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Autore: Shizue Asahi    27/12/2011    2 recensioni
{Accenno Zuko/Mai}
In un angolo della Sala del trono, quello che poteva essere visto meglio dal trono, c’era un vaso di Gigli Panda, un regalo di Aang per la sua incoronazione. Il piccolo monaco aveva blaterato qualcosa riguardo il regalarli al vero amore o cose simili, ma Zuko non gli aveva dato troppo ascolto, occupato a osservarsi riflesso sulla testa lucida del ragazzino.
{Fire family centric}
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Zuko | Coppie: Mai/Zuko
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Vecchi cialtroni

 

Il Signore del Fuoco li osservava tutti con occhio critico,senza un particolare interesse. Azulo, pigramente, si passò una mano sulla lunga barba, saggiandone la superficie perfettamente liscia, mentre spostava gli occhi dal suo secondogenito alla nuora. Era indubbiamente una bella donna, ma non una dominatrice, non una guerriera. Un’ottima moglie e una buona madre, nient’altro, pensò con una nota di rimprovero, anche se, da alcune indiscrezioni, sembrava appartenere a un’eccellente linea di sangue.

Vide con la coda dell’occhio Azula, sua nipote, perfettamente ritta, composta, impeccabile al fianco del padre. Sembrava una bambola di porcellana, una di quelle che sua madre collezionava quando era bambino e che gli mettevano i brividi. La bambina sostenne il suo sguardo con una serietà quasi inappropriata per la sua età. Aveva sempre pensato che ci fosse qualcosa di sbagliato in sua nipote; lo vedeva da come camminava, da come parlava, da come lo guardava quando pensava di non esser vista. Rivedeva in lei un’eccellente dominatrice, una guerriera, ma non una bambina.

Una fiamma al suo fianco si contorse, dibattendosi tra le altre, per poi morire sopraffatta da una più grande, mentre un leggero starnuto rimbombava nella sala del trono facendo trasalire Ozai.

Azulo osservò la mano di suo figlio stringersi con forza sulla stoffa purpurea della veste, in un moto di ira, mentre Ursa si sporgeva impercettibilmente in avanti, quasi volesse porre una difesa tra il marito e il figlio maggiore. Zuko si strinse nelle spalle, storcendo il naso e stroncando sul nascere un secondo starnuto. Si agitò, facendo leggermente dondolare la testa. Le gambe gli formicolavano, costrette in una posizione innaturale e scomoda e non riusciva a impedirsi di strofinarsi le dita le une con le altre, spinto dal nervosismo.

Azulo sollevò un sopracciglio, assorto nella contemplazione di quel bambino, che sembrava fin troppo impacciato e inappropriatamente fuori posto. Zuko abbassò ancora di più lo sguardo, fino a incontrate il cavallo dei pantaloni e a far toccare al mento la pelle del collo, in una posizione che Azulo avrebbe osato definire buffa.

Quasi stentava a credere che Zuko e Azula fossero fratelli, così squisitamente diversi. Se non ne fosse stato assolutamente sicuro, avrebbe detto il contrario, ma un occhio esperto sapeva cogliere quei dettagli insignificanti che di per sé non dicevano niente: il fremito nella mano destra, il buttare sempre in avanti il piede destro, il rivolgere lo sguardo al padre in ogni circostanza per ricevere il suo consenso, il camminare sulla punta dei piedi quando erano scalzi.

Si perse nell’osservare le spalle esili del bambino, coperte dalla corazza, le orecchie leggermente sporgenti, le guance paffute, il labbro tremante, gli occhi velati dalla vergogna. Si riscosse solo quando intravide con la coda dell’occhio la mano di Ursa sfiorare la schiena del figlio, in una discreta carezza.

Sospirò, avvertendo all’improvviso il peso degli anni gravargli sulle spalle.

-Potete andare.- disse alla fine a Ozai, con tono marziale e perentorio, dissimulando uno starnuto e un colpo di tosse. Aveva sempre pensato che in quella sala facesse troppo caldo e l’aria fosse troppo pesante, ma era sempre stato così, l’avevano accettato già molte generazioni prima di lui.

In silenzio Ozai si rimise in piedi, senza un segno di stanchezza o di apprensione e fu imitato velocemente dalla figlia, mentre Ursa aiutava Zuko ad alzarsi. Il bambino barcollò leggermente, riacquistando la sensibilità alle gambe e costrinse Azulo a reprimere un sorriso.

Zuko e la madre si affrettarono a raggiungere il padre e la sorella e, mentre la osservava camminare sicura e spedita al fianco di Ozai, si vergognò delle sue gambe gracili e delle sue spalle esili. Prima di lasciare la Sala del Trono lanciò una timida occhiata a suo nonno, che già non si curava più di loro, perso in chissà quali pensieri. Zuko ebbe la spiacevole sensazione si essere fuori posto, ancora, ed ebbe quasi l’impressione di vedere seduta sul trono Azula al posto di quel vecchietto rinsecchito e stanco. Azula sarebbe potuta essere un’eccellente Signore del Fuoco, gli ripeteva suo padre, quando sbagliava un esercizio del dominio, che, invece, lei riusciva a fare alla perfezione.

 

 

Strinse i braccioli del trono, godendo del tepore emanato dalle fiamme che lo circondavano. Non faceva più troppo caldo e l’aria non era più pesante e gravida di preoccupazioni. Le fiamme erano quasi del tutto spente e, in fin dei conti, era meglio così. In un angolo della Sala del trono, quello che poteva essere visto meglio dal trono, c’era un vaso di Gigli Panda, un regalo di Aang per la sua incoronazione. Il piccolo monaco aveva blaterato qualcosa riguardo il regalarli al vero amore o cose simili, ma Zuko non gli aveva dato troppo ascolto, occupato a osservarsi riflesso sulla testa lucida del ragazzino. Per il resto la sala era ornata dai vecchi arazzi e gli stendardi con il simbolo della Nazione del Fuoco, gli stessi che lo inquietavano quando era bambino. Aveva pensato di farli togliere, ma non ce ne era un reale bisogno, così aveva procrastinato il progetto in vista di impegni più importanti.

Abbandonò il capo contro lo schienale del trono e sorrise immaginando suo nonno fare lo stesso, dopo l’ennesima udienza richiesta da suo padre. In fin dei conti era uomo bizzarro, pensò sfiorando una piccola incisione che andava a intaccare la superficie perfetta del bracciolo. Vi erano riportate due parole scritte con una grafia piccola e disordinata: “vecchi cialtroni”.

 Zuko non sapeva se fosse stato Azulo a inciderle, ma gli piaceva pensare che fosse così e quando rimaneva solo nella sala del trono, lontano dai ministri, i cortigiani e gli strateghi, si divertiva a immaginarlo, ancora ragazzo, mentre scriveva sul trono, in barba al codice e alle regole.

Perso nei suoi pensieri trasalì quando avvertì una mano posarsi decisa sulla sua spalla.

-Che stai facendo?- gli chiese una voce familiare.

-Niente.- rispose evasivo, arrossendo, mentre Mai lo osservava seria. Aveva i capelli stretti in una bassa crocchie e tra di essi si intravedevano i petali candidi di un Giglio Panda.

 

Nota Autore:

Questa, signori miei, avrebbe dovuto essere una bella lemon Toko per il p0rn fest, ma alla fine ha deciso di prendere un’altra strada e io non ho potuto che lasciarla fare, impotente.

Devo dire che, nonostante tutto, ne sono molto soddisfatta. Mi piace e sono contenta di essere finalmente tornata a scrivere in questo fandom.

Azulo forse risulterà un po’ OOC, però mi piaceva l’idea di vederlo sotto una chiave un po’ più umana.

Bene, detto questo mi ritiro e auguro a tutti voi un felice Natale, un po’ in ritardo, e un buon anno nuovo. Alla prossima :)

Se trovate eventuali errori, vi sarei immensamente grata se me li segnalaste. Ho riletto più volte la fic, ma sono sicura che qualche maledetto mi è sfuggito! D:

   
 
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