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Autore: dubious3    27/12/2011    1 recensioni
"Allora per quale ragione i miei sogni sono da sempre fonte di sollievo? E' probabile che sia per un banale capriccio[...]: il Sonno desidera unicamente fare un dispetto al fratello Morte".
Un piccolo lavoro di riflessione, che rappresenta i pensieri di Deimos durante il suo periodo di carcere. Il tutto è ambientato precisamente tra il primo God of War e Ghost of Sparta.
Spero che vi piaccia.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Adelfoí Machaíria*

 

 

 

Sono sveglio. Per mia somma sfortuna, sono sveglio.

Eppure dovrei dire per mio vantaggio: tutto questo dormire inevitabilmente abitua il corpo di un uomo all'accidia, ne smorza i riflessi e ne infiacchisce anche lo spirito; però, nonostante abbia bisogno di tutta la lucidità e la forza possibile, una parte di me vuole ancora tornare nel mondo degli Oneiroi*.

Scaccio questo pensiero e mi concentro per vincere il torpore del tutto. Lentamente alzo il mio torso nudo dal giaciglio di paglia. Senza rendermene quasi conto comincio a giocherellare con i fuscelli, e il mio sguardo si perde nel vuoto.

D'un tratto, una voce interrompe questo momento di quasi totale inerzia; quasi un cupo latrare, rantolante e freddo come la falce di un contadino pronta ad una mietitura.

"Deimos... ho delle notizie che credo troverai alquanto piacevoli..."

Sospiro lievemente, mi alzo e rimuovo le poche festuche rimaste sul mio gonnellino con qualche gesto delle mani. Dopo alcuni attimi, do' la mia risposta.

"Che cosa diavolo vuoi? Non mi hai tormentato abbastanza per oggi?"

La voce dietro al portone scuro sembrava sogghignare, quindi gracchiò:

"Per una volta, sì. E non solo io: Ares, il dio della Guerra, ha lasciato il suo posto tra gli Olimpici e, più in generale, il mondo dei vivi. Non dovrai più affrontare quei combattimenti nell'arena del Regno della Morte per suo capriccio".

All'udire queste parole, un tumulto si genera nella mia mente: da un lato ho aspettato e bramato per anni che quel bastardo del mio fratellastro morisse; però, d'altro canto volevo essere io colui che avrebbe inflitto a quel depravato sadico il giusto castigo.

Sospiro ancora più flebilmente e guardo i miei bicipiti. Tutti questi anni di allenamenti e lotte massacranti hanno trasformato le braccia rachitiche del ragazzino malaticcio che ero in due tronchi guizzanti di muscoli.

E questo lo devo ad Ares: le sue sfide erano le palestre più difficili e letali, ma se si era in grado di sopravvivere, anche le più efficaci. Sicuramente, nulla è in grado di trasformarti una macchina da guerra come passare una vita intera ad affrontare abomini grotteschi ed estremamente feroci, desiderosi di ucciderti in modi sempre più fantasiosamente atroci; nulla ti fortifica come affrontare percorsi infernali e irti di trappole letali ad ogni piè sospinto.

Per quanto l'omicidio di Ares sia notizia a me graditissima, in un certo senso complica i miei piani: sarà difficile trovare qui un allenamento così brutale ma efficace come a quello a cui mi sottoponevo nell'inferno dell'arena.

Ora che rifletto con attenzione, un altro particolare mi colpisce non poco. Come può Ares essere morto? O meglio, chi può aver ucciso un dio? Non gli altri dei dell'Olimpo, certamente: ho udito varie volte di sfuggita il dio della guerra discutere con il mio carceriere, e da quel poco che ho compreso mi è parso che Zeus avesse impedito agli dei di uccidersi a vicenda.

Un divieto molto saggio, considerando il fatto che gli Olimpici, nonostante i legami di sangue che li legano a doppi fili, sono divorati dall'odio che covano l'uno verso l'altro. Ma allora chi? Quale mortale potrebbe essere così forte da annientare Ares in persona?

"Ares è morto? Mph... questo notizia mi rallegra, Thanatos; ma dimmi..." gli chiedo senza ulteriori preamboli " chi, tra tutti gli uomini, è stato capace di compiere una tale impresa?"

Un altro sogghigno accompagna la sua risposta.

"Una domanda legittima, suppongo... la cui risposta sarà per te fonte ancora maggiore di sbigottimento. Il deicida è una persona a te molto vicina, per legami di sangue, ed un tempo vicina a te anche per affetto...".

Prende una pausa prima di parlare, mentre io quasi raggelo al pensiero di chi potrebbe essere l'assassino.

"Tuo fratello Kratos".

Kratos, Kratos, Kratos... riesco a malapena a contenere le mie risate. Sono serio: vorrei davvero conoscere le Moire di cui il dio della morte sproloquia e far loro i complimenti per il fottuto senso dell'umorismo.

Kratos, Atena, Ares... tutta la mia vita è stata presa e stritolata come il guscio di una lumaca a causa loro. I miei fratelli... o, nel caso di Ares e Atena, i miei fratellastri... legati a me da un cappio che non ha fatto che strangolarmi e segnarmi il collo.

E questa corda da impiccagione stavolta sembra serrato anche i loro colli, se sono arrivati ad uccidersi tra loro. Fratelli coltelli... mai detto fu più azzeccato. Siamo davvero una famiglia meravigliosa... per il livello degli squali, almeno.

O forse nemmeno per quello: tra gli animali, da quel poco che so, sono sconosciuti i termini tradimento e perfidia. Mi avessero sbranato nella culla, come fece Crono con i figli, e almeno sarei servito a riempir loro lo stomaco. In questo modo, invece, appago unicamente pulsioni ben più depravate della fame...

Tra loro, specialmente Kratos è ignobile... ha lasciato che mi rapissero, che venissi inghiottito in quest'abisso di disperazione, senza tentare nulla. Dagli Olimpici mi sarei aspettato questa malvagità, vista il loro proverbiale quanto divino menefreghismo, quando non è crudeltà vera e propria; ma da Kratos... se ci ripenso, sento i segni che mi attraversano il corpo sfrigolare e ardere dalla furia come metallo nella fornace.

Vedi, fratello? Ho passato le ultime decadi a prepararmi per il nostro incontro; ho sopportato tutte le torture a cui sono stato sottoposto con il pensiero che mi avrebbe rafforzato la mente e il corpo, così che io ti possa dare un caloroso e degno benvenuto. Quante volte  ho sognato di riabbracciarti... esattamente le volte in cui ho sognato di strapparti la testa dal collo.

Solo per poco, però, riesco a immaginare tutti i modi in cui potrei dolorosamente porre fine alla vita di mio fratello: il raspare di Thanatos mi distrae.

"Spero che tu sia contento, Deimos, ma non coltivare illusioni: la libertà per te sarà sempre un miraggio. Ho raddoppiato la sorveglianza attorno alla tua cella; non uscirà un alito di vento dal perimetro del mio tempio senza che me accorga".

Rispondo solo con un abbozzo di grugnito, al quale l'antico dio replica con un altro.

Altri mostri... forse quel relitto di un dio mi ha fornito l'occasione che cercavo su un piatto d'argento. Con tutti gli abomini che pulluleranno i corridoi di questa costruzione, sarà facile trovare un nuovo mezzo per mantenere le mie capacità fisiche al massimo.

Ad ogni modo, non ora è il momento opportuno: Thanatos non deve avere il benché minimo sospetto. Agirò solamente quando avrò la certezza che lui se ne sarà andato.

"Almeno, dopo tanti anni, ho ricevuto una buona notizia: non dovrò più subire i tormenti di quel mostro..." gli rispondo ancora "dunque, considerando la mia mancanza di impegni, credo che tornerò tra le braccia di Hypnos".

Senza proferire altre parole, sento il rumore dei passi di Thanatos affievolirsi sempre di più, segno che si sta allontanando. Mantenendo fede a questa sorta di promessa, con placidità mi stendo sul mio giaciglio.

Mentre mi stiracchio, la mia mente torna ad una vecchia domanda: come mai trovo il sonno così piacevole?  Il mio caso è effettivamente insolito: a dispetto di tutti gli orrori che ho subito da sveglio, mai nessun incubo hai turbato i miei sonni.

Una grazia di Hypnos e degli Oneiroi che viene fatta ai torturati, in modo che essi trovino un po' di sollievo? Ne dubito fortemente: nel cuore degli dei c'è spazio solo per malignità e ingordigia. La parola generosità non è inserita nel novero dei termini a loro noti.

Allora per quale ragione i miei sogni sono da sempre fonte di sollievo? E' probabile che sia per un banale capriccio, come sovente accade fra gli dei: il Sonno desidera unicamente fare un dispetto al fratello Morte, per dimostrare che nemmeno qui il suo potere è assoluto come egli crede. Una piccola vendetta di Hypnos per essere sempre definito solo piccolo rispetto al ben più vituperato e temuto fratello.

Un esempio non inusuale di amore fraterno olimpico, mi verrebbe da dire. Del resto, se i fratelli sono coltelli, che altro è possibile aspettarsi da loro se non ininterrotte pugnalate alle spalle?

 


**********************

 

Note: piccola One-shot con accenni di Ooc. Spero vi piaccia.

Il titolo è tradotto dal greco: vuol dire (almeno spero, dato che greco non l'ho mai fatto...) fratelli coltelli in italiano.

Oneiroi: divinità dei sogni greche.

  
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