, subito dopo “Older and Far Away – Il compleanno di Buffy”

Spoiler: più o meno tutte le serie Spuffy, fino a questo episodio

Rating: PG13

Subject: quante volte avremmo voluto rovinare il bel faccino di Buffy, per il modo in cui ha trattato l’Adorabile Spike nella sesta stagione??? Bè, in questa fanfic, la Cacciatrice è un tantino più… intelligente? ;-)

 

 

NOTA: il titolo è tratto da ciò che Spike dice a Warren in 6x09 “Smashed”, parlando del chip…

 

 

********

 

Guardo con disapprovazione le unghie laccate di rosa. Lo smalto è già scheggiato, mi toccherà metterlo di nuovo.

Ma è mai possibile che, con il lavoro (o meglio, *i* lavori, plurale) che faccio, non possa neanche pensare di prendermi cura del mio corpo, come fanno tutte le donne normali?

Ehi, aspetta un attimo. Quasi l’avevo dimenticato.

Io non sono una donna normale!

Sbuffo rumorosamente e lancio l’ennesima occhiata truce all’orologio a parete.

L’ idiota è in ritardo.

Stamattina il mio karma è pessimo. Ho alle spalle si e no due ore di sonno, che con il mio stile di vita sono assolutamente insufficienti. In più, sono qui da un’ora, ad aspettare un cretino ossigenato che non si degna di saltar fuori.

Nessuna sorpresa che sia leggermente nervosa, no?

Tanto più che io il Magic Box lo detesto. Ho ancora un pessimo, pessimo ricordo della mia recente (ed interminabile) esperienza come commessa. Ancora adesso, ogni volta che sento suonare l’irritante campanellino della porta, mi viene la pelle d’oca.

Ennesima occhiata all’orologio.

Dio, mi sento scoppiare. Temo di essere nel bel mezzo di un attacco di pura claustrofobia. O quello, o è la menopausa che si avvicina.

Devo alzarmi, muovermi, uscire. Ma per andare dove? Dawn è a scuola, Will e Tara all’Università, e al Doublemeat ho il turno pomeridiano. L’unica è restare qui, dunque.

Certo, so cosa state pensando. Ci sarebbe anche la cripta di un certo vampiro… ma naturalmente è fuori discussione. Per un bel po’ di motivi.

Primo fra i quali, il fatto che sta venendo lui qui.

Ok, forse è il caso di fare un passo indietro, visto che probabilmente adesso siete perplessi.

Prima che partiate in quarta, no, Spike ed io non siamo una coppia! Ho detto di no! E in ogni caso, non lo porterei mai qui senza una buona ragione, con Xander e Anya immersi nell’ultimo numero di “Tomorrow’s Bride” (quanti diversi tipi d’abito da sposa potranno mai esistere, al mondo? Voglio dire, non mi sembrava ce ne fossero così tanti, quando un paio di anni fa stavo per sposar… ehm… gran brutto ricordo!).

Tornando a noi, bè…

D’accordo, Spike sta venendo qui. In teoria. In pratica, non mi sembra proprio. Ma insomma, tante struggenti dichiarazioni d’amore, e quando ne avrebbe l’occasione non si fa vedere?

Lo detesto.

Ok, non è vero. Se lo odiassi davvero, non avremmo avuto quella dannata conversazione, questa notte, e adesso non sarei qui ad aspettarlo.

Cioè, vi rendete conto?

Io sto aspettando Spike!

Non dovrebbe essere il contrario?? Voglio dire, è lui quello super innamorato, no? E’ lui quello dei pedinamenti, e gli appostamenti notturni, e… e gli effetti speciali.

Ve la ricordate la faccenda di Drusilla? Ma si, quando ha ben pensato di incatenarmi nella sua confortevole (anche se in quel momento, ve lo assicuro, non era poi così comoda!) cripta, per confessarmi i suoi sentimenti…

Urgh.

Urgh la storia delle catene, intendo. Perché è così fissato con questa roba?? Corde, manette… tutto ciò che serve a impedire i movimenti, pare gli piaccia tantissimo.

Bah. Ho rinunciato da molto tempo a comprendere la perversa mentalità dei vampiri.

Va bene, sto divagando. Il fatto è che non è facile spiegare cosa mi ha portato ad invitare qui Spike. Non so neanch’io come sia iniziata questa storia.

Dunque, la scorsa notte, dopo il solito giro di ronda, sono… uh… andata da lui, e… ehm… devo proprio spiegarvi tutto?? Ad ogni modo, tra le… *altre* cose, siamo finiti col parlare della nostra… bè, ecco. E’ più forte di me, non ce la faccio a chiamarla “storia”. Comunque, avete capito, no?

Si, insomma, abbiamo parlato, e…

C’è da premettere che mi sentivo ancora in colpa per come l’avevo trattato alla festa (tanto più che non l’avevo nemmeno invitato). E anche per la storia dello pseudo omicidio. Vale a dire, per averlo pestato davanti la centrale di polizia, quando pensavo di aver ucciso quella ragazza (Katy, o qualcosa di simile).

Insomma, siccome mi sentivo in colpa con lui, sono stata più… ehm… carina del solito, ed è finita che mi sono messa nei guai con le mie stesse mani.

Datemi retta, mai compromettersi con vampiri feticisti. Prendono tutto tragicamente alla lettera.

Guardo di nuovo l’orologio (sarà solo la sessantaduesima volta in dicei minuti). Ma perché il tempo passa sempre del modo sbagliato? Quando non hai assolutamente nulla da fare, ogni istante sembra interminabile… e quando invece ti diverti, arriva subito l’alba!

Ehi, no, aspettate! Non volevo dire questo! …Ma il concetto mi sembra chiaro, no?

Basta, non ne posso più. Devo fare qualcosa. Sono o non sono la Cacciatrice, dopotutto? Mi sembra normale che non riesca a passare troppo tempo seduta attorno ad un tavolo (specie se al tavolo in questione ci sono due rivoltanti e fastidiosissimi piccioncini come quelli che ho di fronte in questo momento).

Un bel po’ di violenza. Ecco cosa ci vuole.

… No, prima che vi venga in mente, non sto parlando di fare a fettine Anya e Xander, anche se la cosa è terribilmente allettante. Voglio solo fare un po’ di esercizio. Anche se, da quando il sig. Giles se n’è andato, l’addestramento è diventato molto meno eccitante.

…Oh, vi prego, no! Non eccitante in quel senso!

E, a proposito di non eccitante… che fine ha fatto Spike? Si, perché, in teoria, è proprio con lui che dovrei allenarmi. Insomma, schivare coltelli volanti non è proprio facilissimo, se non hai nessuno a lanciarteli. Quindi, mi serve qualcuno che possa farlo. E che, possibilmente, sia abbastanza forte da allenarmi anche nel corpo a corpo.

E chi meglio di Spike, per un… ehm… corpo a corpo?

Rispunto a fatica dal baratro di pensieri V.M 18 in cui sono caduta, e mi alzo in piedi, diretta verso la palestra sul retro. Nelle mie intenzioni, dovrei semplicemente sgattaiolare via senza farmi sentire, così da evitare inutili domande: ma quando mai qualcosa va come dico io?

Infatti, il mio fedele Rilevatore di Movimenti personale (as Xander) si mette subito in funzione, bloccandomi con un: “Ehi, Buff, dove vai?”.

Sfodero il mio proverbiale Sorriso Finto (che mi è stato utile in un bel po’ di occasioni, specialmente da quando sono… tornata): “Oh, avevo pensato di allenarmi un po’! Non posso mica trascurare la forma fisica solo perchè il sig. Giles se n’è andato, no?” dico allegramente, e senza aspettare una replica, mi affretto verso la palestra.

Avrei una mezza intenzione di avvisare Xander della possibile comparsa di un certo ossigenato, ben sapendo che, se non lo facessi, probabilmente volerebbero paletti… ma, dopotutto, mi dico, potrò sempre uscire allo scoperto e salvare la situazione in extremis, se dovessi sentire delle urla (del tipo, per intenderci: “E tu che diavolo ci fai qui, Capelli d’oro???!!”).

Così decido di lasciar perdere.

 

Appena mi chiudo la porta della palestra alle spalle, provo un istintivo sollievo. Armi e pesanti attrezzi su cui sfogare il mio malumore: cosa posso chiedere di più dalla vita??

Comincio col pungiball. Non indosso nemmeno i guantoni: stamattina non ne ho bisogno.

Pugno dopo pugno, colpo dopo colpo, sento pian piano la tensione sciogliersi, i nervi rilassarsi. Niente riesce a calmarmi meglio di un po’ di sano combattimento. Meglio ancora se con una persona reale. Ma non mi sembra che questo posto pulluli di kamikaze ansiosi di sfidare la Cacciatrice…

Per rilassarmi davvero, comunque, immagino che il pungiball abbia gli occhi azzurri e i capelli decolorati: così, dopo ogni colpo, mi sento infinitamente meglio.

Quando ne ho abbastanza, passo agli esercizi d’atletica: ma si, tutta quella roba stile cheerleader che piaceva tanto al mio beneamato Osservatore (che, per Osservare meglio, ha ben pensato di lasciare il Paese…).

Comincio con qualche ruota, un po’ di spaccate, qualche verticale. Infine, passo agli esercizi sul cavallo.

Ed è proprio mentre sono nel bel mezzo di una capriola aerea che mi sento afferrata per la vita e portata a terra.

Il mio primo istinto sarebbe quello di urlare, o divincolarmi: ma mi basta un attimo, e riconosco il profumo che mi avvolge. Lo stesso che sento ogni notte, dopo la ronda, da qualche mese in qua.

E poi, le mani che mi cingono possessivamente i fianchi sono pallide e… fredde.

A questo punto, decisamente non ci vuole un genio per capire chi è il mio misterioso assalitore.

Mi volto di scatto ed esibisco una delle mie migliori occhiatacce: “Si può sapere che diavolo ti salta in mente?? Potevo anche farmi male, lo sai?” protesto, divincolandomi bruscamente dalla presa.

Spike se la ride, per niente preoccupato: “Scusa tesoro, ma non mi avevi sentito arrivare!”.

Mi guarda con la sua solita faccia da schiaffi, un guizzo malizioso negli occhi: “E poi, eri così sexy, mentre volteggiavi lì sopra, che non ho resistito alla tentazione di toccarti…” aggiunge con un ghigno, impossessandosi nuovamente dei miei fianchi, e attirandomi a sé.

Gli dò una piccola botta sul braccio, sbuffando: “Certo, chissà quanto sarei stata sexy, spiaccicata per terra con una gamba rotta!”.

Spike continua, imperterrito, a sorridere (ma quanto è irritante??!): “Le ragazze con una gamba sola sono prede più facili…” commenta brioso, sollevandomi leggermente da terra e facendomi sedere sul cavallo, alle mie spalle.

“Spike! Che cavolo fai??” protesto, ma lui mi posa casualmente le mani sulle gambe e, avvicinando il suo viso al mio con collaudate mosse da seduttore incallito, sussurra: “Non mi hai ancora salutato come si deve…”

Lo guardo arricciando le labbra, seccata: “Va bene, come vuoi tu: buongiorno, razza d’ idiota!”

Spike (che sembra particolarmente di buonumore, stamattina – proprio come me!) non pare affatto scoraggiato dalla mia acidità. Si avventa sul mio collo, baciandolo e mordicchiandolo con dolcezza, finchè non ottiene il suo scopo: strapparmi un sospiro.

A quel punto arretra per guardarmi, con quel suo fastidioso, tipico, sorrisino: “Lo sai, i capelli corti hanno un vantaggio: ti lasciano scoperto questo bel collo…”

Prima che parta di nuovo all’attacco, lo blocco, afferrandolo per i capelli e allontanandolo (non troppo bruscamente, comunque): “Smettila!” sbuffo, tenendolo a distanza di sicurezza. Si perché, onestamente, non so come andrebbe a finire, se gli permettessi di… lasciarsi prendere la mano. O meglio, lo so fin troppo bene; ma non posso permettere che accada. Insomma, devo forse ricordarvi chi c’è nella stanza accanto?

E a questo proposito…: “Come hai fatto ad arrivare fin qui? Avevo messo i miei amici di guardia” mento spudoratamente.

E Spike lo capisce al volo, perché inarca un sopracciglio, divertito: “Ah, davvero? Cos’è, hai bisogno dei bamocci per tenermi alla larga?” chiede, posando le braccia ai lati dei miei fianchi, sul cavallo, come ad intrappolarmi. Se lo crede un gesto minaccioso, mi spiace proprio deluderlo: è molto più spaventosa mia sorella quando è in piena sindrome pre-mestruale.

“Non sembrava che avessi tanta voglia di liberarti di me, l’altra notte…” commenta, con un sorriso che dire *allusivo* è poco. “E comunque, devo proprio dirtelo, passerotto: i mocciosi sono pessimi cani da guardia. E’ bastato dire che ero qui per gli allenamenti, per incantarli” aggiunge, sporgendosi pericolosamente verso di me.

Ok, ora stiamo decisamente oltrepassando il limite della distanza di sicurezza; mi tiro impercettibilmente indietro: “Spike, tu sei qui per gli allenamenti!” sospiro, nel mio miglior tono ragionevole.

Solo che lui non sembra per niente ragionevole: “Oh, davvero?” mormora, leccandosi le labbra col suo solito fare sensuale. “Pensavo che, visto che siamo qui entrambi, avremmo potuto…”

Il resto della frase viene sussurrata al mio orecchio, e mi fa arrossire all’istante.

Lo spingo via, ma lui è più veloce: mi prende per la vita e mi trascina con sé.

Prima ancora di rendermene conto, mi ritrovo letteralmente incollata alla sua bocca (contro il mio volere, s’intende!).

Mentre mi bacia, Spike mi solleva, posandomi di nuovo sul cavallo. Cerco di staccarmi, ma è inutile: ormai abbiamo passato il limite.

Mi arrendo. Gli getto le braccia al collo e lo stringo a me, allacciandogli le gambe intorno alle anche. Sento le sue mani corrermi lungo le cosce, e gli infilo le mie sotto la camicia nera.

So bene che dovremmo fermarci, ma… insomma, vorrei vedere voi: mica è facile, con uno come Spike!

Aspetta, cosa avete capito?? Nel senso che è molto insistente, non per altro! Quindi, piantatela subito con quei sorrisetti maliziosi!!!

Lo allontano con gentilezza dalla mia bocca per respirare, e lui comincia a torturare il mio lobo sinistro. Mi impossesso di nuovo delle sue labbra e inizio a sbottonargli la camicia, mentre le sue mani scivolano sotto la mia maglietta. Il contatto tra la mia pelle, calda per lo sforzo fisico dell’allenamento, e la sua, candida e fredda come la neve, mi manda letteralmente in estasi.

La Cacciatrice che c’è in me probabilmente adesso è disgustata; ma non posso fare a meno di pensare che ogni donna, almeno una volta nella vita, dovrebbe provare una cosa del genere. Voglio dire, i vampiri sono molto diversi dagli esseri umani. E, fidatevi di me… non è sempre un fattore negativo!

La camicia di Spike è ormai finita per terra, e sento che la mia t-shirt sta per fare la stessa fine… quando ad un tratto vengo folgorata da un pensiero, e lo spingo via di scatto.

Tranquilli, niente di grave… mi sono solo ricordata dei miei amici nella stanza accanto!

Se vi state chiedendo quale complicato processo mentale mi abbia portato a questa sconvolgente constatazione, bè… avete presente le mie perverse illazioni sulla sfacciata sensualità dei vampiri? Ecco, credo di aver pensato qualcosa del tipo: “Neanche un demone millenario come Anya ha mai provato una cosa del genere” e… puff!

Spike, ora vestito solo della solita maglietta nera, barcolla all’indietro e mi guarda, sorpreso. Mi ricompongo in fretta e salto giù dal cavallo, sistemandomi i pantaloni con le mani.

Incrocio il suo sguardo e sbuffo: “Smettila di guardarmi in quel modo. Non possiamo”.

E lui, che fa sempre quello che gli dico di fare, smette di fissarmi stupito, e cambia espressione: ora ha l’aria delusa, il che è molto, molto peggio.

Mi chino a recuperare la sua camicia e gliela porgo, con un gesto spazientito. Meglio che si rivesta. Decisamente meglio che si rivesta.

Ma lui non lo fa. Si limita a raccogliere la camicia e a guardarmi, sporgendo leggermente il labbro inferiore… sa che non posso negargli nulla, quando fa così, e… oh, al diavolo!!!

Quasi gli salto addosso, baciandolo come se ne andasse della mia sopravvivenza. Lui getta di nuovo la camicia per terra e mi stringe, lasciando correre le mani su e giù lungo il mio corpo.

Sto per spingerlo a terra e mettermi a cavalcioni su di lui, per poi fare cose assolutamente vietate ai minori di quarantadue anni… ma mi arriva alle orecchie la risata di Anya, e di nuovo mi blocco.

“Spike” sussurro, scostandomi da lui “Smettila, ti prego. (ti prego? Sto davvero pregando Spike??) Non possiamo. Non qui!” aggiungo, pentendomene immediatamente.

Infatti Spike mi guarda con il suo solito ghigno e suggerisce: “Bè, allora andiamo da qualche altra parte. Cerchiamoci un posticino tranquillo, e poi…” inarca il sopracciglio sinistro con eloquenza. Non c’è davvero bisogno di aggiungere altro. Si passa la lingua sui denti, in un modo così dannatamente sexy che sento il mio basso ventre contrarsi in una fitta.

Si avvicina e mi accarezza sensualmente il collo, guardandomi con il viso inclinato da un lato: “Andiamo, Cacciatrice…” mormora lascivamente. Si china su di me, sfiorandomi l’orecchio con le labbra mentre aggiunge: “… lo so che lo vuoi anche tu!”.

Il suo sussurro mi fa rabbrividire (o forse è il sospiro freddo che sento sul mio collo?). Deglutisco e di nuovo lo allontano, ma ormai non inganno più nemmeno me stessa.

Lo guardo, e un attimo dopo ho già deciso: “… E va bene!” sbotto, come se gli stessi facendo chissà che favore.

Spike sogghigna, palesemente soddisfatto, e mi porge il braccio, stile cavaliere ottocentesco. Lo guardo come se fosse completamente pazzo, ma in effetti sto sottovalutando uan cosa: Spike è un cavaliere ottocentesco. O meglio, William lo era. Dubito che l’attuale Spike corrisponda molto alla descrizione, anche se le mie conoscenze storiche non sono esattamente quelle del sig. Giles. O di Willow. Insomma, non sarò una cima, ma una cosetta o due le so sull’età vittoriana.

… Perché era l’età vittoriana, vero?

Spike mi fissa perplesso. Dev’essersi accorto che sono soprappensiero, anche  se dubito fortemente possa intuire che tipo di idee mi stiano occupando la mente. Sicuramente non sono le stesse che stanno tenendo impegnato lui, comunque.

Urgh. Temo proprio di sapere cosa lui stia pensando…

Rifiuto il braccio – forse non se n’è accorto, ma non siamo più nella sua epoca – e lo precedo verso la porta. Spike mi segue, come un cagnolino fedele che aspetta docilmente il suo osso.

La cosa grottesca?

Il suo osso sono io.

 

  
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