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Autore: stranger_echelon    27/12/2011    0 recensioni
E' la prima one-shot che pubblico, tecnicamente non ho mai pubblicato nemmeno una ff, lol. Volevo solo dire che i dialoghi da -''Dillo.''- a -''Io non lo posso dire.''- sono 'presi' dal libro 'Nessuno si salva da solo.' di Margaret Mazzantini :3
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era quasi mezzanotte, Ally era ancora lì, nonostante Jared e Tomo fossero già usciti. Era rimasta lì solo perché voleva parlare con Shannon, da soli, come facevano un tempo. Lo aspettò davanti le scale di casa con la giacca in mano, lui scese, era bellissimo. Era imbarazzante stare così vicini dopo tutto quello che era successo, era imbarazzante per tutti e due. –‘’Stai andando?’’- disse Shannon imbarazzato grattandosi la nuca. –‘’Dillo.’’- Ally puntò le sue biglie verdi nelle sue color ambra, era seria. –‘’Cosa?’’- sembrava non capire, o forse non capiva davvero. –‘’Che non mi ami più. Dillo ora che siamo in pace, così me lo farò scendere più velocemente.’’- non distaccò nemmeno per un secondo i suoi occhi da quelli di Shannon, respirò a fondo il profumo della legna che bruciava dentro il camino, cercò di calmarsi. –‘’Non ti amo più, Ally.’’- sorrisero e annuirono insieme, poi lei si voltò verso il camino. Lasciò che gli occhi si riempissero di tutto, come quelli dei bambini. Quelle parole le facevano male, lo stesso male che aveva provato qualche mese prima, quando si erano lasciati, quando avevano deciso di mandare tutto a puttane. Le scese una lacrima, lui si sentì in colpa. Lui l’amava, come amava il sesso. –‘’Dillo anche tu.’’- Shannon ruppe il silenzio che si era creato, imbarazzante per lui, inesistente per lei. –‘’Io non lo posso dire.’’- alzò gli occhi al cielo. Non poteva davvero dirlo, aveva messo Shannon al primo posto quando stavano insieme, aveva lasciato perdere la sua normale vita da 17enne, per stare accanto a lui. Lei non era come lui. Non sapeva mentire davanti a quegli occhi e a quelle labbra che un tempo avevano inghiottito il paradiso. –‘’E’ tardi, devo andare.’’- indossò la giacca e si diresse verso la porta, non vedeva l’ora di uscire, di andarsene da lì, da lui. Fuori c’era la bufera totale, era arrabbiata delusa, conoscendola avrebbe fatto qualche cazzata e Shannon non poteva permetterlo. –‘’Al…’’- la fermò prendendole il polso. Lei asciugò le lacrime che ormai le avevano rigato il viso, e si voltò a guardarlo, forse per l’ultima volta. –‘’Cosa c’è?’’- non voleva essere così scorbutica, ma le veniva naturale in quella situazione. –‘’Rimani qui questa notte. C’è una bufera fuori.’’- da scema si illuse, non sarebbe successo niente, era inutile pensarci. –‘’No, voglio tornare a casa.’’- Non era vero. Voleva rimanere lì con lui, capitan ovvio. –‘’Domani.’’- insisti lui. –‘’Perché?’’- era sempre stata cocciuta. –‘’Non fare la bambina. Deve esserci qualche tuo vestito nella tua vecchia camera, mettilo e vai a letto.’’- le ordinò, facendola innervosire. Chiuse la porta, c’era davvero una bufera fuori, il fuoco era mezzo spento. Senza dire niente si diresse in camera, fermandosi sulla cima delle scale. –‘’Non devo fare la bambina, ma tu mi ci tratti.’’- dopo si sentì sbattere la porta. Shannon sbuffò. Nel frattempo Ally si lasciò scappare qualche bestemmia dentro la stanza, Shannon odiava quando lo faceva, fortunatamente non poteva sentirla. Iniziò a cercare qualcosa da mettere, trovò la felpa che Shannon le aveva prestato in una di quelle notti d’inverno, quando dormivano abbracciati nel letto di lei, che poi apparteneva a Tomo, lei se ne era solo impossessata. Prese quella felpa, ispirò tutto il profumo, quello di Shannon. La indossò sperando di poterci entrare completamente, senza lasciare spazio ad altre 3 persone, ma niente, le stava larga, grande ed era lunga. Si mise sotto le coperte e iniziò a piangere respirando il cuscino, il profumo di Tomo, quanto le era mancato. Sentì improvvisamente aprire la porta, si asciugò velocemente le lacrime, strofinandosi gli occhi che ormai erano arrossati e gonfi. –‘’Posso rimanere qui?’’- le chiese Shannon. Improvvisamente le passarono davanti tutte quelle cose che avevano fatto, detto, o semplicemente passato. –‘’Vieni.’’- menomale, non era stata scorbutica. Erano seduti nello stesso letto, vicini, rossi in viso ma felici di essere di nuovo insieme. –‘’Hai messo la mia felpa.’’- disse lui sorridendo tirandole un po’ la felpa. –‘’Già.’’- disse lei con voce singhiozzante mentre ricambiava il sorriso. Stava ancora asciugando le lacrime. –‘’Non piangere.’’- le disse lui. Come se fosse facile per lei che lo aveva amato e lo stava amando nel miglior modo che conosceva, che poteva. –‘’Hai sempre detto che bisogna sfogarsi quando si sta male.’’- Era vero, lui glielo diceva sempre. ‘’Non se vuol dire fare stare male gli altri’’, pensò Shannon. Ma no, non le disse questa parole, l’avrebbe fatta stare più male. –‘’Allora sfogati.’’- si limitò a dire lui. –‘’No. Non con te.’’- ricominciamo, era di nuovo scorbutica. –‘’Perché? Cosa sono io?’’- gli mancava sentire i suoi problemi. –‘’Sei tutto.’’- disse lei guardandolo finalmente negli occhi, ora erano faccia a faccia. Lui si avvicinò al suo viso, non sapeva se farlo o no, avrebbe fatto una cazzata? Ne aveva fatte tante con lei. ‘’Non capiterà mai più’’ pensò. Si avvicinò sempre di più, sempre lentamente. Lei si mise ferma, lo aspettava. Si ritrovarono con le labbra unite, mentre i loro corpi vibravano, insieme. Si mise sopra di lei, buttandole tutto il suo peso addosso, quel bacio sembrava non finire mai. Fece scendere le sue mani fino alla sua vite, dopo le alzò la felpa lasciandola mezza nuda, lei fece la stessa cosa. –‘’Mi sei mancata, e ti amo.’’- iniziò a sussurrarle più volte all’orecchio, mentre lei continuava a vibrare. Iniziò a baciarla dal mento al ventre, togliendole i pantaloni, dopo li tolse anche lui. La prese per la nuca costringendola ad alzarsi, le stampò un bacio violento sulle labbra e le slacciò il reggiseno. Pochi secondi dopo si ritrovò dentro di lei, che invece gli graffiava la schiena e stringeva le sue gambe piccole contro il bacino di lui. –‘’Ti amo.’’- continuavano a dirsi entrambi vibrando a vicenda. L’amore: unione di due corpi che si amano, due corpi che vogliono vibrare insieme e avere lo stesso battito cardiaco. Lui si lasciò andare accanto a lei abbracciandole il corpo nudo. Lei si appoggiò sul petto, con un sorriso a 38464 denti sulla faccia. –‘’Abbiamo rifatto l’amore, io e te.’’- disse lui. ‘L’amore’. Non lo aveva mai chiamato così, era sempre stato ‘il sesso’ per lui. –‘’Perché lo hai chiamato ‘amore’ e non ‘sesso’?’’- gli chiese. Ma cosa le fregava? Erano insieme, niente doveva essere più importante. –‘’Perché con te non è mai stato ‘sesso’.’’- rispose lui baciandola. Si addormentarono così, abbracciati, attaccati e nudi sotto le coperte. E quello che sarebbe successo domani, o dopodomani, o fra qualche ora non era importante perché entrambi sapevano che bisognava solo respirare piano per far scorrere lentamente il tempo.
  
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