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Autore: baby_killjoy    27/12/2011    2 recensioni
la solitudine può farti stare bene, ma quando diventa il tuo mondo può farti impazzire
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mikey Way, Ray Toro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mikey era solo, come un cane.
Da due anni ogni giorno dopo il lavoro andava dal suo migliore amico, sempre lo stesso ospedale, sempre la stessa stanza e sempre le stesse condizioni: coma.
Si sedeva sulla stessa poltrona e guardava Ray sdraiato sul lettino bianco con una cazzo di tubo attaccato al naso e un ago conficcato nel braccio… come se si meritasse tutto quel dolore…ma no,persino Ray Toro non avrebbe mai immaginato che per andare a farsi una birra  con il suo migliore amico sarebbe potuto diventare un vegetale radicato a un lettino di ospedale per colpa di un ubriaco in strada alle due del pomeriggio..
 Mikey si tolse gli occhiali e si scompigliò il ciuffo castano appoggiato sulla fronte. Era da tempo che non gli parlava, anzi probabilmente è del suo compleanno che non gli dice nulla preferiva stare zitto non sapeva cosa dire ogni cosa uscita dalla sua bocca sarebbe risultata sbagliata o fuori luogo, cominciava a sentirsi in colpa “cosa cazzo interessa a uno che è in coma?!” si torturava con quella domanda era forse uno dei tanti pretesti per non aprire bocca.
Non sapeva che Ray avrebbe dato qualunque cosa per sentire una voce a lui cara, la voce del suo migliore amico ma non poteva farci niente c’ era qualcosa di fottutamente forte che gli impediva di risvegliarsi e di muoversi, non ne poteva più di tutto quel silenzio che veniva rotto solo dalle infermiere che aprivano la porta, o dal suo vecchio compagno di stanza quando accendeva la tv ma se n’era andato anche lui insieme a tutta la forza che aveva nelle braccia e nelle gambe, voleva solamente stringere …..o sentirsi stringere la mano dall’ unica persona che gli stava ancora vicino illudesi che poteva andare tutto bene  e rivedere.. chi? Rivedere chi?
 Mikey Way e Ray Toro erano soli, è così che si sono conosciuti, soli , al bancone di un bar, soli, ubriachi fradici… da soli… e le cose non sono cambiate, ma almeno vivevano con la speranza di poter contare l’uno sull’altro,  che forse non è molto ma a loro bastava.
E allora perché Mikey non riusciva a dire proprio niente al suo migliore amico? Semplicemente non ci riusciva, avrebbe voluto più di qualsiasi altra cosa al mondo poterlo riabbracciare, ma non l’avrebbe mai detto, lui lo sapeva benissimo, e purtroppo la sapeva anche Ray. Comunque sia non sarebbe passato anche un solo giorno in cui Michael non sarebbe andato a fare visita all’amico, era l’unico modo per sentirsi ancora vicino a qualcuno, e lui ne aveva bisogno; dopotutto anche se non glie l’aveva mai detto, lui l’aveva salvato .. si l’aveva salvato dal suicidio, si era ripromesso di dare un taglio alla sua vita appena ne avesse avuto la possibilità, ma poi l’aveva incontrato e non ne aveva più visto il motivo.. ora lui se ne sta andando… e tutto è tornato come prima.
Si tolse gli occhiali mentre si asciugava una lacrima che gli era scappata, si odiava quando succedeva, non gli piaceva mostrarsi debole ma tanto armai succedeva così spesso che sperava di riuscire a non farci più caso.. no… impossibile, non oggi almeno.  Prese il suo giubbino che aveva lanciato ore fa sulla poltrona di fronte a lui e diede l’ultimo sguardo all amico, stava per uscire ma un'altra lacrima sfuggi al suo controllo e finì con il rigargli le guance.. non poteva resistere ancora a quel muro di silenzio,  varcò la soglia della stanza e si lasciò sfuggire un singhiozzo, doveva decidere se rimanere e esprimere ciò che provava a Ray o andarsene.
Se ne andò. Non aveva avuto il coraggio…. Era un fottuto codardo lo sapeva ormai si poteva definire così, quanto si odiava. Gli avrebbe potuto parlare domani… sperava di potergli parlare domani; così tornò a casa solamente per potersi addormentare e non pensare più a nulla fino all’indomani.. e magari sognare, magari sognarlo.
 
Aveva dormito benissimo, non sapeva perché ma si era risvegliato con il sorriso sulle labbra, probabilmente aveva fatto un bel sogno, di quelli pieni di unicorni e caffè; si girò a guardare la sveglia e capì perché aveva dormito così bene, la sveglia aveva deciso di non suonare quella mattina, era praticamente in ritardo di due ore sul lavoro.. a questo punto si sarebbe dato malato e avrebbe impiegato la mattinata libera per  fare qualcos’ altro. Decise di alzarsi dal letto solo quando la vescica era ormai diventata troppo piccola e dovette per forza correre in bagno per non farsela addosso; dopodiché prese la moca, e cominciò a prepararsi una tazzona di caffè. Mentre aspettava, il profumo gli fece tornare in mente quando viveva con suo fratello, quando era lui a svegliarsi prima perché doveva andare a scuola, ed era lui a riempire la casa di quell’ adorabile odore amaro di caffè; ma ormai era da troppo tempo che non succedeva, dopo quel litigio che li allontanò definitivamente non ci pensò più nessuno al “piccolo” Michael. Ormai era passato qualche anno da quel giorno e Mikey stava più che bene senza nessuno intorno.
 Il caffè cominciò a salire nella moca e la fame si fece sentire, il povero ragazzo aspettava che fosse completamente pronto mentre mangiucchiava una brioches; quando finalmente poté bere la sua linfa vitale si senti meglio e pronto a ragionare su cosa avrebbe fatto quella mattina, dopo una lunga riflessione nella quale era più che altro era rimasto incantato a guardare il tavolo in tutta la sua bellezza decise che sarebbe andato a farsi una passeggiata per i fatti suoi, magari in un posto isolato senza nessuno in torno a pensare su cosa avrebbe detto a Ray, perché che se non l’avesse fatto quello stesso giorno il senso di colpa l’avrebbe seppellito vivo; così butto la tazza nel lavandino sperando che magicamente da sola riesca a lavarsi, e si andò a mettere i jeans, una giacca e la prima maglia che gli fui tra le mani per uscire.
 
Per strada il suo unico pensiero era Ray, non riusciva a formulare anche mezza frase che secondo lui valesse la pena di dirgli, non connetteva la sua immagine morente a tutto il bene che gli voleva … più che altro non riusciva a esprimerlo.
Non pranzò, andò direttamente in ospedale dall’amico senza una frase pronta da dirgli, forse è meglio così, pensò, almeno le parole dette sarebbero state con il cuore in mano.
  Gia sentiva il cuore in gola, ma quando arrivò davanti alla camera di Ray dovette fermarsi prima di entrare, non doveva farlo ma qualcosa dentro di lui non voleva farlo tirare indietro, ne sentiva il bisogno, gli si bagnarono gli occhi ma fece di tutto per trattenere l’ennesima lacrima.
Trattenne un lungo respiro e si preparò per varcare la soglia, un brivido gli corse lungo la schiena e i ripensamenti si infiltrarono in ogni angolo della sua mente, anche il più remoto venne contagiato dalla voglia di scappare, fortunatamente le gambe non gli diedero retta e non si mossero, rimasero ferme e impossibili di muoversi, finché dopo una grande dose di forza di volontà varcarono impacciate la soglia.
 
Mikey Way si era sentito una merda tante volte nella sua vita, ma dopo di quello che vide oltre passata la porta, la parola merda era un complimento, una parola dolce e soave.
 Il letto di Ray era vuoto, lui non c’era, quel capellone pacioccoso a cui tanto voleva bene era sparito.
 Mikey ebbe un tuffo al cuore, cominciò a respirare a fatica e non riusciva a mettere insieme un pensiero completo, tanti, troppe cose si accumulavano nella sua testa, ormai sudava freddo e la paura si era impossessata di lui; sperava con tutto il cuore di aver sbagliato stanza, questa piccola speranza permise al suo cuore di ricominciare a battere, ma l’illusione non durò a lungo: la stanza era proprio quella e anche l’ultimo pensiero si azzerò.
Stette fermo in piedi per circa dieci minuti.. o così credeva, continuava a fissare il letto vuoto, così freddo senza Ray sdraiatoci sopra, non riusciva a ragionare finché una mano sfiorò la sua, si girò di scatto e la paura pervase il suo corpo, o forse era rabbia, non sapeva cosa provava c’erano troppe emozioni mescolate tutte insieme, si accorse solo dopo di avere spinto l’infermiera dietro di lui. Fortunatamente lei era caduta sulla poltroncina che stava attaccata alla parete lì in parte, si avvicinò con cautela e gli porse la mano per aiutarla a rialzarsi, ella non la guardò nemmeno si rialzò subito e sistematasi rivolse a Michael uno sguardo severo
<< Le serve aiuto?>> chiese l’infermiera rompendo il silenzio, Mikey non rispose subito, si limito a guardarla come un cane bastonato, facendo correre gli occhi sul suo petto dove teneva la targhetta con il nome: “Michelle “ banale pensò, quando finalmente riuscì a dire qualcosa si limitò a un semplice << …no. >> strozzato e incerto.
<>  << è praticamente diventato cadaverico, a meno che la sua carnagione non sia così pallida di natura ma dubito, è innaturale>> il ragazzo la guardò malissimo, lo disturbava e si permetteva pure di fare commenti acidi da zitella abbandonata sulla sua carnagione?! Stronza. << Comunque, se sta cercando il ragazzo che stava qua fino a ieri ho delle brutte notizie per lei.>> finalmente una frase intelligente pensò Michael, quando poi si rese conto che aveva detto pure “brutte notizie” strabuzzò gli occhi e si dovette appoggiare a una parete << c-come brutte notizie.. quanto brutte?… è ancora vivo vero? È ancora qui? La prego, devo vederlo>>
Michelle temette che il poveretto gli crollasse davanti ai suoi occhi, ci impiegò tutto il pomeriggio per spiegargli che il paziente era morto.
 
 
 
Il funerale era stato celebrato direttamente al cimitero, non c’era molta gente anzi oltre a lui e una donna non c’era nessun altro. Il prete fu molto veloce, non disse altro che le solite parole che più che banali suonavano ridicole, …era una buona persona, amata..  o …rimarrà sempre nei cuori della gente che lo amava… testa di cazzo, cosa volevi saperne della vita di Ray? Non ha senso che un completo sconosciuto ne parlasse come se lo conoscesse da sempre, come se avesse qualcosa su di lui da ricordare; era solo una fottutissima tradizione, o quello che era, che non portava a niente se non a rompere ancora di più il suo cuore gia freddo e scalfito.
Voleva andarsene, in fretta ma rimase a guardare la bara mentre la calavano sempre più in basso nella fossa, quasi sorrideva, quel giorno non versò nemmeno una lacrima, non l’avrebbero aiutato in nessun modo, ogni speranza se n’era andata ormai, non aveva più nulla da fare ormai, prima poteva sperare, ora no, ora tutto era finito, era inutile continuare a vivere a questo punto, si sarebbe suicidato subito dopo, non vedeva l’ora che quella cazzo di bara che conteneva la sua esistenza toccasse terra per scappare e andare a trovare la pace per una volta e per sempre.
Si sentì tirare un lembo della giacca, si girò e si accorse che era la donna che era davanti a lui fino a pochi secondi fa, non si era accorto che si era spostata; guardandola in faccia sembrava molto più vecchia di quanto avrebbe immaginato, le rughe le disegnavano i contorni di ogni connotato che avevano un’aria annoiata ma allo stesso tempo insicura
<< chi è lei?>> la voce suonava gracchiante e roca come se si fosse fumata dieci pacchetti di sigarette tutti i negli ultimi vent' anni
<< un amico di Ray>> sfacciata la vecchia, aveva fatto una faccia fin troppo sorpresa a sentire la risposta, ma altrettanto sorprendente fu la reazione << Un amico? Ne è sicuro? Mio figlio è riuscito a trovarsi un amico?! …Però.. non me l’aspettavo.. bhe condoglianze>>  la vecchia gli porse la mano  <<…fanculo>>,  prese a camminare in fretta verso il cancello arrugginito per lanciarsi direttamente in macchina e lasciarsi tutto quello schifo alle spalle.
 
La macchina andava veloce, troppo veloce, non voleva staccare il piede dall’acceleratore, cazzo se stava bene, non vedeva l’ora di arrivare a quel burrone che tanto lo attendeva, schiacciava continuamente quel pedale come se la macchina potesse andare più veloce di così, chiudeva gli occhi e cercava di piangere, urlava, voleva sfogarsi, e ci riusciva benissimo, la musica a palla gli rompeva i timpani, stava facendo la cosa giusta, lo stava facendo per se stesso, per rivedere Ray in un sonno eterno dove avrebbe potuto sognarlo, averlo con se per sempre e finalmente togliersi tutta questa vita inutile per lui e per gi altri. Il precipizio era sempre più vicino e Mikey si sentiva finalmente in pace, aspettava solo che la macchina prendesse il volo per ritenersi completamente realizzato, staccò le mani dal volante e sprofondò con la schiena nel sedile, quando finalmente sentì di non avere più nulla sotto i piedi si lasciò scappare un sorriso, era arrivata la sua ora.
  
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