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Autore: Hoolikidra    27/12/2011    0 recensioni
Kristy è una ragazzina che ha sempre sognato la grande mela, e di scappare via dai suoi genitori che non hanno mai creduto in lei.
Fin quando il fatidico giorno del suo diciottesimo compleanno non arriva e lei prende la sua grande decisione..
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Vi prego portatemi via di qui”
Questo era tutto quello che riuscivo a pensare, mentre preparavo il mio zaino, per scappare  via dal mio posto, dal mio passato, dalla mia solitudine. I pianti di mia madre non bastarono più a farmi cambiare idea, le urla di mio padre non le sentivo più , ero in pace con me stessa e mi sentivo libera, erano anni ormai che aspettavo questo giorno, il giorno in cui sarei riuscita a staccarmi dal mio guscio per andare via, si ma dove?

Era questo l’ unico problema, dai parenti?

E per fare cosa, per ritornare a casa subito dopo?. No io ero decisa ad andare via, lontano, decisi di trasferirmi a New York, chi avrebbe mai immaginato una ragazzina di campagna in una grande città come quella.

Uscì di casa sbattendo la porta e senza portami le chiavi, niente e nessuno mi avrebbe fatto cambiare idea, prima di arrivare sulla stazione, lasciai un bigliettino con un numero di cellulare e il luogo dove mi sarei trasferita, al mio migliore amico Jason.

Gli chiesi naturalmente di non parlarne con nessuno, e di raggiungermi appena gli fosse stato possibile, avevo una gran voglia di vederlo, di ascoltare la sua voce, di abbracciarlo.
Jason è alto di pelle scura, ha gli occhi che mi ricordano tanto i mari caraibici, di un celeste che mi fa invidia, ha i capelli neri come l’ ebano, e mi ricordo ancora la prima volta che lo incontrai, passeggiava con alcuni amici aveva una t-shirt nera e un paio di jeans chiari, per un secondo si voltò verso di me e lo guardai fisso, allorché rapita dalla bellezza dei suoi occhi gli chiesi, senza nemmeno presentarmi, se portava lenti a contatto, lui stupito, e forse anche divertito dalla mia domanda, mi sorrise quasi con timidezza e mi disse che si chiamava Jason e che il colore della suoi occhi era vero. Ricordo ancora che abbassai lo sguardo e arrossì dalla vergogna. Quel giorno è stampato nella mia mente come un tatuaggio indelebile, si mi ero innamorata di lui dal primo sguardo ma non glielo avrei mai detto, preferivo averlo per me come amico piuttosto che come ragazzo che dopo un po’ mi avrebbe lasciato e sarei rimasta a piangere nel mio dolore.
Era il mio centro, il mio universo, il mio Yang, e si sa che lo Ying  senza lo Yang non è nulla, no non sono scintoista, ma per spiegare la sua importanza questo esempio è l’ unico che lo
completa.

[...]

Mentre passeggiavo sulla stazione, in attesa che arrivasse il treno, provai per un istante una strana sensazione mai provata prima, avevo un vuoto nello stomaco, come se qualcuno avesse staccato una parte di me, un pezzo importante, non credo che questo c’ entrasse con i miei genitori, altrimenti non avrei mai preso le mie decisioni. Non riuscivo a capire da dove venisse quel vuoto, era forte, troppo forte, mi sedetti pensando che stessi per svenire. Mi si avvicinò un ragazzo che mi chiese

-:Si sente bene? La vedo un po’ pallida

In effetti credo proprio che fosse così, io feci solo un cenno con la testa e lo osservavo con molta curiosità,  aveva gli occhi color nocciola, i capelli castani e non era del posto poiché aveva un accento un po’ strano.

-:Dove è diretta?

risposi, sorridendo, con molta ironia

-:Ovunque mi porta il cuore, ovviamente..

Molto probabilmente non capì il mio sarcasmo e mi rispose semplicemente guardandomi. Arrivò il treno, cacciai dalla tasca il biglietto e lo mostrai al capotreno, il quale mi fece sedere
in uno dei posti dell’ ultima fila, il ragazzo misterioso aveva il posto accanto al mio. Durante tutto il viaggio guardavo oltre il finestrino, osservavo le piante di un verde vivace, era una giornata all’ inizio di primavera, il cielo era ancora coperto di nubi, ultimi fotogrammi di un buio inverno. Aveva piovuto durante tutta la notte visto che il finestrino era rigato di gocce che sembravano lacrime, d’ improvviso non respiravo più il mio corpo si rifiutava di rispondere ai comandi del mio cervello, mi alzai di sobbalzo dal mio posto, mettendo ansia e terrore a tutti coloro che mi circondavano. Aprii il finestrino e l’ aria gelida del mattino mi inondò il viso risvegliandomi dal sonno profondo delle mie immaginazioni. Il ragazzo misterioso mi aiutò a sedere e mi inondò di domande, per tutto il viaggio non capì una parola di quello che dicevo, credo di essermi addormentata, ricordo poco, per di più buio totale, e una voce che mi chiamava e mi faceva riemergere. Dagli altoparlanti una voce squillante avvertì che eravamo arrivati alla stazione di New York, da lì in poi avrei dovuto proseguire in metropolitana, mi avvicinai al ragazzo misterioso per salutarlo ma dalla mia bocca uscivano soltanto parole incomprensibili

-:Ehmm.. eh… io devo scendere.
 
cercavo di dare un nome a quel volto e lui vedendomi in difficoltà

-: Mi chiamo Erly.
 
Mi face un sorriso a trentadue denti, ricambiai con un sorriso spento e mi avviai velocemente verso l’ uscita. Erly mi seguiva a ruota, e mentre camminavamo mi raccontò

-: Sai anche io mi fermo a New York poiché il mio copione è stato scelto dalla Film Accademy, Wow non ci posso ancora credere, tutte queste fortune naturalmente sono grazie alla mia ragazza Catrine, si leiè fantastica siamo fidanzati da due anni. Ed è stata proprio lei che mi ha convito a spedire la mia trama, è sì se non fosse stato per lei ora io non sarei qui.

In tutto questo discorso dalla mia bocca uscì soltanto un semplice

-: Ah.. sono contenta per te..

A dire la verità mi interessava poco della sua vita ora volevo soltanto crearmi un futuro in una nuova città sconosciuta e.. non so forse avrei dovuto provare invidia o gelosia ma l’ unica emozione che riuscivo a provare era gioia, e felicità per lui. Sì ero felice, molto felice, felice come non lo sono mai stata e mi sentivo bene sapevo però che i miei passi non erano ancora finiti ne avevo soltanto compiuto i primi.
 
  
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