- Kimberly svegliati!
Per 5 anni
il mio buongiorno sono state ventisette facce che spesso mi sono sognata la
notte e tra otto mesi tutto questo non mi apparterrà più.
Mia madre
non ha avuto la figlia che desiderava, mio padre se n’è sempre fregato e mio
fratello da due anni ha lasciato casa per frequentare uno dei più prestigiosi
college di Los Angeles.
“Perché non prendi esempio da tuo fratello?
Lui studia, si guadagna i soldi per mantenersi il college. Guarda com’è
educato, come si veste bene, come tieni i capelli sempre in ordine. Cosa ho
fatto di male perché tu crescessi in questo modo..”
Le parole di
mie madre sono quotidianamente queste. Ogni santo giorno ripete come una
macchinetta la solita ramanzina che mi entra per un orecchio ed esce dall’altro.
Se le avessero dato la possibilità di
fare cambio figlia con qualche altra madre probabilmente non ci avrebbe pensato
due volte.
- Perché deludere le loro aspettative, mamma?
- Dio solo sa cosa ho sbagliato per meritarmi tutto questo! Muoviti, la colazione è già pronta e tuo padre non ha intenzione di aspettarti.
- Preferisci
una minigonna inguinale in abbinamento a una camicetta in pizzo e un bel paio
di tacchi?
- Un
semplice paio di pantaloni e un pullover non andrebbero bene?
-
Evidentemente no.
Dovrò farle
pentire di avermi fatto ingurgitare colazioni a dir poco acide per quattro
anni, no?
Mio padre è
il classico uomo d’affari che tradisce la moglie con la sua inseparabile
ventiquattrore. Sta in ufficio circa 10/24 h e ogni week-end parte per chiudere
qualche contratto con multinazionali sparse per il mondo. Due mensole all’interno
della mia camera sono dedicate agli inutile souvenir che si ostina a portarmi a
casa. Roba socialmente inutile, soprammobili che finiranno nel dimenticatoio
nel giro di poche ore. Se mi conoscesse, forse, i ‘pensierini’, come è solito
chiamarli lui, che mi porta a casa rispecchierebbero un minimo i miei gusti:
chitarre, dischi in vinile, libri, quadri; invece lui è fissato con le statuine,
che io ho sempre odiato da quando la sua collezione personale mi è caduta in
testa quando avevo sette anni.
Le poche
volte che mi accompagna a scuola, in macchina vige il silenzio. Sarebbe gradito
anche il fastidioso ronzio delle mosche, quello di una zanzara, invece niente,
neanche il più piccolo cenno di interesse trapela dalla sua persona. Certo
volte sono indecisa se continuare a chiamarlo papà o se chiamarlo Robert, come
fa mio fratello. Ecco, mio fratello. Mr
Perfezione Ian Jacob Jr. Roswell. La pupilla di famiglia. Diplomato con il
massimo dei voti in ogni materia, una condotta degna di un santo e un cuore
puro come quello di un bambino. Il tipico partito per cui ogni madre venderebbe
l’anima al diavolo al fine di farlo fidanzare con la proprio figlia. L’unica
pecca è che, beh, diciamo che i suoi gusti non rispecchiano esattamente le
aspettative e il giorno in cui mamma l’ha visto baciare Kurt McGreen a momenti
gli parte l’embolo. La reazione di papà è riassunta in tre parole: “Che
situazione spiacevole”. L’unica cosa per cui io e mio fratello siamo ancora
legati è esattamente questa: lo sconcerto dei miei e la mia soddisfazione nel
vederlo imbarazzati. L’ho sempre coperto, sono stata la prima a sapere della
sua omosessualità e da quel giorno i nostri litigi sono diminuiti fino a
ridursi a zero. I miei fino al giorno della sua partenza per LA hanno fatto
finta che nulla fosse successo e hanno, ovviamente, troncato ogni rapporto con
la famiglia McGreen.
I miei genitori non sono cresciuti in città, vengono da un paesino del Kansas e
queste cose a loro non le ha mai raccontate nessuno. Sono un po’ bigotti, fanno
fatica a vedere a cinque centimetri dal loro naso.
Il giorno
della partenza di mio fratello hanno tirato un sospiro di sollievo non capendo
che a nessuno sarebbe mai fregato un cazzo se loro figlio era gay.
Perché mio
padre deve continuamente ascoltare musica country?
- Ciao pà.
- Buona
giornata Kimberly, mi raccomando di tenere un atteggiamento consono all’ambiente
scolastico.
- Seh,
vabbè.
I suoi baci sulla fronte mi hanno sempre trasmetto un senso di disagio. Forse perché non me li ha mai dati con l’intento di augurarmi buona giornata, era più che altro una routine che mi aveva dato alla nausea.
- Matt!
Salve! Non sono una scrittrice, diciamo che scrivere FF, o più in generale storielle, è un passatempo che mi diverte e mi fa sfogare. Spero quindi di non annoiarvi :3