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Autore: F l a n    27/12/2011    4 recensioni
"Era la vigilia di Natale in casa Hummel.
Tutti i preparativi erano pronti, i regali erano sotto l’albero e l’aria sapeva già di festa. Gli addobbi decoravano le stanze, il caminetto era acceso e la neve adagiata sul davanzale della finestra.
Per le strade si potevano sentire i tipici cori natalizi, le grida dei bambini che si tiravano palle di neve ed eleganti coppie di sposi con in mano i loro doni.
Tutto era meraviglioso a Natale e tutto era ancora più magico."
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[Fanfiction di Natale liberamente ispirata al balletto "Lo Schiaccianoci"]
Dedicata a tutte le persone che amo e che mi sostengono ogni giorno.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Lo schiaccianoci
Fandom: Glee
Rating: PG
Pairing: Klaine
Personaggi: Kurt Hummel, Finn Hudson, Blaine Anderson, il mago Drosselmeyer (abbreviato a "Drossel" )
Avvertimenti: AU, pre-slash,
Wordcount: 3118 (fdp)
Note:
La fanfiction è MOLTO liberamente ispirata allo "Schiaccianoci". Ho visto qualche sera a fa il balletto a teatro e la cosa, come sempre, è degenerata. Da lì è nata questa fanfiction.
La fic non ricalca esattamente gli eventi del balletto Russo, ne riprende solo i margini ed ho preferito riadattare diversi particolari.
Ho semplificato il nome di Drosselmeyer per il piacere di tutti, era impossibile per me scriverlo troppe volte senza sbagliare. Spero mi perdonerete questa licenza poetica, lo troverete ribattezzato come "Drossel".
Molte parti della fic sembrano "visionarie" specie per la parte del sogno di Kurt. Ovviamente è un effetto voluto per rendere l'atmosfera!
Altre note rilevanti:
- Kurt dovrebbe avere sui 10 anni, Finn sui 12.
- La fic dovrebbe essere ambientata all'inizio del '900 nella mia immaginazione o fine '800.
La fic non è betata! Mi dispiace nel caso dovreste trovare errori e/o ripetizioni, provvederò a farla betare.
Sappiate solo che è stata un parto.

Piccolo regalo di Natale in ritardo. Dedicata a tutte quelle persone che amo e che mi fanno star bene ogni giorno. Dedicata a quelle persone che riescono a scaldarmi il cuore e per le quali vorrei sempre poter dare di più.



Era la vigilia di Natale in casa Hummel.
Tutti i preparativi erano pronti, i regali erano sotto l’albero e l’aria sapeva già di festa. Gli addobbi decoravano le stanze, il caminetto era acceso e la neve adagiata sul davanzale della finestra.
Per le strade si potevano sentire i tipici cori natalizi, le grida dei bambini che si tiravano palle di neve ed eleganti coppie di sposi con in mano i loro doni.
Tutto era meraviglioso a Natale e tutto era ancora più magico.

Dopo essersi risvegliato dall’incanto che si mostrava davanti ai suoi occhi fuori dalla finestra, Kurt notò che il salotto era pieno di ospiti. Belle donne ben vestite assieme ai loro mariti, bambini ben vestiti e con cappellini di lana sul capo per proteggerli dal freddo.
Gli ospiti ed i suoi genitori si stavano scambiando i regali con sorrisi e grazia. Qualcuno si avvicinò a Kurt e gli fece gli auguri, ai quali rispose sempre con un cortesissimo “grazie” o con un semplice sorriso.
Suo padre aveva invitato alla festa anche un famoso mago di città, si chiamava Drossel. Era molto rinomato, ma per loro fortuna era anche un amico di famiglia per questo erano riusciti ad averlo lì, quella sera.
Gli ospiti erano trepidanti ed anche i loro figli erano in attesa del mago più famoso del momento.
Finn era seduto accanto a Kurt, sul divanetto vicino al camino e stava finendo di mangiare un pezzetto di dolce. Kurt sbuffò, agitato. Non vedeva l’ora che Drossel arrivasse.
E detto fatto, dopo qualche minuto di silenzio, il campanello suonò e Burt andò immediatamente ad aprire la porta. Drossel era davanti a lui, con un gran sorriso ed i regali di Natale per i bambini tra le braccia. Tanti, tantissimi pacchetti ben incartati e con vistosi fiocchi lucenti.
Drossel si avvicinò a Kurt per primo, porgendogli il suo speciale regalo. Era un pupazzo, un pupazzo a forma di schiaccianoci, carino e ben decorato; il bambino lo strinse possessivamente al petto e guardò il mago con ammirazione, ringraziandolo. Finn, curioso, si allungò per vedere il pupazzo un po’ invidioso del fantastico regalo che aveva ricevuto.
Il mago organizzò qualche gioco ed intrattenimento per tutti i bambini, allestì un teatrino e cominciò una sorta di piccolo spettacolo con delle simpatiche marionette. Drossel era un abile intrattenitore e riusciva a calamitare l’attenzione non solo dei bambini, ma anche degli adulti, affascinati dalle sue abilità.
Kurt era seduto in prima fila e guardava le marionette danzare di fronte ai suoi occhi. Stringeva tra le piccole braccia il suo nuovo pupazzo, non avrebbe lasciato lo schiaccianoci per niente al mondo. Sarebbe stato il suo nuovo giocattolo preferito, lo avrebbe portato ovunque ed avrebbe dormito sempre con lui. Sorrise felice, guardando il suo nuovo gioco che sembrava non poter esser superato da qualunque altra attrazione della serata.

“Sei rimasto tutta la sera appiccicato a quel giocattolo,” osservò Finn, mentre tutti gli altri bambini ancora giocavano e Kurt si era seduto sulla poltrona di fronte alla finestra per guardare la neve. Stringeva lo schiaccianoci con aria possessiva.
“Mi piace, è carino…” disse, ingenuamente, guardando il volto sorridente dello schiaccianoci.
Finn sbuffò, incrociando le braccia.
“Io non ci vedo niente di così bello,” mormorò, imbronciato e colmo d’invidia.
Kurt lo strinse a sé ancora di più, togliendolo dalla vista del fratello.
“È mio, tu non devi vederci proprio niente!” esclamò, offeso.
“Ma se tu lo stringessi un po’ di meno e forse mi lasciassi giocare un po’ con lui potrei apprezzarlo,” provò, Finn, con l’intento di impossessarsi anche - se solo per qualche minuto - del giocattolo.
“No!” esclamò ancora Kurt, scendendo dalla poltrona ed allontanandosi da lui.
“Dai Kurt! Non fare l’egoista!” Finn lo rincorse, afferrando Kurt e poi prendendo un braccio del pupazzo, facendolo scivolare parzialmente dalle mani di Kurt.
“È mio! Vai a giocare con i tuoi giocattoli!” ribadì, ancora.
“Ma io voglio provare questo!” Finn afferrò l’intero corpo dello schiaccianoci, tirandolo a sé.
“No! No! Smettila Finn!” esclamò il più piccolo, sempre più arrabbiato.
Entrambi tirarono verso di sé, finché uno strappo non interruppe il loro litigio.
Nel silenzio che si era creato tra di loro dopo le urla, le persone se ne stavano andando; la serata era giunta al termine e Kurt sentì il suo sgretolarsi sotto i suoi piedi. Il suo nuovo giocattolo, il suo nuovo bel giocattolo era rotto in maniera irreparabile, sarebbe stato impossibile ricucirlo.
Il piccolo Kurt sentì i suoi occhi cominciare a riempirsi di lacrime e cominciò a piangere, cadendo con le ginocchia per terra e stringendo a sé la testa dello schiaccianoci ormai rotto.
Drossel, da lontano, aveva visto la scena e si avvicinò ai due fratelli; Finn aveva ancora in mano il corpo del giocattolo e lo teneva con terrore, accortosi di aver fatto un grande torto al fratello minore. Non aveva nemmeno le parole adatte per scusarsi, Kurt stava piangendo troppo e lui non sapeva come comportarsi con le persone che piangevano.
Si chinò su di lui, allungando una mano per toccargli una spalla.

“Scusami Kurt, non volevo,” provò, cercando di scusarsi.
“No… no! Vai via! Via!” rispose Kurt, arrabbiato ed intristito, continuando a piangere e stringendo la testa del giocattolo. “Era… il mio giocattolo!”
Drossel si avvicinò a Kurt da dietro, mettendogli le mani sulle spalle e costringendolo a voltarsi.
“Possiamo ripararlo, sai?” disse, con un bel sorriso dipinto sul volto, “Ti ricordo che io sono un mago,” aggiunse, facendogli l’occhiolino.
Kurt tirò su col naso e si asciugò le lacrime col dorso di una mano.
“Davvero?”
“Davvero Davvero,” assicurò, Drossel che prese entrambi i pezzi del pupazzo dalle mani dei due bambini.
“Adesso farò una magia di Natale, state a vedere!” esclamò, entusiasta. Drossel mosse un po’ le mani e quasi per incanto – almeno gli occhi dei bambini, - riparò lo schiaccianoci, affascinandoli e rendendoli partecipi di quel momento che era diventato un altro spettacolo esclusivo per i loro occhi. Drossel era un vero e proprio incantatore.
“Grazie,” sussurrò Kurt, con le guance ancora arrossate dal pianto ma anche dall’emozione ed un sorriso dolce sulle labbra. Anche Finn lo ringraziò, ma dopo quello filò via immediatamente, prima che il fratello minore potesse fare qualche osservazione. Per altro era ora di dormire, ed infatti Kurt vide suo padre apparire nella stanza assieme alla madre, pronti a portarlo a letto ed a salutare Drossel.
Il mago fece un occhiolino a Kurt prima di scomparire oltre la porta d’ingresso. Il bambino rimase semplicemente impressionato e continuò a tenere stretto a sé lo schiaccianoci.

“Ti piace tanto questo regalo Kurt?” chiese Burt, mentre rimboccava le sue coperte.
Il bambino annuì con un sorrisone.
“È tanto bello papà!” esclamò, entusiasta, accoccolandosi assieme al giocattolo.
“Gli vuoi dare un nome?”
Il bambino fissò lo schiaccianoci ed emise un mugolio quasi impercettibile, spalancando gli occhioni.
“Non lo so!” sbuffò, pensieroso.
“Tranquillo piccolo, ci penserai domani… adesso è l’ora di dormire,” il padre gli diede un bacio sulla fronte e gli aggiustò ben bene le coperte.
“Buonanotte piccolo.”
“Buonanotte papà,” rispose, stringendo a sé il pupazzo ed immergendosi nel buio e nel sonno.
Tutta la serata sfrecciò veloce nella sua mente prima di addormentarsi e con lo schiaccianoci al proprio fianco sembrava la vigilia di Natale più bella della sua vita.

*

Kurt si ritrovò in un grande salone, simile a quello della propria dimora ma differente in alcuni dettagli che non riusciva bene a decifrare. Era un posto sfumato e sembrava non riuscire a mettere a fuoco i lati della stanza.
Davanti a lui, una schiera di topi ed un topo gigante a far loro da guida. Perché erano lì? Cosa volevano? Kurt si sentì piccolissimo in confronto e cominciò a correre alla ricerca di una via di fuga che appariva introvabile. Il salone si allungava ed allungava ancora, ma i topi erano ancora lì, pronti a strappare le decorazioni di Natale dalla stanza ed a mangiare il cibo del banchetto al centro della stessa.
Poi dei rumori. Rumori di passi, passi ordinati come quelli dei soldati. Kurt si voltò e vide una schiera di soldatini di latta di fronte alla schiera di topi; al loro comando, Kurt riconobbe il suo eroe, lo schiaccianoci.
Il giocattolo non era più un semplice giocattolo, era umano. Indossava la stessa identica divisa, con decori dorati sulla stoffa rossa ed un grosso cappello in testa, ma sembrava umano. Non c’erano piegature, non c’erano viti e non era legno la sua carne. Era vivo, lo schiaccianoci era vivo!
Kurt corse in avanti verso il capo dei topi – quello che Kurt definì mentalmente come ‘Re’ – e lo schiaccianoci. Era in pericolo! Il Re dei topi si era avventato su di lui, attaccandolo, ma Kurt si tolse una ciabatta e la lanciò prontamente contro il grande topo, mentre tutti gli altri erano ancora impegnati a combattere contro i soldatini di latta. Il Re dei topi si spostò brutalmente dallo schiaccianoci, ora a terra e dolorante, e scappò via ritirando le sue truppe. Il salotto era salvo e con esso anche lo schiaccianoci.
Kurt non riusciva a capire se quella fosse la verità; era tutto più morbido a partire dai colori, i bordi delle cose erano offuscati ma le sensazioni erano così… reali. Si guardò le mani ed i piedi, più grandi del solito. Poco distante da lui vi era uno specchio dove riuscì a riflettersi; si toccò il volto ed i lineamenti erano un poco più marcati. Era più grande!

“Grazie per avermi salvato,” una voce interruppe i suoi pensieri. Lo schiaccianoci aveva teso una mano verso di lui ed aveva afferrato il suo braccio.
“Oh…” Kurt rimase pietrificato. Il suo giocattolo era vivo e gli stava parlando; aveva grandi occhi ricolmi di dolcezza e sembrava un vero e proprio umano.
“Tra i due l’eroe dovevo essere io, ed invece mi hai salvato tu,” continuò lo schiaccianoci, con un risolino sul volto. Parò una mano verso Kurt che continuò a guardarlo allucinato. Com’era possibile tutto ciò?
“Sono Blaine, lo Schiaccianoci,” esordì, stringendo la mano del giovane Hummel.
“Sono Kurt, Kurt Hummel.”
Lo Schiaccianoci – Blaine – sorrise e s’inchinò lievemente.
“So chi sei. Ti conosco bene, sei tu ad avermi dato vita.”
L’altro non capì le sue parole, inarcò un sopracciglio e si lasciò prendere la mano.
“Io ho il compito di difenderti e farti passare il Natale più bello della tua vita. Se lo vorrai, ci saranno balli, canti, decorazioni e tavole imbandite del cibo di ogni tipo. Se lo vorrai ci sarà musica, oppure silenzio, ci saranno dolci e ci sarà neve. Potresti girare il mondo in una sola notte o allestire una festa, proprio qua, in questo magnifico salone che abbiamo appena imbandito.”
La descrizione di Blaine appariva alle orecchie di Kurt una sorta di favola dove lui era la principessa e quel giovane Schiaccianoci il suo nobile principe.
“Come fai ad essere umano? Ed io come mai sono così grande?” chiese Kurt, cercando di capire e far luce su ciò che stava succedendo.
Blaine sorrise, scostandosi e rivelando la figura di Drossel che era proprio dietro di loro. Il giovane Hummel si voltò, tenendosi una mano sul petto.
“È merito mio,” disse il mago, con un inchino. Kurt non riuscì più a capire se quella fosse una fantasia oppure la realtà. Tutto sembrava reale ma era anche impossibile, un semplice giocattolo non poteva essere un bel principe.
“Siete due principi, per stanotte. Ed io posso farvi fare ciò che desiderate. Posso farvi viaggiare attraverso le stagioni, danzare in questa enorme sala insieme ad altri invitati, organizzarvi un giro del mondo in questa unica notte. Basterà un solo vostro desiderio ed io potrò esprimerlo,” concluse il mago con un breve inchino di fronte ai giovani ragazzi.

Ed è così che Kurt e Blaine si ritrovarono catapultati in una specie di viaggio magico. Dopo le parole dette da Drossel aveva visto una nebbia avvolgerli e la sala si era deformata sotto i propri occhi fino a diventare una massa informe di sostanza gassosa che si ricompose dopo poco sotto forma di foresta.
Kurt rabbrividì, spaventato ma Blaine teneva saldamente la sua mano.
“Dove siamo?” chiese, facendo schizzare gli occhi azzurri da ogni parte.
“Questo è il mondo incantato. Andiamo, abbiamo tante cose da esplorare,” rispose fiducioso lo Schiaccianoci, ormai diventato suo principe. Gli teneva saldamente la mano e Kurt provava una sensazione di conforto, qualcosa di caldo che lo faceva sentire tremendamente a casa.
Per prima cosa, usciti dalla foresta, si ritrovarono in una valle in piena tempesta di neve. Riuscivano a vedere a malapena dove stessero andando e Blaine continuava a stringere saldamente la sua mano. Kurt si sentiva protetto ed al sicuro, il suo Schiaccianoci era con lui.
Lo Schiaccianoci era il suo principe ed era venuto a portarlo in una meravigliosa avventura la notte di Natale.
Poi, altrettanto improvvisamente, la tempesta sparì per dare luogo ad un paesaggio suggestivo. Una barchetta era adagiata sulla riva di un fiume che attraversava un’altra foresta, munita di remi e lanterna ad olio.
“Dove dobbiamo andare?” chiese Kurt, ignorando del tutto la loro meta.
“Alla fine di questo viaggio ci aspetterà un banchetto ed una festa tutta per noi. Una cerimonia,” aggiunse, con un sorriso dolce.
“Una cerimonia? Per chi?” chiese Kurt, senza capire.
“Dobbiamo scoprirlo,” rispose Blaine, prendendo la sua mano e baciandone il dorso elegantemente. L’altro arrossì vistosamente a quel gesto.
“Questo è il tuo viaggio Kurt. È il tuo sogno, è il tuo mondo. È ciò che la tua mente ha costruito e ciò che la tua mente desidera. Sei il Re incontrastato e per una notte puoi fare ciò che desideri, ricevere ciò che desideri. Io sono uno dei tuoi desideri,” Blaine continuò a remare, spostandosi nelle acque limpide del fiume nel quale si rifletteva la luna bianca ma non del tutto nitida agli occhi di Kurt. Era come se non riuscisse a vedere tutto quanto, come se l’atmosfera fosse perennemente ovattata. Stava sognando un mondo immaginario o forse il suo futuro? Questo non riusciva propriamente a capirlo, ma era normale, nei sogni raramente si riusciva a comprendere con chiarezza qualcosa.

Colori che si sovrapponevano, posti sconosciuti, atmosfere sognanti. Kurt pensava di trovarsi in una sorta di paradiso dove il suo principe Schiaccianoci gli teneva la mano.
“Blaine, tu sei reale?” chiese Kurt, mentre camminavano in mezzo ad un campo ricolmo di fiori.
“Se tu lo vuoi, lo sono,” rispose con un sorriso, calmo.
Kurt sorrise e chiuse gli occhi solo per un secondo e li riaprì di colpo, trovandosi in una città profumata, in una città che somigliava tanto… alla Francia.
Il giovane si aggrappò al braccio di Blaine, impressionato. Tutto era pieno di luce e sentiva delle campanelle in lontananza. Era Natale e lui non si era mai sentito tanto felice in vita sua.

“Non sarebbe magnifico se adesso ci ritrovassimo in una sala in cui tutti danzano? Mi piacciono le grandi feste, quelle piene di invitati dove ci si veste eleganti,” la voce di Kurt interruppe il silenzio intorno a loro. Blaine si voltò e sorrise, finché anch’ esso non svanì in una sorta di nuvola.
E come catapultato per l’ennesima volta in un altro mondo, Kurt si ritrovò in una sala gigantesca. Si guardò; aveva belle scarpe ed un bell’abito elegante, bianco. Doveva essere un’altra dimensione di quel sogno, non riusciva a capire come fosse possibile visto che fino a cinque minuti prima era ancora nella foresta.
“Vogliamo ballare?” una voce lo risvegliò dai suoi pensieri, era ovattata e quasi distante.
“Blaine!”
Il ragazzo tese la mano verso di lui con un breve inchino.
“Era un tuo desiderio, ricordi? Lo hai appena espresso ed ecco qua. Adesso dobbiamo danzare,” disse il giovane Schiaccianoci, prendendo la mano dell’altro quando la tese verso di lui.
Il mondo era pieno di luce e colore, la sala sembrava invasa da un’atmosfera calda ed intima. Kurt poteva vedere le decorazioni di Natale appese alle pareti, l’orchestra suonare dal vivo e le persone volteggiare qua e là, quasi come se fossero fatte di vapore, di niente, inconsistenti. Tutto era leggero e magico, proprio come gli ambienti che aveva visto poco prima.

“Sai per chi è questa festa?” chiese Kurt, guardandosi intorno mentre Blaine lo faceva volteggiare. Aveva le mani forti e grandi, riusciva a sentirsi protetto con lui, si fidava.
“Per noi, Kurt. Questa è la nostra festa ma soprattutto è la tua,” precisò, con un sorriso.
“Oh…”
Una giovane ragazza dai capelli biondi si avvicinò a loro, interrompendo la danza dei due e fermandoli.
“Auguri e congratulazioni,” disse la giovane donna, scomparendo poco dopo proprio com’era apparsa. Kurt guardò Blaine interrogativo.
“Congratulazioni?” chiese il giovane Hummel.
“Per noi. Stiamo per sposarci,” rispose lo Schiaccianoci con tono bonario, portando una mano sulla sua guancia. “Non mi vuoi sposare?”
Il cuore di Kurt perse un battito. Si stava per sposare! Lui! E con il suo Principe, con lo Schiaccianoci! Con Blaine!
Cercò di far mente locale. Era tutto inaspettato e non riusciva a focalizzare niente, era come vivere in una sorta di frenetica illusione, ma tutto sommato andava bene, era qualcosa di così magico che Kurt desiderava sperimentare fino in fondo.
“Certo che voglio sposarti… ma non ci siamo mai nemmeno baciati,” osservò timidamente Kurt, con un lieve sorriso dipinto sulle labbra.
Blaine ricambiò il sorriso e si avvicinò ancora di più a lui.
“Beh, a questo possiamo rimediare, non ti pare?”
Lo Schiaccianoci chiuse la distanza tra di loro e premette le proprie labbra su quelle del ragazzo, sembrava tutto impressionantemente intenso e reale, così tanto che Kurt sentì un forte formicolio allo stomaco ed un calore invaderlo da capo a piedi. Una sensazione nuova e fresca, più reale di tutto il resto, più reale della stanza, più reale della voce delle persone, della musica e dei luoghi.

A Kurt sembrò di cadere nel vuoto quando Blaine si staccò dalle sue labbra. Il suolo si fece inconsistente ed il volto del ragazzo era sempre più lontano da lui. Allungò una mano per afferrarlo, ma come fumo, svanì.

*

Un lampo bianco lo riportò indietro e si svegliò di colpo, sussultando sul letto e tirandosi su a sedere di scatto.
Respirava velocemente e cercava con disperazione di capire dove fosse. Accese la luce e si accorse con profonda delusione di essere di nuovo nella propria camera. Sospirò, quasi deluso.
Si guardò le mani e non erano grandi come si aspettava – come desiderava,- era ancora maledettamente bambino.
“Oh…” mugolò, insoddisfatto, “era solo un sogno…”
Kurt si voltò ed al suo fianco vide lo schiaccianoci. Fermo, immobile, soltanto un giocattolo. Lo prese e lo strinse a sé ricordando in modo vivido, quasi reale, il bacio che aveva apparentemente sognato. Sembrava tanto una di quelle favole che gli leggeva qualche volta sua madre prima di farlo dormire.
Si infilò nuovamente sotto le coperte tenendo lo schiaccianoci stretto contro il petto.
“Blaine…” mormorò, piano, lasciandosi scappare un sorriso, “da oggi non sarai solo uno schiaccianoci, sarai il principe Blaine.”

E dopo un sospiro, Kurt chiuse gli occhi immergendosi di nuovo nel mondo dei sogni, sperando di incontrare di nuovo il suo bel principe mentre fuori la neve cadeva soffice e regalava un dolce natale a tutti gli abitanti della città.

Forse un giorno il principe Blaine non sarebbe stato solo uno schiaccianoci, ma un vero e proprio ragazzo come nei suoi sogni più rosei.
   
 
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