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Autore: serenity 92    27/12/2011    1 recensioni
Questa Fan Fiction racchiude all'interno vari episodi di Lara Croft, l'eroina di Tomb Raider.
Cosa abbia spinto Lara ad intraprendere le più svariate avventure, sprazzi della sua vita da bambina, adolescente e adulta; alcuni particolari episodi della saga che mi sono rimasti nel cuore.
Il suo lungo percorso raccontato tramite lei stessa.
"Non serve a niente essere armati fino al midollo osseo se poi il nostro quoziente intellettivo è pari a quello di un topo di fogna; c'è chi nasce per destreggiarsi in certe situazioni e chi purtroppo ci perde la vita a causa della propria assurda convinzione."
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Around the world
Part. 2

 

L’organizzazione dell’Archeology Interprise era notevole, un loro elicotterò ci trasportò nel cuore della foresta amazzonica, nel verde incontaminato, nel luogo in cui la natura si ribella all’uomo.
Mio padre, durante il viaggio, esaminò con cura alcune vecchie mappe,antichi manoscritti riguardo al Dio Camazotz.
Uno di questi attirò la mia attenzione, era tra quelli più rovinati, riportava una serie di simboli sui lati, che nascondesse un messaggio?
Attraverso il quaderno degli studi di mio padre iniziai a decifrare quei simboli, ma il lavoro era più difficile di quanto pensassi …
Dopo all’incirca un’ora, mentre ancora sorvolavamo alla ricerca di un posto su cui atterrare, ero riuscita a decifrare alcune frasi dell’antico scritto.
<< Lara hai trovato qualcosa? >> mi chiese, ad un certo punto, mio padre,
<< Papà qui vi è un messaggio in scrittura simbolica, proprio sotto la leggenda su Camazotz: “Il Camazotz è un vampiro dellamitologia maya,più precisamente, una divinità dalle sembianze di pipistrello umanoide dei Quiche del Guatemala. La sua iconografia principale è un pipistrello con un coltello sacrificale nella mano destra e la vittima in quella sinistra. Il suo nome compare ovunque nella mitologia dell’America latina. La leggenda narra che sia stata la sua sete di sangue a causare il declino della civiltà Maya; quanto più il suo culto si diffondeva, tanto più erano richiesti sacrifici umani e i suoi vampiri si nutrivano della popolazione. Tant’è che infine non rimasero più abbastanza persone per nutrire tutte quelle bestie e soddisfare la sete di sangue di quella terrificante divinità. Gli ultimi superstiti decisero, per evitare che la sciagura si abbattesse su altri popoli, di nascondere il fulcro vitale del Dio: l’ampolla contenente il suo sangue.
Resta tutt’oggi ignoto, dove questa si trovi ma, possiamo affermare con assoluta certezza che il ritrovamento dell’oggetto sacro scatenerà la forza oscura del Camazotz. Non è possibile stimare la quantità di danni che potrebbe causare uno scorretto utilizzo del reperto. >>,
<< Lara questa è una trascrizione di sicuro tardiva rispetto alla civiltà maya >> mi disse mio padre con aria comprensiva,
<< Guarda che non hai scoperto il fuoco! Lo so anche io che è tardiva ma, guarda bene, qualcuno ha trascritto un messaggio simbolico e sono riuscita a tradurlo >>,
<< Dimmi … >> mi rispose sorpreso della mia laboriosità.
<< Colui che nel mezzo dì sete avrà,
su tenebre e luce veglierà;
nascendo morirà,
la speranza della civiltà. >>
 
Ci scambiammo uno sguardo preoccupato, anche lui aveva capito la portata del problema, non potevamo permettere che mercenari del calibro di Fenrir Hell ne entrassero in possesso. Dovevamo agire al più presto, affrontare questa avventura contando solo sulle nostre conoscenze.
L’elicottero, finalmente, si posò al suolo e lo staff scaricò il bagaglio, naturalmente viaggiavamo leggeri, il luogo era ricco di insidie e niente doveva crearci ostacoli.
La natura selvaggia e incontaminata si estendeva davanti ai miei occhi, il cinguettio degli uccelli equatoriali, il fruscio delle piante ci circondava; era uno spettacolo emozionante, una realtà lontana da quella cui ero abituata, una sorta di mondo parallelo di cui conoscevo così poco.
<< Quante sedicenni hanno l’occasione di vivere avventure come le tue Lara? >> mi chiese ironicamente mio padre,
<< La domanda giusta sarebbe: quante sedicenni avrebbero il coraggio di addentrarsi in luoghi così inospitali e al contempo magnifici? >>,
<< Hai lo spirito dell’avventuriera dentro figliola >>,
<< Da qualcuno avrò ben preso, non ti pare? >> dissi indossando lo zaino pieno di provviste.
Indossavo una canotta bianca e un paio di pantaloni con stampa militare, un abbigliamento sicuramente poco femminile ma adatto a sopravvivere nella foresta rigogliosa, i capelli erano legati in due trecce così da non ostacolare la vista.
Pochi minuti dopo eravamo già in viaggio, alla ricerca dell’antico tempio di culto dei seguaci del Camazotz, a costo di sembrare la saputella di turno chiarii la mia opinione:
<< Papà secondo me non dovremmo concentrarci sull’antico tempio,oserei dire che sarebbe scontato se l’ampolla si trovasse là … >>,
<< E dove credi che potrebbe essere? >> disse lui fermandosi per ascoltarmi,
<< Le leggende dei maya parlano dello Xibalba “luogo della paura”, governato dagli spiriti della malattia e della morte >>,
<< Il tempio forse ci indirizzerà sulla giusta strada >>,
<< Forse hai ragione saputella >> mi rispose riprendendo a fare strada.
Dopo due ore di camminata intensa, numerose insidie come: serpenti, insetti velenosi, spine e sabbie mobili giungemmo presso la riva di un fiume.
Lì, su un molo improvvisato con due assi di legno, trovammo una piccola barchetta a remi; vi era lo spazio per una persona, al massimo due se una di queste era magra …
Dovevamo risalire il fiume per 500 metri secondo lui, per cui prendemmo armi e bagagli e ci issammo a bordo. Le acque torpide nascondevano chissà quali pericolose creature: coccodrilli e piragna in quel luogo erano più che comuni.
Eravamo immersi in un sovraumano silenzio come se, in quel luogo, il tempo si fosse fermato …
Tutto era immobile, un precario equilibrio tra natura e potere e temevo che la nostra incursione potesse minare quella fragile armonia.
Le ultime parole famose?
Quando ormai ci accingevamo ad attraccare la barca all’altra riva, un tonfo sordo si manifestò sotto i nostri piedi, la barca iniziò ad imbarcare acqua e la testa di un alligatore emerse dalle acque. Se restavamo lì eravamo spacciati, pensai a come poterne uscire mentre mio padre tentava di tenere a bada l’animale con il remo. Estrassi il coltello dal fodero e mi sbilanciai fuori dall’imbarcazione agguantando due liane resistenti, le divisi grazie all’aiuto del coltello e ne passai una a mio padre. Con un balzo lasciammo la barca che pochi secondi dopo fu inghiottita dal fiume. Mi issai più in alto così da evitare di diventare il pranzo dell’alligatore e così fece anche Richard.
Ci dondolammo finché lo slancio ci permise di atterrare sul suolo, questi erano i benefici di tanta palestra personalizzata e un acuta osservazione del film di Tarzan.
Lasciammo velocemente la riva del fiume per evitare che l’alligatore seguisse le nostre tracce. Solo dopo che misi circa mezzo chilometro tra me e il fiume, tirai un sospiro di sollievo.
Seguivo il percorso che mio padre disegnava con attenzione,il senso dell’orientamento da quelle parti era basilare.
Raccolsi una pietra e con il coltello la resi appuntita, se non potevo avere armi da fuoco (mio padre era stato categorico) almeno dovevo munirmi di ottime armi da taglio.
<< Ehi Lara, siamo arrivati >> disse lui con un tono da cui traboccava emozione,
Davanti a me si erigeva una struttura millenaria, un tempio nascosto nel cuore della foresta, il tempio del culto notturno dei maya; si erigeva in tutta la sua maestosità sfidando il tempo eterno. Una costruzione volta al cielo, in attesa dell’allineamento dei pianeti, nascosto dagli arbusti secolari.
In pochi sapevano dove fosse collocato e la maggior parte di quella minoranza era deceduta nella sua ricerca. Quello era uno spettacolo riservato ai pochi che gli riservavano il rispetto dovuto.
Mi guardai attorno estasiata, immagazzinando ogni dettaglio nella mia memoria, per una come me, uno spettacolo di quella portata era più unico che raro; saper apprezzare una tale meraviglia era la virtù dei buoni.
Ero lì per preservare quel luogo, per impedire ai mercenari la distruzione dell’equilibrio primordiale.
<< Sai che non dovremmo trovarci qui, risveglieremo le forze antiche al nostro passaggio >> disse Richard con tono austero,
<< Siamo qui per una ragione papà, non lasceremo che questo luogo venga infettato e distrutto da persone del calibro di Fenrir Hell >>,risposi combattiva,
<< Hai un cuore nobile Lara, sei una ragazza virtuosa e sarai ricompensata per le tue fatiche un giorno >>,
<< Per ora mi basta fermare l’abominio di quel pazzoide >> dissi sorridendo e scatenando anche nel mio interlocutore una risata.
Giunti davanti all’entrata osservammo l’incisione sulla nuda pietra:

“chi percorrerà le vie del tempio lasci la speranza all’entrata”
<< Ricorda, in un certo senso, l’iscrizione sulla porta dell’inferno dantesco nella Divina Commedia >> dissi dopo aver decifrato l’iscrizione,
<< Si tratta pur sempre di un viaggio nell’oltre tomba Lara, la speranza nel regno dei morti non esiste, questa è una lezione che vale per qualsiasi cultura  cui tu attingi >> disse lui istruendomi.
<< Deve esserci un interruttore per aprire l’ingresso >> dissi volgendo lo sguardo all’intera parete,
<< Naturalmente, il problema però sarà capire quale sia >> disse lui perlustrando anch’egli la parete,
<< Credo di averlo trovato >> dissi avvicinando la mano ad un mattone leggermente in rilievo,
<< Non toccarlo! >> gridò lui, ma ormai la mia mano aveva azionato il meccanismo, mi voltai verso di lui con uno sguardo impaurito e vidi il suolo cedere sotto i suoi piedi, mio padre fu inghiottito dalla terra, in una fossa artificiale.
<< No papà! >> gridai avvicinandomi a quella voragine …
Per un attimo seguì solo il silenzio, Dio cosa avevo fatto? Poi udii la sua voce risalire in superficie:
<< Beh l’atterraggio è stato piuttosto morbido, questi scheletri hanno avuto la funzione di cuscinetto; ora lanciami dei bengala per farmi luce >> disse con un tono quasi ironico, forse anche lui per un attimo aveva creduto di trovare ad aspettarlo delle punte acuminate.
Feci come mi aveva detto, poi mi rimproverò per la mia testardaggine:
<< Lara, vedi cosa succede a fare sempre di testa tua? Non sei ancora un’archeologa, neanche un’esploratrice, devi stare alle mie direttive! Se ti dico di non fare una cosa, non la devi fare! >> disse con tono iroso, ma più che comprensibile.
<< Lo so e mi dispiace, ora ti tiro fuori di lì >> dissi cercando le corde,
<< Le corde ce le ho io, dovrai trovare un altro modo per farmi uscire, ma prima, comincia a cercare il giusto interruttore per entrare, forse da dentro riusciremo a azionare il meccanismo di risalita >>.
Ascoltai con cura le sue direttive, l’interruttore probabilmente era nascosto nella parte alta della parete; osservai con attenzione e notai un piccolo pertugio sull’angolo destro della facciata Sud dell’edificio.
Mi issai al suo interno e procedetti a carponi, il tunnel si restringeva sempre di più tanto che solo una persona agile e magra sarebbe riuscita a percorrerlo;
accesi un bengala e notai la leva sul fondo, la tirai e compresi che era un ingranaggio a tempo, perché lentamente risaliva.
Indietreggiai il più veloce possibile, mi lasciai cadere di nuovo a terra, la porta era quasi chiusa, corsi verso di essa e con una capriola riuscii ad oltrepassarla, appena in tempo.
Mi ritrovai in un’enorme anticamera, sentivo lo scroscio dell’acqua provenire dalle pareti, la stanza era illuminata dalla luce del sole che filtrava dal soffitto; le pareti erano di un rosso scuro e sopra di esse vi erano delle crepe appariscenti.
Mi avvicinai ad una di esse, salii su una mattonella mobile e incautamente azionai una trappola; mi lasciai cadere a terra per evitare che la mia schiena fosse infilzata da una serie di frecce avvelenate.
Mi spostai verso destra e, ormai al sicuro, mi rialzai, leggendo in tutta tranquillità le iscrizioni; tutte raffiguravano l’immagine di un pipistrello, il simbolo di Camazotz. Alcune raffiguravano anche altre immagini, quali dodici figure umane ma da cui pendevano lingue di serpenti. “I dodici signori della morte “pensai correttamente, perlustrai anche le altre pareti trovando queste corrispondenze, giunta davanti all’ultimo muro, notai tre interruttori nascosti dalla vegetazione ribelle. Sul primo era raffigurato il serpente alato, sul secondo l’agnello sacrificale e sul terzo il vampiro.
Ragionai sul valore dei tre simboli: il serpente alato è l’immagine del Dio Quetzalcoatl,Dio del sole, dell’ordine; se cercavo l’oltretomba quello rappresentava certo l’interruttore sbagliato dato che, secondo la leggenda dopo essere stato sedotto dalla sorella gemella Tezcatlipoca mentre era ubriaco, si uccise dandosi fuoco per il rimorso. Il suo cuore, secondo la mitologia, divenne la stella del mattino.
Il secondo interruttore rappresentava l’agnello sacrificale, perciò probabilmente era quello per riattivare il meccanismo dell’entrata, il pulsante per salvare la vittima della stoltezza all’entrata.
Il terzo era, molto probabilmente, quello giusto; il vampiro che ha sete di sangue, il sangue versato dalla civiltà a causa delle forze dell’ombra.
Schiacciai gli ultimi due, sperando che mio padre riuscisse a venire fuori da quella buca; nel frattempo una porzione di parete si sollevò davanti a me, rendendo possibile l’accesso ad una seconda stanza.
Questa era più buia, filtrava molta meno luce, ed era circondata dall’acqua, al centro esatto della camera vi era una sfera luminosa, la raggiunsi e sfiorandola si aprì in più parti, rivelando il segreto al suo interno.
  
“O viaggiatore, se quel che cerchi è la notte, la fine del regno del sole attendere dovrai”
 
Presi la sfera, lei era la chiave, e la misi nello zaino; dopo aver dato un’ultima occhiata a quel meraviglioso e letale edificio, lasciai la stanza.
Raggiunsi l’uscita e lì vi trovai mio padre, ero riuscita a tirarlo fuori dai guai; gli corsi incontro e lo abbracciai,
<< Sei stata davvero brava Lara, mi hai salvato >>,
<< Scusami papà, prometto che non prenderò più iniziative sconsiderate >>,
<< A meno che tu non mi voglia morto >> mi rispose con un sorriso, mi aveva già perdonata … fortunatamente!
Gli feci esaminare la sfera, lo vidi riflettere su qualche significato forse a me estraneo, poi estrasse un vecchio volume, probabilmente uno dei tanti presi dagli infiniti scaffali della biblioteca del maniero Croft.
<< Lara leggi il capitolo riguardo all’oltretomba nell’ America latina >> disse lui porgendomi il libro:
<< Nel XVI secolo Verapaz, l’ingresso di Xibalba, era tradizionalmente collocato in una grotta nei pressi di Cobán, Guatemala.
Alcuni dei discendenti Quiché delle popolazioni Maya che vivevano nelle vicinanze associano ancora quella stessa zona alla morte.
Un’altra manifestazione concreta di un accesso allo Xibalba è ritenuto essere dai Quiché la linea scura di separazione visibile nella Via Lattea.
Xibalba è descritto come una corte sotto la superficieterrestre. Non è chiaro se gli abitanti di Xibalba siano le anime dei defunti o una razza separata di esseri che venerano la morte, ma essi sono spesso rappresentati in forma umana. Xibalba è associato con la morte ed è governato da dodici divinità o potenti sovrani conosciuti come i Signori di Xibalba. I primi tra i Signori sono la Prima Morte e la Settima Morte. Ci si riferisce spesso agli altri dieci Signori come a demoni, ai quali è concesso il dominio su varie forme di sofferenza umana: malattia, fame, paura, debolezza, dolore, e infine morte. Gli altri abitanti di Xibalba sono considerati essere caduti sotto il dominio di uno dei Signori, e si pensa vaghino sulla Terra per dispensare le piaghe portate dai loro padroni.
Xibalba è un luogo vasto, e numerose sue singole sono state descritte dagli studiosi del Seicento.
I principali di questi sono il luogo di concilio dei Signori, le sei case che servivano come le prime difficoltà per accederealla corte di Xibalba.
Vengono anche menzionate le case dei Signori, i giardini, e altre strutture che indicano che Xibalba è almeno una grande città, piena di difficoltà, prove e trappole per chiunque entri. Perfino la strada per Xibalba è piena di ostacoli: prima un fiume colmo di scorpioni, uno di sangue, e uno di pus. Oltre a questi si trova un crocevia presso il quale i viaggiatori devono scegliere tra quattro strade che parlano nel tentativo di confondere e ingannare. Dopo aver passato questi ostacoli, si arriva al luogo del concilio di Xibalba, dove i visitatori incontrano i Signori in seduta. Manichini realistici sono seduti vicino ai Signori per confondere e umiliare le persone che li salutano, e i confusi sono allora invitati a sedersi su di una panchina, che è in realtà una piastra rovente per cucinare. I Signori di Xibalba si divertono umiliando le persone in questo modo prima di inviarle ad una delle tante prove mortali.
La città è la sede di almeno sei pericolose case, piene di prove per i visitatori:

1.  La prima è la Casa Oscura, che è, appunto, completamente buia all’interno.

2.  La seconda è la Casa dei Brividi o la Casa Fredda la quale, come dice il nome, è fredda da gelare le ossa e con tempeste agghiaccianti.

3.  La terza è la Casa del Giaguaro, che a questo punto non necessita di descrizione.

4.  La quarta è la casa è quella del Pipistrello.

5.  La quinta è la casa dei Rasoi, piena di lame affilate e spade che si muovono di propria volontà.
6.  La sesta è la casa Calda, colma di fiamme e calore.

Il proposito di queste prove è umiliare o uccidere chi non riesce a superarle. >> lessi concitata, ogni cosa ora prendeva forma: per giungere all’ampolla dovevamo affrontare il regno di Xibalba.
Io e mio padre ci scambiammo uno sguardo che era un misto tra: stupore, ansia, curiosità e timore.
<< Forse Lara ho sbagliato a coinvolgerti in tutta questa storia, hai letto tu stessa quanto sia pericoloso proseguire, chiamerò l’Archeology Interprise e farò in modo che tu rientri in Inghilterra >> disse lui, quando il sentimento di protezione da padre prese il sopravvento,
<< No papà, io proseguo con te, su questo non si discute! Non ti lascerò affrontare tutto da solo, la mamma non ti avrebbe mai abbandonato, e io non lo farò. Sai anche tu che non possiamo fidarci di nessuno, i mercenari di Hell sono ovunque, io e te dobbiamo rimanere uniti, siamo una squadra: soli siamo vulnerabili, insieme siamo invincibili. >>,
<< Lara finirai per farti ammazzare >> rispose lui,
<< Io sono sicura che se restiamo insieme ce la faremo, siamo una famiglia virtuosa, non ricordi? >> risposi abbracciandolo,
<< Va bene, facciamo questa pazzia >>.
Riprendemmo il cammino, questa volta verso il luogo del non ritorno: l’oltretomba; il regno dei morti, dove i vivi perdono la via e si disperano nell’eternità.
Lasciammo quel luogo di pace senza accorgerci che qualcuno aveva osservato ogni nostro movimento, qualcuno che in quel luogo era indesiderato, qualcuno che avrebbe fatto, da lì a poco, carte false per tenerci fuori dai giochi, qualcuno che, per ora, aveva bisogno di noi, perché nel mio zaino era racchiusa la chiave.

 

Serenity 92

 

BUONGIORNOOOOOO: si ho aggiornato, spero che il proseguimento dell'avventura sia di vostro gradimento!!!!
Manca ancora un ultima parte per concludere questa esperienza di Lara, poi volteremo pagina e ci appassioneremo ad una nuova avventura.
Spero di essere stata realistica e che tutto sommato questa seconda parte sia stata di vostro gradimento, a me personalmente è piaciuta, cioè ero soddisfatta di quello che avevo scritto. A prestissimo, lasciate un commentino se vi piace, ne sarei felice!

  
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