Louisville,
Kentucky.
Faceva
freddo. Si, faceva decisamente troppo freddo per essere solo un giorno dei
primi di ottobre. Una ragazza comminava solitaria, la sua pelle candida era
percossa dai brividi, si strinse ancora di più nella felpa che indossava cercando
di attraversare a passi veloci il cortile che separava la biblioteca, in cui
aveva passato la maggior parte di quel giorno, dai dormitori. Nel silenzio
della notte più cupa che avesse mai visto, sotto il peso della tracolla piena
di tomi che aveva da studiare, poteva udire solo lo scricchiolio dell’erba
sotto i suoi piedi intervallato dal rumore sdrucciolo delle sue converse al
contatto con la ghiaia del vialetto. Mentre intorno a lei continuava ad
addensarsi il silenzio, un silenzio ancora più glaciale dell’aria. La
solitudine di quel parco deserto incorniciato dalle tenebre la opprimeva, non
vedeva l’ora di rientrare nella sua calda e sicura camera. Il viale era
illuminato solo dalla luce fioca di alcuni lampioni, quando la figura snella
della ragazza fu illuminata da uno di loro, la luce di questi cominciò ad
accendersi e spegnersi,la ragazza si fermò un attimo sotto la luce discontinua,
a quello si aggiunse anche un altro, e poi un altro, e un altro ancora. Fino a
che tutte le pallide luci dei lampioni era intermittenti, adesso alla ragazza
si aggiunsero,ai brividi provocati dal freddo anche gli altri causati dalla
paura che le risalivano lungo la spina dorsale. Quella che prima era una
camminata veloce si trasformò quasi in una corsa , fino a quando arrivò
finalmente all’ingresso. Aprì il portone e fece il suo ingresso nel dormitorio:
una folata di aria calda la travolse, cercò di calmarsi e di donare al suo
respiro il naturale ritmo, si piegò un attimo poggiando le mani sulle ginocchia
respirando profondamente e poi, prese a salire le scale iniziando la scalata
verso la sua stanza. Frugò
frettolosamente nella sua borsa in cerca della chiave, la estrasse vittoriosa e
la infilò nella serratura. Quando aprì
la porta fu di nuovo travolta da quel aria gelida che l’aveva assalita prima
nel cortile, si chiuse la porta alle spalle ed esaminò la sua piccola stanza:
la finestra posta a pochi metri di distanza da lei era completamente spalancata
malgrado la bassa temperatura, mosse dal vento le tendine colorate svolazzavano
al di fuori di essa; i piccoli oggetti posti sui comodini era sparsi per terra
e a far loro compagnia c’era la modesta collezione di cd che la ragazza
possedeva. Il letto della sua compagna di stanza era completamente disfatto, ma
di lei nessuna traccia. E poi fu travolta da uno strano odore,pungente e
penetrante, molto simile a quello delle uova marce o a quello delle fialette
che i ragazzi delle confraternite mettevano nelle camere delle matricole per
fare scherzi di cattivo gusto. Certa che si trattasse dell’ennesimo litigio
della sua amica con il suo fidanzato, sbuffando rumorosamente gettò senza cura
la borsa sul suo letto, lungo il tragitto raccolse un paio di libri che le
erano capitati fra i piedi, dirigendosi poi verso la finestra per chiuderla. Ma
quando si avvicinò il suo sguardo cadde in basso, e la vide… La sua amica era la giù, i setosi capelli
biondi adagiati sull’erba, le braccia spezzate piegate intorno al corpo e un
chiazza di sangue rubidio intorno alla sua testa. Si ritrasse di scatto con gli occhi sbarrati,
senza capire bene l'accaduto e, certa che fosse stata solo un gioco della
stanchezza, tornò ad affacciarsi. Ma la vide di nuovo. I capelli cominciavano
ad inzupparsi di quel liquido rosso, così come la sua camicia da notte
lacerata, un piede era girato innaturalmente dal lato opposto, e sul volto
livido sfigurato dalla morte , gli occhi che un tempo brillavano di un verde
smeraldo erano vuoti e sembrava quasi che la stessero fissando. Con gli occhi fissi su quella figura
si portò meccanicamente una mano sulla bocca per non urlare ma l’istinto fu più
forte di lei…
La piccola
tavola in cui i due ragazzi avevano sostato non era certamente diversa dalle
altre che infestavano l’America e in cui i due erano avvezzi a fermarsi per
mangiare. La clientela, come al solito,reclamava impaziente il proprio pasto, e
le cameriere sbuffavano imprecando mentre saettavano tra i tavoli con le
possenti mani occupate dalle portate che dovevano servivano. Il solito
penetrante olezzo di fritto e hamburger arrostiti sulla piastra riempiva il
locale e il sapore del cibo scadente saziava i clienti.
“Allora
Sammy illuminami! Spiegami di nuovo perché abbiamo percorso due Stati per
venire qui a Louisville, odio questa città!” disse Dean con la bocca piena del
panino che stava divorando, rivolto a suo fratello che invece, sorseggiando un
frullato continuava a tenere gli occhi puntati sullo schermo del computer
portatile mentre le dite battevano
veloci sulla tastiera.
“Perché
Bobby ci ha chiamati e ci ha detto di venire a dare un’occhiata. E aveva
ragione, questo posto pullula di presagi demoniaci, e due giorni fa una ragazza
è morta cadendo dalla finestra della sua stanza nel dormitorio del college che
frequentava” rispose impaziente senza staccare gli occhi dallo schermo.
“Una ragazza
se è suicidata, cosa c’è di strano? Mi sembra che qui non sia richiesto il
nostro lavoro.” Replicò l’altro con la bocca sempre più piena.
“Dean sono
sicura che questa città sia infestata dai demoni, e poi non ci costa nulla dare
un’occhiata in giro.”
“D’accordo”
si arrese l’altro ingurgitando l’ultimo boccone e pulendosi le mani con un
tovagliolino di carta. “Parlami della ragazza che hanno trovato”.
“Si chiamava
Meredith Jones “ si preparò a spiegare Sam, girando anche il portatile verso il
fratello per mostrargli la foto della ragazza. Di rimando Dean fece un sonoro
fischio di approvazione, seguito da uno sguardo di disappunto e rimprovero del
fratello. In sua difesa l’altro spalancò le braccia ma il fratello decise di
ignorarlo e scuotendo la testa riprese a parlare: “Due notti fa è stata ritrovata sotto la
finestra della sua stanza. Malgrado la camera sia stata ritrovata quasi
distrutta, la polizia è quasi certa che si tratti di un suicidio” l’espressione
sul volto di Dean cambiò radicalmente quando alla solare foto della ragazza nel
fiore della sua vita si oppose quella del suo corpo esamine.
“Chi ha
trovato il corpo?”
“La sua
compagnia di stanza, Allison Carter. Dalle deposizioni che i suoi compagni di
college hanno rilasciato alla polizia dicono che sia una persona piuttosto
strana. Meredith era l’unica amica che aveva all’interno del campus. Ed è
l’unica a non credere al suicidio della amica. “ concluse Sam guardando il
fratello in attesa di una risposta.
“Bene,
allora andiamo a fare due chiacchiere con la strana Allison e vediamo cosa ci
dice.” Disse il fratello mentre di era già alzato dal tavolino e si stava
infilando la giacca.
Salve!
Questa è la prima storia che pubblico per questo fandom e ammetto di essere un
tantino preoccupata! ^_^ seguo da molto questo telefilm e da tempo aveva questa
idea che mi girava per la testa e solo adesso ho avuto il coraggio di scriverla
e pubblicarla. Voi che ne dite? Avrei davvero bisogno di sapere le vostre
opinioni al riguardo, e se sia il caso di continuarla oppure di lasciar
perdere. Io aspetto le vostre opinioni per andare avanti, fatemi sapere ^_^
Baci a tuttiii!!