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Autore: Mushroom    27/12/2011    4 recensioni
"Yukio voleva diventare medico per aiutare la gente. La prima volta che l’aveva detto, Rin aveva dieci anni e stava rientrando di soppiatto in camera, dopo un’escursione notturna fino alla cucina. Quella era stata la prima volta che aveva trovato il fratello minore chino su libri con ideogrammi incomprensibili. Yukio aveva alzato lo sguardo verso di lui, nella penombra della stanza, e aveva detto “Sapevi che i gemelli sono i cloni di se stessi?”."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rin Okumura, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: His Blood (In my veins)
Personaggi: Rin Okumura, Yukio Okumura
Rating: Arancione
Parole: 361 (titolo incluso)
Genere: Flashfic, Shonen-ai (leggermente ooc)
Note: Banner Storia partecipante alla Exorcist Shipping Table indetta dal forum Meppyland


His Blood (In my veins)

Yukio voleva diventare medico per aiutare la gente. La prima volta che l’aveva detto, Rin aveva dieci anni e stava rientrando di soppiatto in camera, dopo un’escursione notturna fino alla cucina. Quella era stata la prima volta che aveva trovato il fratello minore chino su libri con ideogrammi incomprensibili. Yukio aveva alzato lo sguardo verso di lui, nella penombra della stanza, e aveva detto “Sapevi che i gemelli sono i cloni di se stessi?”.
Quella frase, pronunciata con tanta semplicità, gli era rimasta impressa nella mente, scavalcando i tempi e i dolori. Col senno di poi, nell’ingenuità di un bambino, non c’era nulla di sorprendente in quell’affermazione, tanto meno in quel libro (ora impolverato e dimenticato da qualche parte), che niente era se non un manuale per bambini.  
Rin aveva imparato che i gemelli erano dotati dello stesso corredo cromosomico, che erano una specie di errore durante la duplicazione cellulare; poco aveva capito ascoltando il fratello studiare scienze, alle medie, e tanto meno poco si era sforzato di comprendere.
Alle superiori, continuava ad importargliene davvero poco, nonostante ricordasse ancora quella stupidissima frase con una costanza religiosa.
Era insensato il modo in cui ci si aggrappava. Stupido e impulsivo, ed entrambe erano sue caratteristiche.
Ricordare che Yukio era sì, suo fratello, ma in qualche modo non era nient’altro che un pezzetto di se stesso, divisosi per sbaglio durante chissà quale fase della divisione cellulare, lo faceva sentire meglio.
Era solo sangue che chiamava sangue. Si riconosceva e, in qualche modo, - del tutto folle e ai limiti della ragione – si cercava.  Lo stesso che scorreva, uguale, nelle vene dell’altro.
E quello stesso sangue, che scorreva, colava, coagulava, assumendo tonalità sempre più scure; quello stesso sangue a cui si aggrappava per non impazzire, iniziava a somigliare sempre di più a una voragine opaca, dalla quale era impossibile risalire.
Rin fece una smorfia. Pelle contro pelle, gemiti acuti e leggeri, sudore e penombra; un imprecazione e un suono gutturale, parole e azioni giustificate da un credo. I sospiri e la mancanza d’aria; il sangue che cercava altro sangue e la consapevolezza che quel baratro si facesse sempre più scuro.

   
 
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