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Autore: Lovely Grace    28/12/2011    3 recensioni
OS originale che partecipa al contest Uniti contro l'omofobia, indetto dal gruppo Fiumi di Parole.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera,
Questa One Shot partecipa al concorso "Uniti contro l'omofobia" indetta dal gruppo Fiumi di Parole a cui ho deciso con grande piacere di partecipare.
Spero che molte di voi abbiano il coraggio di lasciare anche una piccola recensione, giusto per farmi sapere che cosa ne pensano e cosa questa OS ha dato loro.
L'ho scritta con molto piacere perchè tengo molto a questa tematica, e qui dentro c'è molto, forse troppo di me stessa.
La dedico a tutte coloro che hanno partecipato o che hanno in mente di partecipare al concorso, a tutte quelle persone che lottano contro questa tematica, a tutte le persone che in un modo o nell'altro vivono la situazione di Clara e Myria, le protagoniste della storia e, naturalmente, a M.
Ringrazio inoltre chi leggerà e recensirà la storia e, naturalmente, le creatrici del contest.

Buona lettura. 



 
LEI

18 Giugno 2018
 
Osservo il riflesso di una bellissima ragazza vestita di bianco nello specchio davanti a me, stentando a riconoscermi. 
Quella non posso essere io, mi dico mentre liscio con le mani madide di sudore le invisibili pieghe del mio vestito bianco, sentendo la morbida stoffa sotto le mie dita.
Osservo le mie mani, le mie unghie finalmente non più morsicate, le mie dita lunghe ed affusolate, il mio neo sull’anulare destro e, per ultimo, il solitario che luccica sull’anulare sinistro,l’anello dei miei sogni
Sto per sposarmi, mi dico, ammettendolo a me stessa.
Non riesco comunque a crederci, è come vivere un’esperienza extracorporea.
Dopo sette anni, eccomi qui, in piedi davanti uno specchio, in un bungalow sulla spiaggia, pronta a giurare amore eterno a Lei, la mia musa.
D’un tratto, vorrei avere più tempo per rivivere ogni singolo istante passato insieme, ogni singolo momento memorabile, ogni caduta, ogni sorriso.
Vorrei chiudere gli occhi e tornare indietro nel tempo, a sette anni prima, quando due semplici ed introverse studentesse del liceo si incontrarono, ignare del futuro che le attendeva.
Sette anni fa, non avrei mai immaginato niente di tutto ciò, ero convinta che il nostro amore non avesse futuro.
Non sapevo ancora quanto mi sbagliassi.

Fuori il sole splende, è una bellissima giornata tropicale.
Dalle finestre aperte sento il fruscio del mare, le piccole onde infrangersi contro gli scogli, i gabbiani strillare, il profumo di salsedine avvolgermi, mischiato a quello dei fiori freschi che abbelliscono quel già naturalmente meraviglioso paesaggio.
I luminosi raggi del sole che filtrano dalla finestrella del bungalow illuminano le decorazioni sul petto del mio abito, proiettando piccoli riflessi sferici e luminosi tutt’intorno a me.
I miei capelli, non più neri, non più tinti, sembrano dorati sotto quella luce, e i miei boccoli, intrecciati alla perfezione in un’acconciatura chiusa da fresche rose rosse, sono finalmente come li ho sempre desiderati.
Sorrido. 
Inevitabilmente quello spontaneo gesto viene da solo, incontrollabile.
E il mio viso si addolcisce.

Non so quanto tempo passa, mi ritrovo in uno stato di trance.
“Hey, ma sei qui!” Una voce squillante mi riporta alla realtà, ed un piccolo folletto mi abbraccia talmente forte da rischiare di soffocarmi.
Taccio, non la blocco.
Ho bisogno di un contatto, di qualcosa che mi faccia capire di essere sveglia, di essere nel mondo reale.
Sembra tutto un sogno, uno di quelli vividi che faccio spesso.
“Come ti senti?” Continua Annie, la mia forse unica migliore amica, l’unica persona che mi abbia appoggiato sin dall’inizio della mia storia con Lei.
“Bene” Sussurro, la mia voce completamente differente da quella di qualche anno fa, più dolce, più viva.
Annie sorride, i suoi occhi azzurri s’illuminano, e sono quasi certa che dentro di lei sta piangendo di gioia.
Dall’esterno, un debole e soffice vociare fluttua nell’aria, mentre il tempo sta per scadere.
“Sono davvero, davvero orgogliosa di te Clara” La voce di Annie è dolce, calma, vera.
Riesce a rilassarmi, e il mio cervello riesce a seguire il suo bellissimo e spontaneo discorso, fatto col cuore.
“Sei una persona speciale, Clara, ti meriti il meglio dalla vita e lo sai. E la tua scelta dovrebbe essere un modello per tutte le altre ragazze”.
Nemmeno mi accorgo delle lacrime di commozione che cadono dal mio viso e che Annie asciuga con un fazzolettino, impedendosi di piangere.
“Grazie, Annie. Davvero”. I miei ringraziamenti sono sinceri, e so che lo capisce.
Se non fossi così maledettamente nervosa, se non mi sentissi così… strana, forse saprei ringraziarla per bene, ma in fondo non importa: meglio una parola spontanea che un discorso preparato a tavolino.
E sono certa che anche per lei sia lo stesso.
“Puoi lasciarci sole un attimo?” La voce di mia sorella, emozionata, mi ridesta da quei pensieri, facendomi voltare, stupita.
Annie sorride, mi prende la mano, stringendola tra le sue per un lungo istante.
Poi, con gli occhi luminosi, la ritrae. “Ci vediamo dopo tesoro”.
La saluto con un cenno del capo, incapace di fare altro.
Mia sorella, splendida in un abito blu che le arriva sotto il ginocchio, si accarezza con gesto materno il pancione di cinque mesi che si ritrova, questa volta sicura che il gesto che sta compiendo non mi disturbi. Non più.
Mi sorride, un sorriso dolce, materno, carico d’amore, d’affetto e di stima.
“Sto per piangere” Ammette chiudendo gli occhi, facendomi ridere.
“Sono orgogliosa di te, tesoro. E sai che è vero. Ho sbagliato a non dare fiducia a questa storia dall’inizio, ma sai che non ho mai perso la fiducia in te. E anche se mi pento molto di ciò che ho pensato, voglio che tu sappia che ti amo come prima e sarà così per sempre”. Prende un bel respiro, asciugandosi le lacrime con un fazzolettino di carta preso dalla mia mano.
“Per me non sei diversa, tutt’altro. Sono orgogliosa di te, di ciò che sei diventata e delle scelte che hai fatto e che tutt’ora sto facendo. E anche se ci sono e ci saranno sempre persone pronte a darti contro per questo, continua ad ignorarle. Sono orgogliosa della persona che ho cresciuto”.
Non riesco a dire niente.
Semplicemente l’abbraccio, stringendola forte.
Non so come mi sento, non riesco ancora a capirlo.
So solo una cosa: voglio vederla.
Voglio uscire da questo bungalow ormai opprimente, lasciare che i raggi del sole illuminino ancora le decorazioni del mio vestito, lasciare sprofondare i miei piedi nudi sulla sabbia calda, e incontrare i suoi occhi.
E in quel momento, spero che per lei sia lo stesso.
Mia sorella sembra capire ciò che voglio, così afferra il mio piccolo bouquet di rose bianche e rosse  , accarezzandomi i capelli e prendendomi a braccetto.
“Sei pronta?” Domanda emozionata.
E questa volta non ho dubbi.
Annuisco, prendendo in mano le estremità dell’abito e uscendo dal bungalow.
Fuori, ad attendermi, trovo mio padre, splendido in un completo scuro.
Gioisco dentro di me quando vedo la fede al suo anulare sinistro e il suo collo libero dalla cravatta.
Per la prima volta in tutta la mia vita, lo vedo emozionato.
I suoi occhi sono lucidi, il suo sorriso è dolce come non mai, e per poco la mia diga non si rompe.
Riesco a trattenermi solo perché non voglio farmi veder piangere da lui.
Non dice niente, non ce n’è bisogno. Si limita a prendermi la mano e posarla sul suo braccio, dolcemente, accarezzandomi per una frazione di secondo.
“ Sei bellissima” Sussurra con voce rotta, ed è la prima volta che lo sento dirmi una cosa del genere così esplicitamente.
Lo ringrazio con un sorriso, e lo vedo finalmente distendersi.
“Pronta?” Mi chiede, raddrizzando la schiena e preparandosi a fare il nostro ingresso.
“Pronta” Ripeto spostando lo strascico dell’abito dietro di me e abbassando il bouquet all’altezza del mio ventre.
E questa volta, le mie parole sono sincere come non mai. 
Suggerimento Musicale


Destro, sinistro, destro, sinistro. Ecco cosa continuo a ripetermi mentre la navata si avvicina.
Ho paura di alzare lo sguardo, paura di scoprire che si tratta di un sogno. Un bellissimo e vivido sogno.
Quando però una soffice melodia proveniente dal pianoforte nero si sparge nell’aria, alzare il viso diventa un gesto involontario.
Osservo la sabbia bianca sotto i miei piedi, le sedie avvolte da morbido tulle bianco sulle quali sono sedute poche persone, è vero, ma quelle più importanti per noi, quelle che hanno sempre creduto in noi e che ci hanno accettato per come siamo.
E poi, come ultima cosa, i miei occhi si posano sull’altare composto di due pali di legno ricoperti di tulle e rose rosse, sotto al quale, oltre al pastore di sesso femminile, c’è LEI. 
E quando i miei occhi si spostano sulla sua figura, rimango senza fiato.
è splendida nel suoabito bianco, più elaborato e luminoso del mio che si adatta perfettamente al suo corpo, risaltandolo. 
Da sotto il vestito sbucano le sue scarpe col tacco, e non posso fare a meno di sorridere.
Io senza scarpe, lei con i tacchi alti. Per una volta alla stessa altezza.
Il sole illumina i suoi capelli chiari, fluenti sulle sue spalle, tenuti indietro da una rosa rossa, come la mia.
è bellissima.
Adesso non voglio prolungare quell’istante, non voglio continuare ad avanzare lentamente.
Vorrei iniziare a correre e colmare quella piccola ma al contempo enorme distanza che ci separa e baciarla.
Mi trattengo.
Non so come ci riesco, forse la presa salda di mio padre mi trattiene, o forse la parte razionale del mio cervello si è finalmente messa in moto.
Sorrido.
Sento lo sguardo degli amici e parenti su di me, vedo alcuni di loro in piedi, altri intenti a scattare foto, ma non sono loro ciò che mi interessano.
Forse dovrei salutarli, sorridergli, essere gentile.
Poi però mi ricordo che quello è il nostro giorno, e se per qualche minuto la gentilezza se ne va, di certo non sarà una tragedia.
Un ultimo passo, e mi ritrovo di fronte a lei.
Mio padre lascia il mio braccio, ed io mi protendo verso di lui, posando le mie labbra sulla sua guancia, facendolo arrossire.
E mentre si siede accanto a mia madre, vestita di rosso come le nostre rose, i miei occhi sono solo suoi.
Mi avvicino a Lei, le nostre mani si intrecciano, le mie labbra si posano sulla sua guancia, in un gesto d’amore.
è il momento.
Dopo sette anni di attesa, eccoci qui, l’una di fronte all’altra, un’enorme sorriso emozionato sulle nostre labbra.
Il pastore ci sorride, spostandosi i lunghi ricci scuri all’indietro e preparandosi a dare il via alla cerimonia.
Preparandoci a sposarci.
“Siete pronte?” Domanda a bassa voce.
Io e LEI ci guardiamo negli occhi per quello che sembra un eternità.
Poi, contemporaneamente, annuiamo.
Il pastore si rivolge ai familiari dietro di noi, mentre il pianoforte tace.
Intorno a noi, il fruscio dell’oceano è l’unico suono che si sente.

“Siamo qui riuniti, in questa bellissima giornata di Giugno, per celebrare il matrimonio di queste due meravigliose fanciulle, Clara e Mirya.
Queste due ragazze hanno dovuto combattere con i forconi, per essere qui oggi, eppure ce l’hanno fatta.
Hanno sempre creduto in loro, nel loro amore, e non hanno dato retta agli altri, a tutte quelle persone pronte a dargli contro per la loro scelta.
Queste due ragazze sono un modello per tutti noi.
Se qualcuno è contrario a questa unione, è libero di alzarsi ed andarsene”.
Io e Lei ci guardiamo negli occhi, sorridendoci, senza alcun dubbio.
Non più.
Nessuno si alza, nessuno si muove.
Tutti sono d’accordo.
Il pastore sorride e, schiarendosi la voce, continua.
è il momento.
“Vuoi tu, Mirya, prendere Clara come tua legittima sposa, per amarla e onorarla ogni istante della vostra vita, finchè morte non vi separi?” Domanda il Pastore con voce calda e soffice.
Trattengo il fiato mentre LEI si prepara a rispondere, non perché ho paura della risposta, piuttosto per prepararmi a sentire ad alta voce quella promessa.
“Lo voglio” Sussurra con voce emozionata, facendo battere il mio cuore.
“E vuoi tu, Clara, prendere Mirya come tua legittima sposa, per amarla ed onorarla  in salute e in malattia, finchè morte non vi separi?”.
Questa volta è LEI a trattenere il respiro, mentre una piccola lacrima riga il suo viso.
“Lo voglio”.
Tamiri, la mia nipotina, deliziosa in un abitino bianco, avanza trotterellando con il cuscino rosso a forma di cuore delle nostre fedi, porgendolo al Pastore e toccando il mio vestito.
La consegna degli anelli avviene in modo più veloce, senza molti rigiri di parole, come da me stabilito.
Quando anche Mirya, con mani tremanti, posa la fede sul mio anulare sinistro, tiro un sospiro di sollievo.
“Con il potere conferitomi, io vi dichiaro Unite in matrimonio a tutti gli effetti. Potete scambiarvi il vostro primo bacio coniugale”.
Non ce lo facciamo ripetere due volte, e in meno di un secondo, le nostre labbra si incontrano, con la stessa disperazione di un assetato che si getta contro una fonte d’acqua.
Non ci importa degli altri che ci guardano ed applaudiscono, non ci importa delle soffici note che ci avvolgono, non ci importa del pastore che ci osserva sorridendo accanto a noi.  In quel momento, esistiamo solo io e lei, finalmente unite per sempre.
Sento il suo dolce sapore nella mia bocca, la sua lingua contro le mie labbra, le sue mani che stringono la mia vita, e mi sento finalmente bene, felice.
Non ho mai creduto alla perfezione, e non lo faccio tutt’ora, ma in quel momento, tutto sfiora la perfezione.
E per me lo è.
La parola passa di nuovo al pastore, e questa volta, so che sarà la prima di una lunga serie di auguri sinceri.
“Un si che segna il primo passo di un lungo e non sempre facile cammino. Insieme lo percorrerete e vi sosterrete quando le difficoltà della vita si presenteranno. Vi abbracciamo e preghiamo il Signore di benedirvi.”
Con un grandioso applauso, ci voltiamo verso i nostri familiari, sinceramente felici per noi, e non importa se sono soltanto la metà rispetto a quelli che dovrebbero essere, finalmente sono riuscita a capirlo.
Perché in fondo non importa se metà della popolazione mondiale è pronta a darci contro per la nostra scelta, ad umiliarci e sforzarsi per farci sentire “diverse”.
Non importa delle persone che ci guarderanno disgustate mentre ci scambieremo un bacio a fior di labbra in pubblico.
Noi ci amiamo.
E anche se siamo due donne, se siamo dello stesso sesso, penso che l’amore sia un qualcosa di soggettivo ma allo stesso tempo platonico, cosmico, e nessuno può permettersi di giudicare un legame così grande, così intenso, così profondo, così nostro.
Sì perché nessuno è nella nostra testa, nessuno può realmente capire come ci si sente, che cosa si prova e com’è amare una persona come te.
So già che domani ci troveremo nuovamente di fronte a discriminazioni o sulle pagine delle riviste scandalistiche, ma non desidero nascondermi sotto un sasso e aspettare che le acque si calmino:
voglio uscire fuori e gridare al mondo quanto amo mia moglie, voglio far capire agli altri quanto grande sia questo amore, e con il nostro quello di centinaia di persone che scelgono la strada più semplice ma dolorosa: il rifiuto di sé stessi.
Non ho paura perché accanto a me ho LEI, la mia musa, la mia vita.
Siamo io e Lei, unite contro l’omofobia. 
 
 
 
 

   
 
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