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Autore: EarthquakeMG    27/12/2011    3 recensioni
C’era un’aria diversa, a Nerima, quella sera. Il cielo era più blu del solito ed era pieno di stelle. Casa Tendo sembrava così pacifica che chiunque fosse passato di lì, in quel momento, l’avrebbe scambiata per la casa di qualcun altro. Le carpe nuotavano tranquille nel laghetto e le lucciole giravano loro attorno. Un’aura di tranquillità avvolgeva quella casa, un’aura che poche volte i Tendo –subito dopo l’arrivo dei Saotome- avevano visto.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui! "Ancora?" voi direte, beh sì. Sto rivedendo l'Anime di Ranma 1/2 ed è per questo che sono molto ispirata, devo ammettere che ciò che mi ispira di più sono quelle piccole chicche di dolcezza che i ragazzi si scambiano. E' decisamente OOC ed è anche banale ma è stata scritta di getto.
MG.

I personaggi, ovviamente, non mi appartengono ma sono stati creati da Rumiko Takahashi.


Our shooting star


C’era un’aria diversa a Nerima quella sera. Il cielo era più blu del solito ed era pieno di stelle. Casa Tendo sembrava così pacifica che chiunque fosse passato di lì in quel momento l’avrebbe scambiata per la casa di qualcun altro. Le carpe nuotavano tranquille nel laghetto e le lucciole giravano loro attorno. Un’aura di tranquillità avvolgeva quella casa, un’aura che poche volte i Tendo –subito dopo l’arrivo dei Saotome- avevano visto. Genma Saotome e Soun Tendo non stavano giocando, come facevano di solito; Kasumi Tendo non era impegnata a pulire o a cucinare qualche cibo sfizioso; Nabiki Tendo non stava contando i suoi soldi o escogitando un piano per farne degli altri.; Ranma Saotome ed Akane Tendo non stavano litigando, come facevano ogni giorno ormai.
Stavano dormendo tutti o almeno così sembrava, infatti due di loro erano ancora svegli e stavano osservando lo stesso panorama.
Ranma era sdraiato sul tetto e stava osservando il cielo. Non riusciva a dormire e star chiuso nel suo futon era diventando per lui straziante, aveva provato a dormire più e più volte ma alla fine aveva rinunciato ed aveva deciso di affrontare il freddo e di godersi quella strana atmosfera notturna. Amava guardare le stelle, soprattutto quando non c’era nessuna delle sue presunte fidanzate a tormentarlo e a tentare di rifilargli qualche strano intruglio magico.
Akane invece era seduta sulla sua scrivania con la testa poggiata sulle braccia e lo sguardo rivolto al cielo. Neanche lei, come Ranma, era riuscita a dormire ed aveva deciso di lasciar dormire tranquillo il suo piccolo P-Chan e di accostarsi alla finestra per godere di quel pacifico clima. Le piaceva quell’atmosfera, in fondo lei era una ragazza che amava la pace e non dover essere disturbata da tutto quel trambusto causato da Ranma e dalle sue fidanzate era per lei un privilegio al quale non avrebbe mai e poi mai rinunciato.
Un rumore però attirò l’attenzione di entrambi, un rumore proveniente dal tetto. Un piccolo rumore continuo, come quando un topino è alla ricerca di cibo e raschia le pareti.
Akane uscì fuori dalla sua finestra cercando di essere il più silenziosa possibile, Ranma si sporse forse un po’ troppo –rischiando di perdere l’equilibrio- e volse lo sguardo verso il basso. I due ragazzi, notandosi, rimasero sorpresi. Nessuno dei due immaginava che l’altro fosse ancora sveglio. Si osservarono per pochi minuti e poi, arrossendo, cercarono di far finta di niente.
“Ranma?”
“Akane?”
Entrambi fecero la stessa domanda e nessuno dei due riuscì a rispondere all’altro. Non c’era un vero e proprio motivo per il quale erano lì svegli eccetto il rumore appena sentito e nessuno dei due aveva voglia di dilungarsi in lunghi monologhi riguardanti la propria insonnia.
“Hai sentito quel rumore?” le chiese lui tentando di far conversazione.
Lei annuì. “Hai capito cosa c’è?” gli chiese.
Lui scosse la testa. Lei cercò di arrampicarsi sul tetto, a fatica. Si era allenata poco in quei giorni e, doveva ammettere, che arrampicarsi non era proprio il suo forte, di solito era Ranma che la portava sugli alberi quando tentava di salvarle la vita. Anche lui sapeva della sua debolezza e così preso da chissà quale atto di gentilezza le porse la mano e, distogliendo lo sguardo da lei, la aiutò a salire sul tetto. Si fece forza con le gambe ed in pochi secondi gli fu accanto, si voltò a guardarlo per ringraziarlo ma lui era già andato avanti per evitare quel contatto imbarazzante.
Lei lo seguì, superandolo facilmente, e si inginocchiò verso quella che sembrava la fonte di quello strano rumore che durante il loro piccolo scambio di parole e gesti non era cessato.
“Ranma! Ranma! Vieni a vedere!” gli disse Akane senza voltarsi, facendolo preoccupare.
Lui infatti  preoccupato le si avvicinò.
“Cosa succ-..”
Non riuscì a finire la frase perché vide davanti a sé una delle immagini più belle e dolci che avesse mai visto. Akane teneva tra le braccia un piccolo coniglietto bianco che muovendo il musetto le leccava il viso. Lei si voltò e gli fece cenno di avvicinarsi. Lui, un po’ titubante all’inizio, le obbedì. Lei gli avvicinò il coniglietto e lui esitando per un momento si mise ad accarezzarlo lentamente per paura di fargli del male. Si rese conto che quel coniglietto non disdegnava le sue coccole e che anzi ne chiedeva ancora. Sorrise.
“Gli piaci!” disse Akane sorridendogli.
“Ma penso gli piaccia più tu!” le disse lui senza però guardarla.
“E’ un maschietto, penso sia normale!” gli disse lei. “Mi preoccuperei se fosse il contrario!” continuò sarcastica.
Lui la osservò ed in quel momento si rese conto di quanto fosse bella quella sera. Forse era quella strana aria notturna o forse era lui che aveva la vista offuscata dal sonno ma in quel momento davanti a sé non vedeva il maschiaccio privo di sex appeal e con la vita larga di sempre ma una ragazza normale e carina. Eppure lei non era affatto normale, lui lo sapeva benissimo, lei era Akane..la sua Akane.
“Perché mi fissi?” chiese lei curiosa, osservandolo.
Lui sobbalzò ridestandosi dai suoi pensieri ed arrossì cercando di eliminare quei pensieri fin troppo carini per uno come lui. Non gli piaceva condividere i pensieri che faceva su di lei, non lo faceva quasi mai, l’imbarazzo aveva sempre avuto la meglio su di lui.
“S-scusa..i-io..” tentò di farfugliare qualcosa ma non ne uscì nulla.
Si grattò furiosamente la testa tentando di trovare una plausibile scusa per quel suo strano comportamento. Era a disagio e sapeva benissimo che Akane se ne era accorta.
“Non ti stavo sgridando!” gli disse sorprendendolo. “..Ero solo curiosa!” continuò. “..Ma se non me lo vuoi dire..” continuò ancora rivolgendo le sue attenzioni sul coniglietto.
Era molto più calma del solito. In un’altra occasione probabilmente l’avrebbe già picchiato e lanciato giù verso il laghetto. Quella sera invece era tranquilla, sembrava non voler litigare con lui. Lui le fu grato per questo, non aveva voglia di litigare, per una volta voleva che tutto andasse per il meglio. Deglutì, deciso a dare una svolta a quella serata, e chiudendo gli occhi tentò di mettere insieme qualche parola carina che avrebbe potuto far sorridere ancora Akane. Non l’avrebbe mai ammesso ma amava vederla sorridere.
“A-A-Akane..” sussurrò torturandosi le mani.
“S-sì?” chiese lei voltandosi verso di lui.
Era curiosa, non riusciva a capirlo, quella sera era più strano del solito. Non era acido né sarcastico e non l’aveva ancora insultata. Doveva ammettere di essere felice di questo ma, da un lato, quel suo atteggiamento le faceva paura. Non conosceva quel lato di Ranma o, almeno, lo conosceva davvero poco e non riusciva a prevedere i suoi comportamenti.
Lui alzò lo sguardo, volgendolo verso di lei, e le si avvicinò; dopo qualche attimo di esitazione parlo.
“Stasera..Sei più carina del solito!” le disse tutto d’un fiato.
Si maledisse mentalmente, sembrava uno stupido, ma ormai non poteva più tirarsi indietro.
Lei sobbalzò arrossendo e fu colta impreparata. Boccheggiò per qualche minuto per poi sorridergli ed abbassare lo sguardo nel più pieno imbarazzo. Avrebbe voluto ringraziarlo come spesso riusciva a fare ma l’eccessiva vicinanza le mandò in tilt i sensi e tutto ciò che riuscì a fare fu rimanere in silenzio.
Lui, dal suo canto, non riuscì a capire se il silenzio della propria fidanzata fosse dovuto al piacere o al fastidio e per questo motivo –nonostante avesse gioito grazie al sorriso di lei- rimase anche lui in silenzio ad aspettare che qualcosa –o meglio qualcuno- muovesse nuovamente la situazione.
Il silenzio calò tra loro. Gli unici rumori presenti erano lo stridio delle cicale, il rumore delle onde creato dalle carpe ed il rumore creato dal coniglietto. La situazione sembrava bloccata, come a loro succedeva spesso, e nessuno dei due era intenzionato a parlare né a scappare. Avrebbero dovuto dare delle spiegazioni in entrambi i casi ed in quel momento non riuscivano neanche a guardarsi negli occhi. L’imbarazzo li aveva colti alla sprovvista, ancora una volta.
Questa volta però qualcosa cambiò la situazione. Il coniglietto saltò via dalle braccia di Akane e si poggiò sulle gambe di Ranma, entrambi ne rimasero spiazzati ma sorrisero. Ranma lo prese tra le braccia e gli si avvicinò.
“Cosa c’è piccoletto? Akane non ti piace più?” gli chiese. “Ti ha forse stritolato con le sue manone?” continuò.
Si pentì immediatamente di quello che aveva detto e rimase immobile, con lo sguardo basso, aspettandosi una sfuriata dalla propria fidanzata ma quella sfuriata non arrivò.
“Ranma!” gli disse lei dandogli un colpo sul braccio, non con la forza che lui si aspettava.
Alzò lo sguardo e ciò che vide lo sorprese, Akane stava sorridendo e non era affatto arrabbiata con lui. Il coniglietto si posiziono bene sulle sue gambe, graffiandogliele, lui in risposta gli diede un piccolo colpetto sulla testolina. Il coniglietto lo guardò contrariato per poi accucciarsi nuovamente.
Akane diede a Ranma un altro colpo al braccio.
“Non far male al mio coniglietto!” gli disse sorridendo. “..Non essere cattivo.” continuò.
Si avvicinò a lui con l’intento di riprendersi il coniglietto ma il suo piano fallì miseramente. Inciampò su di una tegola e perse l’equilibrio, gemette colta di sorpresa e attese quel contatto con il freddo mattone che però non arrivò. Si rese conto, infatti, di essere poggiata su qualcosa di caldo e morbido, lo osservò bene: era la casacca rossa di Ranma. Alzò gli occhi e se lo ritrovò vicino, aveva preso il coniglietto con un braccio e con l’altro aveva tentato di proteggere lei e –come sempre- c’era riuscito.
“Non hai lasciato il coniglietto..” disse sorpresa.
In realtà però la sua sorpresa era un’altra: l’aveva protetta – lui lo faceva sempre- ma questa volta non l’aveva insultata ed era rimasto in silenzio ad aspettare che lei si ridestasse dall’effetto sorpresa.
Si mise a sedere, liberandolo dal suo peso, e prese il coniglietto tra le sue braccia. Lo vide spaventato e lo coccolò per qualche minuto, tentando di calmarlo.
“Non farei mai del male a qualcosa di tuo..” le rispose lui mettendosi a sua volta a sedere.
Lei sobbalzò ancora una volta quella sera e si voltò verso di lui. Quasi non riconosceva la persona che aveva davanti, stentava a credere che quello fosse il Ranma che la insultava ogni giorno e che la provocava ogni volta che ne aveva l’occasione. Quel Ranma era diverso, era gentile e premuroso e –doveva ammettere- che sembrava anche più carino. Lo aveva sempre trovato un bel ragazzo –come le sue sorelle d’altronde- ma quella sera in lui c’era qualcosa di diverso. I suoi occhi erano di un blu profondo e splendente che le ricordavano lo stesso cielo di quella sera, era proprio quello il motivo per il quale non riusciva a reggere il suo sguardo senza arrossire.
Sorrise rivolgendo lo sguardo al cielo, vide qualcosa di diverso in quella distesa scura che aveva osservato precedentemente, c’era una luce che si avvicinava a lei ed era sempre più luminosa. Si rese conto, in pochi attimi, che quella era una stella cadente. Espresse un desiderio, cogliendo al volo quell’occasione, e chiuse gli occhi. Incrociò le dita.
Qualcosa la distrasse dai suoi pensieri, uno strano calore invase dapprima le sue spalle e poi tutto il suo petto, sentì il coniglietto muoversi contrariato e qualcosa –o meglio qualcuno- avvicinarsi di più a lei. Voltò la testa di lato e vide Ranma accanto a lei, la sua mano sulle sue spalle e la sua testa sulla sua. Arrossì imbarazzata ma sorrise notando l’estremo imbarazzo del proprio fidanzato che pur di non guardarla stava osservando ogni punto a lui visibile. Chiuse gli occhi ed accarezzò il coniglietto. I suoi pensieri andarono a quella stella passata pochi attimi prima, la ringraziò mentalmente per aver esaudito il suo unico desiderio.
Vorrei che Ranma dimostrasse di volermi bene..
Era un desiderio ricorrente, un desiderio che esprimeva ogni volta che ne aveva l’occasione, un desidero che–in fondo si avverava ogni volta e al quale lei non era disposta a rinunciare.
Sia Ranma che Akane si ritrovarono a sorridere ringraziando quella strana atmosfera e a sperare che quel momento potesse durare il più a lungo possibile. Una strana serata si era trasformata in una buona occasione per stare insieme e ne erano felici. Nessuno c’avrebbe mai creduto, Ranma e Akane vicini e senza litigare? Eppure era vero ma la colpa beh..era delle stelle.
   
 
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